PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

martedì 22 marzo 2011

Libia intervento militare inizia la guerra Sarkozy 19 marzo 2011

Guerra in Libia, Gino Strada: "ecco cosa si doveva fare"

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO



pubblicata da Giuliana Brega il giorno martedì 22 marzo 2011 alle ore 10.40
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo
(Approvata dall'assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948) 
Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato e proclamato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il cui testo completo è riportato di seguito. Dopo questa solenne deliberazione, l'Assemblea delle Nazioni Unite diede istruzioni al Segretario Generale di provvedere a diffondere ampiamente questa Dichiarazione e, a tal fine, di pubblicarne e distribuirne il testo non soltanto nelle cinque lingue ufficiali dell'Organizzazione internazionale, ma anche in quante altre lingue fosse possibile usando ogni mezzo a sua disposizione. Il testo ufficiale della Dichiarazione è disponibile nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, cioé cinese, francese, inglese, russo e spagnolo.

Preambolo
Considerando che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti eguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della pace e della giustizia nel mondo;
Considerando che il non riconoscimento e il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno condotto ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani saranno liberi di parlare e di credere, liberati dal terrore e dalla miseria, è stato proclamato come l'aspirazione più alta dell'uomo;
Considerando che i diritti dell'uomo siano protetti da un regime di diritto per cui l'uomo non sia mai costretto, in supremo ricorso, alla rivolta contro la tirannia e l'oppressione;
Considerando che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni;
Considerando che nella Carta dei popoli le Nazioni Unite hanno proclamato di nuovo la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne, e che si sono dichiarati decisi a favorire il progresso sociale e a instaurare le migliori condizioni di vita nella libertà più grande;
Considerando che gli Stati-Membri si sono impegnati ad assicurare, in cooperazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite, il rispetto universale ed effettivo dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
Considerando che una concezione comune di questi diritti di libertà è della massima importanza per assolvere pienamente a tale impegno;

L'Assemblea generale proclama la presente Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo come l'ideale comune da raggiungere da tutti i popoli e da tutte le nazioni affinché tutti gli individui e tutti gli organi della società, tenendo sempre presente allo spirito tale dichiarazione, si sforzino, attraverso l'insegnamento e l'educazione, di sviluppare il rispetto di tali diritti e libertà e di assicurarne, attraverso misure progressive di ordine nazionale e internazionale, il riconoscimento e la applicazione universale ed effettiva, sia fra le popolazioni degli Stati-Membri stessi, sia fra quelle dei territori riposti sotto la loro giurisdizione.

Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire in uno spirito di fraternità vicendevole.
Articolo 2
Ognuno può valersi di tutti i diritti e di tutte le libertà proclamate nella presente dichiarazione, senza alcuna distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, d'opinione politica e di qualsiasi altra opinione, d'origine nazionale o sociale, che derivi da fortuna, nascita o da qualsiasi altra situazione. Inoltre non si farà alcuna distinzione basata sullo statuto politico, amministrativo o internazionale del paese o del territorio a cui una persona appartiene, sia detto territorio indipendente, sotto tutela o non autonomo, o subisca qualunque altra limitazione di sovranità.
Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della sua persona.
Articolo 4
Nessuno potrà essere tenuto in schiavitù né in servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi sono proibiti in tutte le loro forme.
Articolo 5
Nessuno sarà sottoposto a tortura né a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
Articolo 6
Ognuno ha diritto al riconoscimento della propria personalità giuridica, in ogni luogo.
Articolo 7
Tutti sono uguali di fronte alla legge ed hanno diritto - senza distinzione - ad un'eguale protezione contro qualsiasi provocazione ad una simile discriminazione.
Articolo 8
Ogni persona ha diritto ad un ricorso effettivo davanti alle competenti giurisdizioni nazionali contro atti che violano i diritti fondamentali riconosciutile dalla Costituzione o dalla legge.
Articolo 9
Nessuno può arbitrariamente essere arrestato, detenuto né esiliato.
Articolo 10
Ogni persona ha diritto - in piena eguaglianza - a che la sua causa sia ascoltata equamente e pubblicamente da un tribunale indipendente e imparziale, che deciderà sia dei suoi diritti e dei suoi obblighi, sia del fondamento di qualunque accusa in materia penale, rivolta contro di essa.
Articolo 11
1) Ogni persona accusata di un reato è presunta innocente fino a che la sua colpevolezza sia stata legalmente stabilita nel corso di un processo pubblico, in cui tutte le garanzie necessarie alla sua difesa le siano state assicurate;
2) Nessuno verrà condannato per azioni o omissioni, che al momento in cui sono state commesse non costituiscono reato in base al diritto nazionale o internazionale. Parimenti non sarà inflitta alcuna pena più forte di quella che era praticata al momento in cui il reato è stato commesso.
Articolo 12
Nessuno sarà oggetto di ingerenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, né di lesioni al suo onore ed alla sua reputazione. Ogni persona ha diritto alla protezione della legge contro simili ingerenze e lesioni.
Articolo 13
1) Ogni persona ha diritto di circolare liberamente e di scegliere la propria residenza entro i confini di uno Stato;
2) Ogni persona ha diritto di abbandonare qualsiasi paese, compreso il proprio, e di rientrare nel proprio paese.
Articolo 14
1) Di fronte alla persecuzione ogni persona ha diritto di cercare asilo e di beneficiare dell'esilio in altri paesi;
2) Tale diritto non si può invocare in caso di persecuzione realmente fondata su un reato di diritto comune o su azioni contrarie ai principii e agli scopi delle Nazioni Unite.
Articolo 15
1) Ogni individuo ha diritto ad una nazionalità;
2) Nessuno può arbitrariamente venir privato né della propria nazionalità né del diritto di cambiare nazionalità.
Articolo 16
1) Raggiunta l'età nubile, l'uomo e la donna, senza restrizione di sorta per ciò che riguarda la razza, la nazionalità o la religione, hanno diritto di sposarsi e di fondare una famiglia. Hanno pari diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e al momento del suo scioglimento;
2) Il matrimonio non si può concludere che con il pieno e libero consenso dei futuri sposi;
3) La famiglia è l'elemento naturale e fondamentale della società e ha diritto alla protezione della società e dello Stato.
Articolo 17
1) Ogni persona, tanto sola quanto in collettività, ha diritto alla proprietà;
2) Nessuno può arbitrariamente esser privato della sua proprietà.
Articolo 18
Ogni persona ha diritto alla libertà di cambiare religione, come pure di manifestare la propria religione o convinzione sola o in comune, in pubblico o in privato, con l'insegnamento, le pratiche, il culto e la celebrazione dei riti.
Articolo 19
Ogni individuo ha diritto alla libertà d'opinione e d'espressione, il che implica il diritto di non venir disturbato a causa delle proprie opinioni e quello di cercare, ricevere e diffondere con qualunque mezzo di espressione, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee.
Articolo 20
1) Ogni persona ha il diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica;
2) Nessuno può essere costretto a far parte di una associazione.
Articolo 21
1) Ogni persona ha diritto di partecipare alla direzione degli affari pubblici del suo paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente eletti;
2) Ogni persona ha diritto ad accedere, in condizioni di uguaglianza, alle cariche pubbliche del proprio paese;
3) La volontà del popolo è il fondamento dell'autorità dei poteri pubblici; questa volontà dev'essere espressa con elezioni serie, che devono aver luogo periodicamente, a suffragio universale uguale e con voto segreto o seguendo una procedura equivalente, che garantisca la libertà del voto.
Articolo 22
Ogni persona, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale; ha la facoltà di ottenere soddisfazioni dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità e al libero sviluppo della sua personalità, grazie allo sforzo nazionale ed alla cooperazione internazionale, tenuto conto dell'organizzazione e delle risorse dei singoli paesi.
Articolo 23
1) Ogni persona ha diritto al lavoro, alla libera scelta del suo lavoro, a condizioni eque e soddisfacenti di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione;
2) Tutti hanno diritto, senza discriminazione, ad un salario uguale per lavoro uguale;
3) Chi lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente, che assicuri a lui ed alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana e integrata, se opportuno, da ogni altro mezzo di protezione sociale;
4) Ogni persona ha diritto di fondare con altri dei sindacati e affiliarsi a dei sindacati per la difesa dei suoi interessi.
Articolo 24
Ogni persona ha diritto al riposo e allo svago, in particolare ad una ragionevole limitazione della durata del lavoro ed a vacanze periodiche pagate.
Articolo 25
1) Ogni persona ha diritto ad un livello di vita sufficiente ad assicurare la salute e il benessere suo e della sua famiglia, specialmente per quanto concerne l'alimentazione, l'abbigliamento, l'alloggio, le cure mediche e i servizi sociali necessari; ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, di malattia, d'invalidità, di vedovanza, o negli altri casi di perdita dei propri mezzi di sussistenza in seguito a circostanze indipendenti dalla sua volontà;
2) La maternità e l'infanzia hanno diritto ad un aiuto e ad un'assistenza speciali.Tutti i bambini, nati sia nel matrimonio sia fuori del matrimonio, godono della medesima protezione sociale.
Articolo 26
1) Ogni persona ha diritto alla educazione. Essa dev'essere gratuita, almeno per quanto riguarda l'insegnamento elementare e fondamentale. L'insegnamento elementare è obbligatorio. L'insegnamento tecnico e professionale deve essere diffuso. L'accesso agli studi superiori deve essere aperto a tutti, in piena uguaglianza, in base ai meriti;
2) L'educazione deve mirare al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve favorire la comprensione, la tolleranza e l'amicizia tra tutte le Nazioni e tutti i gruppi razziali o religiosi, come pure lo sviluppo delle attività delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace;
3) I genitori hanno in primo luogo il diritto di scegliere il genere di educazione da impartire ai loro figli.
Articolo 27
1) Ogni persona ha il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai benefici che ne risultano;
2) Ognuno ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria o artistica di cui è autore.
Articolo 28
Ogni persona ha diritto a che, sul piano sociale e su quello internazionale, regni un ordine tale che i diritti e le libertà enunciate nella presente Dichiarazione possano trovarvi pieno sviluppo.
Articolo 29
1) L'individuo ha dei doveri nei confronti della comunità, nella quale è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità;
2) Nell'esercizio dei suoi diritti e nel godimento delle sue libertà ognuno è soggetto unicamente alle limitazioni stabilite dalla legge, esclusivamente allo scopo di assicurare il riconoscimento ed il rispetto dei diritti e delle libertà altrui e di soddisfare alle giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica;
3) Tali diritti e libertà non potranno in alcun caso esercitarsi in opposizione agli scopi e ai principi delle Nazioni Unite.
Articolo 30
Nessuna disposizione della presente Dichiarazione può essere interpretata come implicante, per uno Stato, un gruppo o un individuo, un qualsiasi diritto di dedicarsi ad una attività o di compiere un'azione mirante alla distruzione dei diritti e delle libertà qui enunciate.

Mauro Armanino e le nostre responsabilità, non solo in Libia

22 MARZO: RASSEGNA STAMPA



Berlusconi: "I nostri aerei non sparano Mi dispiace per quel accade in Libia"

Il premier a Torino per la presentazione del candidato sindaco del Pdl, Michele Coppola: "Non potevamo non offrire le basi, ma senza Nato valuteremo un comando autonomo. Siamo stati i primi a dare aiuti umanitari"

Torino, 21 marzo 2011 -
 ‘’Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente’’. Lo ha detto, secondo quanto riferiscono i presenti, il premier Silvio Berlusconi durante la cena a sostegno del candidato sindaco a Torino del Pdl Michele Coppola. Poco prima della cena, Berlusconi aveva parlato al telefono con il ministro degli Esteri Franco Frattini; poi riepiloga la posizione italiana: comando delle operazioni alla Nato oppure l’Italia valuterà la possibilità di un comando autonomo delle basi italiane. Berlusconi ha insistito sul fatto che i nostri aerei in Libia non hanno mandato per sparare.
La Francia si è mossa in modo autonomo, noi invece vogliamo un coordinamento della Nato: così il premier avrebbe ribadito la necessità di attenersi alla risoluzione. Il Cavaliere inoltre ha espresso dispiacere per uno stato
amico, come è stata la Libia, ora finita sotto attacco.
Nel pomeriggio, il premier aveva spiegato che "Abbiamo offerto le basi e questo era impossibile non farlo. Abbiamo offerto il pattugliamento dei cieli affinche nel concreto si rispettasse la no fly zone. I nostri aerei non hanno sparato e non spareranno. Sono li' per pattugliamento e per garantire la no fly zone''. Una affermazione che contraddice quanto raccontato dal comandante Mauro Gabetta, pilota e portavoce della base di Trapani: “L’operazione di soppressione delle difese degli avversari condotta dai nostri apparecchi è stata positiva. Gli obiettivi sono stati colpiti. La zona interessata era nei pressi di Bengasi”.
Sempre a Torino, Berlusconi ha poi sottolineato che: "Siamo stati il primo stato ad inviare un'azione umanitaria sul posto con tende per circa 12 mila persone, garantendo vitto e cure mediche necessarie, ma crediamo che anche gli altri Stati debbano fare la loro parte e partecipare attivamente". "Siamo alla ricerca di un sostegno regionale sia dall'Unione Africana, sia dall'Unione araba. Stiamo sollecitando iniziative umanitarie per quanto riguarda le popolazioni civili e i flussi migratori" ha aggiunto il premier, ricordando che dalla Libia "sono già fuggiti quasi 300 mila cittadini, che libici non sono e si sono ritrovati in Tunisia e in Egitto".

Libia: Gheddafi contro i ribelli, uccisi quattro bambini

Precipitato un caccia Usa, salvo il pilota. Forze del rais a Zindam e Misurata. La Turchia: "Il comando passi alla Nato".

Angelo Angeli
Dopo la notte di bombe alleate Gheddafi è passato al contrattacco. Questa mattina le forze armate del rais hanno attaccato i ribelli a Zintan, cittadina che si trova a circa 120 chilometri a sud est della capitale. La notizia è stata data da Al Jazeera, mentre la Bbc riferisce di altri attacchi da terra a Misurata. La città è in ginocchio, senza energia elettrica e acqua da una settimana, mentre i feriti affollano l'ospedale cittadino. I colpi di questa mattina hanno fatto molte vittime tra i civili, testimoni raccointano di almeno 40 morti sotto i colpi dell'artiglieria tra i quali quattro bambini.  

Precipitato aereo Usa

Secondoi il Daily Thelegraph  un caccia statunitense è precipitato dai cieli libici, il pilota è riuscito a mettersi in salvo. Non è chiaro se l'incidente sia stato provocato dalla contraerea libica. 

La Turchia: "Il comando passi alla Nato"

Proisegue intanto la discussione sul futuro dell'intervento militare. Alle polemiche di questi giorni si è aggiunta la Turchia. Il presidente Erdogan si  unito al coro di quanti chiedono che le redini della situazione passino alla Nato, e ha chiesto espressamente chiesto espressamente che gli attacchi vengano coordinati dall'Alleanza e non da un solo stato. 

L'offensiva occidentale

Questa notte gli aeri della coalizione hanno colpito la capitale, Zintan, Misurata, Sirte, Sabha. La tv libica ha parlato di vittime tra i civili, e testimoni raccontano  di bombardamenti decisamente più pesanti rispetto a quelli dei primi tre giorni, che hanno spaventato la popolazione. Ma la coalizione ha confermato che gli obiettivi sono stati e resteranno porti e aeroporti, non insediamenti civili. 
Ieri è stata colpita anche la residenza di Gheddafi a Tripoli, ma il rais è salvo. 

Coalizione in crisi

Ma a tre giorni dal via libera della missione "Odissea all'alba", la coalizione sembra già in crisi. Poco chiari sembrano gli obiettivi ( mentre i caccia britannici bombardavano il quartier generale di Gheddafi gli Usa dichiaravano che il colonnello "non era l'obiettivo"), e gli stati membri della coalizione .
Mentre la Norvegia si sfila dalle operazioni militari, evidentemente poco convinta dalle opacità della missione, tra Francia e Italia è scontro aperto.
Il nodo è l'intervento della Nato, richiesto a gran voce dal governo italiano e che poco convince invece Parigi. A far scoppiare la scintilla sono state le parole del ministro degli Esteri Frattini, che senza l'intervento dell'Alleanza atlantica ha minacciato di riprendere il controllo delle basi italiane. "Se la Nato non assumerà a breve il coordinamento delle operazioni militari in Libia - ha dichiarato - se ci fosse una moltiplicazione dei comandi, dovremo studiare un modo perché l'Italia assuma la responsabilità del controllo delle proprie basi".

La replica francese 

"La Francia applica pienamente e unicamente la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, che corrisponde anche alla visione della diplomazia italiana": ha replicato piccato il generale francese Philippe Ponthies, portavoce del ministero francese della Difesa.

La Gran Bretagna appoggia l'Italia 

Intanto anche la Gran Bretagna, che avrebbe dovuto prendere il comando delle operazioni assieme alla Francia si è defilata appoggiando le richieste dell'Italia: "Con il tempo vogliamo che il comando e il controllo dell'operazione passi alla Nato", ha detto il primo ministro David Cameron. Anche il Belgio è favorevole a questa opzione, mentre la Germania continua a sostenere la contrarietà a tutta l'operazione.

Berlusconi: "Addolorato per Gheddafi"

In serata è intervenuto anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. "Il comando dell'operazione deve tornare alla Nato": ha detto il premier. Aggiungendo sul nostro intervento: "I nostri aerei non hanno sparato e non spareranno". In serata il premier è tornato sull'argomento e durante una cena a sostegno del candidato Pdl a sindaco di Torino ha dichiarato: "Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente".

Obama: "Via Gheddafi"

Anche gli Usa non sembrano avere le idee chiarissime in questo momento. "Muammar Gheddafi deve lasciare il potere": ha ribadito Barack Obama nel corso di una conferenza stampa tenuta a Santiago del Cile, dove il presidente degli Stati Uniti è in visita ufficiale. Ma gli americano hanno sempre sostenuto che non vogliono appoggiare tout court la ribellione anti rais, e che non vogliono rovesciare il regime. 

La Nato decide domani

La Nato dovrà quindi chiarire più di un punto. Ma per ora, dall'Alleanza Atlantica non arriva nessuna notizia. La decisione attesa per oggi sull'accordo tra i 28 alleati e sulle modalità e i ruoli della missione militare internazionale in Libia, non arriva. "Le discussioni di oggi non sono concluse e proseguiranno domani": ha riferito ieri una fonte dell'Alleanza. Lo scoglio più grande sarebbe proprio la contrarietà francese a cedere la catena di comando della missione.



Giallo sulla morte di Khamis Gheddafi 


Intanto è giallo sulla presunta morte di uno dei figli di Gheddafi, Khamis (nella foto), a capo delle forze che hanno assalito Misurata.
Khamis sarebbe deceduto ieri a Tripoli secondo quanto ha annunciato il sito dell'opposikzione libica al-Manara, morto per le ferite riportate nei giorni scorsi quando un pilota dell'aviazione libica passato con l'opposizione. Avrebbe aperto il fuoco contro di lui nei pressi della caserma di Bab al-Aziziya, nel centro di Tripoli.
La notizia è stata però smentita dal governo libico.


Disutrutta la residenza di Gheddafi

Un edificio amministrativo situato nel complesso di Bab el Aziziya a Tripoli, la residenza di Gheddafi, è stato totalmente distrutto, ieri sera, da un missile. L'edificio sorgeva ad appena una cinquantina di metri dalla tenda dove il colonnello è solito ricevere gli ospiti importanti.
Alcuni giornalisti stranieri sono stati portati sul posto e un portavoce del governo di Tripoli ha spiegato che l'edificio era adibito a funzioni amministrative.
A colpirlo, ha aggiunto, è stato un missile.


Le notizie di ieri: caccia ancora in azione su Tripoli

I caccia della coalizione sono nuovamente in azione su Tripoli e Gheddafi ha deciso di usare la contraerea per un fuoco di sbarramento.
Nel buio della notte della capitale libica si vedono partire i traccianti dei colpi. L'effetto è impressionante.
A quanto pare i raid degli aerei investono da vicino il bunker in cui si è rifugiato Gheddafi.
Le forze fedeli a Gheddafi sono entrate, nel corso della giornata, nella città insorta di Misurata, 200 km a Est di Tripoli, dove sono in corso combattimenti, e hanno bloccato il porto cittadino con le loro imbarcazioni, fermando gli approvvigionamenti: lo dicono testimoni residenti. 
 

Il leader libico: "Italia traditrice"

"L'Italia ha tradito la Libia e il suo popolo": lo ha detto oggi il colonnello Muammar Gheddafi durante il suo messaggio alla tv di Stato libica. "Italia, sei traditrice", ha affermato Gheddafi, che ha esplicitamente accusato di tradimento anche la Gran Bretagna, la Francia e gli Stati Uniti. Il governo libico ha cominciato intanto a distribuire armi a più di un milione di persone, secondo l'agenzia libica Jana citando fonti della Difesa di Tripoli.

Napolitano: "Non siamo in guerra"

"Non siamo entrati in guerra. Siamo impegnati in una operazione autorizzata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu", ha detto il presidente Napolitano parlando delle operazioni in Libia.
Il capo dello Stato ha ricordato che la Carta delle Nazioni Unite prevede anche azioni delle forze armate "volte anche a reprimere le violazioni della pace".
'"In Libia - conclude Napolitano - abbiamo avuto una repressione forsennata e violenta rivolta contro la stessa popolazione libica da parte del governo e del suo leader Gheddafi". E questo giustificherebbe l'intervento italiano assieme alla coalizione alleata.  



L'Italia congela i beni del rais


L'Italia, in attuazione della risoluzione 1973 approvata il 17 marzo dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ha congelato i beni di Gheddafi o di entità libiche per 6-7 miliardi di euro. Lo ha reso noto il rappresentante permanente italiano presso le Nazioni Unite, ambasciatore Cesare Maria Ragaglini. La cifra è "soggetta ad ulteriori verifiche da parte del Comitato di Sicurezza finanziaria". 

 

La Russa: 8 aerei a disposizione


"Siamo a disposizione per un'evacuazione del personale del rimorchiatore bloccato in Libia con ogni strumento possibile": ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervenendo a "In 1/2 h" su Rai 3.
"Abbiamo saputo oggi del rimorchiatore - ha aggiunto il ministro -. E' rientrato volontariamente in porto per rifornimento e lì gli è stato impedito di ripartire. E' una situazione delicata che la Capitanerie e la Farnesina stanno seguendo. Quando e se ce lo chiederanno interverremo, ma non dipende solo dalla Difesa".
"Ieri sera intorno alle ore 23 - ha detto ancora La Russa - abbiamo avuto richiesta formale di assetti da parte di altri Paesi e dalle 23,59 abbiamo dato la disponibilità di 8 aerei: 4 caccia e 4 Tornado in grado di neutralizzare radar.Gli aerei italiani potranno essere impiegati dal comando della Coalizione in ogni momento".
Gli otto aerei italiani messi a disposizione dall'Italia per le operazioni in Libia "si aggiungono agli altri assetti forniti da tutte le altre nazioni che partecipano e da oggi compiranno le oro azioni sotto un unico comando, che è a Napoli". 

 

L'aeroporto di Trapani chiude al traffico civile


L'aeroporto Birgi di Trapani verrà chiuso al traffico aereo civile a causa delle operazioni dell'aeronautica militare che riguardano la Libia.
I voli saranno dirottati su altri aeroporti. Lo confermano all'Agenzia Ansa fonti dell'Enac.

I francesi hanno ripreso le incursioni

Le incursioni aeree delle forze francesi sono riprese, questa mattina, nei cieli della Libia.
L'intervento delle forze di Parigi era cominciato ieri con il sorvolo del territorio libico da parte di caccia Rafale e Mirage 2000, che hanno distrutto diversi blindati delle forze di Gheddafi.
In serata, le forze americane e inglesi hanno dato il cambio, con i primi raid aerei britannici e il lancio di missili da crociera dalle navi e dai sottomarini americani al largo della Libia.
Attacchi dal cielo e dal mare, piogge di missili sulle coste libiche per costringere Muammar Gheddafi a cessare il fuoco e a porre fine alle violenze contro i civili. L'operazione Odissey Dawn della coalizione internazionale è entrata nel secondo giorno con notizie di un bombardamento su Tripoli, dopo che ieri aerei francesi avevano colpito nella regione di Bengasi e almeno 110 missili Cruise erano stati lanciati da Usa e Gran Bretagna.
La capitale libica brucia in diverse zone. Gheddafi ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell'Onu e ha definito, nell'ennesimo comizio tv, "barbari e terroristi" gli attaccanti.
"Il Mediterraneo è diventato un campo di battaglia  Attaccherò obiettivi civili e militari". Tripoli ha annunciato che non coopererà più nella lotta all'immigrazione clandestina.

Gli Stealth colpiscono una base aerea

Un aeroporto libico è stato attaccato da aerei invisibili ai radar (Stealth) statunitensi. Lo ha detto la Cbs, tv Usa, che ha annunciato che tre bombardieri Stealth B-2 Spirit hanno lanciato 40 bombe contro una base aerea libica. 
 

 

 

 

 

 

 

Bloccato un rimorchiatore italiano


L'equipaggio di un rimorchiatore d'altura italiano è stato trattenuto nel porto di Tripoli da uomini armati: lo apprende l'Agenzia Ansa da fonti qualificate, secondo le quali le persone a bordo sono 8 italiani, 2 indiani e un ucraino.
I fatti, secondo le poche informazioni disponibili, si sarebbero verificati ieri pomeriggio, quando il rimorchiatore stava sbarcando a Tripoli dei lavoratori libici.
Alcuni uomini armati, tra cui uno che si sarebbe qualificato come il comandante del porto, hanno fermato l'equipaggio, impedendo al rimorchiatore di ripartire.
Gli italiani e gli altri membri dell'equipaggio si troverebbero tuttora a bordo. 

 

Odissey Dawn è scattata nella notte

Si chiama "Odissea all'alba" l'operazione già partita nella notte per distruggere la contraerea libica. Lo annuncia il Pentagono.
Alla missione partecipa una coalizione di cinque paesi: oltre agli Usa, coinvolti Gran Bretagna, Francia, Italia e Canada.
La coalizione, che è pronta a colpire le difese aeree libiche, in particolare quelle intorno a Tripoli e Misurata, ha circa 25 navi e sottomarini nel Mediterraneo e alcuni di essi sono molto vicini alle coste libiche.
La tv di Stato libica ha annunciato intanto che sono stati bombardati obiettivi civili.

Gheddafi torna in tv: "Reagiremo"

Gheddafi non resta a guardare. Il colonnello torna a parlare in tv e contro quella che definisce "un'aggressione coloniale" minaccia di attaccare "obiettivi civili e militari" nel Mediterraneo.
Il rais ha anche annunciato che "i depositi di armi sono stati aperti" per consentire al popolo di difendere la Libia.

Missili Tomahawak dai sottomarini

Dopo che nel pomeriggio hanno aperto il fuoco gli aerei francesi, secondo le ultime notizie missili Tomahawk sono partiti ora contro la Libia dai sottomarini americani e inglesi. Lo riferisce la Bbc citando fonti del Pentagano.


L’Italia smentisce: nessun aereo italiano in Libia

L'emittente "Al-Arabiya" ha riferito che aerei italiani hanno avviato una "missione di sorveglianza" sulla Libia, dopo l'inizio delle operazioni di ricognizione dei caccia francesi che ha portato al primo raid sul paese nordafricano. Ma fonti della Difesa italiana, interpellate dall'Adnkronos, non confermano quanto riferito dall'emittente.

La decisione presa nel vertice di Parigi

Il vertice di Parigi ha deciso: la Libia sarà attaccata militarmente.
L'annuncio arriva  da Sarkozy: abbiamo deciso - ha detto il presidente francese - di mettere in atto tutte le iniziative, anche militari, per far rispettare la risoluzione dell'Onu.
All'azione militare non parteciperà la Germania; mentre l'Italia - per ora - metterà a disposizione le basi militari.
I caccia francesi "Rafale" sono stati i primi a partire. Sono decollati dalla loro base di Saint-Dizier, nella Francia orientale.
Gli aerei militari americani saranno impiegati in un secondo momento; ma secondo il Washington Post navi Usa nel mediterraneo sono già pronte a bombardare la contraerea libica.

La Francia apre il fuoco: distrutti carri armati

L'aviazione francese apre il fuoco per la prima volta.
Abbiamo distrutto in Libia "alcuni carri armati e veicoli blindati": ha annunciato un funzionario del ministero della Difesa a Parigi.
Srcondo Al Jazeera, sono stati distrutti dalla Francia quattro carri armati appartenenti alle truppe del colonnello Muammar Gheddafi.
I raid aerei francesi contro la Libia sono iniziati alle 17,45 di oggi e sono concentrati su una zona compresa entro un raggio di 100-150 chilometri da Bengasi. Lo ha reso noto il ministero della Difesa francese, precisando che gli aerei francesi che prendono parte al raid sono una ventina.

Berlusconi: "Per ora mettiamo a disposizione le basi"

L'Italia - ha spiegato il premier Berlusconi - per ora ha fornito le basi militari alla coalizione. "Vedremo in seguito - ha spiegato - se partecipare ai raid".
Il presidente del Consiglio ha poi aggiunto che i missili libici non possono raggiungere l'Italia.
Al momento undici Tornado della Frecce rosse della forza aerea britannica sono atterrati nella base militare a Cipro. Gli aerei sono partiti dalla base del Lincolnshire e sono arrivati in quella di Akrotiri.

Aerei italiani pronti a Tripoli

Pronta a intervenira anche l'aeronautica militare italiana. A Trapani sono già arrivati i Tornado Ecr del 50° stormo di Piacenza specializzati nella guerra elettronica e i Tornado Eds cacciabombadieri del 6° stormo di Ghedi, più gli Eurofighetr del 4° stormo di Grosseto.
Sono presenti inoltre i velivoli da ricognizione Awacs e numerosi Tanker, i velivoli per il rifornimento in volo.
Sembra poi che le operazioni per la "no fly zone" saranno dirette dagli Usa a Napoli.

La Germania non partecipa

La Germania ha deciso invece di non partecipare all'azione militare, lo ha annunciato la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Il vertice a Parigi: individuati 15 obiettivi

Le prima notizie dal vertice di Parigi - dove si sono riuniti i leader americani, europei ed arabi - davano ormai per certo l'attacco alla Libia. Previsto tra le 15 e le 16.
A bombardare per primi sembrano essere Gran Bretagna, Francia, Norvegia e Canada. In seconda battuta Usa e Paesi arabi.
L'azione militare potrebbe cominciare con un bombardamento di missili Cruise per neutralizzare le difese aeree libiche, bombardamenti ravvicinati delle piste di decollo. Ci sarebbero circa 15 obiettivi già individuati tra aerei ed elicotteri, centri di comando, installazioni radar e batterie di difesa anti aerea.
La forza aerea di Gheddafi conta su circa 400 velivoli, in prevalenza Mig di fabbricazione russa, ma solo 20 o 30 sono considerati operativi.
Presente all'Eliseo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi; mentre nessun rappresentante dell'Unione africana figura nella lista dei partecipanti, come ci si apettava fino a oggi.
Gli Stati Uniti hanno sottolineato che Gheddafi sta violando una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che gli ha ordinato un cessate il fuoco immediato. Ieri sera infatti Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e paesi arabi hanno inviato a Gheddafi un ultimatum per cessare ''immediatamente'' tutti gli attacchi contro il suo popolo.

Minacce a Londra e Parigi: "Vi pentirete"

In una lettera indirizzata a Nicolas Sarkozy e a James Cameron, Gheddafi ha minacciato il presidente francese e il premier britannico, spiegando che le potenze occidentali non hanno diritto di intervenire in Libia e che "si pentiranno" della loro ingerenza.
Secondo quanto detto dal portavoce del governo libico, Mussa Ibrahim, la lettera, oltre che ai leader francese e britannico, è indirizzata anche al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon.
Nella missiva Gheddafi scrive che ogni azione militare contro la Libia sarebbe una "un'ingiustizia, una chiara aggressione".
"Ve ne pentirete se interverrete nei nostri affari interni": scrive inoltre il colonnello. "La Libia non è vostra...Questo è il nostro paese, non è il vostro paese". In un'altra lettera inviata a Barack Obama, il leader libico scrive: "Tutto il popolo libico è dalla mia parte, tutti sono pronti a morire per me, io qui sto combattendo contro Al Qaeda, cosa pensa di fare?".

 







Ultimo aggiornamento: 22/03/11



Libia, abitante Misurata: forze Gheddafi sparano, uccisi 4 bimbi

martedì 22 marzo 2011 11:13









ALGERI (Reuters) - Le forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi hanno aperto il fuoco nella città di Misurata, controllata dai ribelli, uccidendo tra l'altro quattro bambini morti dopo che l'auto su cui viaggiavano è stata colpita. E' quanto ha detto a Reuters oggi un abitante del posto.
"La situazione è davvero drammatica. I carri armati hanno cominciato a sparare in città stamani", ha raccontato a Reuters Mohammed, parlando al telefono dall'ospedale della città.
"Anche i cecchini stanno prendendo parte all'operazione. E' stata distrutta un'auto e sono morti quattro bambini che erano a bordo, il più grande aveva 13 anni", ha detto ancora.
-- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia



BOMBE SUL BUNKER DEL RAIS. L'EX DIPLOMATICO LIBICO ALL'ONU: «GHEDDAFI VIVE COME TOPO IN TANA»

Notte di raid. E Gheddafi attacca i ribelli
Precipita un F15 americano, salvi i piloti

Colpiti obiettivi a Tripoli e Sirte. Le truppe del Colonnello puntano su Zintan e Misurata. Arrestati tre giornalisti

Una manifestazione a sostegno di Gheddafi (Ansa)
MILANO - Mentre la diplomazia internazionale continua a discutere sull'evoluzione della crisi libica, con l'Italia che chiede con forza il passaggio alla Nato del comando delle operazioni, la Libia è uscita dalla terza notte consecutiva di bombardamenti aerei. E in mattinata le forze fedeli a Gheddafi hanno sferrato un nuovo attacco contro le posizioni degli insorti a Zintan, cittadina a 120 chilometri a sud-est di Tripoli, attaccata con armi pesanti, secondo quanto riferito dalla tv araba Al Jazeera. E altri attacchi sono stati riferiti dalla Bbc nella città di Misurata, dove testimoni citati dalle tv parlano di tank in azione. Tra le vittime di questi ultimi ci sarebbero anche quattro bambini, uccisi da un colpo sparato da un carroarmato che ha centrato l'auto su cui viaggiavano. Un portavoce dei ribelli ha parlato di un bilancio parziale di 40 vittime e di almeno un centinaio di feriti: «Le brigate di Gheddafi continuano a sparare - ha spiegato alla tv araba Al Arabiya - ed usano i civili come scudi umani».
L'F15 PRECIPITATO - C'è poi la segnalazione del Daily Telegraph di un aereo da guerra americano, un F-15E Eagle, precipitato, sembra per un guasto. Uno dei due piloti, riuscito a catapultarsi fuori dal velivolo, è stato poi salvato dai ribelli; l'altro è stato recuperato nei minuti successivi da forze della coalizione. La notizia è stata data da un corrispondente del quotidiano in Libia ed è poi stata confermata anche dall'Africa Command, il comando militare Usa delle operazioni in Libia, che ha parlato di «avaria tenica».
Il bunker di Gheddafi nel mirino
I RAID NOTTURNI - Nel mirino dei raid aerei condotti durante la notte erano finiti soprattutto obiettivi legati alla difesa aerea libica a Tripoli e Sirte. Si sono uditi colpi di contraerea seguiti da esplosioni anche a Bab al-Aziziya, la zona in cui si trova anche il bunker di Gheddafi, colpita la notte prima da alcuni missili, che hanno distrutto un edificio che ospitava un centro di «comando e controllo» delle forze libiche. La televisione di Stato libica ha accusato la Danimarca dell'attacco di domenica, da cui gli Usa avevano preso le distanze spiegando di non avere tra gli obiettivi l'eliminazione del Colonnello (di cui si auspica tuttavia l'abbandono del potere, spontaneamente o sulla base delle spinte da parte della popolazione libica). «L'offensiva contro Bab al-Aziziya è stata comandata dalla Danimarca», ha riferito l'emittente, leggendo un comunicato in inglese, citato dalla Bbc.
SCUDI UMANI VOLONTARI E NO - Proprio attorno all'area in cui risiede il Rais si stanno alternando alcuni sostenitori che si sono resi disponibili a fare da scudi umani per indurre gli aerei della coalizione a non sganciare bombe. Ma si parla anche di civili costretti a radunarsi nei pressi degli obiettivi a rischio contro la loro volontà. Non solo: anche i giornalisti stranieri verrebbero utilizzati allo scopo. Il Times di Londra rivela che un attacco è stato annullato dopo che alcuni reporter sono stati condotti nella zona del bunker del rais apparentemente con lo scopo di far constatare loro la situazione. Manifestazioni a sostegno di Gheddafi, in ogni caso, si susseguono quotidianamente nella capitale.
GLI ALTRI OBIETTIVI - I raid della coalizione internazionale hanno colpito anche una base navale situata 10 chilometri a est della capitale, dove sarebbe scoppiato un incendio, secondo quanto riferito da diversi testimoni. Le forze armate statunitensi hanno invece annunciato di avere lanciato 20 missili Tomahawk nelle ultime 12 ore. Complessivamente sono 159 i missili Tomahawks lanciati da Stati Uniti e Regno Unito nell'ambito dell'operazione militare avviata sabato scorso dalla coalizione internazionale.
«ROVESCIARE GHEDDAFI» - Sul fronte politico, intanto, arriva la netta presa di posizione diIbrahim Dabashi, numero due della missione libica all'Onu e tra i primi a defezionare già all'inizio della rivolta, intervistato a New York dal Tg3: secondo il diplomatico, la prima cosa da fare in Libia è «delegittimare il regime di Gheddafi e ottenere il riconoscimento del consiglio di transizione nazionale quale unico rappresentante del popolo libico». Dabashi ha confermato l'esistenza di un «coordinamento tra la coalizione e la gente a Bengasi, specialmente tra i comandi militari», ma anche a New York dove «siamo in contatto con i paesi coinvolti nel bombardamento». Dabashi, ora passato dall'altra parte, ha comunque fatto parte dell'establishment e il rais lo conosce bene: «Gheddafi vive come un topo che costruisce tane sotterranee. E sempre, anche quando sta a casa sua, la sua priorità è di avere a disposizione vie di fuga verso l'esterno da dove fuggire quando è in pericolo. Ma alla fine non potrà scappare, finirà nelle nostre mani o verrà ucciso».
«MA DECIDANO I LIBICI» - Una replica indiretta a Dabashi arriva da Amr Moussa, segretario generale della Lega Araba: «Resto dell'idea che sia giusto impedire che vengano uccisi i civili e che a decidere la permanenza al potere di Muammar Gheddafi debba essere il popolo libico e non altri - ha detto al quotidiano arabo Al Hayat -. Il nostro non è stato un passo indietro, vogliamo proteggere i civili libici e lasciare loro la libertà di scelta, ma al contempo non vogliamo che vengano attaccati. Per questo vogliamo la no-fly-zone e l'applicazione delle risoluzioni dell'Onu».
LA MISSIONE DEI TORNADO - Intanto l'Aeronautica italiana comunica che si sono concluse «positivamente» le «missioni di "accecamento"» dei siti radar libici condotte dai Tornado Ecr di stanza a Trapani. «Il positivo esito di una missione Sead (acronimo che sta per soppressione dei sistemi di difesa aerea, ndr) può essere di fatto conseguito anche in funzione di deterrenza, quando nell'ambito di un'operazione aerea complessa non viene rilevata la necessità di utilizzare l`armamento in dotazione al velivolo in quanto i sistemi radar presenti sul territorio ostile vengono appositamente spenti per non essere localizzati e successivamente colpiti, ha spiegato l'Aeronauitica italiana. «Ciò rende di fatto inoffensivi, come accaduto in queste prime missioni dei Tornado italiani, i sistemi di difesa aerea».

GIORNALISTI ARRESTATI - Mentre lunedì il New York Times ha annunciato il rilascio dei quattro suoi giornalisti fermati la scorsa settiamna, arriva oggi la notizia della formalizzazione dell'arresto di due reporter dell'agenzia France Presse e un fotografo della Getty Images, fermati il 19 marzo nella zona di Tobruk. La conferma è arrivata dal loro autista. I giornalisti dell'Afp sono Dave Clark (britannico) et Roberto Schmidt (con doppio passaporto colombiano e tedesco) e il corrispondente americano di Getty Joe Raedle . L'autista, Mohammed Hamed, tornato domenica sera a Tobruk ha spiegato di aver preso a bordo i tre uomini venerdì mattina a Tobruk, città controllata dai ribelli, per accompagnarli sulla strada che porta a Ajdabiya. A poche decine di chilometri da Ajdabiya la loro auto ha incrociato una colonna di mezzi militari libici che li ha costretti a fermarsi. Fatti scendere sotto la minaccia delle armi i tre hanno cercato di spiegare di essere giornalisti (Dave Clark, gridava «sahafa, sahafa» (stampa, stampa), racconta l'autista). I tre giornalisti sono quindi stati fatti salire su un mezzo militare e portati via verso una destinazione sconosciuta.
Redazione Online22 marzo 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA



Frattini: senza Nato comando nazionale separato - Obama: noi garanti

Il decollo di due Tornado impegnati nei raid sul territorio libico (Ap)
Il terzo giorno dell'Odissea all'alba, operazione contro il regime libico legittimata da una risoluzione Onu, è contrassegnato dallo scontro fra Italia e Francia. Il ministro degli Esteri Frattini contesta a Parigi di dare un'interpretazione troppo ampia del mandato della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza Onu. La replica: «La Francia applica pienamente e unicamente la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, che corrisponde anche alla visione della diplomazia italiana» ha detto il generale Philippe Ponthies, portavoce del ministero francese della Difesa sul possibile ripensamento italiano delle basi date alla Nato. Lo stesso Ponthies, rispondendo a una precisa domanda dell'Ansa a Parigi, ha affermato: «Per il momento, la Nato non ha alcun ruolo in questa vicenda».
Poco dopo le 19,30 ha parlato anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: «Il comando delle operazioni torni alla Nato, il coordinamento sia diverso da quello deciso finora», ha detto il premier. Poi ha aggiunto: «Stiamo vivendo momenti particolari e in queste ore abbiamo dovuto ancora una volta sottolineare che per noi sono condizioni essenziali la chiara definizione degli obiettivi della missione in Libia nell'ambito della risoluzione Onu, limitati a no fly zone, embargo e protezione dei civili».

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L'irritazione nei confronti della Francia
Frattini ha lanciato un chiaro avvertimento ai partner della coalizione internazionale che sta attuando su mandato Onu la no fly zone sulla Libia: le operazioni, ha detto alla fine del Consiglio relazioni esterne dell'Ue di Bruxelles, dovranno essere sotto comando e controllo Nato, altrimenti l'Italia potrebbe riservarsi l'uso delle proprie basi solo per operazioni a comando condiviso. «È la Nato che deve prendere il comando: per condividere responsabilità gravi e metterle in comune, ognuno deve sapere ciò che fanno gli altri. L'Alleanza ha l'esperienza e la responsabilità, e quello dell'Europa e del Mediterraneo è il suo teatro classico» ha detto il ministro. Il titolare della Farnesina ha aggiunto: «Dovremo trovare un modo affinché, se vi fosse una moltiplicazione dei comandi, l'Italia possa assumere la responsabilità del controllo sul proprio comando, ma non sarebbe una soluzione utile». La posizione di Frattini ricalca la dichiarazione del primo ministro britannico David Cameron: «Adesso la coalizione sta operando sotto il comando americano, poi passerà alla Nato», ha precisato da Londra. Il ministro degli esteri italiano, in una nota della Farnesina uscita in serata, ha detto che se non fosse raggiunto un accordo per il passaggio del comando delle operazioni in Libia alla Nato, l'Italia considererebbe l'idea di istituire un proprio comando nazionale separato per gestire le attività di comando e controllo di tutte quelle operazioni militari, in applicazione della Risoluzione 1973, che prevedono l'uso delle sette basi che il nostro paese ha messo a disposizione per la missione in questione.
In azione i Tornado italiani
Nel pomeriggio il primo di tre aerei Tornado italiani è decollato dalla base dell'aeronautica di Trapani. È uno dei mezzi italiani messi a disposizione della coalizione che sta svolgendo le operazioni militari sulla Libia, cioè otto caccia, tra cui quattro Tornado Ecr per la neutralizzazione delle difese aeree nemiche e quattro intercettori F-16. Intanto, le forze fedeli a Gheddafi hanno sparato sulla folla a Misurata. Almeno nove persone sono rimaste uccise, secondo gli abitanti della città in mano agli insorti.
Raid aerei sul bunker di Gheddafi
L'obiettivo più importante colpito nella seconda notte di raid aerei e bombardamenti sulla Libia per l'operazione Odissea all'Alba è stato un edificio della residenza-bunker di Muammar Gheddafi a Bab-al-Azizia, a sud di Tripoli, in cui si ritiene vi fosse il centro di comando e controllo delle forze libiche. Inoltre, pare che Khamis Gheddafi, figlio del colonnello Muammar, sarebbe morto domenica a Tripoli: a dirlo è il sito dell'opposizione libica al-Manara, per il quale Khamis sarebbe morto per le ferite riportate nei giorni scorsi quando un pilota dell'aviazione libica passato con l'opposizione avrebbe aperto il fuoco contro di lui vicino alla caserma di Bab al-Aziziya. La notizia non è stata ancora confermata, anche se al-Manara assicura che le proprie fonti «affidabili e di fiducia, confermano la morte» di Khamis Gheddafi.
Tripoli: Misurata libera dai Ribelli
Almeno 40 morti e 300 feriti sono il bilancio dell'attacco delle forze armate di
Muammar Gheddafi contro Misurata, nel terzo giorno di raid aerei della coalizione occidentale. Un portavoce dei ribelli ha riferito che i lealisti avevano organizzato in città un corteo a favore del Colonello e che mentre si stava svolgendo una contromanifestazione le forze di Gheddafi hanno aperto il fuoco. In serata il regime libico ha detto di aver preso il controllo della città.
La situazione degli scontri
Nella serata di domenica c'è stata anche la prima missione di caccia italiani al fianco dei jet Usa, britannici e francesi. Poco dopo le 20 sono decollati i primi Tornado dalla base di Trapani Birgi, sede del 37esimo stormo dell'Aeronautica militare. Sei in tutto sei gli aerei italiani impiegati che hanno completato la missione alle 22.30. A Bengasi, secondo testimonianze raccolte dalla Bbc, nella tarda serata sono proseguiti gli attacchi con granate, colpi di mortaio e artiglieria leggera. Intanto questa mattina sono partiti altri aerei francesi verso la Libia e non cessano i 
combattimentisul terreno, nonostante il secondo cessate il fuoco annunciato da Tripoli. Le forze governative libiche che sabato scorso hanno attaccato Bengasi avrebbero ripiegato oggi fino ad Ajdabiya, 160 chilometri a sud. Centinaia di ribelli si sono radunati questa mattina ad alcuni chilometri da Ajdabiya, dove mancano acqua e sono saltate le linee di comunicazione. I ribelli sono armati di batterie antiaeree e di alcuni razzi Katiusha, ma non sanno quale strategia adottare, per il timore di colpire i civili. «Chiediamo più raid aerei. Vogliamo che bombardino i suoi aeroporti e i suoi carri armati. Anche se dobbiamo morire, entreremo oggi ad Ajdabiya», ha dichiarato un combattente.
La Russa: abbiamo messo in conto il rischio della ritorsione di Gheddafi 
Il «rischio» di possibili ritorsioni di Muammar Gheddafi 
contro l'Italia, per la sua partecipazione alla coalizione occidentale contro il regime di Tripoli, «è stato messo in conto, anche se abbiamo notizie, che ritengo esatte, sulla inadeguatezza delle armi libiche a colpire il territorio italiano»: lo ha detto stamattina il ministro della Difesa Ignazio La Russa durante una telefonata con Maurizio Belpietro alla trasmissione "Mattino Cinque". «Il rischio c'è ma non sarebbe stato minore se non avessimo partecipato all'operazione, a meno che non ci fossimo schierati nettamente contro tutta la comunità internazionale, non mettendo a disposizione le nostre basi», ha aggiunto La Russa. Riguardo all'annuncio del cessate il fuoco da parte del regime di Gheddafi, La Russa ha sottolineato di non aver potuto ancora verificare, anche se l'obiettivo di una no fly zone è stato «largamente realizzato» anche con il contributo dei Tornado italiani e «oggi potrebbe essere completata l'opera». Lo stesso ministro non ha voluto, però, rivelare se i nostri aerei hanno sganciato bombe sugli obiettivi rimandando l'informazione, se potrà essere rivelata, agli Stati Maggiori.
Cresce il riserbo sulle operazioni in partenza da Trapani-Birgi
Cresce il riserbo sulle operazioni che potrebbero essere condotte nella 
base militare di Trapani-Birgi nell'ambito dell'operazione «Odyssey dawn». Dalle poche notizie che trapelano nella base che ospita il 37/mo Stormo dell'Aeronautica militare, i dati certi sono che in giornata atterreranno altri due Euro Fighter che si aggiungeranno ai quattro già arrivati ieri. Inoltre si alzeranno in volo gli F-16 e gli elicotteri per «normali operazioni di addestramento». La segretezza sulle operazioni, sostengono alla base, nasce per garantire la riuscita della missione e la sicurezza dei piloti. I velivoli F-16 e Euro Fighter possono essere impiegati nell'ambito di operazioni aeree complesse per garantire la difesa degli altri velivoli impiegati nella missione contro eventuali aerei ostili. A Trapani-Birgi rimangono schierati i Tornado che ieri sono stati inviati in Libia per distruggere le controaeree avversarie.






Razzi su Gheddafi - Libia e Francia, Italia e ...Sarkozy come Napoleone




Per la Libia, Italia e Francia sono ai ferri corti, esattamente è in discussione la politica estera di Sarkozy, con il suo rigurgito tardo colonialista, con la sua interpretazione dell'intervento sotto il mandato dell'Onu: infatti si chiede che il comando militare passi alla Nato e non direttamente alla Francia.
Si vede che il presidente francese deve cercare un nemico esterno per giustificare le sue sconfitte politiche interne.
La sua è una presa di posizione antiquata: la Francia ha i muscoli e li usa.
Eppure la Francia ha perso tutte le battaglie dalla II Guerra Mondiale in poi, in Algeria e in Indocina, con il Vietnam.
Alla Francia tutto questo non è bastato e i leader francesi si credono ancora in piena era napoleonica, scordandosi che alla fine pure Napoleone fu sconfitto.
Pubblicato da Arduino.Rossi a 08:01







GUERRA IN LIBIA, REGIME GHEDDAFI: AUMENTANO IMMIGRATI A LAMPEDUSA / Lampedusa: immigrati piu' numerosi degli abitanti






Con la guerra in Libia aumenta immigrazione clandestini dalla Libia a Lampedusa, ultime notizie 21 marzo 2011 - 
Nelle ultime ore sono arrivati a Lampedusa oltre 1.500 immigrati clandestini e l'isola, ormai  ne conta più di 5.000 in totale. Se gli sbarchi a Lampedusa continuano ormai senza sosta, i barconi con gli immigrati clandestini arrivano ormai anche sulle coste di Catania. Due imbarcazioni con 100 cittadini libici, (stremati da quanto accade nel loro paese), sono giunte vicino alle coste sicule durante la notte. Un primo barcone si è incagliato nei presti di Riposto e un secondo è stato avvistato al largo di Catania e poi scortato fino al porto della città.

A Lampedusa nella notte sono arrivati 450 immigrati provenienti dalla Libia e di questi 43, sfuggiti ai controlli, sono arrivati a terra e fermati dai carabinieri. Il commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, e il direttore generale Patrizia Ravaioli si sono recati sull'isola per monitorare la difficile situazione dovuta agli immigrati allo sbando senza assistenza e senza un minimo riparo. Ma l'installazione di una tendopoli è ancora a livello di proposta. Gli abitanti dell'isola, esasperati dall'enorme numero degli immigrati  e dalle pessime condizioni sanitarie conseguenti, sono furibondi e non vogliono grandi accampamenti che potrebbero danneggiare irreparabilmente la stagione turistica in arrivo.

Da quanto si può vedere sia gli immigrati che i cittadini di Lampedusa sono stati abbandonati dal governo Berlusconi. Andrebbe, invece, trovata una soluzione che possa garantire una dignitosa accoglienza agli immigrati salvaguardando il turismo dell'isola.
22 marzo 2011 | Autore Marco Del Peschio
Il Presidente degli Stati Uniti d’America,Barack Obama, ha parlato della situazione libica da Santiago del Cile, paese in cui si trova in visita ufficiale: “Stiamo cercando di convincere il colonnello Gheddafi e il suo regime, i suoi soldati, che devono lasciare il potere”.
Parole semplici ma concrete quelle dell’uomo più potente del mondo. L’obiettivo del leader americano, e dei paese alleati, è quello di cacciare via dalla Libia il colonnello Muammar Gheddafi. Lo ha confermato anche il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Mark Toner.
Il presidente Obama ha poi affermato che gli Stati Uniti rispettano in pieno la risoluzione 1973 dell’ONU. Poi, ha aggiunto, che la Nato fornirà un aiuto al coordinamento della prossima fase delle operazioni militari in Libia.
Quello che sta a cuore al Presidente degli States, e al mondo intero, è la minaccia sul piano umanitario che Gheddafi rappresenta per il suo popolo: “abbiamo una vasta gamma di opzioni in aggiunta a quella militare per raggiungere l’obiettivo”.

00.15 - Libia: Ben Ammar, non socio di Gheddafi ma di popolo libico

Martedì 22 Marzo 2011 07:01
Attenzione: apre in una nuova finestra.Roma - L'uomo d'affari Tarak Ben Ammar e' intervenuto in diretta nella puntata dell'Infedele dedicata alla Libia.
Nella conversazione telefonica con Gad Lerner Ammar ha precisato: "Non e' vero che ero socio con la famiglia Gheddafi. Il Fondo Sovrano non appartiene alla famiglia Gheddafi, appartiene al popolo libico e apparterra' sempre al popolo, quando i leader vanno via le istituzioni rimangono. Nessma e' stata la televisione magrebina della liberta' della democrazia, e' stata Nessma sotto il regime di Ben Ali' a fare una trasmissione come l'Infedele di 95 minuti con l'opposizione, la stampa libera a criticare la corruzione e la mancanza di liberta' e democrazia di Ben Ali'".

Libia: generale Usa, Gheddafi non e' obiettivo, non sappiamo dove sia




LUNEDI' 21 MARZO 2011

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York, 21 mar - La missione in Libia non ha come obiettivo il colonnello Muammar Gheddafi, gli Stati Uniti non stanno utilizzando le forze a propria disposizione per localizzarlo e non sanno con esattezza dove si trovi. Lo ha detto il generale Carter Ham, a capo del Comando americano per l'Africa e responsabile delle operazioni militari in Libia, sottolineando che le forze libiche fedeli al regime hanno capacita' operativa limitata e che gli attacchi finora messi in atto dalla coalizione internazionale "hanno avuto un successo significativo nel ridimensionare la contraerea libica". A24

Libia: Gates, errore eliminare Gheddafi

Segretario Difesa Usa: ridurremo presto nostra partecipazione

21 marzo, 19:42
(ANSA) - MOSCA, 21 MAR - Per il segretario di Stato alla Difesa degli Usa, Robert Gates, sarebbe un errore per la coalizione internazionale porsi l'obiettivo di eliminare il colonnello Gheddafi. Da Mosca, Gates annuncia anche che gli Stati Uniti ridurranno presto la loro partecipazione alle operazioni in Libia. Da New York il portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner, ribadisce che 'l'obietto e' l'uscita di scena di Gheddafi' e che l'intervento 'e' per proteggere i civili, non per sostenere l'opposizione'.














Centinaia di militari inglesi in azione da febbraio al fianco dei ribelli

LONDRA - Da fine febbraio centinaia di militari britannici del Sas, lo Special Air Service, sarebbero in azione al fianco dei gruppi ribelli in Libia. Lo rivela il Sunday Mirror, scrivendo che da tre settimane due unità sono impegnate in Libia a preparare l'operazione.
Si tratterebbe di gruppi soprannominati Smash per la loro capacità distruttiva. Il mandato è quello di dar la caccia ai sistemi di lancio di missili terra-aria di Gheddafi (i Sam 5 di fabbricazione russa) in grado di colpire a 400 chilometri di distanza. Affiancati da personale sanitario, ingegneri e segnalatori, gli Smash hanno creato posizioni sul terreno in modo da venire in aiuto in caso in cui jet della coalizione venissero abbattuti.
La loro presenza è stata indirettamente confermata dal domenicale Observer: una delle preoccupazione dei piloti dei Tornado - scrive il giornale - sarebbe quella di non colpire i commilitoni delle forze speciali, operative a Bengasi per aiutare a “illuminare” i bersagli e offrire intelligence sul terreno.
Vent'anni fa la Prima Guerra del Golfo diede allo Special Air Service la possibilità di tornare alle missioni nel deserto, che nel 1941 ne avevano determinato la nascita. La caccia ai missili Scud iracheni fruttò nuova fama e il riconoscimento del generale Norman Schwarzkopf.
Non è la prima volta che le unità d'elite entrano in azione in Libia: a fine febbraio gli uomini del Sas hanno tratto in salvo dipendenti del petrolio bloccati a sud di Bengasi. Più di recente, il Sas è stato al centro di una clamorosa gaffe quando un team diplomatico britannico, assieme al commando mandato per proteggerlo, è finito in stato di arresto presso una base militare controllata dai rivoltosi. I diplomatici erano stati inviati in Libia per stabilire contatti con l'opposizione ma il loro fermo e successiva liberazione aveva smascherato la loro presenza che doveva restare segreta con grave imbarazzo di Hague e del Foreign Office.
Domenica 20 Marzo 2011 - 22:07


Miss Italia Sport, un fallimento
Coni e Mirigliani annullano l'iniziativa

Il comitato e l'organizzazione del concorso rinunciano all'idea di un titolo riservato alle giovani atlete tesserate delle federazioni sportive nazionali. "Difficoltà tecnico-organizzative". Tante le critiche

Miss Italia Sport, un fallimento Coni e Mirigliani annullano l'iniziativa
Federica Pellegrini

ROMA - Miss Italia Sport è morta ancora prima di nascere. Non è stata evidentemente una grande idea, quella del Coni di concerto con l'organizzazione del concorso di bellezza, di istituire un nuovo titolo nell'ambito del concorso, da affiancare a quelli già esistenti di Miss Cinema e Miss Eleganza. Una fascia, insomma, che avrebbe dovuto indossare la più bella fra le giovani atlete tesserate delle Federazioni Sportive Nazionali e delle Discipline Sportive Associate riconosciute dal Comitato Olimpico Nazionale. Oltre alla fascia di Miss Sport, si era parlato anche di Miss Fair Play ma "il Comitato olimpico nazionale e l'organizzazione di Miss Italia, di comune accordo - si legge in un comunicato - hanno deciso di soprassedere all'iniziativa per sopraggiunte difficoltà tecnico-organizzative".

L'idea era venuta a Patrizia Mirigliani, anima del concorso di bellezza, e aveva ottenuto l'apprezzamento del Coni e l'adesione, anche sul piano collaborativo, di Rai Sport, del Comitato Nazionale Fair Play e del Cusi, il Centro Universitario Sportivo Italiano al quale sono iscritti oltre 130 mila giovani. L'accordo tra la Miren - la società che organizza Miss Italia - e il Coni era stato presentato al Foto Italiaco lo scorso 14 marzo. E anche se la Federazione pallavolo si era affrettata a scegliere la sua candidata, la bionda 22enne grossetana Carolina Balsanti, ala destra della Verde Vita Sassari e della Nazionale, non erano state poche le reazioni tutt'altro che entusiastiche.

Fra i primi a commentare 

l'iniziativa, Antonella Bellutti, due ori olimpici nel ciclismo ad Atlanta 1996 e a Sydney 2000. "Abbiamo lottato per svincolare la donna-atleta dai canoni estetici - aveva detto l'ex campionessa - e si corre anche il rischio che le sportive bellissime che vanno in tv vengano considerate più brave di quelle che non vanno in tv. Tutto questo mi sembra una perdita di risorse e una mancanza di rispetto nei confronti di chi, negli anni, ha provato a far sentire una voce diversa". Un commento era arrivato anche da Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, secondo il quale "il nuovo titolo non fa che avallare il modello culturale dominante di 'corpo', asservito al consumo, all'apparenza e al successo, e che sia proprio il Comitato olimpico nazionale a sottoscriverlo - aveva concluso - è molto discutibile".


Libia: è scontro tra Italia e Francia. Berlusconi triste per Gheddafi

09:55 mar 22 marzo 20117 Commenti

Berlusconi-Obama-SarkozyIn queste ore tra Italia e Francia si sta consumando uno scontro diplomatico relativo al comando della missione occidentale inLibia, dove continuano le operazioni militari contro il regime del Colonnello Muammar Gheddafi. Il problema sta nel fatto che l'Italia chiede un ridimensionamento del ruolo di Parigi e un coinvolgimento della Nato. Qualora queste due condizioni non dovessero venir soddisfatte, a quanto pare, il nostro Paese è pronto ad istituire un 'comando separato per le operazioni che partono dalle nostre basi'. A spiegarlo lo stesso ministro degli Esteri Franco Frattini intervistato da Repubblica Tv.
Frattini ha detto che se l'Italia ha accettato in una primissima fase di partecipare alla coalizione dei volenterosi che opera attraverso tre comandi, quello Usa a Napoli Capodichino, quello britannico e quello francese, ora che l'azione urgente è stata superata bisogna tornare 'alla fisiologia, alla regola, che è il coordinamento della Nato'. Aggiungendo che 'la corresponsabilità delle decisioni deve essere garantita'.


TRAPANI BIRGI / 22-03-2011

GUERRA IN LIBIA CONTRO GHEDDAFI / Nato a capo operazioni in Libia. Gheddafi, fuoco sui rivoltosi

Proseguono le operazioni militari in Libia "Odissea all'alba", forze congiunte di Stai Uniti, Francia, Gran Bretagna, Canada e Italia. Obama fa sapere che Lega Araba e Egitto faranno parte della coalizione. Continuano i raid dell'Italia, chiuso aeroporto civile di Trapani Birgi


Guerra in Libia, si susseguono operazioni Italia contro difesa aerea di Gheddafi, ultime notizie Tripoli 22 marzo 2011 - Il coordinamento della missione "Odissea all'alba" passerà nelle mani della Nato. "Anticipiamo che questa transizione avrà luogo in giorni e non in settimane - ha reso noto Obama - Mi aspetto che nei prossimi giorni avremo più informazioni, e il Pentagono fornirà ogni dettaglio della questione agli americani e alla stampa". Il presidente degli Stati Uniti ha anche confermato che Lega Araba ed Egitto entrano a  far parte della coalizione contro Gheddafi. Dall'aeroporto di Trapani Birgi intanto si susseguono i decolli degli aerei militari, le cui missioni restano top secret.

Guerra in Libia, si susseguono operazioni Italia contro difesa aerea di Gheddafi, ultime notizie Tripoli - 
Sono continuati i bombardamenti nella notte in Libia da parte della coalizione. Gli obiettivi delle missioni restano in primo luogo la contraerea libica di Tripoli e Sirte e il bunker dove si trova asserragliato Muammar Gheddafi. I sostenitori di Gheddafi continuano a manifestare l'appoggio al loro leader a Tripoli e alcuni di loro si sono offerti di fare da scudo umano per impedire alla coalizione di colpire gli obiettivi. I Tornado Ecr dell'Aeronautica militare italiana hanno concluso "positivamente" le missioni di "accecamento" dei radar libici. Ricordiamo che la missione italiana si chiama Sead Sead, che significa "soppressione dei sistemi di difesa aerea".
Guerra in Libia, nuovi attacchi aerei e comando operazioni franco-britanniche, ultime notizie Libia - 
Gli Usa rendono noto che sarà un team costituito da Francia e Gran Bretagna a comandare le operazioni della missione in Libia Odissea all'alba. E anche oggi continuano gli attacchi contro la Libia di Gheddafi. I primi raid aerei della giornata sono stati condotti dai francesi. Prende così il via la seconda fase delle operazioni programmate, ossia colpire le forze di rifornimento delle truppe di Muammar Gheddafi. Quest'ultimo, come promesso, sta utilizzando la popolazione civile come scudo umano contro gli attacchi e la Gran Bretagna fa sapere di aver evitato una delle missioni in programma al fine di non colpire i civili. Il Regno Unito ha comunque attaccato lanciando missili Tomahawk da un sommergibile appartenente alla classe Trafalgar.

Guerra in Libia: Odissea all'alba, primo raid aereo Italia, ultime notizie lunedì 21 marzo 2011 -
 E' entrata nel vivo delle operazioni "Odissea all'alba" anche l'Italia. Ieri sera, alle ore 20.00, quattro Tornado Ecr del 50esimo stormo di Piacenza, sei caccia e due Tornado Ids per il rifornimento durante il volo, hanno puntato su Bengasi con l'obiettivo di attaccare le postazioni radar in Libia. La prima missione italiana si è conclusa con successo alle 22 e 10 della sera stessa. I quattro Tornado, con il compito di colpire le difese aeree libiche, hanno l'esclusiva sulla missione "Sead" poiché, come spiega Vincenzo Camporini - ex capo di Stato Maggiore della Difesa - si tratta dei mezzi più indicati "per la neutralizzazione delle difese antiaeree nemiche. Né la Francia né la Gran Bretagna hanno sistemi d'arma comparabili". Ma, sebbene abbia ricevuto notevoli danni, la contraerea di Gheddafi è ancora operativa. Ma oltre al ruolo di attacco elettronico, L'Italia svolge un prezioso compito di monitoraggio per mezzo degli Eurofighters e degli F-16 con il compito di contrastare eventuali attacchi aerei contro le forze della coalizione. Intanto lo scalo aeroportuale di Trapani Birgi e' stato chiuso questa mattina al traffico aereo civile, che si trova a ridosso dell'aeroporto militare.

Guerra in Libia: Odissea all'alba, Francia e Stati Uniti tornano a bombardare Libia, ultime  news 20 marzo 2011 -
 La Francia è tornata a bombardare la Libia e la portaerei nucleare francese è salpata da Tolone. Gli statunitensi annunciano il successo dei raid aerei e l'abbattimento della contraerei libica. Obama si ritiene soddisfatto, ma avverte che questa è soltanto "la prima fase" delle operazioni Odissea all'Alba. Questa mattina il papa Benedetto XVI ha espresso tutta la sua preoccupazione per il popolo libico e la situazione dei migranti sulle coste italiane. A Lampedusa la situazione si riscalda e la popolazione dell'isola si ribella.

Finita la fase preparatoria, nella base militare di Trapani Birgi sono arrivati da Piacenza i Tornado Ecr, velivoli da guerra in grado di distruggere le difese missilistiche e i radar. Nella base di Trapani sono inoltre presenti i Tornado Ids di Ghedi (Brescia) e i caccia intercettori Eurofighter di stanza a Grosseto. L'Italia è dunque pronta a ogni evenienza e, dopo i raid aerei di Usa e Francia iniziati sabato, lo stato di allerta è al massimo. Ma dalla base italiana il colonnello Fabrizio Genova fa sapere che "Siamo addestrati a intervenire in qualunque momento. Noi siamo pronti 365 giorni all'anno ma naturalmente dopo gli ultimi avvenimenti dobbiamo essere subito in grado di garantire la sicurezza".

Intanto Muammar Gheddafi rilascia dichiarazioni sinistre e minacciose alla televisione: "Siamo pronti ad una guerra gloriosa di lunga durata contro l'occidente". Messaggi enfatici e bellicosi, finora solo parole, che hanno lo scopo di intimorire sia gli avversari occidentali, che la popolazione libica stessa. "Avete visto cosa e' accaduto in Somalia, gli americani nulla hanno potuto in quel paese in Afghanistan e in Iraq - ha continuato il colonnello - Avete visto Osama Bin Laden e' un uomo debole eppure ha sconfitto l'occidente, per questo anche noi li sconfiggeremo. Loro non hanno imparato dalla lezione della Somalia. Combatteremo una guerra di lunga durata e non potrete andare avanti in Libia".

Continua a essere nelle mani di gente armata la nave rimorchiatore italiana sequestrata nel porto di Tripoli dalle 17 di sabato. L'imbarcazione, ha a bordo 11 persone di equipaggio - 8 italiani, due indiani e un ucraino e si trovava nel porto per sbarcare del personale libico dell'Eni. Sempre sul fronte Libia apprendiamo che i ribelli stanno raggiungendo nuovamente il centro di Ajdabiyah, perduto la settimana scorsa e punto strategico importante.

Il primo obiettivo delle operazioni in corso è mettere fuori uso l'antiaerea libica, per ottenere il controllo dello spazio aereo del Paese. 



22.02 - Libia: Berlusconi, Gheddafi ha fatto molto per Italia

Lunedì 21 Marzo 2011 22:12
Attenzione: apre in una nuova finestra.Roma - Gheddafi ha fatto molto per l'Italia, ha dato lavoro alle nostre aziende e si e' impegnato per fermare l'avanzata degli immigrati sulle nostre coste. 
Silvio Berlusconi, durante una cena a Torino per presentare il candidato a sindaco, Michele Coppola, si e' soffermato a parlare cosi' - secondo quanto si apprende da partecipanti alla riunione- del rapporto con il colonnello libico. Il premier, ha ribadito in ogni caso che in Libia non si poteva non intervenire dopo la risoluzione dell'Onu

Libia sotto le bombe, F15 americano si schianta, salvi i due piloti. Diretta

Colpa di un guasto. Il segretario Usa alla Difesa Gates: Presto una riduzione drastica delle operazioni militari. Rimorchiatore italiano a Tripoli, l'equipaggio sta bene. Arrestati tre giornalisti, scomparso un fotografo


Proseguono i raid sulla Libia nel quarto giornodell'operazione militare internazionale "Odissey Dawn". Un aereo F15 americano si è schiantatoal suolo per un guastosalvi i due piloti. Il segretario alla Difesa Usa, Robert Gates, ha annunciato che la coalizione internazionale ridurràa breve e drasticamente le operazioni militari. Intanto le forze armate del regime hanno attaccato la città di Zintan e Misurata. Tre giornalisti sono stati rapiti e un fotografo è scomparso. Ilrimorchiatore italiano, sequestrato da quasi cinque giorni, ha ormeggiato nel porto di Tripoli. Sul piano politico la battaglia è sul comando delle operazioni, il ministro degli EsteriFranco Frattini è tornato a invocare il passaggio delle operazioni "sotto l'ombrello della Nato" ricordando a Sarkozy "che la Francia fa parte della Nato". Per giovedì è previsto un dibattito in Parlamento sulla partecipazione all'intervento militare. Pronto un documento che dovrebbe mettere d'accordo maggioranza e opposizioneche chiede sia Berlusconi a intervenire.
LA DIRETTA

13:52
 Il Pd attacca il governo: "Ha portato l'Italia a una preoccupante irrilevanza nelle sedi europee e internazionali". Si tratta, si legge in un documento della segreteria del partito di "una caduta di ruolo drammatica".
13:44 "Non si può escludere un intervento di terra". Ad aprire all'ipotesi di invasione terrestre è il ministro delle Forze armete inglese Nick Harvey.
13:29 La Farnesina ha confermato che ilrimorchiatore è rientrato nel porto di Tripoli e i marinai hanno potuto prendere contatti con i familiari.
13:19 Giovedì mattina ci sarà il dibattito in aula alla Camera sull'intervento in Libia. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo. Le opposizionihanno chiesto che sia il presidente del Consiglio,Silvio Berlusconi, a riferire.
13:14 La Carta dell'Onu prevede anche la possibilità di ricorrere a "risposte militari" per assicurare la pace e la sicurezza internazionale. Lo ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
13:03 La coalizione internazionale a breveridurrà "drasticamente" le operazioni militari in Libia. Lo ha il segretario Usa alla Difesa Robert Gates.
12:58 Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ribadito l'esigenza di uncomando unificato. Lo ha detto dopo aver ricevuto l'ex speaker della Camera Usa Nancy Pelosi e una delegazione bi-partisan della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.
12:56 Un portavoce americano ha precisato che "entrambi i membri dell'equipaggio sono stati capaci diproettarsi fuori dall'aereo. Entrambi hanno sostenuto ferite di scarsa entità".
12:45 Trovato vivo anche il secondo pilota dell F15 statunitense precipitato in Libia. Entrambi hanno ferite lievi.
12:40 I ministri La Russa e Frattini hanno lavorato su una risoluzione sulla Libia comune anche con l'opposizione. Al documento hanno contribuito anche gli uomini della Lega: "Lavoriamo tutti insieme e l'ambizione - ha sottolineato La Russa - è rendere il documento il più possibile unitario".
12:32 Il segretario alla Difesa Usa, Robert Gates, è a Mosca per discutere con il presidente russo Dmitry Medvedev della situazione in Libia.
12:15 L'Unione europea e quella africana si incontreranno a un vertice ad Addis Abeba per trovare una linea comune e mettere fine ai combattimenti. Lo ha annunciato Nick Westcott, consigliere per l'Africa del capo della diplomazia europea, Catherine Ashton.
12:02 Domani il ministro della Difesa Ignazio La Russa sarà sentito dal Copasir. Nella seduta verranno affrontate le questioni legate all`intervento in Libia.
11:54 E' rientrato alla base militare di Trapani Birgi uno dei 6 Tornado italiani decollati dall'aeroporto dove ha sede il 37° stormo dell'Aeronautica militare.
11:50 Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha detto che la rivendicazione del coordinamento Nato è condivisa anche dall'opposizione.
11:42 L'African Command americano, che guida le operazioni militari in Libia, ha confermato alla Bbc la caduta di un aereo americano in Libia.
11:33 Secondo un testimone, riportato da Repubblica, nel bombardamento di Misurata sono morti almeno quattro bambini.
11:30 I combattimenti in Libia hanno costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni e fuggire, rifugiandosi nell'est del paese: lo ha detto l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), sulla base delle testimonianze di rifugiati arrivati in Egitto.
11:27 Secondo il Telegraph il pilota del velivolo statunitense caduto è stato soccorso dai ribelli.
11:12 Il Daily Telegraph riporta che un F15 americano è caduto, un pilota si è salvato. L'altro è disperso.


Libia,Berlusconi: sono addolorato per Gheddafi; rapporti tesi tra Italia e Francia - Pagina 2

Frattini- “Non dobbiamo fare la guerra, ma dare attuazione alla risoluzione dell’Onu”, ha detto il ministro degli Esteri, che ha anche aggiunto di auspicare un veloce passaggio “sotto l’ombrello della Nato”, che non guida le operazioni per la contrarietà espressa dalla Turchia. Anche il ministro dell’Interno La Russa ha ribadito che l’intervento non mira a “mutare i rapporti di potere, ad abbattere Gheddafi”, ma solo a garantire la no fly zone. Continuano intanto le polemiche della Lega, che si era opposta alla partecipazione dell’Italia alle operazioni di bombardamento. Il Senatur ha dichiarato pubblicamente di essere contrario all’intervento, prendendo una posizione alla “tedesca”. E Maroni ha nuovamente sottolineato il rischio “milione d’immegrati”.
I militanti del Pdl, sui siti e attraverso la posta di Libero, iniziano a manifestare fastidio per questo inaspettato cambio di fronte dell’Italia, fino a qualche giorno fa principale alleato di Gheddafi. Si teme che, nel nuovo ordine post-Rais, non ci sarà spazio per gli italiani.
Pd- Il segretario Bersani ha dichiarato che l’intervento “rientra nei limiti della Costituzione”, e ha garantito al governo il sostegno dell’opposizione. Bersani ha però stigmatizzato l’atteggiamento della Lega, che ancora una volta si è mostrata inaffidabile. “La nostra Costituzione – ha dichiarato – ripudia la guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali, ma non l’uso della forza per ragioni di giustizia”. Un’idea non condivisa dal popolo a sinistra del Partito Democratico, rappresentato da Vendola. Il presidente della Puglia ha manifestato la sua contrarietà all’intervento armato.
Incrociatore italiano- Da ieri sera non si hanno notizie di un incrociatore con equipaggio italiano. Sembrava fosse tornato al Porto, ma dalle autorità libiche non sono stati comunicati gli sviluppi. La nave era stata sequestrata da un gruppo di militari libici. Si teme per la salute degli italiani; potrebbe essere la prima delle “tremende ritorsioni” promesse da Gheddafi”.



LIBIA: BERSANI, RISOLUZIONE ONU NON PREVEDE ABBATTIMENTO GHEDDAFI
 
(ASCA) - Roma, 21 mar - La risoluzione Onu non prevede un abbattimento del regime di Gheddafi. Lo afferma il segretario del Pd,Pier Luigi Bersani in un'intervista al Tg1.

Il Pd, spiega Bersani, e' per ''il sostegno all'Italia strettamente nei limiti della risoluzione, che non prevede la guerra, che non prevede l'abbattimento del regime di Gheddafi''. In ogni caso, conclude Bersani, in tutta questa vicenda ''c'e' parecchia confusione e l'impressione e' che il governo ne aggiunga un bel po'''.

fdv/mau/lv
LA RUSSA” CON L' ONU MA POI AIUTO PER I PROFUGHI”
'emergenza in Libia e la missione dei caccia italiani sui cieli di Tripoli sono gli argomenti al centro dell'intervista al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, realizzata dal direttore di LiberoMaurizio Belpietro, ne La telefonata diMattino 5. 
Ci fa un po' il punto della situazione?

I nostri aerei ieri hanno partecipato alle operazioni. Sono 4 Tornado che possono neutralizzare le fonti radar nemiche, e quindi rendono impossibile alla contraerea libica di colpire. Sono stati accompagnati dai nostri caccia che funzionano in questo caso da scorta. L'obiettivo più ampio della missione è mettere a tacere la contraerea libica per realizzare la no-fly zone. Ora Gheddafi ha proclamato una sorta di cessate il fuoco. Il comando alleato deve verificare se è vera questa affermazione o se è vera quella di qualche ora prima in cui diceva che avrebbe combattuto a lungo.
Mi pare di capire allora che gli aerei italiani non hanno bombardato?

Non sono dotati di bombe dirompenti. Hanno operato intervenendo contro i radar intervenendo se li avessero trovati accesi o non già distrutti. Tocca al comando militare rilevare se poi hanno effettivamente colpito o no, e sono notizie che comunque non darei.
Questa notte ci sono stati segnali di movimento delle truppe libiche o è stato rispettato il presunto "cessate il fuoco" dichiarato da Gheddafi? 

Non abbiamo ancora potuto verificare se sia un'impossibilità ora, quella di alzarsi in volo, poiché l'attività notturna non poteva essere verificata al 100 per cento. Possiamo verificare se si alzano in volo aerei libici: e questo, per questa mattina, non ci risulta.
Gheddafi ha minacciato di scatenare l'inferno contro gli alleati: la possibile reazione è una delle preoccupazioni dell'Italia. E' un rischio messo in conto? Ci sono delle iniziative?
Certo che è stato messo in conto, anche se abbiamo notizie, che ritengo esatte, relative all'inadeguatezza delle armi in dotazione all'esercito libico. Il rischio di reazione c'è, come c'è a riguardo della guerra dell'Afghanistan. Ma non sarebbe stato minore se non avessimo partecipato all'operazione, a meno che non avessimo messo a disposizione le nostre basi, schierandoci nettamente contro l'intera comunità internazionale. E' una visione assolutamente impossibile.
Lei prima faceva riferimento agli attentati. Il ricordo è un missile sganciato dalla Libia contro la Sicilia tanti anni fa.

Non arrivò però a Lampedusa, ma a poche centinaia di metri. Missili del genere non dovrebbero essere più nella disponibilità di Gheddafi.

Si hanno notizie degli otto italiani rapiti sul rimorchiatore?


Gli otto italiani sono ancora sul rimorchiatore, che non ha toccato terra. Non è sbarcato a Tunisi come doveva essere. Si stanno dirigendo verso ovest, ma non abbiamo ancora la possibilità di sapere dove veramente sono diretti, poiché proseguono un po' zigzagando. Nel rimorchiatore ci sono dei militari libici armati. Volevo sottolineare che l'auotrevolezza che deriva all'Italia dalla partecipazione a pieno titolo alla missione voluta dall'Onu, dovremo saperla e vogliamo usarla per chiedere a tutti gli Stati di dividere con noi il peso eventuale del flusso migratorio, delle migliaia di persone che in teoria potrebbero sbarcare clandestinamente nel nostro territorio.
21/03/2011




Il quotidiano online  Helloimpresa ha fatto una breve stima dell’influenza del rais nella nostra economia, rilevando che il capitale di Gheddafi nel nostro paese ammonta a 3,5 miliardi di euro.   Questi solo alcuni dei dati riportati dal quotidiano.
Iniziando da dati generici si può dire che la Libia è senza dubbio  il primo fornitore di greggio e il terzo fornitore di gas per l’Italia, nonché  il quinto fornitore del nostro paese a livello mondiale con il 4,5%  del totale sulle nostre importazioni, inoltre l’Italia è il paese dove la Libia esporta di più, il  17,5% delle  esportazioni libiche si dirige infatti verso il nostro paese.
L’Italia è il terzo investitore in Libia  tra i paesi europei, senza prendere in considerazione il settore petrolifero,  raggiunge la quinta posizione  a livello mondiale.
Vanno aggiunte a questo calcolo complessivo anche le trecento imprese italiane che si sono trasferite e stabilite in Libia. Nel 2010  Il volume degli scambi tra Libia e Italia è ha raggiunto la quota di  12 miliardi di euro.
La Libia possiede il il 7,5% del capitale di UniCredit, mentre in Finmeccanica tramite il fondo Lia ha il 2,1%  di azioni. La Libian Post Telecomunications Technology detiene il 14,7% delle azioni della società italiana Retelit, controllata da Telecom.
 
Per quanto riguarda gli investimenti nel settore sportivo, tutti ricordano Al-Sa'adi Gheddafi , il figlio di Gheddafi poco incline ad occuparsi del  governo del suo paese e che fu calciatore della Juve nei primi anni novanta,  le società libiche detengono il 7,5% delle quote della società sportiva bianconera.
In Olcese la Libia ha il controllo del 21% delle azioni e  in Eni tramite la società Lafi Trade ha il controllo dell’1% del capitale.
Valentina Roselli

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GUERRA IN LIBIA: CHE BOOMERANG PER OBAMA E SARKO'
'L'effetto boomerang della guerra in Libia è pronto a colpire e azzoppare i due leader dei volenterosi, Nicolas Sarkozy e Barack Obama. Francia e Usa sono stati i Paesi che con più forza hanno spinto per la risoluzione Onu contro Gheddafi, l'applicazione 'elastica' della no-fly zone e i bombardamenti su Tripoli. Eppure, una volta rimasti col pallino in mano, la loro coalizione si sta sciogliendo ora dopo ora. E giù critiche. Innanzitutto, sul ruolo dell'Onu, secondo molti inadeguato. Italia e Inghilterra invocano il cambio di coordinamento, dalle Nazioni Unite alla Nato: di fatto, una bocciatura per Sarkò e la Francia, attivissimi.
ERRORI STRATEGICI -"La svolta dell'Onu è un successo storico della diplomazia francese, destinato a modificare le relazioni internazionali del futuro, anche al di là di quello che succede in Libia", ha esultato l'ex ministro degli Esteri di ParigiHubert Vedrine, intervistato da Repubblica. Ma gli esperti militari puntano il dito contro la cattiva gestione strategica della missione. "Gli alleati hanno cominciato alla rovescia. In operazioni del genere, prima si attacca l'antiaerea nemica, poi si attaccano i carri armati. Ma la nostra coalizione ha fatto il contrario - afferma al Corriere della Sera il generale a riposo Anthony Zinni, ex capo del Centocom, il Comando del Medio Oriente -. Più passano i giorni più sembra che i membri della coalizione vadano ciascuno per conto proprio in campo politico, più che in campo militare". Un rischio, quello di "non stroncare la guerra civile in Libia e di alienarci il mondo arabo", che ricadrebbe in gran parte sull'Eliseo. E anche il presidente della Commissione Difesa al Senato italiano,Giampiero Cantoni, sempre dal Corsera invoca "Un momento di riflessione e di maggiore coordinamento". "Dobbiamo tutelare i nostri interessi - incalza Cantoni -. Abbiamo importanti investimenti in Libia, in particolare nel campo energetico, che vedono l'Eni attore fondamentale. L'atteggiamento della Francia non è accettabile, c'è il pericolo che Francia e Inghilterra vogliano andare oltre il mandato dell'Onu. Forse anche con la finalità di relegare il nostro Paese in secondo piano".
IMMAGINE OFFUSCATA -  Sta di fatto che dopo gli entusiasmi iniziali, l'Inghilterra si stia progressivamente smarcando mentre la Norvegia abbia già ritirato il suo appoggio concreto dai raid. Per non parlare della Germania, scettica fin da subito. E ora Sarkozy si trova sì al comando, ma dietro di lui c'è il vuoto. Accanto al francese, per ora, rimane solo Obama. Obbligato dal ruolo un po' usurato di superpotenza, il presidente degli Stati Uniti rischia però un clamoroso autogol d'immagine. E c'è addirittura chi, come il presidente della Bolivia Evo Morales, chiede ufficialmente di revocargli il Nobel per la Pace conferitogli nel 2009. Con l'intervento in Libia, accusa il socialista delle Ande, Obama "promuove la violenza": "Come è possibile che un premio Nobel per la Pace possa avviare un'invasione, un bombardamento?". Secondo il presidente boliviano, che ha rapporti diplomatici stabili con Tripoli dal 2008, l'intervento degli Stati Uniti o della Nato in Libia non cercherebbe di difendere delle vite ma "di appropriarsi delle risorse naturali di questo Paese", ricco di petrolio.
22/03/2011




Guerra in Libia ultime notizie: bombardamenti a Tripoli e Sirte

Martedì, 22 Marzo 2011.

Questa notte, altri bombardamenti hanno illuminato i cieli della Libia. Nel mirino delle forze internazionali della coalizione c’erano la capitale, Tripoli eSirte. Inoltre, sono avvenute esplosioni vicino a Bab al-Aziziya, la zona in cui si trova il bunker di Gheddafi, colpita anche la notte prima da alcuni missili che avevano distrutto un edificio che ospitava un centro di comando e controllo delle forze libiche lealiste. Intanto la tv di Stato libica accusa laDanimarca del raid di domenica scorsa contro la residenza del dittatore a Tripoli, dalla quale gli Stai Uniti d’America avevano preso le distanze spiegando di non avere tra gli obiettivi l’eliminazione del Colonnello.


Guerra in Libia, raid italiani: ''Obiettivi colpiti'




ROMA - Sulle caratteristiche dell'impegno dei caccia nell'operazione militare internazionale in Libia ci sono versioni discordanti tra politici e militari. "I nostri aerei non hanno sparato e non spareranno", ha assicurato il premier Silvio Berlusconi lunedì serata. "I nostri aerei - ha aggiunto il premier - sono lì per il pattugliamento e per garantire la no-fly zone". Tuttavia le contrastano con quelle del comandante Mauro Gabetta, pilota e portavoce della base di Trapani Birgi.
 
"L'operazione di soppressione delle difese degli avversari condotta dai nostri apparecchi è stata positiva - ha affermato Gabetta -. Gli obiettivi sono stati colpiti. La zona interessata era nei pressi di Bengasi". Alcune ore prima aveva preso la parola Nicola Scolari, 38 anni, uno dei tre piloti che domenica ha partecipato alla missione italiana contro la Libia, spiegando che si era verificata la presenza o meno di radar nemici, senza aprire il fuoco.


Guerra in Libia: l’energia e gli effetti sui consumatori

Pubblicato da valentina tortelli in CarburantiEnergiaNews.
Martedì, 22 Marzo 2011.
La Libia potrebbe vedersi presto applicare sanzioni per non aver rispettato il contratto di erogazione dell’energia. Lo ha comunicato ieri il presidente dell’Eni a SkyTG24. La decisione di apporre sanzioni, ha specificato, spetta unicamente ai governi. Ma gli effetti ricadranno sicuramente anche suiconsumatori finali.


Mondo cattolico spaccato sulla guerra in Libia. Aumentano i dubbi

Aperture Cei. Card. Koch: Troppo tardi. E 'Tempi' pungola Italia

Mondo cattolico spaccato sulla guerra in Libia. Aumentano i dubbi
Roma, 21 mar. (TMNews) - Si divide il mondo cattolico sull'intervento militare in Libia. Questione di accenti e sfumature, ma le differenze ci sono. E rispetto alla posizione di sostanziale appoggio all'intervento militare esposta dal presidente della Cei Bagnasco, cresce, nelle ultime ore, il fronte dei dubbiosi.

Non possiamo tacere la triste verità di un'operazione militare che, per quanto legittimata dal voto di una incerta e divisa comunità internazionale, porterà ulteriore dolore in un'area così delicata ed esplosiva, piena di incognite ma anche di speranze", scrive il presidente di Pax Christi, mons. Giovanni Giudici, in una nota menzionata anche da 'Radio vaticana'. "Le operazioni militari contro la Libia non ci avvicinano all'alba, come si dice, ma costituiscono un'uscita dalla razionalità, un' 'odissea' perchè viaggio dalla meta incerta e dalle tappe contraddittorie a causa di una debolezza della politica", scrive ancora Pax Christi, che però non esclude le azioni militari ma chiede che esse - come sottolinea il 'Sir' (Servizio informazioni religiose della Cei) - "siano il più possibile limitate e siano accompagnate da seri impegni di mediazione".

Più critica la Tavola della pace, che, per bocca del coordinatore Flavio Lotti dichiara che "così non si difendono i diritti umani". Denuncia, la Tavola della pace: "Mentre si interviene in Libia non si dice e non si fa nulla per fermare la sanguinosa repressione delle manifestazioni in Baharein, nello Yemen e negli altri paesi del Golfo". Conclusione: "L'Italia deve diventare il crocevia dell'impegno europeo e internazionale per la pace e la sicurezza umana nel Mediterraneo. Per questo l'Italia non doveva e non deve bombardare. Per questo deve cambiare strada". Più moderato il presidente delle Acli Andrea Olivero, che afferma: "Paesi con propri interessi che si 'autocandidano' ad applicare le risoluzioni secondo le loro modalità, travalicando il mandato dell'Onu".

Ben diversa l'opinione del settimanale ciellino 'Tempi'. "L'Italia non poteva dichiararsi neutrale come ha fatto Malta", scrive. Poi però aggiunge. "Non si tratta, a questo punto, di criticare la partecipazione dell'Italia alla coalizione, ma di discutere il modo migliore di parteciparvi. Che non è quello di appiattirsi sulle posizioni anglo-francesi". In questo senso, "se l'armistizio è reale e non mendace, gli attacchi vanno sospesi e va data una chance al negoziato" e, in particolare, "se i franco-britannici otterranno la guida delle operazioni militari, gli italiani dovrebbero rivendicare la guida delle trattative". Perché "andare semplicemente a rimorchio di quello che fa la maggioranza non garantisce né i nostri interessi nazionali, né la promozione dei diritti umani dei libici".

Distinzioni e differenze anche tra le gerarchie ecclesiastiche."Il Vangelo ci indica il dovere di intervenire per salvare chi è in difficoltà", ha detto ieri il presidente dei vescovi, card.Angelo Bagnasco. "Se qualcuno aggredisce mia mamma che è in carrozzella io ho il dovere di intervenire", ha aggiunto l'arcivescovo di Genova nel corso di una visita alla chiesa del capoluogo ligure. "Speriamo che si svolga tutto rapidamente, in modo giusto ed equo, col rispetto e la salvezza di tanta povera gente che in questo momento è sotto gravi difficoltà e sventure".

Molto diversa l'opinione del vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, che in un'intervista all'agenzia 'Fides' di Propaganda fide ha dichiarato: "La guerra non risolve niente. Non so come andrà a finire questa nuova guerra che risveglia tristi ricordi nei libici sul loro recente passato. Continuo a ripetere che occorre fermare le armi e avviare subito una mediazione per risolvere la crisi in modo pacifico. Perché non si è data una possibilità alla via diplomatica?". Critico anche il cardinale di Curia Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani: "Trovo la situazione in Libia estremamente tragica", ha detto ai microfoni della 'Radio vaticana'.

"Mi colpisce l'incapacità della comunità internazionale di contrastare questo fenomeno. Ora si è provato almeno a imporre una 'no-fly zone'. Ma è troppo tardi". E se l''Osservatore romano' oggi dà voce alle perplessità della Lega araba con un articolo di cronaca nel quale si sottolinea che "la Lega araba ha ieri criticato i raid aerei sulla Libia, che sono andati oltre il loro obiettivo, che era di imporre una no-fly zone", sulla vicenda libica è intervenuto, ieri all'Angelus, il Papa in persona.

Seguo gli ultimi eventi con grande apprensione - ha detto Benedetto XVI - prego per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l'incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l'accesso ai soccorsi umanitari". Parole di preoccupazione, alle quali potrebbero seguire altre prese di distanza della Santa Sede qualora l'intervento militare si allontanasse dal quadro dell'Onu e dallo scopo dell'ingerenza umanitaria.