PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

martedì 1 marzo 2011

MANI DI DONNE AL LAVORO A SAN MINIATO


Il gruppo “se non ora quando San Miniato” ha organizzato in Piazza del Popolo a San Miniato Alto, nel tardo pomeriggio (dalle 18 in poi) dell’8 marzo, caratterizzato da varie manifestazioni organizzate dall’amministrazione comunale e dalla fondazione della locale cassa di risparmio, la proiezione in continuo di un breve video.

Riprendendo l’iniziativa del 13 febbraio nella quale avevamo fatto una lettura corale di un testo da noi scritto sui lavori delle donne, abbiamo pensato di fotografare le mani delle donne di San Miniato impegnate nelle attività di lavoro e di cura e di farne un video accompagnato dalla colonna sonora della giovane clarinettista Caterina Matteoli.
Il video, integrato da brevi testi sulla situazione femminile, sarà proiettato in alto su una parete della piazza e chi passa, se ne avrà voglia, lo guarderà.
Date un occhiata al nostro gruppo fb!

LE CONQUISTE DELLE DONNE (un po' di date)



Diritto di voto: Il 2 GIUGNO 1946 l'Italia va alle urne per il referendum istituzionale. Per la prima volta il voto viene esteso alle donne.

Parità salariale: Art. 37 della Cost., regolato da una legge solo nel ’57 in applicazione di una convenzione internazionale del BIT. Con un accordo interconfederale del 1960 si decide l'eliminazione dai contratti collettivi nazionali di lavoro delle tabelle remunerative differenti per uomini e donne. Viene così sancita la parità formale e sostanziale tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Le clausole di nubilato vengono definitivamente vietate con la legge n.7 del '63.

Divorzio: L.898 del 1970, approvazione della legge sul divorzio. 12 maggio 1974: vittoria del No al referendum popolare per l'abrogazione della legge.

Maternità: L. 1204 del 1971; viene estesa la tutela della maternità alle lavoratrici dipendenti. Amplia ed estende i diritti introdotti dalla prima legge (L.860 varata nel 1950) sui diritti e le tutele delle lavoratrici, che definisce per la prima volta le assenze per maternità, ore di allattamento e divieto di licenziamento entro il primo anno di vita del bambino.

Asili nido: L. 1044 del 1971; l'obiettivo di questa legge è realizzare un servizio a supporto delle famiglie e soprattutto delle donne, onde favorirne la permanenza nel mondo del lavoro anche dopo la nascita dei figli. Inoltre si è voluto affermare il diritto del bambino alla socializzazione e allo sviluppo armonico della sua personalità.

Diritto di famiglia: 1975; con la L.151 viene varata la riforma del diritto di famiglia che introduce la parità tra uomini e donne nell'ambito familiare: la potestà sui figli, infatti, spetta a entrambi i coniugi che hanno identici diritti e doveri e non più solo al padre. In attuazione del principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi.

Legge di parità (in materia di lavoro): L.903 del 1977; ha rappresentato la più importante svolta culturale nei confronti delle donne. Si passa dal concetto di tutela per la donna lavoratrice al principio del diritto di parità nel campo del lavoro. Vengono introdotte norme più avanzate in materia di maternità e primi elementi di condivisione fra i genitori nella cura dei figli. Nel marzo 2000 con la legge 53 sui "congedi parentali" questa legge ha recepito i nuovi diritti di paternità in materia di assenza facoltativa.

Interruzione volontaria della gravidanza: L.194 del 1978 "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza". La legge ha come scopo principale la prevenzione delle gravidanze indesiderate, oltre che contrastare l'aborto clandestino.

Legge pari opportunità (Azioni positive): L.125 del 1991: fortemente voluta dalle donne, questa legge è uno strumento in grado di intervenire e rimuovere le discriminazioni e far avanzare l’idea di uguali opportunità uomo-donna nel lavoro. La L.125 ha rappresentato un importante passo avanti per rendere visibile e valorizzare la presenza e il lavoro delle donne nella società, nel lavoro e nella famiglia. Purtroppo resta ancora sostanzialmente inapplicata. Oltre 400 i progetti approvati in 8 anni. (Nel 2000 L.196 di modifica)

Imprenditoria femminile: L. 215 del 1992; l'imprenditoria femminile è in forte sviluppo: il 35% delle nuove imprese giovanili sono guidate da donne. Questa legge (promuove l'uguaglianza sostanziale, pari opportunità economiche e imprenditoriali) favorisce la nascita di imprese composte per il 60% da donne, società di capitali gestiti per almeno 2/3 da donne e imprese individuali, aumentano ogni anno. Le imprese sono tenute a mantenere la prevalenza femminile nella società per almeno cinque anni.

Violenza sessuale:L. 866 del 1996; stabilisce che la violenza sessuale non è più un delitto contro la morale, bensì contro la persona. Una legge di civiltà e dignità che rende giustizia alle donne e premia il lungo e sofferto cammino per affermare il diritto alla sessualità libera e condivisa.

Lavoro notturno: legge comunitaria del 1998 per il divieto assoluto delle donne al lavoro notturno durante la maternità sino al compimento di un anno di vita del bambino e il non obbligo fino a che il bambino ha 3 anni, nel caso di genitore unico, fino a 12 anni. Con la legge 903 del '77 il lavoro notturno era vietato alle sole dipendenti delle imprese manifatturiere. Con la legge varata nel '98, si regolamenta il lavoro notturno per tutti i settori pubblici e privati.

Assegno di maternità per casalinghe e disoccupate: L. 448 del 1999, prevede un'indennità di maternità per le donne che non lavorano, o che svolgono il cosiddetto "lavoro familiare". Con la Finanziaria del 2000 questo diritto viene esteso alle cittadine dell'Ue ed extracomunitarie con carta di soggiorno.

Infortuni domestici: L.493 del 1999, contiene il riconoscimento del lavoro in ambito domestico. Le persone comprese tra i 18 e i 65 anni che svolgono in via non occasionale, gratuitamente e senza vincolo di subordinazione, il lavoro domestico, hanno diritto all'Assicurazione contro gli infortuni.

Congedi parentali: L: 53 dell'8 marzo 2000. Questa legge armonizza i tempi di cura , di formazione e di relazione (tempi delle città). Si tratta di una grande conquista sociale: la cura dei figli smette di essere prerogativa delle madri dal punto di vista legislativo e coinvolge anche i padri garantendogli uguali diritti e tutele. Si tratta di una legge in controtendenza rispetto ai datori di lavoro che invocano riduzioni di salari e di diritti.

La normativa punta a una maggiore condivisione dei compiti all'interno del nucleo familiare. Si applica a tutti i lavoratori, uomini e donne, pubblici e privati, anche autonomi, apprendisti e soci di cooperative. Prevede la parità tra genitori naturali e adottivi o affidatari. Sia la madre che il padre potranno chiedere anche contemporaneamente l’aspettativa di 6 mesi fino un massimo di 10 mesi, entro gli 8 anni di vita del bambino. Al padre, inoltre, verrà concesso un "bonus" di un altro mese per seguire il figlio nel caso in cui dovesse chiedere un congedo per un periodo superiore a tre mesi. L'età del bambino entro cui si può fruire dei permessi per malattia viene elevata dai 3 agli 8 anni del piccolo. I padri possono usufruire del congedo anche nei casi in cui la madre del bambino non è lavoratrice.

Banca del Tempo: è un'esperienza che ha trovato una collocazione legislativa all'interno della L.53 (Congedi parentali). Coniugare lavoro e vita: tra le iniziative più utili c'è, infatti, la Banca del tempo, nella quale anziché denaro si depositano ore. Ore di attività per scambiarle con altri "correntisti" decisi a mettere a disposizione le ore depositate sul proprio conto.

Tutela e sostegno della maternità della paternità: Testo unico (d.l. n. 151 del 26 marzo 2001) delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternita' e della paternita'

Misure contro la violenza nelle relazioni familiari" (lLegge n. 154 del 5 aprile 2001) che stabilisce tra l'altro che il coniuge violento non solo può essere allontanato dall'abitazione familiare, ma anche costretto a pagare gli alimenti.

Flessibilità favorevoli alla conciliazione fra il tempo di vita e quello di lavoro. Decreto 15 maggio 2001 con l'approvazione delle modalità di erogazione dei contributi (ex art9,comma 2, della legge 8 marzo n.53) si dispone la concessione di contributi a carico del Fondo per l'occupazione, in favore di aziende che applichino accordi contrattuali che prevedono flessibilità favorevoli ai lavoratori ed alle lavoratrici.

8 MARZO: MANIFESTO UFFICIALE


QUESTO E' QUELLO CHE POSSIAMO USARE NOI!!

COME NASCE L' 8 MARZO


La prima giornata internazionale della Donna fu celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti in seguito alla sua dichiarazione da parte del Partito Socialista Americano.
La data dell’8 Marzo deriva da una leggenda sorta fra i circoli comunisti francesi negli anni ‘50, secondo la quale alcune donne di fabbriche tessili e di confezioni avrebbero condotto tali proteste l’8 marzo di tutti gli anni a partire dal 1857 nella città di New York.
Fra gli altri eventi storici commemora l’incendio della fabbrica Triangle (New York, 1911), dove 148 persone, la maggior parte donne , persero le loro vite.
L’idea di istituire una giornata internazionale della donna fu per la prima volta presa in considerazione all’alba del 20° secolo quando la rapida industrializzazione e l’espansione economica portò a molteplici proteste sulle condizioni di lavoro. Nel 1910 si tenne la prima conferenza internazionale delle donne nell’ambito della seconda internazionale socialista a Copenaghen, nell’edificio del movimento operaio al 69 di Jagtvej la Folkets Hus (Casa del Popolo) chiamata poi “Ungdomshuset”. Qui più di 100 donne rappresentanti di 17 paesi scelsero di istituire una festa per onorare la lotta femminile per l’ottenimento dell’uguaglianza sociale, chiamata Giornata internazionale della Donna. L’anno seguente, la giornata mondiale della donna segnò oltre un milione di manifestanti in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. Poco dopo il 25 marzo 1911 l’incendio della fabbrica Triangle uccise 148 lavoratori. L’insufficienza delle misure di sicurezza è considerata la causa dell’alto numero di morti. Questo porto molta attenzione sul tema della sicurezza sul lavoro, tema molto caro alle giornate internazionali della donna degli anni seguenti. Più tardi, all’inizio della prima guerra mondiale, le donne di tutta europa tennero delle marce di pace l’8 marzo 1913.
La donne russe si ritrovarono a manifestare il 23 febbraio 1917 (l’8 marzo del calendario giuliano) per la morte di circa 2 milioni di soldati russi morti in guerra. Le proteste continuarono per vari giorni fintanto che lo Zar fu costretto ad abdicare ed il governo dovette concedere il diritto al voto anche alle donne. Da quell’anno la festa viene celebrata in una data fissa, mentre precedentemente era festeggiata l’ultima domenica di febbraio.
In Italia, nel secondo dopoguerra, la giornata internazionale della donna fu ripresa e rilanciata dall’UDI (Unione Donne Italiane) associando nel contempo alla data dell’8 marzo l’ormai tradizionale fiore della mimosa.
Nell’ovest la giornata mondiale della donna fu commemorata comunque anche se con sempre meno successo, fino alla nascita del femminismo negli anni ‘60.
Il 1975 fu designato come ‘Anno Internazionale dell Donne’ dalle Nazioni Unite. Le organizzazioni delle donne hanno osservato la giornata internazionale della donna in tutto il mondo l’8 marzo tenendo eventi su larga scala che onorassero gli avanzamenti della donna e ricordassero diligentemente che la continua vigilanza e l’azione sono richieste per assicurare che l’uguaglianza delle donne sia ottenuta e mantenuta in tutti gli aspetti della vita. A partire da quell’anno la Nazioni Unite hanno cominciato a celebrare la giornata internazionale della donna l’8 marzo. Due anni dopo, nel dicembre 1977, l’assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione proclamando una “giornata delle nazioni unite per i diritti della donna e la pace internazionale” da osservare in un qualsiasi giorno dell’anno dagli stati membri in accordo con le tradizioni storiche e nazionali di ogni stato. Adottando questa risoluzione, l’assemblea generale riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe anche l’urgenza di porre fine alla discriminazione ed ad aumentare il supporto alla piena ed eguale partecipazione.
L’origine di questa giornata è stata oggetto di strumentalizzazioni; una di queste riguarda in Italia il settimanale “La lotta”, edito dalla sezione bolognese del Partito Comunista Italiano, che nel 1952 pubblicò una storia rivelatasi poi un falso storico. Il settimanale comunista sostenne in un suo articolo che l’origine della festa sarebbe risalita ad un grave fatto di cronaca avvenuto nel 1908 a New York: alcuni giorni prima dell’8 marzo, le operaie dell’industria tessile Cotton iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l’8 marzo Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita; lo stabilimento venne devastato da un incendio e le 129 operaie prigioniere all’interno non ebbero scampo. Questo falso ebbe ulteriore seguito nella stampa comunista: l’Unione Donne Italiane nello stesso 1952 distribuì alle iscritte libretti con un resoconto dell’incendio. Nel 1954 “Il Lavoro”, settimanale della Cgil, aggiunse un fotomontaggio di Mr. Johnson con la bombetta che si fa largo tra la massa di donne tenute dalla polizia. In realtà non esiste alcun documento storico su questa fantomatica industria Cotton e sul suo incendio.
Questa leggenda è la strumentalizzazione romanzata di un gravissimo incidente realmente avvenuto, l’incendio che nel 1911 colpì la Triangle Shirtwaist Company di New York. Le lavoratrici non erano in sciopero, ma erano state protagoniste di una importante mobilitazione, durata quattro mesi, nel 1909. L’incendio, per quanto le condizioni di sicurezza del luogo di lavoro abbiano contribuito non poco al disastro, non fu doloso. Le vittime furono 148, ma non furono tutte donne, anche se per il tipo di fabbrica erano la maggior parte. I proprietari della fabbrica si chiamavano Max Blanck e Isaac Harris, vennero prosciolti nel processo penale ma persero una causa civile. L’incendio della Triangle è uno dei principali fatti commemorati dalla Giornata Internazionale della Donna, ma non fu quell’incendio a dare origine a questa Giornata: infatti avvenne un anno dopo della tradizionale data di nascita della festa (il 1910) e l’8 marzo non ha nulla a che fare né con lo sciopero (iniziò il 22 novembre) né con l’incendio (avvenne il 25 marzo).
Il significato della mimosa per la festa delle donne
La mimosa è simbolo di innocenza, di libertà e nello stesso tempo il suo delicato nasconde forza e vitalità. In realtà questa scelta non ha nulla a che vedere con i fatti di New York. Infatti l’UDI (Unione Donne Italiane) che, preparando il primo 8 marzo del dopoguerra (nel 1946) si pose il problema di trovare un fiore che potesse simboleggiare lo spirito della giornata. L’idea di trovare un fiore veniva a sua volta dal garofano rosso, simbolo della festa dei lavoratori. La mimosa, profumata e poco costosa, apparve subito come il fiore adatto. Il suo dono significa anche che il mondo sarebbe grigio, triste, povero senza la creatività e vitalità femminili.
--------------------------------------…
La Festa della Donna è in effetti un momento di gioia per tutto ciò che le donne hanno dato e continuano a dare al mondo. Ma nasconde anche il dolore, la sofferenza, le lotte di tante donne che si sono battute per un mondo più giusto. Grazie a loro oggi le donne occidentali hanno potuto affermare i propri diritti e possono veder riconosciuta la loro parità con l’uomo. L’8 marzo è dedicato a tutte le donne che sono minacciate, violentate, imprigionate, uccise per aver difeso i loro diritti e, spesso, i diritti umani più elementari. Ricordare questo giorno è un modo per non dimenticarle e per continuare a lavorare nella loro scia, perché c’è ancora molto da fare.
La mimosa è stata adottata, come il fiore simbolo della festa della donna, dalle femministe italiane per contraddistinguere e simboleggiare la ricorrenza dell’ 8 marzo.
Nel novembre del 1943, nacque nel nord Italia un’organizzazione femminile con il nome di “Gruppi di difesa della donna” e per l’assistenza ai combattenti della libertà, con lo scopo assoluto di unire tutte le donne in uno scopo comune di assistenza e resistenza contro i nazi-fascisti.
Dopo l’insurrezione del nord, i Gruppi si fusero con affini organizzazioni meridionali, dando vita all’UDI che si riunì in Congresso Nazionale a Firenze nel 1945 per concordare un programma di rinnovamento democratico della vita nazionale.
A Roma nel 1946, l’UDI stava preparando il primo “otto marzo” del dopoguerra; le donne romane scelsero i fiori giallo intenso e profumati della mimosa, come simbolo della loro festa perché era un fiore facile da trovare perché fioriva proprio in quel periodo in quantità abbondanti nei giardini di Roma e dei Castelli, erano facili da raccogliere, adatti ad essere tagliati in piccoli rametti per essere esibiti all’occhiello o tra i capelli.
Altre fonti invece ci riportano al funerale delle donne operaie morte nell' incendio della loro fabbrica per difendere i loro diritti. In quella occasione le persone lanciarono sul corteo funebre rami di mimosa presi dagli alberi.
In America nelle tribù indiane regalare una mimosa era segno di amore appassionato.
In Inghilterra invece le ragazze meno carine utilizzavano le mimose per indicare le loro idee, le ragazze infilavano un fiore di mimosa nell’occhiello della giacca o tra i capelli, per esibire la loro femminilità.

GLI APPUNTAMENTI NELLE CITTA'


Comunicate le iniziative dei comitati locali all’indirizzoappuntamenti@senonoraquando.eu

CAMPOBASSO – 8 marzo, ore 18.30, Dopolavoro Ferroviario: volantino 8 marzo
LECCE – 8 marzo, iniziativa simbolica del coordinamento Se Non Ora Quando Lecce. Clicca qui per informazioni.
MILANO – 8 marzo 2011, ore 18, piazza Mercanti, presidio e critical mass “Le donne danno i numeri”. Clicca qui per informazioni
PRATO – 8 marzo, ore 18, partenza p.zza Mercatale, davanti a Mau (il trippaio!). Per informazioni: http://www.facebook.com/event.php?eid=191176660905800
REGGIO CALABRIA – 8 marzo 2011, ore 15-17, piazza Camagna: banchetto informativo e distribuzione nastri rosa. Ore 17.30-19.30, Università per stranieri “Dante Alighieri”, via del Torrione: incontro di donne italiane e straniere, generazioni a confronto tra presente e futuro.

L'8 MARZO RIMETTIAMO AL MONDO L'ITALIA


Il Coordinamento ha chiesto la collaborazione di donne e uomini della città per dare la disponibilità a esporre gli striscioni e le adesioni sono già tante.

Inoltre, l’8 marzo tutte noi indosseremo dei fiocchetti rosa e li porteremo con noi per “contaminare” chi vorrà essere contaminato.
Info             335 7327268      
senonoraquandolecce@gmail.com

8 MARZO A MILANO: LE DONNE DANNO I NUMERI


8 marzo: le donne danno i numeri. Presidio e critical mass dalle 18 in P.zza Mercanti a Milano

Dopo la manifestazione di sabato 29 gennaio in Piazza della Scala a Milano, e dopo la grande giornata di mobilitazione nazionale del 13 febbraio, in rete con le iniziative di “Se non ora quando”, abbiamo deciso di riprenderci simbolicamente la data dell’8 marzo per continuare ad affermare la libertà e la dignità delle donne, la loro intelligenza e i loro saperi come elementi essenziali per la democrazia e lo sviluppo del nostro Paese. Per questo ci ritroveremo alle 18 in Piazza Mercanti, a Milano, ancora una volta con le sciarpe bianche, per dare vita a un presidio e a una “critical mass” delle donne.
Lo faremo con cartelli e striscioni e girando per il centro in bicicletta per spiegare che le donne sono il 60% dei laureati, ma solo il 46% di chi lavora. Che sono il 42% dei magistrati, il 32% dei medici, il 39% degli avvocati, il 30% degli imprenditori ma guadagnano il 9% in meno degli uomini a parità di lavoro. Che lavorano più degli uomini tra professione e lavoro di cura ma i loro contratti sono a part-time e a tempo determinato più di quelli degli uomini, e che più di loro sono precarie.
In Italia (tra gli ultimi paesi d’Europa) il 21% dei deputati e il 19% dei senatori è donna. Nel governo ci sono 5 ministre, di cui 3 senza portafoglio. Solo il 3% è presente nei Consigli d’Amministrazione delle società quotate in borsa (In Norvegia il 42%). Il 68% delle donne tra i 20 e i 49 anni ha un’occupazione se non ha figli, il 60% se ha un figlio, il 54% se ha due figli.
In Italia, la spesa per le politiche sociali e famigliari rappresenta l’1.3% del PIL, meno della metà della media europea, un terzo della Francia. Le donne fanno il 77% del lavoro famigliare; solo il 10% dei bambini 0-2 anni frequenta un nido. Il welfare per i piccoli è rappresentato dai nonni (chi li ha). Alle richieste di part time e orari flessibili spesso le aziende rispondono negativamente (mobbing strategico). Il 40% delle donne sotto i 40 anni (e il 55% di quelle sotto i 30 anni) non può fruire delle tutele sulla maternità previste dalla legge perchè non ha un lavoro a tempo indeterminato.
Le leggi, gli integralismi religiosi, il lavoro, certe politiche della famiglia sbandierate ipocritamente e moralisticamente da chi, come il premier, per primo inquina la vita pubblica, tentano di ricondurci nei ruoli tradizionali e di ostacolare la libertà di disporre della nostra vita. C’è una responsabilità maschile in tutto ciò: basti pensare ai vantaggi che l’uomo continua a garantirsi, e alla violenza materiale e simbolica di cui il corpo femminile continua a essere oggetto; è per questo che le donne che hanno manifestato il 13 febbraio hanno chiesto agli uomini l’impegno a volgere lo sguardo su di sé, a interrogare la propria storia. Qualcuno lo sta facendo, e sta mettendo in discussione insieme a noi i modelli pervasivi che il degrado della vita pubblica ha prodotto, improntati al più bieco machismo e alla rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale.
Noi vogliamo dire basta a tutto questo prima che sia troppo tardi.
Ci vogliamo riprendere, senza falsi moralismi, la città e la vita pubblica, liberandola dalla corruzione, dall’ipocrisia, dal familismo, dall’omofobia. Noi pretendiamo istituzioni oneste e che lavorino nell’interesse del miglioramento della vita di tutte e di tutti. Non siamo in vendita, non siamo merce di scambio per festini, non stiamo dietro le quinte ma in piazza.
Diamo visibilità alla nostra voglia di cambiare questo Paese, appendiamo in tutte le città e i paesi della nostra regione un lenzuolo bianco fuori dalle nostre finestre dall’8 al 14 marzo.
E’ il 14 marzo infatti la data nella quale a Milano si terrà una grande assemblea di discussione e di confronto per raccogliere nuove energie e dare continuità alla mobilitazione delle donne.
Le donne hanno i numeri!
Comitato delle donne che hanno organizzato le manifestazioni milanesi del 29 gennaio e del 13 febbraio.
Per adesioni: milano13febbraio@gmail.com

FIACCOLATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE



Il comitato “Se non ora quando” da’ la sua convinta adesione alla fiaccolata contro la violenza sulle donne che si terrà domani sera (2 marzo) a Roma. I ripetuti atti di violenza, – tre nel giro di soli dieci giorni – richiedono non solo misure più efficaci e non propagandistiche di sicurezza, ma interventi per rendere civile la convivenza tra uomini e donne nella città.
L’appuntamento è alle ore 19 alla scalinata del Campidoglio.

INSEGNAMENTI MAYA : IL CAMBIAMENTO PASSA PER LA DONNA

BOZZA DI VOLANTINO "GIU' LA MASCHERA: VERE STORIE DI DONNE VERE"



COMITATO 13 FEBBRAIO "SE NON ORA QUANDO?" ANCONA
20 MARZO 2011
GIU’ LA MASCHERA: VERE STORIE DI DONNE VERE
Il Comitato 13 Febbraio di Ancona organizza il giorno 20 marzo 2011 alle ore 10.30 in Piazza della Repubblica (delle Muse) un incontro dal titolo: “Giù la maschera: vere storie di donne vere”.
Verranno lette le storie di vita di donne famose che con il loro esempio hanno contribuito ad esaltare il valore del pensiero e dell’immagine femminile.

Verranno lette anche le storie di vita di donne meno famose ma non per questo meno eccezionali nella loro normalità.
Sei una donna eccezionalmente normale?
Vuoi raccontarci la tua storia?
Vuoi dare voce al tuo essere donna in questo momento così delicato e difficile per la nostra società e per la condizione femminile in particolare?
Mandaci la tua storia, raccontaci come vivi la tua quotidianità, quali sono i tuoi pensieri, i tuoi sogni, le tue speranze, le tue delusioni, le tue paure, le tue difficoltà, le tue sconfitte e le tue vittorie.....
Vogliamo raccogliere le storie delle donne per renderle visibili e per cercare, insieme, un punto di partenza comune che ci porti a recuperare il senso di dignità e rispetto nei confronti delle donne e del loro contributo fondamentale alla vita del nostro Paese.
Manda la tua storia al seguente indirizzo e–mail:
Oppure scrivila a mettila in una delle cassette che dal al troverai ai seguenti indirizzi:

8 MARZO: MATERIALE PUBBLICITARIO






“L’8 MARZO GIORNO DEL LAVORO E DELLE DONNE”



La Repubblica, 28 febbraio 2011
Il comitato “Se non ora quando” vuol dare continuità alla grande manifestazione del 13 febbraio, ma senza cortei, solo un fiocco da appendere. E una piattaforma di richieste, a tutela della maternità e del precariato.

Basta con le mimose e i regalini, l’8 marzo deve tornare a essere una festa laica del lavoro delle donne e un momento per rilanciare le rivendicazioni: al grido di “riprendiamoci l’8 marzo”, il Comitato “Se non ora quando” vuole dare in questo modo continuità a ciò che la piazza del 13 febbraio, quando ha mobilitato un milione di persone, ha espresso. Il gruppo di donne – attrici, registe, politiche, storiche, giornaliste – ha spiegato di aver scelto il simbolo della coccarda rosa per celebrare quest’anno la Giornata mondiale della donna. Un fiocco da appendere a una statua, a un albero, alla borsa, al motorino, alla finestra, alla giacca o al finestrino della macchina. E anche un fiocco “virtuale” con cui “legarsi tutte, nel 150esimo dell’Unità d’Italia, per una rinascita del nostro Paese”. Ma nessuna manifestazione organizzata: troppo vicino il 13 febbraio, e poi quella era la “loro” manifestazione mentre l’8 marzo è una data che vede storicamente protagonisti tutti i movimenti femminili.
A Roma, comunque, ci sarà un “punto di presenza” a piazza Vittorio e altri tre punti in altrettante piazze della periferia; le 4 piazze saranno “collegate” da due camioncini che attraverseranno la città. Di rilievo l’iniziativa delle donne torinesi, che porteranno in dono alle “sorelle” della Locride alcune bandiere con il loro “Se non ora quando” da far sventolare nei loro paesi.
E all’universo delle donne italiane si rivolge la piattaforma di richieste che il comitato lancia in occasione della festa: congedo di maternità obbligatorio e indennità di maternità, congedo obbligatorio di paternità, norme che impediscano il licenziamento “preventivo” come le dimissioni in bianco sono le questioni rilevanti. “Bisogna tornare a considerare la maternità a carico della fiscalità generale” ha sottolineato Valeria Fedeli, ex sindacalista. Al centro, il tema della precarietà, che colpisce in modo massiccio le donne e soprattutto le ragazze.
“L’8 marzo può essere – ha spiegato Flavia Perina, direttrice del “Secolo d’Italia” e parlamentare del Fli – l’occasione per aprire un dialogo su questa piattaforma – il 5 marzo il Pdl ha organizzato una giornata di studi sul lavoro delle donne, perchè non confrontarsi anche su questo?. Nessun passo indietro rispetto ai temi del 13 febbraio – ha aggiunto – ci sarà occasione di riprendere quel discorso, a cominciare dal 17 marzo, festa dell’Unità d’Italia”. “Riapriremo dopo l’8 marzo – ha assicurato Francesca Izzo – la grande discussione su cosa le donne vogliono fare e come contare sulla scena pubblica”.