PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

lunedì 28 febbraio 2011

28 FEBBRAIO: COMUNICATO DI "SE NON ORA QUANDO"

comunicato 28.02.
LETTERA AI GRUPPI E COMITATI CHE HANNO ADERITO ALLE INIZIATIVE "SE NON ORA QUANDO?"pubblicata da Se Non Ora Quando il giorno lunedì 28 febbraio 2011 alle ore 15.19
Carissime e carissimi,
l'entusiasmo e la partecipazione alla manifestazione del 13 febbraio e alle iniziative di SE NON ORA QUANDO ci ha tutte travolte. Ci rendiamo conto che non sempre il nostro comitato è attento quanto dovrebbe alle richieste dei singoli comitati nati in giro per l'Italia e all'estero ma vi chiediamo di capire che il nostro gruppo è ancora piccolo per le esigenze che si sono improvvisamente create e che non sempre riusciamo ad essere all'altezza delle vostre aspettative. Ci vorrà un po' di tempo per organizzarsi, per ingrandirci, per coordinare il tutto. Vi chiediamo però di trovare una vostra indipendenza rispetto a noi, il comitato non è un leader nè detta ordini a nessuno. Dà solo dei suggerimenti, delle linee guida. SE NON ORA QUANDO non siamo solo noi, siete anche voi tutte e tutti, ricchi della forza che ci tiene uniti e forti della nostra trasversalità.

Dopo la frenetica attività che ci ha travolte prima e dopo il 13 siamo ripiombate in una nuova frenetica attività per individuare le linee guida dell'8 marzo, un 8 marzo pensato anche con i vostri pensieri, che condividete con noi in rete, ma anche con il rispetto verso l'evento stesso, che non è certo nato dalla nostra iniziativa e di cui non abbiamo nessuna intenzione di appropriarci.
Appena riusciremo a riprendere fiato abbiamo tutte le intenzioni di trovare un modo per incontrarci e confrontarci. Vogliamo, con il vostro aiuto, organizzare una sorta di "censimento" dei gruppi e delle associazioni che hanno aderito a SE NON ORA QUANDO, una raccolta di contatti in modo da poter creare una rete che possa comunicare con più fluidità e possibilità di scambio.
Passato l'8 marzo lanceremo questo censimento in rete e ci auguriamo di avere la vostra collaborazione.
Un saluto a tutti e grazie del vostro sostegno

28 FEBBRAIO: RASSEGNA STAMPA





SE NON ORA QUANDO? ADESSO

E' stata una manifestazione sentita.
Era importante andarci, è tempo di cambiare questa visione ridotta e tutta italiana della figura femminile.
Sebbene io non abbia particolari difficoltà nell’affermare me stessa, riconosco che questa non è la regola e sono solidale con chi subisce la differenza; mi sento anche fortemente coesa e orgogliosa di far parte della categoria femminile. Sono quasi le due di pomeriggio, alzo gli occhi e sopra di me c’è la targa 
Piazza del Popolo: mi vien da pensare che davvero oggi questa è la piazza del Popolo, gremita di popolo femminile italiano, ed é troppo piccola per contenere noi e gli uomini di mente aperta che riconoscono le donne come loro pari. Mio marito e la mia bambina sono con me, ci sono tante famigliole come la nostra. Poche invece le ragazze giovani - pochissime rispetto alla portata della manifestazione - mentre tante, tantissime donne di trenta, quaranta, cinquant’anni. E’ una differenza enorme rispetto a quanto succede a Milano, dove con la mia amica Ornella a fine serata ci raccontiamo le esperienze e lei conferma la presenza di ragazze giovanissime in Piazza Castello. Sono qui anche per loro, per quelle che non c’erano e pensano che questo non le riguardi.
Sul palco le prime parole sono affidate a Isabella Ragonese; a nome del Comitato organizzatore ringrazia le 17 città italiane e le 250 città nel mondo che hanno accettato l’invito ad unirsi alla manifestazione. Il raduno di Roma inizia con la proiezione di alcuni bei filmati in bianco e nero e a colori di donne molto diverse tra loro:  operaie, attrici, coltivatrici dirette, madri materne o totalmente scombinate – come quella del film Tutta la vita davanti -  lavoratrici dei nostri tempi e degli anni addietro. Interessante la figura di Anna Magnani – in Mamma Roma, di Pasolini - che insegna a ballare il tango al proprio figlio sulle note di violino zigano. C’è un bel contributo di Rete della Conoscenza, dove ci si chiede se le donne, eredi di una cultura patriarcale, sono davvero libere di scegliere e chiedono di ripartire da un modello dove ci sia maggiore consapevolezza delle differenze. Alcune giovani attrici recitano i testi delle mail arrivate, frammenti di voci delle donne che rispecchiano i sentimenti e le esperienze presenti negli animi della piazza e lo striscione calato dalla terrazza del Pincio li racchiude tutti: “Vogliamo un Paese che rispetti le donne”. Potevamo pensarci prima? Si, ma meglio tardi che mai! Subito dopo la piazza si zittisce e alla domanda Se non ora, quando? Tutti gridano Adesso con le mani alzate."Un Paese dove le donne non trovano posto è un paese vecchio; un Paese dove la maternità non trova posto è un paese malato; un Paese dove il corpo delle donne viene esibito senza ritegno è un paese senza dignità.
Ecco il nuovo modello: le donne chiedono rispetto, dignità, lavoro, libertà."
Sul palco ad una ad una si alternano le personalità conosciute, ognuna con idee e proposte, bei discorsi indirizzati ad obiettivi comuni. Almeno una delle idee udite non era per me condivisibile: quella che vorrebbe gli uomini esseri fragili e per questa ragione attaccati al potere. Io non me la sento di affermare che la fragilità sia più maschile che femminile; non penso che gli uomini siano esseri fragili, non più delle donne almeno, ma anche fosse, perché sottolinearlo? Mi é sembrata un’umiliazione inutile. Un sovvertire i ruoli per prendere noi quel potere che ci ha così tanto deluso, e ripetere identici odiosi gesti, quelli a cui oggi in piazza stiamo dicendo Basta! Anche fosse, non è meglio serbare queste cose nei nostri cuori, dimostrando intelligenza e sensibilità, la forza della comprensione di cui le donne sono capaci, quella stessa forza che talvolta, purtroppo, viene scambiata per debolezza ma che non ci cambia nella sostanza. Non siamo esseri deboli: siamo esseri forti e gentili.Infine, per le dichiarazioni della Signora Gelmini, per niente solidali con la categoria femminile, e per quelle del Signor Sgarbi, che vorrebbe scendere in piazza con le amanti, vorrei aggiungere che coloro che privilegiano la carriera a scapito della solidarietà e della loro identità, sono solo la brutta copia degli uomini, semplici imitazioni; non abbiamo bisogno di donne che giudicano altre donne: abbiamo bisogno di donne solidali tra loro, il meglio per tutti quanti. Alle ragazze che scendono in piazza a fianco del Signor Sgarbi vorrei invece dire che non è un merito essere belle e comunque, non resteranno giovani e belle in eterno: quando il corpo comincerà a sfiorire dovranno cercare un'altra forza a cui fare riferimento.
Oggi era una buona occasione per riflettere su come siamo, accettarci, capire e ripartire  da li.


Da Naturalmente

DONNE IN PIAZZA A ROMA

Appuntamento domenica alle 14 in Piazza del Popolo: un minuto di silenzio e poi un urlo collettivo
ROMA - Domenica 13 le donne si ritrovano in piazza. “Se non ora, quando?” è la domanda che anima la manifestazione che coinvolge una settantina di città in Italia (da Pordenone a Brindisi, da Genova ad Agrigento) e molte altre all’estero (Bruxelles, Madrid e persino Boston. Anche Roma partecipa alla mobilitazione con un grande evento in piazza del Popolo alle 14. Sono attese migliaia di donne normali, madri e figlie, stanche di tacere di fronte alla «rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale» e alla diffusa cultura che «propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici».
URLA E SILENZIO – La manifestazione romana si aprirà con un minuto di silenzio, seguito da un urlo collettivo e liberatorio. E dopo parola alla poesia, con i versi di Patrizia Cavalli dedicati a “La patria” (titolo del suo ultimo libro, edizioni Nottetempo). Tanti le ospiti di tutto rilievo che si alterneranno sul palco: la scaletta è ancora in fase di definizione, ma sono tante le politiche, intellettuali, artiste e scienziate che hanno aderito alla manifestazione che vuole cambiare l’Italia in «un paese che rispetti le donne» (come scritto sullo striscione issato sulla terrazza del Pincio). E proprio sul belvedere si terrà un flash mob che prenderà avvio sempre alle ore 14.
SENZA ETICHETTE – Piazza del Popolo sarà aperta a tutti: anche agli uomini chiamati a schierarsi a fianco delle donne. Nessuna etichetta, nessuna bandiera e nessuna crociata moralizzatrice come prescrive ilvademecum stilato dalle organizzatrici. «La manifestazione non è fatta per giudicare altre donne, contro altre donne, o per dividere le donne in buone e cattive» si legge sul blog. Un appello all’unione di tutte le donne, alla “sorellanza”, necessaria per sconfiggere un sistema pervasivo e aggressivo che riduce le donne a pezzi di carne e confonde le loro coscienze.
L’APPELLO – Sono 51.500 le firme raccolte dall’appello “Se non ora quandoche chiama alla mobilitazionele donne italiane e gli uomini. Tra le adesioni anche Franca Rame e Dario Fo, Concita De Gregorio, , Miuccia Prada, Sabina Guzzanti, Lidia Ravera, politiche di opposte barricate come Rosy Bindi (Pd) e Giulia Buongiorno (Fli), il leader della Cgil, Susanna Camusso e il direttore del Secolo, Flavia Perina. Non mancano le attrici: Margherita Buy, Angela Finocchiaro, Laura Morante, Lunetta Savino e Angela Finocchiaro che è la protagonista del video girato da Francesca Comencini per promuovere la giornata. Ma di video continuano ad arrivarne molti al comitato organizzativo: ragazze e donne più mature, casalinghe e lavoratrici, che ribadiscono come “l’Italia non sia un paese per donne”.
ADESIONI – Tante e variegate le adesioni alla manifestazione di piazza del Popolo: dai Giovani democratici di Roma ai Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani) del Lazio, dalla Casa internazionale delle donne alle dipendenti del Dipartimento Turismo del Comune di Roma (una trentina sono già scese in piazza mercoledì pomeriggio). Alla mobilitazione di domenica è attesa anche Giulia Rodano, consigliere Idv alla Regione Lazio e figlia di Marisa (fondatrice dell’Unione donne italiane e prima donna ad aver ricoperto il ruolo di vicepresidente della Camera). «È una straordinaria occasione. Oggi è sempre più evidente se regrediscono la condizione e la dignità delle donne, non possono esserci dignità e futuro neppure per il Paese – dice -. L'Italia è l'unico paese in cui il comportamento e la concezione delle donne del presidente del Consiglio non vengono considerati incompatibili con la sua carica, e le donne sono dunque costrette a scendere in piazza». Fonte
COMMENTO - Anch’io domenica scenderò in piazza contro chi disprezza il corpo e l’anima delle donne. E cioè contro i vecchi bavosi che le riducono a gingilli. Contro gli arrivisti che le utilizzano come merce di corruzione presso i potenti. Contro le ragazze che si vendono, spacciando la loro bramosia di denaro e di fama per libertà. Contro i genitori disposti ad accettare l’idea umiliante che la carne della propria carne diventi strumento di carriera. Contro chi pensa che non esista una via di mezzo fra il burqa e il bunga bunga e invece esiste: chiamiamolo burqa bunga, oppure dignità. Contro i pubblicitari che da trent’anni riempiono di seni & sederi le tv e i muri delle nostre città per promuovere prodotti (telefoni, gioielli, giornali di sinistra) che nulla c’entrano con la biancheria intima. Contro le tante signore «impegnate» che hanno accettato questo insulto senza protestare. Contro gli autori televisivi che hanno ridotto il vestito delle ballerine a un filo interdentale, imponendo al Paese un’estetica trucida e volgare. Contro gli autori televisivi che hanno fatto la stessa cosa, ma sostenendo che si trattava di una forma sottile di ironia, mentre di sottile c’era solo la gonna. Contro chiunque considera il corpo delle donne un fatto pubblico, quando invece è un bene privato da esibire soltanto a chi si vuole, e nell’intimità. Contro i giornali e i siti «seri» affollati di culi & sederi. E contro coloro che se ne lamentano, ma intanto cliccano lì.
In fondo domenica scenderò in piazza un po’ anche contro me stesso.  Fonte
L'editoriale odierno di Gramellini ha suscitato moltissimi commenti, tra i quali vi era anche il mio:Grazie. Sopratutto per l'ultima frase. Ripensandoci, averei dovuto aggiungere che anche io ci vado un po' contro me stessa, oltre che per tutte noi.

Da Naturalmente






LA RIBELLIONE DEGLI UOMINI



IL MASCHIO italiano schierato con le donne che si ribellano all'offesa della loro dignità? Tale è la sfida allo stereotipo del vitellone nazionale, da esporlo come minimo a sospetti e ironie. Il furbacchione si trincera dietro alle suore e alle femministe solo ora che c'è di mezzo Berlusconi, altrimenti... È roso dall'invidia per il maturo dongiovanni; si ricicla bacchettone dopo aver predicato la libertà sessuale; spia dal buco della serratura il bottino che mai riuscì a procacciarsi. Traduce la frustrazione in moralismo.
E avanti di questo passo: quasi dovessimo coprirci di ridicolo, noi uomini, per solidarizzare con le nostre concittadine in un paese noto ormai come il più misogino dell'occidente. Afflitto non a caso dal più alto tasso europeo d'inattività femminile (una donna su due non trova o non cerca lavoro, dato Istat 2009). Per non parlare della loro emarginazione dal potere politico.
Scatta poi un istinto atavico, più nel profondo del maschio intimidito e attratto dall'esuberanza femminile. Se quelle ragazze si offrono al desiderio del potente per trarne vantaggi, non sarà la loro una sottomissione finta? Le fameliche "lupe di Arcore" (copyright di Francesco Merlo) meritano forse di essere considerate vittime, o ha ragione piuttosto chi le addita al pubblico ludibrio come "veline ingrate"? Così i cd di Mariano Apicella imbottiti di banconote da cinquecento euro, al termine dei festini di Arcore, incoraggiano un vile rovesciamento di responsabilità, addossando alla spregiudicatezza femminile - "lei ci stava, vostro onore, trattasi di donna dai facili costumi!" - il marchio della colpa.
Un falso alibi che però funziona da millenni.
Forse è venuto il momento di riconoscere che anche il maschio italiano sta subendo nella sua identità sessuale i contraccolpi della pornocrazia, divenuta caratteristica pubblica di una classe dirigente di puttanieri. Non a caso il disagio è avvertibile particolarmente fra i giovani maschi che vivono la delicata scoperta dell'eros in un contesto culturale stravolto da una tale inedita ostentazione del mercimonio. È soprattutto fra loro che si affaccia con timidezza la presa di distanze: io non vivo così il mio bisogno di relazione amorosa; desidero un altro tipo d'incontro con le mie coetanee.Che idea dell'amore può suggerire ai giovani maschi italiani la notizia di quelle cene in cui tre settantenni, resi interessanti solo dal loro status, si trastullano con venticinque ragazze di mezzo secolo più giovani di loro? A tutti, nell'adolescenza, sarà capitata la fantasia di fare l'amore con le bellezze viste in televisione. Ma poi subentra una fase più matura, la fatica della scoperta individuale della femminilità. Contraddetta dalla visione di questa sessualità immatura per cui il potente si ricostruisce in casa, scimmiottando per capriccio lo spettacolino televisivo, la fantasia adolescenziale del dominio maschile esercitato grazie alla forza del denaro. È la trasposizione privata, ma esibita pubblicamente come credenziale di prestigio, di un'ossessione che serializza il corpo femminile plastificato. Bambole di carne precocemente rifatte per somigliarsi tutte e corrispondere a un gusto che si distanzia dall'autenticità femminile fino a precipitare nella parodia.
Altro che libertà sessuale. È la stessa bellezza dell'amore, la ricerca del piacere nella reciprocità, a subire un attentato. Tanto da provocare nei maschi frustrazione, caduta del desiderio, pulsioni sopraffattrici, mortificazione dell'eros nella virtualità del porno.
Solo in questo senso possiamo riconoscere che siamo vittime anche noi dell'offesa alla dignità della donna. Certo ha ragione suor Rita Giaretta di Caserta quando denuncia la legittimazione giunta dai vertici del potere istituzionale alla schiavitù della vendita del corpo (non solo, ma principalmente femminile) fino ai gradini più bassi della scala sociale. E s'indigna, suor Rita, per il cinismo con cui la parte maschile della nostra società sembra accettarla come norma. Ma proprio perché tale abitudine è cementata da una cultura popolare di massa di cui le televisioni di Berlusconi sono da decenni le volgari battistrada - e di cui le sue abitudini private rappresentano la caricatura parossistica - anche la reazione può e deve essere femminile e maschile insieme. Ben lungi dalla sessuofobia, la rivolta femminile coinvolge gli uomini in un progetto di dignità comune che è la base della civiltà. Il partito dell'amore è stata la più beffarda truffa politica del premier indagato per favoreggiamento della prostituzione minorile. Ma la faticosa costruzione dell'amore, come ci ricordano pure i nostri più bravi cantautori, è l'intima fatica per cui vale la pena di vivere.
Gad Lerner



Da Naturalmente






DONNE DOVE SIETE?



Direi che é il caso di rispondere all'appello di Concita De Gregorio. E già che ci sono vi invito anche a leggere il suo ultimo libro "Malamore".
Dove siete donne?  Diciamo: «Ora  basta»
Sono  sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in  fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima  minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. È il  momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie,  nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del  Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? È il momento di dire: «Ora basta» 
Concita De Gregorio



BOCCA DI ROSA



Non sono delle “Bocca di Rosa”.
Bocca di Rosa, come dice De Andrè nella sua canzone, metteva l’amore sopra ogni cosa mentre loro sopra ogni cosa ci mettono il denaro.
E siccome sono figlie di una generazione dove tutto si compra e tutto si vende, hanno finito per considerare anche loro stesse degli oggetti, in vendita, in un disgustoso gioco al rialzo, dimenticando che la loro dignità e una maggiore considerazione e rispetto per loro stesse, valgono certamente di più delle cose e della bella vita che comprano coi soldi facili così fatti, molto di più di qualunque cosa che chiunque potrà offrire loro in cambio.
Secondo me nessuno dovrebbe aver bisogno di rivolgersi all'esterno per sentirsi meglio; nessuno dovrebbe usare il proprio corpo o il corpo di un altro senza rispettarlo, senza considerare le ripercussioni psicologiche che questo porterà, presto o tardi; ognuno di noi dovrebbe già sapere, e se non lo sa é meglio prenderne coscienza, che ha già un valore ed é già speciale solo per come é.
"C'é chi l'amore lo fa per noia
chi se lo sceglie per professione
bocca di rosa né l'uno né l'altro
lei lo faceva per passione."
Bocca di Rosa - Fabrizio De Andrè 















D.S.I.: DONNE SOCIALMENTE INUTILI



Mi sono divertita moltissimo leggendo l'articolo di Emanuela Moroni che scrive su Anzio-Space, periodico locale, nello spazio Space Donna con la Rubrica l'Ynvidiosa.  Divertitevi anche voi, ne vale davvero la pena.
Argomento di oggi?  D.S.I. "Donne Socialmente Inutili!"
Vi descrivo velocemente il “fenotipo”: essere umano di sesso femminile, madre plurima generalmente di ALMENO DUE O TRE FIGLI MASCHI (in quest’ultimo caso considerate vere e proprie divinità dalle proprie simili). Le figlie femmine, se ci sono, non attraggono la sua attenzione. E’ moglie non lavoratrice e mantenuta di marito benestante e distratto, di solito piccolo imprenditore. “Scolarizzata” il tanto che basta, ama vestire bene, curare se stessa e la sua famiglia (la componente maschile), aiutata 24 ore su 24 da colf frustrata! Capelli biondo–platino sempre appena fonati, unghie perfette, stile finto casual che tu, comune mortale, ad un primo superficiale sguardo scambi per uno stile acqua e sapone; in realtà sotto quelle sfumature panna-cachemire da foto in bianco e nero si nascondono dai 2 ai 3 mila euro di vestiti! I gioielli sono rigorosamente brillanti, nel senso di diamanti, che loro chiamano in modo noncurante "punti luce” (credo cedano energia elettrica all’Enel come gli impianti fotovoltaici). La pelle, perfetta, dal colorito bronzeo/terracotta è il frutto di estenuanti sedute di lampada ed estetista.
SUV da 60 mila euro - così il marito è più tranquillo a saperla scavalcare persone e marciapiedi rimanendo sempre miracolosamente illesa - casa di stile “mulino bianco” dove non manca mai un barbecue acceso la domenica, una casetta in montagna, la settimana bianca invernale e il villaggio turistico estivo! Il gruppo di amicizie è lo stesso da una vita, le rappresentanti femminili sono tutte rigorosamente D.S.I. e passano serate intere a parlare di capelli e vestiti. Le più emancipate aiutano i mariti nella contabilità aziendale e per questa ragione tendono ad essere emarginate dalle amiche.
La sua giornata tipo: la mattina prepara la colazione alla prole di sesso maschile. I figli delle D.S.I. non sanno dove siano i loro calzini o le loro mutande perché ogni mattina trovano sulla sedia i capi coordinati da indossare (le figlie femmine invece si alzano presto per portare a spasso il cane, prepararsi la colazione, andare a scuola a piedi o al massimo in autobus). Poi li accompagna a scuola, ma non prima di aver impartito ordini alla colf in merito al pranzo: solitamente uno dei figli è allergico, anzi, “intollerante” a qualche alimento. Per questa ragioneil macellaio della D.S.I. è sottoposto a ripetuti stress mentre è alla disperata ricerca della “carne di cammello vergine invecchiata nel deserto”, consigliata dal nutrizionista! Dopo la scuola due chiacchiere con le altre D.S.I. , madri dei compagni di scuola, sull’incapacità dell’intera classe docente, poi shopping, palestra e infine il momento clou della giornata, grazie al quale la vera D.S.I. si riconosce: prendere i figli all’uscita di scuola. Figli Maschi, ovviamente, perché la figlia femmina torna a piedi oppure fa direttamente il tempo pieno. Perché lei non “delega” mai nessuno a riprendere il figlio! Ci va personalmente perfettamente truccata e fonata! Parcheggia il SUV davanti all’entrata circa 45 minuti prima del termine delle elezioni e aspetta l’arrivo alla spicciolata delle sue colleghe per cominciare la disquisizione filosofica che può andare dal parametro scelto per il riordino del cambio di stagione (ordine alfabetico, stile, personalità), all’incapacità della colf; sigaretta o lavoro a maglia diventano quasi un obbligo sociale in questo delicatissimo step quotidiano. Ma il momento più bello in assoluto è quando la senti dire che è stanca! La vera D.S.I. è eternamente stanca perché tutta la casa ricade su di lei!  E poi “lei ha tutti figli maschi … è diverso … col maschio è diverso” la senti dire mentre un fremito di rabbia ti percorre le ossa alla disperata ricerca di un parcheggio che non troverai mai! E ti vedi già gridare ad un km e mezzo il nome di tuo figlio fuori dall’auto tentando di farti vedere da lui, ma poco, perché la tua tenuta è “smonto notte” e sei in tuta da ginnastica!
Ed é anche inutile che il giorno dopo torni con dieci minuti di anticipo: la D.S.I. la batti solo se ti trasferisci con un camper davanti alla scuola!



Da Naturalmente






Women Fighting back against Berlusconi: Italian women take to the streets




Sophie Arie su The Guardian, 18 febbraio 2011
Valeria Fedeli knows about organising street protests. She is the deputy leader of one of Italy’s largest unions, the Filcem-Cgil. Yet in January, when she and others decided to call the country’s women on to the streets to demand respect, she was not sure they would come. “Things had got so bad,” she says. “We could feel how annoyed, how indignant, people were. But there had never been a national day organised by women in Italy.”
Acting on “intuition”, Fedeli joined two film directors, a female politician from the left and one from the right, a nun who works with trafficked women, and a rightwing newspaper editor to put out a call to action via the internet. They received an “avalanche” of support, she says, and last Sunday an estimated one million people, mainly women, filled the squares of Italy. “We realised we had touched something deep,” says Fedeli. “People were just waiting for someone to lead them.”
The massive protest against sexism – seemingly endorsed and promoted by a prime minister accused of paying for sex with an underage prostitute and abusing his office – was a watershed in a country that for years has condoned the antics of Silvio Berlusconi, as well as the Benny Hill-style use of women’s bodies on Italian TV.
So why did the revolution (and this does really feel like a cultural revolution to a lot of Italians) take so long? First, the problem had been around for a long time and people had got used to living with it. The trigger that allowed these pent-up frustrations to flow was Rubygate, the affair that culminated this week in Berlusconi being sent for trial on vice charges.
As well as unveiling allegedly illegal sex, the investigation uncovered evidence of what many had suspected for years – that women who were pretty, dressed like dolls and were disponibili (willing to have sex with powerful men) could make millions and land jobs in positions of authority while most hard-working Italian women were struggling to make ends meet. Italy has the euro region’s largest public debt (at 116% of GDP) and unemployment is at 8%. Parliament is about to vote on €11bn (£9.26bn) of spending cuts.
As well as allegations from Karima el-Mahroug (also known as Ruby Rubacuori), the woman at the centre of the case, the investigation also concluded that Nicole Minetti, Berlusconi’s former dental hygienist whom the prime minister backed as a prospective candidate for his party in regional elections last year, was one of the key organisers of the much reported “bunga-bunga” sex parties held at his Milan home.
A string of women have told the investigation, led by three female judges in Milan, of the large sums they received for spending time with the prime minister. “People voted for Berlusconi because he gave the impression that his personal success would bring success to all,” says Fedeli. “But now it’s really clear that has not happened.”
In the past, women were the hardcore of Berlusconi voters. “He was a seductive leader,” says Flavia Perina, editor of the Secolo d’Italia, the official newspaper of the rightwing Futuro e Libertà party. “But now people have understood that the gallantry was hollow. He has said too many things against women.”
The Italian left had been trying to use Berlusconi’s sexism against him for years but had failed to mobilise the masses. “What seems to have made this work is the very fact that this was not a political protest. It was about defending the dignity of women,” Fedeli says.
Some in the media and arts have tried to draw attention to the issue since details of Berlusconi’s private life and his practice of appointing pretty young girls to good jobs began to emerge. Lorella Zanardo shocked Italians with a documentary called Il Corpo delle Donne, which forced people to recognise that the TV they had become used to – full of scantily clad women – had become pornographic.
Thirty years of this kind of television gave the impression that it is normal,” she says. At the same time, film directors Francesca and Cristina Comencini wrote a play and took it round the country. And Perina’s newspaper campaigned against the promotion of a TV show girl to become an MEP until the plan was withdrawn. But all these efforts had no identifiable centre or leader, and were under-reported by Berlusconi’s media or dismissed as the rantings of a leftist intellectual elite.
Zanardo has now left her job to dedicate herself to campaigning to educate schoolchildren on the image of women in the media. The internet has also provided a way to challenge the brainwashing by TV. Zanardo blames the problem on Italy’s ageing population and says two generations have grown up watching TV with only one role model for women – the dollybird. Her film has been watched by 3.5 million people online.
Now that a large part of the female population has shown that its tolerance has run out, Berlusconi’s chances of staying in power seem slimmer. He is set to appear in court on 6 April, and at the same time his government’s budget cuts will begin to bite. But it remains to be seen if the call for greater equality will lead to more than a change of government. Changing Italian attitudes to women may be much harder.
This article was amended on 18 February 2011. The original said that Nicole Minetti is now a prospective candidate for Berlusconi’s party in regional elections next month. This has been corrected.
TRADUZIONE



Lotta indietro Donne contro Berlusconi: le donne italiane per le strade

I
Sophie Arie su The Guardian, 18 febbraio 2011
Valeria Fedeli sa organizzare proteste di piazza. Lei è il vice leader di una delle più estese in Italia i sindacati, la Filcem-Cgil. Eppure a gennaio, quando lei e gli altri hanno deciso di chiamare le donne del paese, in piazza per chiedere il rispetto, non era sicuro che sarebbe venuto. "Le cose avevano preso così male," dice. "Abbiamo potuto sentire come infastidito, come indignata, la gente era. Ma non c'è mai stata una giornata nazionale organizzata dalle donne in Italia ".
Agendo su "intuizione", Fedeli unito due registi, un politico femminile a partire da sinistra e uno da destra, una suora che lavora con donne vittime della tratta, e di un direttore di giornale di destra per mettere fuori un appello ad agire via internet. Hanno ricevuto una "valanga" di sostegno, dice, e Domenica scorsa un milione di persone, soprattutto donne, riempito le piazze d'Italia. "Abbiamo capito che avevamo toccato qualcosa di profondo", dice Fedeli. "Le persone erano solo in attesa di chi li guidi."
La protesta di massa contro il sessismo - apparentemente sostenuto e promosso da un primo ministro accusato di aver pagato per fare sesso con una prostituta minorenne e abusando del suo ufficio - è stato uno spartiacque in un paese che per anni ha condonato le buffonate di Silvio Berlusconi, così come il Benny utilizzare Hill-stile del corpo delle donne della tv italiana.
Allora perché la rivoluzione (e questo fa davvero sentire come una rivoluzione culturale di molti italiani) prende così tanto tempo? In primo luogo, il problema era stato intorno per un lungo periodo e la gente era abituata a convivere con essa. Il trigger che ha permesso queste frustrazioni represse a flusso è stato Rubygate, la vicenda che ha portato questa settimana a Berlusconi di essere rinviato a giudizio con l'accusa di vice.
Così come svelamento presumibilmente illegale del sesso, l'inchiesta trovato le prove di quello che molti avevano sospettato per anni - che le donne che erano abbastanza, vestita come le bambole ed erano disponibili (disposti a fare sesso con uomini potenti) potrebbe fare milioni di posti di lavoro e di terra in posizioni di autorità mentre la maggior parte donne laboriose italiane sono state lottando per sbarcare il lunario. L'Italia ha il più grande debito pubblico della regione euro (al 116% del PIL) e la disoccupazione è all'8%. Il Parlamento sta per votare € 11mld (£ 9.26bn) di tagli alla spesa.
Così come le accuse da El Karima-Mahroug (noto anche come Ruby Rubacuori), la donna al centro del caso, l'inchiesta ha anche concluso che Nicole Minetti, igienista ex dentista di Berlusconi il quale il primo ministro sostenuto come candidato proposto per il suo partito nelle elezioni regionali dello scorso anno, è stato uno degli organizzatori principali del tanto ha riferito "bunga-bunga" sex parties organizzati nella sua casa di Milano.
Una serie di donne hanno raccontato l'inchiesta, guidata da tre giudici femminile a Milano, di ingenti somme che hanno ricevuto per passare il tempo con il primo ministro. "La gente ha votato per Berlusconi perché ha dato l'impressione che il suo successo personale avrebbe portato il successo a tutti", spiega Fedeli. "Ma ora è davvero chiaro che non è successo."
In passato, le donne erano l'hardcore degli elettori di Berlusconi. "Era un leader seducente", spiega Flavia Perina, direttore del Secolo d'Italia, il giornale ufficiale della destra Futuro e Libertà partito. "Ma ora la gente ha capito che la galanteria era vuoto. Egli ha detto troppe cose contro le donne. "
La sinistra italiana aveva cercato di utilizzare sessismo di Berlusconi contro di lui per anni, ma non era riuscito a mobilitare le masse. "Ciò che sembra aver fatto questo lavoro è proprio il fatto che questa non era una protesta politica. Si trattava di difendere la dignità delle donne ", dice Fedeli.
Alcuni dei media e delle arti hanno cercato di richiamare l'attenzione sul problema, dato dettagli della vita privata di Berlusconi e la sua prassi di nominare belle ragazze giovani a buoni posti di lavoro ha cominciato ad emergere. Lorella Zanardo scioccato gli italiani con un documentario intitolato Il Corpo delle Donne, che ha costretto le persone a riconoscere che la tv si erano abituati - pieno di donne vestite in abiti succinti - era diventato pornografico.
"Trenta anni di questo tipo di televisione ha dato l'impressione che è normale," dice. Allo stesso tempo, registi Francesca e Cristina Comencini ha scritto una commedia e la prese in tutto il paese. E giornale Perina è una campagna contro la promozione di una ragazza show televisivo per diventare deputato europeo fino a quando il piano è stato ritirato. Ma tutti questi sforzi non aveva alcun centro di identificazione o di leader, e sono stati sotto-riportata dai media di Berlusconi o respinto in quanto i deliri di una élite intellettuale di sinistra.
Zanardo ha ora lasciato il suo lavoro per dedicarsi alla campagna per educare gli scolari sull'immagine delle donne nei media. Internet ha fornito anche un modo per sfidare il lavaggio del cervello dalla TV. Zanardo incolpa il problema dell'invecchiamento della popolazione in Italia e ha detto due generazioni sono cresciute guardando la TV con un solo modello per le donne - le dollybird. Il suo film è stato visto da 3,5 milioni di persone online.
Ora che gran parte della popolazione femminile ha dimostrato che la sua tolleranza è finita, Berlusconi possibilità di rimanere al potere sembrare più snella. Egli è regolato per comparire in tribunale il 6 aprile, e al tempo stesso tagli di bilancio del suo governo iniziano a mordere. Ma resta da vedere se la richiesta di una maggiore uguaglianza porterà a più di un cambio di governo. Cambiare gli atteggiamenti italiano con le donne può essere molto più difficile.
Questo articolo è stato modificato il 18 febbraio 2011. L'originale ha detto che Nicole Minetti è ora un candidato proposto per il partito di Berlusconi alle elezioni regionali del prossimo mese. Ciò è stato corretto.