PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

giovedì 26 maggio 2011

26 MAGGIO: RASSEGNA STAMPA

Sindacati, enti locali e comitati
nelle Marche è 'guerra del gas'


Il progetto di un rigassificatore Api al largo di Falconara è in dirittura d'arrivo, ma cittadini, lavoratori e amministratori locali sono divisi tra tutela dell'ambiente e salvaguardia dell'occupazione. Il governatore: "Serve un rinvio" dal nostro inviato STEFANIA PARMEGGIANI

FALCONARA (ANCONA) - I treni passeggeri che risalgono la dorsale adriatica diretti a Bologna e quelli che attraversano l'Appennino verso Roma. Gli aerei che decollano e atterrano dall'aeroporto internazionale Raffaello Sanzio. La raffineria Api, settanta ettari a ridosso del mare, il lungo pontile e l'attracco delle petroliere, a sedici chilometri dalla costa. La centrale che trasforma gli scarti della lavorazione in energia elettrica, coprendo il 30% del fabbisogno energetico delle Marche. Siamo a Falconara Marittima, zona classificata ad elevato rischio di crisi ambientale. I lettori, rispondendo al sondaggio mensile 1 di Repubblica.it, ci hanno inviato qui per saperne di più su un progetto che sta scatenando una guerra tra enti locali e cittadini. Un caso destinato a fare scuola e che da queste parti molti già chiamano la guerra del gas. 
Due impianti sulla stessa riviera. A nord e a sud di Ancona sono stati presentati due progetti per la realizzazione di rigassificatori. Gaz de France voleva installare un impianto a trentaquattro chilometri da Porto Recanati, ma è stata fermata dai tecnici dell'Agenzia regionale per l'ambiente che hanno dato una valutazione d'impatto ambientale negativa. L'Api sta facendo più strada: la sua nave gassiera potrebbe attraccare a sedici chilometri dalla costa di Falconara marittima, sfruttando strutture già esistenti se si fa eccezione per la conduttura che dovrebbe trasportare il gas sotto il mare e sotto la terra fino ad allacciarsi alla rete nazionale. Il sindaco di Falconara Goffredo Brandoni (Pdl) è entusiasta, calcola le entrate economiche per il Comune: 900mila euro per il consumo del territorio, bollette del gas più basse e, nel caso venissero autorizzate anche le centrali turbogas proposte dall'Api ma vietate dal piano energetico regionale, due milioni e mezzo di euro e una partecipazione agli utili dell'1%.

Il fronte del no. Legambiente e i comitati di cittadini, il Comune e la Provincia di Ancona, ma anche dodici amministrazioni della riviera del Conero sono contrari al rigassificatore. Temono che sia la testa di ponte per fare passare il progetto delle centrali. "Trent'anni fa l'insalata cresceva gialla, bruciata dai fumi della raffineria - ricorda Franco Budini del comitato di quartiere Fiumesino - poi, grazie agli investimenti dell'Api, le cose sono migliorate. Oggi non vorremmo tornare indietro".

L'allarme tumori. Qualche anno fa, su sollecitazione dei cittadini che si erano rivolti a Medicina democratica, fu commissionata una indagine epidemiologica all'istituto nazionale dei tumori. Risultato: "Si evidenzia un preoccupante tasso di mortalità per tumori nelle zone vicino al sito energetico" anche se, viene messo nero su bianco, il numero degli intervistati è insufficiente. Molte famiglie si sono rifiutate di rispondere per paura di una violazione della privacy. "Non possiamo prendere in considerazione quell'indagine - spiega il sindaco di Ancona Fiorello Gramillano - ma quando si parla di salute deve valere il principio della prudenza".


I rischi ambientali. Dati certi non ce ne sono e il rigassificatore non andrà a incidere sulla qualità dell'aria, ma siamo sicuri che sia veramente a rischio zero? Il primo cittadino di Falconara mostra le valutazioni tecniche dei ministeri e della Regione: "Perché non fidarmi? Dovrei credere che siano tutti corrotti?". Contro la favorevole valutazione d'impatto ambientale è stato presentato ricorso: "Si vuole capire - interviene Gramillano - perché Porto Recanati è stato bocciato e Falconara no. I due impianti sono molto simili". In attesa che il Tar si esprima i cittadini elencano le criticità. Temono che l'ipoclorito di sodio (in pratica varecchina) versato nelle condotte per evitare incrostazioni, con gli anni "sterilizzi il mare". E guardano con sospetto i sedici chilometri che separano la raffineria dalla nave gassiera. "Cosa accadrebbe in caso di incidente? Nessuno pensa all'effetto domino?", chiede Petro Feliciotti, ingegnere di Porto Recanati in prima linea contro l'impianto di Falconara. "La realtà - conclude Leonardo Marotta, tecnico dell'ambiente iscritto al fronte del no - è che sono stati fatto errori metodologici nella valutazione. Questo impianto non è conosciuto o conoscibile".

Il timore di una crisi aziendale. Tutti contrari nonostante la raffineria dia lavoro a 500 dipendenti e l'indotto a quasi duemila. Contrari nonostante l'Api abbia fatto capire che senza una riconversione industriale il suo futuro e quello dei suoi operai potrebbe essere a rischio. Non a caso a pensarla diversamente sono invece i sindacati. "Il rigassificatore creerà 150 posti di lavoro nella fase di realizzazione e quindici in pianta stabile - spiega Gilberto Zoppi delegato sindacale della Cgil - Non sono tanto i nuovi posti a interessarci, ma il mantenimento di quelli attuali perché le entrate economiche attenueranno le perdite della raffineria". I dipendenti dell'Api si schierano compatti con l'azienda: vogliono il rigassificatore, vogliono garanzie per il futuro. "In provincia di Ancona - spiega il presidente della Regione Gian Mario Spacca, eletto come Gramillano con il centrosinistra - non possiamo permetterci una nuova crisi aziendale dopo quelle di Fincantieri e Merloni, sarebbe devastante". "E chi lavora nel turismo allora?", risponde il sindaco di Ancona, che pure, con il rigassificatore, aumenterebbe di un decimo il volume di affari del porto.

Due mesi di tempo per decidere. Da una parte l'emergenza lavoro, dall'altra il diritto alla salute e il rispetto dell'ambiente. Esiste un punto di equilibrio? La Regione Marche ha chiesto al Governo un rinvio di due mesi. Il 12 luglio è convocata la conferenza dei servizi, l'ultimo passaggio prima dell'inizio lavori. "Ci vuole buon senso per trasformare una grave crisi in un'opportunità di crescita - spiega Spacca - ma come prima cosa dobbiamo conoscere il piano del Governo: quanti rigassificatori sono previsti in Adriatico? Se sono tre avremmo difficoltà ad opporci, ma se sono quindici...". Il governatore propone un accordo con l'Api per la riconversione graduale della raffineria in polo energetico integrato: "Potremmo entrare come partner, dividendo gli utili e garantendo rispetto dell'ambiente e tutela della salute". Definisce il progetto fondamentale "per raggiungere l'autosufficienza energetica". Le Regioni che non la raggiungono saranno presto chiamate a far pagare la differenza alle imprese. "Il nostro sistema manifatturiero dà lavoro a trecentomila persone e non si può permettere un nuovo inasprimento fiscale".

"Ma partner di cosa? Di un'azienda che da tre anni dice di essere in perdita?", chiede Anna Maria Ragaini, presidente del comitato contro il rigassificatore. "Non sarebbe meglio investire in energie pulite? Il fotovoltaico negli ultimi anni - conclude il presidente di Legambiente Luigi Quartarelli - è cresciuto moltissimo, ha creato mille posti di lavoro". Tra due mesi la decisione: in gioco molto di più che il futuro di Falconara.

L'ultima mossa di Berlusconi
"Passerà il decreto antiruspe"

La denuncia: contro di noi nuove aggressioni

di CONCHITA SANNINO
Uno o due magistrati pronti ad essere lanciati, anche per la poltrona di vicesindaco, nella «futura giunta» di Gianni Lettieri. Il concerto di Gigi D’alessio e Sal Da Vinci al Plebiscito, domani sera, come sorpresa finale, a dispetto delle dure proteste avanzate dal centrosinistra al tavolo del prefetto sullo “scippo” di quella piazza. Infine, un nuovo decreto anti-ruspe, tocco berlusconiano quasi fuori gioco, per non perdere (anche) Napoli.

Ultime mosse dalla fiera elettorale. La vigilia del ballottaggio si arroventa di nuovi veleni, e il candidato del Pdl Lettieri denuncia ieri ancora un’aggressione ai danni di un gazebo e di due sostenitrici «da parte di estremisti di sinistra», subito rintuzzato dal rivale Luigi de Magistris. E intanto Berlusconi a Porta a Porta parla di un nuovo decreto legge che dovrebbe le demolizioni degli alloggi abusivi. «Si farà», assicurano nel comitato Lettieri, convinti che quel pezzo di carta possa essere decisivo ad attrarre nuovi voti. Berlusconi avrebbe già pronto il decreto, come promesso a ridosso del primo turno, intenzione poi gelata dal no della Lega.

Stavolta, lo stop alle demolizioni appare come una mossa strategica contro la travolgente insidia de Magistris. Il decreto dovrebbe essere pronto oggi o domani: quasi fuorigioco sulla campagna elettorale. Intanto Lettieri, ospite ieri di Repubblica Tv, replica al premier Berlusconi che aveva parlato da Roma di «candidati deboli» come possibile causa delle sconfitte al primo turno: «Io non credo si riferisse a me, sono davanti a de Magistris di undici punti». Lettieri torna anche sui nodi Cosentino e rifiuti. E tira fuori una carta nuova: «Voglio aprire subito un tavolo con Equitalia perché non è possibile che se non paghi subito o muovi contestazioni, scattano i pignoramenti, bisogna ragionare sul da farsi». Analogamente, lancia un Sos per i lavoratori di Fincantieri e del complesso Alenia: «La nostra battaglia è necessaria, occorre una sensibilità sempre maggiore per la difesa delle realtà produttive del Mezzogiorno - sottolinea l’ex imprenditore - E quella di Fincantieri è una difesa che va portata avanti, così come voglio andare a vedere, con il ministro Romani, la storia di Alenia, perché dobbiamo dare garanzie ai lavoratori».

Il candidato Pdl rilancia il caso «aggressioni». Incita de Magistris a prendere le distanze da «episodi di intolleranza e di violenza, di cui sono state oggetto, ancora una volta, alcune ragazze che si occupavano di un mio gazebo». A distanza, replica secco de Magistris: «Ma che sciocchezze, finiamola con queste campagne dell’odio, come a Milano. Anche perché di cose certe ce n’è una: che un candidato dello schieramento di Lettieri alle municipalità era un fan di Hitler». Nuovo impegno anche sul tema della cultura e della formazione: «Napoli diventi capitale universitaria d’Europa», spinge Lettieri, dopo un incontro con tutti i rettori e gli assessori regionali Trombetti, Cosenza e Miraglia. A dare man forte oggi arriva, con il vicecapogruppo al Senato Gaetano Quagliariello, anche il ministro (nemico di Cosentino), Mara Carfagna.

Donne che conquistano nuovi spazi di libertà

Inrassegna stampa su 26 maggio 2011 a 12:25
L’UNESCO Courier, il trimestrale dell’UNESCO, dedica l’ultimo numero alle donne che hanno denunciato le forme di tirannia nei loro paesi, combattendo nuove schiavitù e cercando di abbattere barriere sociali che restringono la libertà delle donne: i tre personaggi politici cruciali Michelle Bachelet (Chile), Roza Otunbayeva (Kyrghyzstan) e Michaëlle Jean (Canada), insieme agli avvocati Sultana Kamal (Bangladesh), Aminetou Mint El Moctar (Mauritania), Asma Jahangir (Pakistan) e Sana Ben Achour (Tunisia), alla giornalista Humaira Habib (Afghanistan), alla poetessa e scrittrice Luisa Futoransky (Argentina) e Maggy Brankitse (Burundi), madre di 20.000 bambini.
Il numero di UNESCO Courier intitolato Women conquering new expances of freedom è scaricabile qui: women conquering new expanses of freedom

Acqua pubblica, cresce il fronte del sì

Le mani dipinte dei sostenitori dei movimenti contro la privatizzazione
Le mani dipinte dei sostenitori dei movimenti contro la privatizzazione

I referendum del 12 e 13 giugno
La Cgil si mobilita, il Comitato raccoglie 20 mila euro per la campagna. Anche don Ciotti
si schiera: «No ai profitti, i beni comuni devono restare fuori
dalle logiche di mercato»

MARINA CASSI
torino
L’acqua oggi comincia a scarseggiare «e fa gola a chi va in cerca di profitti; più che una guerra dell’acqua, si deve, dunque, parlare di rapina dell’acqua, ma i beni comuni devono restare fuori dalle logiche di mercato». Sono le parole di don Luigi Ciotti al convegno con cui la Cgil scende in campo a sostegno dei due Sì nei referendum sull’acqua pubblica del 12 e 13 giugno.

E Ciotti - che sostiene essere l’acqua «prima ancora che un bene comune, la base della vita» - ha raccontato che «la gestione della rete idrica di aziende miste o private ha comportato aumenti delle bollette; nel 2002 ogni italiano pagava 182 euro oggi 301».

Quello del costo è solo uno dei problemi, ma sicuramente importante. Ciotti ha ricordato che «a Berlino nel 1999 il 49% dell’acqua è stata venduta a privati con il risultato che le bollette sono cresciute del 35%, il doppio della media in Germania». Così a febbraio i berlinesi hanno votato, nel referendum che si è tenuto, al 98% per il ritorno alla gestione pubblica.

La Cgil è parte del Comitato per l’acqua pubblica sia a livello nazionale sia a Torino e Elena Ferro, della segreteria regionale, spiega che la posta in gioco è molto alta anche da un punto di vista occupazionale: «Con le privatizzazioni, salgono le bollette e cala la buona occupazione».

Ha avanzato una ipotesi allarmante: «L’idea di mettere le mani su un business facile, su un mercato protetto che potrebbe essere ceduto all’iniziativa privata è elevata, diffusa e strutturata».

E ha aggiunto: «Dobbiamo interpretare le istanze di tanti cittadini che sono per il Sì come un elemento che chiede una profonda trasformazione del modello economico e sociale che è stato costruito in questo paese. Che si raggiunga il quorum e vincano i Sì rappresenta il punto di partenza per elaborare insieme a questo largo fronte di cittadini un progetto che guardi ai temi del sindacato e dei diritti delle persone con un’ottica diversa».

A Torino il Comitato per l’acqua pubblica è uno dei più attivi in Italia. Ogni mercoledì sera nella sede dell’Arci di via Cernaia alla riunione - coordinata dalla brillantissima settancinquenne, Mariangela Rosolen ex consigliere comunale e deputato - c’è una piccola folla di ragazzi, ex militanti di partiti - di sinistra, ma anche leghisti della prima ora - cittadini di tutte le tendenze politiche o «disinteressati alla politica generale».

Del tutto apartitico il comitato che - composto da una quarantina di associazioni - si autofinanzia. Racconta Rosolen: «Abbiamo raccolto 20 mila euro in pochi mesi».

Servono a stampare volantini e manifesti». O a organizzare manifestazioni come quella che ci sarà l’8 giugno in tutta la città. Una sorta di chiusura della campagna non tradizionale che culminerà con flash mob a Porta Nuova, volantinaggio di massa e, forse, un incontro tra Fassino - che ha annunciato il sostegno al Sì al referendum - e Anne Le Strat, l’assessore del Comune di Parigi ha che ha nuovamente reso pubblica l’acqua. E domani, alle 16, il Comitato organizza al Sermig un suggestivo convegno sul tema «Le religioni e l’acqua».