PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

giovedì 2 giugno 2011

2 GIUGNO: RASSEGNA STAMPA






 Il voto delle donne
fatale per Berlusca

Io ho una sensazione. Non ho dati o percentuali o sondaggi e credo che non esista una statistica che scorpori il voto femminile. Ma  qualcosa mi dice che la sconfitta di Berlusconi sia opera principalmente delle donne.

Gli scandali sessuali, la nauseante discesa agli inferi dei festini Bunga Bunga, la volgarità delle ultime barzellette (non che quelle di prima fossero brillanti, ma le ultime erano proprio deprimenti), l’ossessione maniacale per certi temi pecorecci, l’umiliazione costante del mondo femminile e questo ghigno di superiorità di don Giovanni dell’Olgettina, non so perché, ma mi dà l’idea che abbiano contato più di quello che si pensa.

Perché la crisi c’era anche prima e la gente continuava a votarlo. Perché la disoccupazione, il precariato, le leggi ad personam, il delirio di onnipotenza, i suoi processi, l’occupazione delle televisioni, le figure barbine internazionali, tutto c’era anche prima, eppure B. continuava a vincere.

Se finalmente qualcosa si è rotto nel perverso meccanismo del consenso popolare populista che ha sorretto B. e il suo mondo per un ventennio, secondo me bisogna ringraziare le donne d’Italia. Andrebbe studiato, il voto femminile, e ci direbbe tante cose. Per esempio, che l’inizio della fine per il signor B. è stato il 13 febbraio, quando le donne hanno portato in piazza un milione di persone indignate.

Allora si era detto “Se non ora quando?”.
Allora si è capito che l’indignazione è un sentimento nobile, non riconducibile sotto una bandiera di partito, e poco strumentalizzabile.
Allora tante donne hanno capito che il momento era arrivato: “ora o mai più”.
 


Giunta rosa, rebus sul vicesindaco


Marilena Adamo in pole position, ma spunta anche la cattolica Toia. Monguzzi all'urbanistica


Marilena Adamo (Newpress)
Marilena Adamo (Newpress)
MILANO - Una delle poche certezze, per ora, è il fattore tempo: quindici, venti giorni al massimo. La squadra di Giuliano Pisapia sarà pronta a metà giugno (entro il 20 dovrà essere convocata la prima seduta di consiglio). L'altra sicurezza sono le donne: almeno la metà dei dodici assessori. Ecco allora la prima incognita: il numero due. «Non ho ancora deciso, ma probabilmente sì, sarà una donna», ha detto lunedì il neoeletto sindaco. Il comitato di donne che ha organizzato la mobilitazione del 13 febbraio scorso ha scritto intanto all'avvocato, per chiedergli appunto di mantenere la promessa. «Farò di tutto» per tener fede all'impegno», ha ribadito ieri l'interessato. Favorita rimane dunque Marilena Adamo, senatrice pd e una lunghissima esperienza a Palazzo Marino, da assessore nelle giunte rosa prima e poi, in tempi più recenti, capogruppo ds. Un'altra pista accreditata porta invece a Patrizia Toia. Europarlamentare Pd anche lei, ma a differenza della Adamo di provenienza cattolica. Area Margherita.


Patrizia Toia (Emblema)
Patrizia Toia (Emblema)
In attesa delle prime mosse del neosindaco, anche i dirigenti del partito rimangono prudenti. Roberto Cornelli, segretario metropolitano: «Dobbiamo ancora discutere. Bisogna ragionare sulle competenze. È giusto che il 50 per cento degli assessori sia donna, ma sulla questione del vice bisogna parlare tenendo conto di persone concrete. È necessario valorizzare l'apporto civico». Altre certezze, o quasi. Stefano Boeri, capolista e recordman di preferenze, entrerà a Palazzo Marino dalla porta principale. Per lui è pronto un assessorato cucito su misura: quello per la gestione di Expo, a patto però di «smussare» alcune resistenze dell'architetto rispetto alla linea scelta dalla società di gestione.


A Davide Corritore, consigliere uscente ma soprattutto uno degli artefici della campagna elettorale di Pisapia, andranno le chiavi della cassa. Pronto per lui il maxi-assessorato che racchiuderà le deleghe all'economia, all'occupazione e allo sviluppo. La cultura è una della caselle in bilico, contesa dal pd Pierfrancesco Majorino e da Daniela Benelli, capolista di Sel. Un assessorato dovrebbe andare poi a un'altra pd che ha fatto il pieno di preferenze: Carmela Rozza. Per le deleghe «sociali» è invece corsa a tre tra altrettanti cattolici: Marco Granelli, Andrea Fanzago, Ezio Casati. Potrebbe tornare in lizza anche la direttrice della Casa della Carità, Maria Grazia Guida. E un altro nome che potrebbe rientrare nel giro delle deleghe (magari alla casella dell'ambiente) è quello del verde Enrico Fedrighini rimasto fuori da Palazzo Marino nonostante la vendemmia di voti personali: 2.375 preferenze.

Poltrone contate. Soprattutto dopo la recente approvazione della legge che ha «tagliato» consiglieri (da 60 a 48) e assessori (da 16 a 12). Pochi posti e tanti pretendenti. Con i partiti della coalizione che rivendicano le loro quote: 6 assessori per il Pd, uno a testa per tutti gli altri. Due caselle dovrebbero poi essere lasciate libere per le scelte personali di Pisapia. Agli scontenti potrebbero però andare poltrone di nuovo conio. I quattro consiglieri delegati dal sindaco per altrettante aree strategiche (Pari opportunità, Diocesi, Imprese, Giovani) oppure le presidenze delle due nuove commissioni parlamentari: l'Antimafia e quella per la modifica dello Statuto (in pole position Marilisa D'Amico). Andrea Senesi
01 giugno 2011




Giunta, le donne chiamano Pisapia

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Erica Sirgiovanni (Terra Milano)
COMUNE. Dall’Osservatorio alla lettera aperta di “Se non ora quando”. Il nuovo sindaco atteso da scelte importanti. E al femminile.
L'appello di “Donne di Milano”, lanciato quindici giorni fa ha avuto un’adesione travolgente, tanto che le promotrici quasi non riescono ad aggiornare l’omonima pagina di Facebook con le adesioni in tempo reale. In soli tre giorni sono state quasi 400 le donne che hanno deciso di firmare l’appello lanciato da un gruppo di donne della società civile, sono figure del mondo culturale, artistico, imprenditoriale e universitario. La pagina che inizialmente era nata per opporsi, durante i quindici giorni di campagna per il ballottaggio di Milano, alla “volgarità di un metodo politico che utilizza come armi la vuota propaganda basata sulle menzogne e gliinsulti”, con l’insediamento della nuova giunta, sarà finalizzata a fornire un contributo critico da parte delle donne per una democrazia trasparente e condivisa.

«Il nuovo sindaco di questa città parte con le migliori intenzioni - spiega Giuliana Nuovoli, professoressa di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Milano e candidata nella lista Civica per Pisapia - ma una persona sola non può farcela, per questo abbiamo deciso che ci di trasformarci in Osservatorio, vigileremo sulle persone e sulle loro storie».Nessuna richiesta, nessuna pretesa solo la consapevolezza che «quella di Giuliano Pisapia sarà una grande impresa nella quale le competenze femminili dovranno giocare un ruolo strategico ed essere valorizzate». Le firmatarie dell’appello sono le donne che dopo aver partecipato alle grandi mobilitazioni che hanno “colorato” le città in questi mesi, hanno mantenuto attiva la loro partecipazione alle trasformazioni in corso.

Molte di loro hanno sostenuto fin dall’inizio la candidatura di Pisapia, altre semplicemente si sono riconosciute nell’appello assolutamente a partitico, e a politico lanciato settimane fa. «Ci sono molte posizioni che potrebbero giovare della presenza femminile - spiega la Nuvoli- l’osservatorio è appena nato ma senza dubbio vigilerà e solo con il passare delle ore capiremo anche noi in che modo organizzarci». Il modo femminile a Milano è in fermento, proprio ieri a le donne di “Se non ora quando” che il 13 febbraio scorso erano scese in piazza con le sciarpe bianche al collo, hanno chiesto ufficialmente a Giuliano Pisapia, che aveva già annunciato una giunta al 50% al femminile, la nomina di un vice sindaco donna.

«Siamo a sollecitarti una scelta, concreta e simbolica insieme- si legge nella lettera aperta indirizzata al neo sindaco- che vada oltre la composizione paritaria e di pari peso della tua squadra di governo e che veda, accanto a te in qualità di vicesindaca, una donna». Alcuni nomi aleggiano da tempo, su tutti quello di Marilena Adamo, senatrice del Pd ed ex consigliere comunale di Milano e quello di Patrizio Toia, cattolica del Pd. Non resta che attendere le scelte che farò, molto presto, il nuovo sindaco di Milano.

Michela Murgia ad Affaritaliani.it: "La questione femminile è apertissima anche a sinistra"

Il pamphlet storico-teologico "Ave Mary", appena uscito per Einaudi Stile Libero, è già nella top ten dei libri più venduti. La scrittrice sarda Michela Murgia ne parla con Affaritaliani.it: "Il ruolo ancillare che molta narrazione ecclesiale ha affibbiato a Maria e alle altre donne della Scrittura non rende giustizia prima di tutto a Maria, e poi alle donne che a Maria nei secoli hanno guardato per cercare dimensioni vivibili della loro spiritualità". E sulla battaglia delle donne italiane unite nel comitato "Se non ora quando?" aggiunge: "La questione femminile è apertissima anche a sinistra, non è un problema del berlusconismo, anche se il berlusconismo la porta alle estreme conseguenze. Va tenuta alta la guarda, e va aumentato il confronto critico a livello popolare. Inoltre, va evitato con ogni mezzo di ridurre il dibattito a un contrasto tra parti politiche". E ancora: "Desidero spendermi per le emergenze sociali e democratiche del mio territorio, in particolare la difesa della sovranità economica e ambientale dell'isola". Mentre non dice nulla sul suo prossimo romanzo ("Il livello di scrittura è così embrionale che parlarne è prematuro") e sul film tratto da "Accabadora"... L'INTERVISTA

Mercoledí 01.06.2011 10:00

di Antonio Prudenzano
michela murgia einaudi stile libero ave mary
LA COPERTINA

"Dovevo fare i conti con Maria, anche se questo non è un libro sulla Madonna.
È un libro su di me, su mia madre, sulle mie amiche e le loro figlie, sulla mia panettiera, la mia maestra e la mia postina. Su tutte le donne che conosco e riconosco". La scrittrice sarda Michela Murgia presenta così il suo nuovo libro, "Ave Mary" (Einaudi Stile Libero, sottotitolo: E la Chiesa inventò la donna), subito nella top ten dei più venduti in Italia.
"Da cristiana dentro la Chiesa avevo patito spesso rappresentazioni limitate e fuorvianti di me come donna, il più delle volte contrabbandate attraverso altrettante povere interpretazioni della complessa figura di Maria di Nazareth", scrive in "Ave Mary". Il suo libro, “un pamphlet storico-teologico”, è nato anche da questa sofferenza. Come e in cosa l'ha cambiata, come donna, come cristiana (Michela Murgia ha un passato nell'Azione Cattolica, ndr) e come scrittrice, scriverlo?"Non mi ha cambiata scrivere 'Ave Mary', ma di sicuro mi ha cambiata molto il percorso di riflessioni e di incontri che ha portato alla sua scrittura, un percorso che dura da anni ed è fatto di confronto con le esperienze di molti uomini e donne, non necessariamente tutti credenti, che quelle domande se le sono poste con la stessa urgenza con cui me le ponevo io".

michela murgia
Michela Murgia
"Ave Mary" è ricco di citazioni, dalla vita di tutti giorni, dal Vangelo, dai media. Lei dimostra che in Italia l'immagine femminile è ancora oggi condizionata (spesso negativamente) dalla Chiesa, e non solo dai media. Stereotipi patriarcali da una parte, donna-oggetto sessuale dall'altra: la via d'uscita positiva è (anche) nella Bibbia? "La Bibbia è un terreno troppo scivoloso perché sia possibile definirla via d'uscita per qualcosa. Semmai è una via d'entrata, ma non conduce tutti allo stesso posto. Alla Bibbia si può far dire quello che si vuole e infatti nei secoli lo si è fatto; ma esistono letture alle quali, pur avendo pari dignità esegetica rispetto a quelle patriarcali, il potere gerarchico non ha mai permesso di diventare altrettanto popolari. I cristiani e le cristiane hanno bisogno di sapere che Dio ha molte espressioni di sè, non solo quella del vecchio con la barba bianca che domina senza ragione il nostro immaginario".
Due Papi conservatori come Giovanni Paolo II e l'attuale, Benedetto XVI, hanno contribuito a insistere su una figura della Madonna dimessa, emblema del sacrificio. Qual è l'altra immagine di Maria di Nazareth che la Chiesa tende e nascondere?"Quella di una donna protagonista in sè, non semplicemente funzionale. Il ruolo ancillare che molta narrazione ecclesiale ha affibbiato a Maria e alle altre donne della Scrittura non rende giustizia prima di tutto a Maria, e poi alle donne che a Maria nei secoli hanno guardato per cercare dimensioni vivibili della loro spiritualità".

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Il primo libro di Michela Murgia, pubblicato da Isbn edizioni
I  lettori uomini come stanno accogliendo questo suo nuovo libro?"Molto bene e con sincera curiosità e sorpresa. Ma non sono così ingenua da non sapere che un uomo che si accosta a questo libro ha probabilmente già ogni predisposizione per leggerlo con gusto".
E la critica cattolica, come sta vivendo l'uscita di "Ave Mary"?"Per il momento con attenzione e rispetto. L'Avvenire ha dedicato tre interventi alla sua uscita, onorandomi di considerare il testo come un contributo, per quanto critico, al dibattito sulla donna che nella Chiesa è presente e fecondo. Se fossi stata fraintesa come una provocatrice anticlericale avrei mancato clamorosamente il bersaglio di rivolgermi alle donne credenti, quelle come me. Ma sopratutto sono stati i credenti comuni ha darmi segnali di accoglienza del libro. Alla presentazione di Cagliari si è alzata una ragazza di vent'anni che ha detto cose talmente precise sulla propria esperienza di cristiana e di donna da farmi pensare che se questo libro lo avesse letto anche solo lei per me sarebbe già una comunicazione perfettamente riuscita".
La battaglia non violenta di tante donne italiane unite nel comitato "Se non ora quando?", che ha portato alla manifestazione dello scorso 13 febbraio, l'ha vista protagonista. Secondo lei, quali dovranno essere i prossimi passi concreti di questo movimento?"Tenere alta la guarda, aumentare il confronto critico a livello popolare e evitare con ogni mezzo di ridurre il dibattito a un contrasto tra parti politiche. La questione femminile è apertissima anche a sinistra, non è un problema del berlusconismo, anche se il berlusconismo la porta alle estreme conseguenze".
Sta lavorando al suo prossimo romanzo? "Il livello di scrittura è così embrionale che parlarne è prematuro".
A che punto è il film tratto da "Accabadora"? Quando lo vedremo nelle sale?"Non lo so, ho volutamente scelto la parte dello spettatore in quel progetto. Ma sono curiosa di vedere il risultato".
Libri a parte, quali sono i suoi prossimi progetti?"Desidero spendermi per le emergenze sociali e democratiche del mio territorio, in particolare la difesa della sovranità economica e ambientale dell'isola".

Spagna, la protesta degli “indignados” contro banche e disoccupazione


3-"Indignados"

di Pietro Falco
Il risveglio delle coscienze collettive che si trasformano nelle grandi manifestazioni di piazza, mettono sempre i brividi; di paura quando si varca la soglia della pacificità e la mente corre a piazza Tahrir o alle bombe su Tripoli, di speranza quando migliaia di giovani si accampano a Puerta del Sol a Madrid suonando la sveglia ad una Spagna affranta dalla crisi economica e precipitata all’inferno dopo la stagione dei diritti civili dell’era Zapatero.
La Spagna che si apprestava al sorpasso dell’Italia nella corsa fra potenze ha mollato la presa e la classe dirigente del Psoe (al governo in questi anni) è stata fortemente punita nelle urne, colpevole di non aver saputo gestire, tra le altre cose, la disoccupazione dilagante (oltre il 40%). Il periodo delle riforme socialiste che va dal 2004 al 2008 ora è un puro ricordo e qualche maligno è già pronto a bollarlo come fuoco di paglia. La relazione tra la debacle dei socialisti (amministrative del 22 maggio scorso) e le proteste degli “Indignados” è tutta da verificare. Il movimento “M15″ (chiamato così perché nato il 15 Maggio) è partito spontaneamente con accampamenti di piazza, come dal basso è partito in Italia quello del 13 Febbraio “se non ora quando”, e con quest’ultimo ha in comune il tratto antipartitico: niente bandiere è il punto di partenza ideologico, solo il modus è differente.
Questa base non ha però connotati antipolitici, anzi, partendo dall’assunto che il bipartitismo ora in vigore non è funzionale per una democrazia limpida, la cosiddetta “generazione “Ni Ni” (nè Psoe nè Pp) accusa il colpo da deficit di rappresentazione ed esprime una prima richiesta di spessore: nuova legge elettorale ma non solo. Le voci della piazza sono eterogenee e trasversali, c’è chi si è astenuto alle ultime amministrative per protesta contro l’ultima legge di riforma in ambito di lavoro (liberalizzazione dei licenziamenti anche fra i contratti indeterminati), chi per dare un segnale a tutto tondo e chi invece mette nel mirino la corruzione dei politici e l’intreccio con i poteri bancari, proprio come nell’Islanda di due anni fa, ora presa ad esempio. È bello a questo proposito notare come le relazioni fra continuità geografica ed intenti vacillino. La stampa spagnola e quella internazionale durante le prime fasi non hanno perso tempo nell’annunciare il salto dello stretto di Gibilterra della primavera araba immediatamente smentiti dai portavoce degli “acampados”, che guardano invece con maggior interesse verso il Polo Nord; d’altronde è ben noto che le problematiche della vecchia Europa e del bacino del Mediterraneo hanno profonde diversità strutturali.
L’accampamento ad oltranza dei giovani spagnoli continua pacifico da più di una settimana, ed ha varcato i confini della capitale allargandosi a macchia di leopardo. A Plaza de Catalunya, Barcellona, ha fatto capolino anche Grillo il cui M5S è stato suggerito dai media come naturale sbocco politico della protesta, vista la comunanza di molti punti programmatici ma l’apparizione del comico è passata un po’ in sordina, solo qualche riflesso fra i confini nostrani dove pure la protesta è montata e dove i ragazzi (età fra i 20 ed i 30) hanno organizzato accampamenti sparsi più sull’onda emotiva che su di una riflessione, seppur via web, pregressa. Passaggio necessario per un coordinamento più fluido. La sensazione che in Italia si sia partiti allo sbaraglio passa anche da un altro aspetto: la tempistica.
Gli “indignados” incoraggiano lo scavalcamento dei Pirenei ma c’è da considerare che gli equilibri interni degli altri paesi seguono un calendario proprio. Collocare la mobilitazione prima dei ballottaggi di Napoli e Milano smorza la carica del movimento soprattutto perché l’aria di cambiamento in Italia non si è fatta attendere. Forse sarebbe stato meglio aspettare gli esiti delle urne, fino a prova contraria ancora il mezzo principe della democrazia e approfittando della valanga che ha travolto il centrodestra e la progressiva erosione dei consensi, scendere in piazza a reclamare una crisi di governo dato lo scenario capovolto. Berlusconi non si dimetterà, ha già fatto sapere e forse è questo il momento per esprimere indignazione, ma non disturbatevi “acampados” son già scattati i partiti.

No alle centrali nucleari, sì alla ricerca

Un no alle centrali nucleari in Italia, ma un si' alla ricerca nel settore viene, alla vigilia del referendum, dall'astrofisica Margherita Hack, considerata finora un'accesa nuclearista.
Margherita Hack Margherita Hack
Roma, 02-06-2011
Un no alle centrali nucleari in Italia, ma un si' alla ricerca nel settore viene, alla vigilia del referendum, dall'astrofisica Margherita Hack, considerata finora un'accesa nuclearista.

Su Micromega, Hack scrive: "Sono molti coloro che si meravigliano che mi sia dichiarata a favore dell'energia nucleare. Occorre quindi qualche chiarimento: prima di tutto l'energia non e' ne' di destra ne' di sinistra, bisogna evitare scelte emotive, in conseguenza di disastri come quello di Chernobil e ora del Giappone.
Io credo che dovremmo comunque non interrompere la ricerca sul nucleare, ritengo che la ricerca deve continuare, anche sperimentando l'impiego di
combustibili nucleari che abbiano una vita media piu' corta dell'uranio, un campo in cui mi sembra sta lavorando uno dei maggiori esperti in campo mondiale, il premo nobel Carlo Rubbia. La tecnologia nucleare sara' in futuro necessaria, ma prima e' auspicabile che si faccia ricorso in modo molto piu' massiccio alle energie rinnovabili e si attui in modo molto piu' efficace il risparmio energetico".

Hack conclude: "Tenuto conto dei prevedibili crescenti sviluppi delle centrali di energia rinnovabile, si puo' concludere che non e' necessario ne' economico puntare sulla costruzione di centrali nucleari, e pur raccomandando di non abbandonare la ricerca in questo campo, e' preferibile sviluppare al massimo la ricerca sulle rinnovabili, seguendo l'esempio della Germania, o addirittura della Svezia, che pur avendo tanto meno sole di noi, utilizzano molto di piu' l'energia solare ed eolica".