PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

domenica 6 marzo 2011

6 MARZO: RASSEGNA STAMPA


Se non ora quando e poi? L'8 marzo secondo le donne della Cgil

FIRENZE - 04/03/2011 - Si chiama Se non ora quando e Poi il movimento delle donne della Cgil
 e di altre organizzazioni che prende il via dalla manifestazione del 13 febbraio scorso. Previste
 iniziative per l'8 marzo ma non solo

Se non ora quando, era lo slogan della manifestazione del 13 febbraio. E poi? Aggiungono le
 donne della CGIL e di molte altre associazioni, che per l'8 marzo prevedono numerose iniziative
 in tutta la toscana. A Firenze, un corteo partira' da largo Annigoni alle 17.30 per concludersi
 in Piazza de Ciompi con dibattiti e musica. La parita' lavorativa tra uomini e donne rimane ancora
 un miraggio a guardare i numeri. Le statistiche parlano di un tasso di donne occupate nel 
2009 pari al 54,6% (erano 55,4% l'anno precedente) a fronte del 74,4% degli uomini. Insomma
 la crisi ha colpito piu' duramente i giovani e le donne. Ma la cosa piu' preoccupante e' la
 tendenza perche' aumenta l'inoccupazione femminile, cioe' il numero di donne che il lavoro
 nemmeno lo cercano piu' perche' ormai scoraggiate. E comunque, quando lo trovano, e'
 precario e sottopagato. Le donne del sindacato aderiscono anche al Caserolazo che 
ormai ogni sabato si ripeta a Firenze, per arrivare alla manifestazione del 12 marzo organizzata 
 da Liberta' e Giustizia per la Costituzione e la Scuola. Un movimento, questo delle donne,
 che vuole essere soprattutto una lotta per la dignita' di tutte le persone, uomini compresi.


"Se non ora, quando?"
torna in piazza

Dopo la manifestazione del 13 febbraio ( LEGGI E GUARDA FOTO) il Comitato provinciale organizza due appuntamenti uno per sabato 5 marzo i piazza Garibaldi e uno la giornata della Festa della donna in via mazzini

Il Comitato provinciale “Se non ora, quando”, nato in preparazione della grande mobilitazione dello scorso 13 febbraio, prosegue nel suo impegno sul territorio per riportare l’attenzione sui temi della dignità delle donne, delle pari opportunità e del ritardo culturale di un Paese che, pur dicendosi civile, ha ancora bisogno delle quote rosa per garantire una rappresentanza a più di metà della popolazione all’interno delle istituzioni e del sistema economico. Una metà che contribuisce in modo determinante alla produzione di ricchezza, alla tenuta sociale e allo sviluppo democratico, pur scontando una forte disparità di trattamento sul piano occupazionale, reddituale e di riconoscimento sociale.

La piazza del 13 febbraio può dunque segnare in agenda i due appuntamenti già programmati dal Comitato per i prossimi giorni. Il primo si svolgerà domani, sabato 5 marzo, alle 16.30, con un incontro aperto inpiazza Garibaldi per proseguire il ragionamento avviato il 13 febbraio e dare corpo alla presenza del movimento attraverso cartelli, striscioni, interventi “colorati”.

L’incontro successivo è fissato per l’8 marzo, Festa della donna: alle 17.30 il Coordinamento “Se non ora, quando?” di Parma allestirà un punto informativo sotto i portici di via Mazzini per ricordare che le donne non hanno abbandonato il campo e che continueranno a tenere puntata l’attenzione sulla “questione femminile”, nella convinzione che la ripresa del Paese e la possibilità di uscire dalla crisi economica e morale che non sembra allentare la morsa passino necessariamente da una improcrastinabile inversione di rotta rispetto al ruolo delle donne nella società.


L'immobilità che è presenza. "Se non ora quando" in piazza l'8 marzo

Un flash mob per festeggiare la donna e affermarne i diritti.

La Spezia. Cinque minuti di immobilità assoluta, in un mondo e in un paese chiassoso, in cui tutto è amplificato, urlato, frenetico. Cinque minuti di forte presenza, ferma, decisa, di chi intende festeggiare l'8 marzo richiamando non solo il valore della donna, troppo spesso dimenticato, ma anche i valori fondamentali e inalienabili che oggi sono sempre più una conquista faticosa e non un diritto. Sarà questo il senso dell'iniziativa di "Se non ora quando" del comitato della Spezia, che dopo il successo della mobilitazione del 13 febbraio, ha organizzato per l'8 marzo un flash mob di protesta. Milioni di donne si ritroveranno in Piazza del Bastione, armate di lenzuola e cartelloni bianchi su cui saranno dipinte a chiare lettere le parole importanti, diritti negati per superficialità ed indifferenza: lavoro, dignità, pace, futuro. Ad un preciso segnale Piazza del Basitione accoglierà le tante donne che con i loro striscioni rimarranno immboli per cinque minuti, per fotografare la loro battaglia di indignazione e voglia di partecipare in modo reale alla vita del Paese.
"L'Italia non è un paese per donne, e noi vogliamo che lo sia - si legge nel manifesto del comitato - Vogliamo che l’8 marzo sia, come il 13 febbraio, il giorno di tutte. Delle donne che lavorano stabilmente fuori e dentro casa, di quelle che cercano lavoro e non lo trovano, delle lavoratrici costrette al lavoro nero, delle licenziate, delle precarie, delle tante che hanno lasciato lontano le loro famiglie per occuparsi delle nostre, e delle donne ridotte in schiavitù. Per tutti è un’ipoteca pesante sul futuro, ma la precarietà che pesa sulle giovani donne condiziona l’intera comunità nazionale e le sue prospettive. Se non ora quando"? Adesso.
04/03/2011 12:50:38
Redazione



“Se non ora quando”: la battaglia delle donne per una società ed una condizione femminile migliori continua l’8 marzo
Domani alla Provincia saranno presentate le iniziative in programma per la giornata internazionale della donna
Dopo la manifestazione “Se non ora quando” del 13 febbraio scorso - iniziativa lanciata a livello nazionale da un gruppo di donne del mondo della cultura, del lavoro e della società civile per dire basta al degrado della cultura, della politica e del nostro paese - c’è ancora tanto da dire e da fare.
Il Comitato organizzatore di Messina ha, quindi, deciso di proseguire quell’esperienza e come primo passo ha organizzato una serie di iniziative per il prossimo 8 MARZO, giornata internazionale della donna. Le iniziative – tra le quali spicca la proiezione gratuita del film We want sex che racconta la storia vera di un gruppo di operaie di una fabbrica inglese che nel ’68 lottarono per la parità salariale e per i propri diritti- verranno presentate domani mattina, a partire dalle 10 nella saletta consiliare della Provincia.
Nel corso della Conferenza stampa verrà inoltre presentato il Comitato “Se non ora quando” di Messina e ne saranno spiegati
obiettivi e valori.

“Anche a Messina sono tante le persone, donne ma anche uomini, che hanno sentito il bisogno di impegnarsi contro un modello di paese che non li rappresenta – spiega il Comitato-. L’8 marzo , Giornata internazionale della donna, viene spesso associato solo a un momento di festa. Giusto celebrare e quindi ricordare i grandi passi avanti compiuti nella conquista dei diritti, ma – osserva il Comiato-, è anche giusto ricordare che per quelle conquiste si è dovuto lottare”.
Precarietà, dimissioni in bianco, sostegno della maternità sono i temi centrali della mobilitazione nazionale di Se non ora quando per l’8 marzo , temi nodali per una città come Messina dove la disoccupazione femminile è in continua crescita e dove il fenomeno delle dimissioni in bianco è purtroppo fortemente diffuso.

In Italia , il tasso di inattività delle donne nella fascia 24-35 anni è del 34,28% con importanti differenze tra territori: al nord nella stessa fascia d’età si attesta sul 21,42%, nel Mezzogiorno al 53,4 che in Sicilia diventa addirittura il 56,4%. “Dati che dimostrano come le pari opportunità, non solo intese come parità uomo/donna ma ancor più come nord/ sud, come disuguaglianza di chance, siano ancora molto lontane”.



Se non ora quando’ a Codigoro, dibattito Idv

Sabato 5 marzo alle 16.30 presso la libreria 'Arzak'

Graziella Ferretti
Codigoro. In occasione della festa delle donne, l’Italia dei Valori organizza per domani, sabato 5 marzo, alle ore 16.30, presso la libreria “Arzak” di Codigoro, un evento che vuole essere la continuazione della manifestazione del 13 febbraio “Se non ora quando” per dire basta alla mercificazione del corpo femminile e per riflettere sui valori espressi dalla nostra società.
Insieme alla referente Idv a Codigoro, Graziella Ferretti, e alla coordinatrice donne Idv Ferrara, Susanna Tasso, converseranno Loredana La Vecchia, docente di Psicologia della comunicazione presso l’Università di Ferrara, e Michalis Traitsis, sociologo e regista teatrale presso il Centro Teatro Universitario di Ferrara.







Mimma Iannò Latorre. Questo “otto marzo” è diverso dagli altri
8 marzo a Ferrara 
04 Marzo 2011
 
L'eco dell'ultima manifestazione “Se non ora quando” del 13 febbraio scorso mi spinge a considerare l'aspetto positivo della lotta delle donne per la propria liberazione. Si intravede, infatti, oggi più che mai, una reale possibilità di poter coinvolgere anche le più restie e pigre tra di noi a lottare tutte insieme per la rivendicazione dei nostri diritti; e non solo: per stabilire, anche, un patto intergenerazionale che connoti finalmente la lotta della donna, alla stessa maniera della lotta portata avanti dall'intera umanità per i diritti di tutte e tutti alla vita.
Quest'anno, poi, la ricorrenza coincide con l'ultimo giorno della festa di carnevale; e questa sovrapposizione casuale di data mi porta ulteriormente a riflettere sia sul senso della festa carnascialesca sia sull'altro significato più serio legato alla memoria di tante donne morte eroicamente agli inizi dello scorso secolo in un opificio di New York. Il carnevale, si sa, è un eccesso liberatorio dal sottile gioco della rappresentazione farsesca del quotidiano, illusione del disfarsi delle maschere imposte dalle relazioni distorte, fondate sullo scontro e sulla difesa ad oltranza dal volto dell'altro considerato nemico del nostro “io”. Tutto è lecito, è uno scherzo, un lazzo, un guizzo ironico della mente per schernire e sorprendere la monotonia del rapporto tra uomini e donne.
Quale collegamento potrebbe esserci tra il carnevale e la festa della donna? La festa della donna non è uno scherzo, una sacra rappresentazione dell'eterno femminino da idolatrare in modo ironico, ma è un amaro ricordo. È memoria di un giorno che, col passare degli anni, si tramutò poi, per opera della militante comunista Rosa Luxemburg, in giorno di lotta internazionale delle donne contro la discriminazione sessuale e per la difesa e il riconoscimento dei propri diritti economici, sociali e politici. Sembra che il doppio significato insito nella natura delle cose possa aiutare la riflessione sullo specifico femminile, come veniva definita anni or sono la differenza di genere e i problemi ad essa collegati. L'unico legame possibile tra le due ricorrenze è senza dubbio la globalizzazione del libero mercato che si impadronisce degli eventi per fare business; l'uso consumistico di coriandoli e mimose che si spandono in un folle volo sulle nostre città gonfie di beni materiali e svuotate di qualsivoglia bene spirituale.
Nella ricchezza si nasconde la miseria. I fili del male si intrecciano in modo inestricabile con i fili misteriosi del bene. Sembra che non si possa trovare soluzione alcuna ai problemi delle donne. Il Parlamento ha sempre problemi più urgenti da risolvere... ma basta una piazza dove si possa urlare la rabbia e il dolore, e l'attenzione della gente si concentra su un punto anche solo per poco e lentamente, se si riesce a mantenere desta l'attenzione in mezzo al turbinio costante delle news multimediali, si può riprendere il cammino per raggiungere la meta.
Noi donne stiamo facendo, dall'epoca della rivoluzione francese fino ad oggi, un percorso di liberazione per il riconoscimento della differenza e della parità dei diritti. Sarebbe utile che le giovani generazioni, nelle scuole o nelle associazioni, conoscessero meglio questa storia... ma non è questo aspetto della questione femminile il contenuto della mia riflessione.
Mi pare utile, invece, porre l'attenzione sul recente fenomeno dell'escortismoche sta pervadendo con più clamore il mondo dei nostri politici. Forse Ruby e le altre come lei non lo sanno, ma anche loro sono donne che dovrebbero iniziare un cammino di liberazione dal giogo patriarcale. Chi glielo farà notare? Non di certo il loro oppressore. Essere oppresse è un lavoro faticoso ma un lavoro. Non è forse considerato il mestiere più antico del mondo? Dal guadagno facile ed immediato e dalla coscienza sorda? Non è forse una donna libera dagli schemi moralistici, una che lavora con il proprio corpo? Alcune donne furbe come le “signorine a pagamento” evitano così l'ostacolo della povertà affidando il loro corpo ai giochi di un uomo che curano e allietano alleggerendolo dalle fatiche causate dal logorio del potere... Sono libere senz'altro queste donne ma non sono, certamente, donne liberate dall'ossessione sessuale.
Quante geishe, schiave del volere maschile nei secoli si sono date generosamente e continuano a farlo? Per un frainteso senso di appartenenza al proprio ruolo (una donna ama... non si vende) e per una non compiuta identità (il valore e la stima della sacralità del proprio corpo), in cambio della sicurezza e del benessere, si sono prostituite e si prostituiscono all'uomo potente che apparentemente le impreziosiva e le impreziosisce rendendole oggetto di desideri carnali più che soggetto e protagonista del cambiamento e della trasformazione nei costumi e nelle relazioni tra cittadine e cittadini di una società cosiddetta civile? Mentre milioni di donne oneste, povere, lavoratrici, schiave del martoriato sud del mondo, oppure ricche ed emancipate dell'occidente opulento, profughe e migranti con obiettivi comuni e differenti, in lotta sempre, tutte unite per rivendicare i diritti umani fondamentali e universali, per esprimere desideri, proporre e trasmettere saperi e pratiche di liberazione dall'antico dominio maschile, sono in continuo travaglio da ormai troppo tempo... altrettante rappresentanti del genere femminile sono invece impegnate a svendersi al miglior offerente.
Oggi in ogni settore della società la presenza femminile fa la differenza. Quale differenza? La visione dei problemi del mondo scritta dalla fatica femminile sui campi di grano, nelle risaie, nelle officine, nei luridi tuguri e nelle baraccopoli delle megalopoli di oriente e occidente, la lettura seria e determinata delle madri di tutte le piazze in rivolta contro il dittatore di turno, i pianti strazianti e le ferite dei corpi violati ed uccisi non rappresentano ogni giorno per ognuna ed ognuno di noi un senso profondo di conversione ad una vita giusta, dignitosa, pacifica? Non sono queste donne un richiamo autentico alla bellezza e alla bontà di ogni essere umano, donna o uomo che sia, e che ha il diritto di vivere e di non essere ucciso o uccisa? Ma questa differenza nell'azione nonviolenta si paga ancora a caro prezzo. La parità, utopia delle femministe degli anni '70, non è ancora pienamente realizzata. Non tutte le donne sono, però, consapevoli dei propri diritti e della propria uguaglianza sul piano della legge. Le nuove generazioni di donne pare che non si entusiasmino troppo a queste battaglie che furono invece ideali e scopi esistenziali delle loro madri. Strette dal bisogno di trovare un lavoro subito, sono propense per questioni di sopravvivenza ad accettare con facilità qualsiasi proposta venga fatta loro e, pur di uscire dai meandri tortuosi dell'indigenza, vanno incontro inconsapevolmente ad un'assurda felicità che le incatena per sempre alla schiavitù del corpo, al suo apparire fallace e precario.
Il lavoro onesto non si trova, la disoccupazione giovanile nel nostro Bel Paese è a livelli altissimi. La fuga dei cervelli aumenta, il popolo italiano è un popolo di vecchie e vecchi! Non sarebbe il momento, come è stato detto nella manifestazione ultima delle donne, scese nella piazze per protestare contro l'uso e la violenza dell'immagine del corpo della donna nella pubblicità, di sentirci ancora più unite tutte, anche se di corrente politica diversa, atee e religiose, nella comune lotta per la nostra liberazione? A cominciare dal lavoro, fonte di sostentamento onesto e dignitoso; lavoro per tutte, per poter crescere e realizzare ed esprimere pienamente il nostro “genio femminile”, senza paura di essere sminuite, oltraggiate, prevaricate ed uccise. Lavorare è un nostro diritto. Eppure l'articolo 37 della nostra Costituzione recita: «La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione».
In una società democratica come la nostra è urgente portare avanti una politica “paritaria”, non solo per puntare al miglioramento effettivo della condizione sociale della donna italiana, ma per creare anche percorsi lavorativi accessibili a tutti e tutte quelli e quelle che provengono da Paesi e culture differenti e che in questi giorni stanno arrivando sulle nostre coste per sfuggire ai regimi totalitari che non assicurano di certo un futuro lavorativo dignitoso.
Mi riferisco certamente al miglioramento dei servizi pubblici, come gli asili nido per le madri lavoratrici, il tempo pieno nelle scuole primarie, la defiscalizzazione del lavoro delle baby sitter e delle badanti, una effettiva tutela legislativa del lavoro delle donne, ad esempio: fissando delle “quote rosa”, imponendo ai datori di lavoro un'assunzione paritaria (uomo-donna) dei dipendenti e sanzionando efficacemente i sempre più frequenti licenziamenti “giustificati” dalla maternità.
Questo “otto marzo” vorrei infine che fosse una forte presa di coscienza soprattutto da parte di tutte quelle giovani donne che non si amano abbastanza e non credono che, solo puntando in alto, salvaguardano la propria dignità personale e rinsaldano la coscienza, con la ferma convinzione di appartenere al genere femminile e orgogliose di esserlo!

Mimma Iannò Latorre
(da Telegrammi della nonviolenza in cammino, 4 marzo 2011)

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