PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

venerdì 25 febbraio 2011

25 FEBBRAIO: RASSEGNA STAMPA


Il caso Ruby: la donna che divide le donne e l’opinione pubblica



Scritto da Dott.ssa Licia Falduzzi


Lo scorso 13 febbraio una grande adesione femminile, popolare e pacifica ha animato le piazze italiane, teatro della manifestazione << Se non ora quando>>.
Come ogni movimento sociale, anche questo affonda le radici in accadimenti reali, nel vissuto del paese e nella sua condizione di fatto.
Come ogni espressione culturale, anche questa ha una ricaduta sociale, genera delle posizioni e stimola delle opinioni.
Vita da Mamma, dopo avere parlato della manifestazione, ospitando una opinione positiva e favorevole, torna sull’argomento e, in nome della democraticità che il nostro blog si propone di mantenere sempre, da spazio ad una diversa posizione apertamente  critica e “interrogativa”.
Oggi la nostra sociologa, la Dottoressa Licia Falduzzi, ci parlerà dei movimenti sociali e dei cambiamenti culturali, nonché della manifestazione “Se non ora quando?”
Lo scorso 13 febbraio milioni di persone, soprattutto donne, si sono riunite in 117  piazze italiane, da Nord a Sud, per manifestare al grido “Se non ora quando?”.Questo slogan, se qualcuno in questi giorni se n’è chiesta l’origine, nasce, per stessa ammissione del Comitato promotore della manifestazione, dal titolo del libro di Primo Levi “Se non ora, quando?” (in un più corretto italiano, con la virgola), pubblicato da Einaudi nel 1982. Vi si narra, con una sottile e amara comicità, la storia drammatica e avventurosa di un gruppo di partigiani ebrei russi e polacchi che, in una lunga epopea che va dal 1943 al 1945, combatte, percorrendo l’Europa in lungo e in largo, una personale guerra partigiana contro il tentativo di sterminio del nazifascismo. A sua volta, il titolo di questo romanzo è stato tratto dal Pirké Avoth (Le massime dei Padri, una raccolta di detti rabbini redatta nel II secolo d.C. e che fa parte del Talmud) da cui Primo Levi scelse, adattandole a ritornello di una canzone dei suoi partigiani, le seguenti parole: «Se non sono io per me, chi sarà per me? E quand’anche io pensi a me, che cosa sono io? E se non ora, quando?».
Le donne come gli ebrei? La loro lotta partigiana contro il tentativo di sterminio della loro dignità?
Ancora una volta in piazza, ancora una volta un movimento delle donne per le donne, ancora una volta un’occasione per rafforzare quel senso di ingroup che ci rende diversi dai nostri avversari, gli uomini?
Tutti i movimenti collettivi, di cui la manifestazione del 13 febbraio ne vuol essere un esempio, nascono dallo sforzo da parte di un gruppo organizzato per generare un cambiamento sociale oppure per opporsi ad esso, e prendono avvio da insoddisfazioni e critiche nei confronti dello status quo, l’ordine sociale esistente. L’insoddisfazione nasce dal rapporto tra condizioni oggettive e idee su tali condizioni, e, affinché essa si manifesti e si organizzi in un movimento sociale che traduca la visione ideale in realtà, devono esserci tre componenti: la sensazione che lostatus quo sia ingiusto in riferimento alle norme ed ai valori della società, la convinzione che nulla si stia facendo per migliorarlo e, infine, la rappresentazione di come dovrebbe essere.
La manifestazione del 13 febbraio, una delle tante manifestazioni “mimosa”, è nata dalla critica, manipolata dai mass media e dalla propaganda, rivolta alla cosiddetta vicenda Ruby, che ha visto coinvolto il nostro presidente del Consiglio. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, dato che il nostro presidente ormai da mesi è famoso per la sua posizione nei confronti della donna e per le sue tutto fuorché divertenti barzellette sul gentil sesso.
Il caso Ruby  ha risvegliato nelle donne l’insoddisfazione per uno status quo che, nonostante gli ormai affermati diritti di parità tra uomo e donna, le vede, dal punto di vista lavorativo, ancora relegate in posizioni subalterne, di scarso prestigio e con bassi stipendi. Ha risvegliato inoltre la rabbia nell’assistere ancora una volta all’uso strumentale che si fa del corpo della donna, anche da parte di se stessa.
Mi sono chiesta se non siamo noi donne a non voler cambiare o se sono davvero ancora gli uomini ad imporci il loro ideale di donna. Mi sono anche chiesta se in realtà a noi questo status quo stia davvero stretto o piuttosto ci piaccia. Io non credo nella subalternità della donna e nel predominio dell’uomo, non più, credo nelle scelte che ognuno di noi fa e credo nel cambiamento che ha origine tutti i giorni e non in quello sbandierato in un solo giorno rosa.
Tutti i movimenti sociali attraversano alcune fasi distinte. Si comincia con un momento di fermento sociale, si continua con una fase di intensa eccitazione popolare, si passa ad un periodo di organizzazione formale e si finisce in un processo di istituzionalizzazione. O almeno si dovrebbe finire così. Sì, perché non tutti i movimenti sociali finiscono per istituzionalizzarsi, e ciò dipende dal modo in cui i membri vivono quel movimento, e questa loro sensazione è influenzata dal grado in cui gli obiettivi del movimento rispecchiano effettivamente i loro valori e dalla misura in cui il movimento stesso è accettato o rifiutato dalla società tutta.
Bene, date queste premesse, mi chiedo ancora: ma a quale cambiamento aspira il movimento del 13 febbraio? e contro chi o che cosa ha realmente protestato?



Le marce femministe e l'icona Rosy Bindi

Perché i postumi della manifestazione del 13 febbraio non vogliono andarsene.
di Anna Adornato

Se non (finirla) ora, quando? Facendo di Rosy Bindi il candidato premier feticcio del femminismo si rischia di dover manifestare da qui all'eternità. Posto che quando questa storia dell’affaire Ruby e annessi si sarà conclusa qualcuno incomincerà a chiedersi se non è il caso di considerare l’evoluzione delle aspettative di vita medie delle mantenute in Italia, su com’è che siamo arrivati ad un punto che negli anni Sessanta le amanti brave riuscivano ad ottenere un appartamento in centro – se molto abili pure la boutique – e adesso, invece, coltivano velleità da politichessa.CARRIERISMO E VELINISMO. Posto che c’erano meno guasti quando in generale il carrierismo a mezzo coscia era un canovaccio già scritto, dove anche lì sapevi più o meno come andava a finire, che era tutto un «come fanno le segretarie a farsi sposare dagli avvocati»
Posto questo e altre trascurabili rogne io, però, vorrei sapere fino a quando dovrò scontare i traumi prodotti da un Ambra Angiolini, o chi per lei, ospite da Santoro a dire che alla manifestazione del tredici c'è andata per una questione di educazione, che tocca dare il buon esempio ai pargoli (dilettante io e la mia arretratezza culturale che ero rimasta ancora alla pedagogia classica e l'importanza di una buona scuola elementare!).
LA CANDIDATURA DI ROSY BINDI. No, spiegatemi, perchè mi ero illusa che l'unico lato positivo della manifestazione del tredici di febbraio fosse appunto che il tredici era passato e se avevo fortuna potevo risparmiarmi per almeno qualche settima l'indignazione dell'attrice di turno, quella che «il corpo delle donne, la mercificazione, io sono un'artista impegnata e le altre son tutte mignotte».
Poi, ho sentito anche che c'è gente che se ne va in giro a proporre la candidatura di Rosy Bindi come competitor ufficiale di Berlusconi, ed è stato proprio allora che ho capito come la risposta al problema è e resta una sola: hai voglia a tenersi tutte le domeniche libere da qui a marzo duemilaequindici per marce e cartellonistica varia, se continuate a strumentalizzare Rosy che prima, quando diceva le stesse cose di adesso no, e ora sarebbe quella ideale in quanto femmina e antitetica al berlusconismo, pare le due cose insieme si portino moltissimo adesso, di questo passo è tutto inutile: di un politico navigato si fa un feticcio da rivincita culturale, e si ritorna sempre al punto di partenza, con le specie protette da tutelare e, oltre ai sit-in, finisce che pure i portachiavi «se non ora quando».
Giovedì, 24 Febbraio 2011




LETTERE - La Federazione della Sinistra contro lo spogliarello "patrocinato"
Riceviamo e pubblichiamo:
Speriamo che la commistione tra festeggiamenti per il Carnevale e Giornata Internazionale della Donna, così come si evince dallo speciale pubblicato su LA STAMPA del 23 febbraio a pag.79, sia un indecoroso passo falso di chi ha curato la pubblicazione e non una scelta dell'Amministrazione Comunale che dà il patrocinio alle iniziative per i festeggiamenti del Carnevale 2011.
Già sembra molto discutibile, anche se perfettamente in linea con la società berlusconiana dello spettacolo, la scelta di dare il patrocinio a un “ironico spettacolo di spogliarello” (nella foto i CentocelleNightmare la cui esibizione è prevista l'8 marzo a Verbania, ndr), ma tant'è....
Sarebbe invece veramente gravissimo se l'Amministrazione comunale pensasse veramente di contribuire in questo modo alla celebrazione della Giornata Internazionale della Donna!
Sarebbe l'ennesima dimostrazione della superficialità e dell'ignoranza di questi amministratori, nonché dimostrazione di una cultura maschilista e patriarcale che vede le donne puri oggetti al servizio del potere e che, per essere festeggiate ed omaggiate sia “corretto” proporre loro uno “spogliarello” ad hoc.
Nessuno vuole essere moralista, ma vogliamo qui ricordare che, anche se la giornata dell'8 marzo è stata progressivamente svilita e trasformata in una giornata di pseudo-festeggiamenti mercantili, questo giorno, scelto per ricordare l'8 marzo 1908 (quando 129 donne furono bruciate vive perchè chiuse in fabbrica dal padrone che non voleva scioperassero), dovrebbe essere celebrato per ben altri motivi: motivi che riguardano la dignità, i diritti, il rispetto di genere.
Pochi giorni fa oltre 1 milione di donne sono scese nelle piazze d'Italia per riaffermarli al grido di “SE NON ORA QUANDO” anche rispetto a ciò che sta verficandosi a Verbania cominciamo ad agire e a ricostruire la memoria e il senso delle cose SE NON ORA QUANDO?
Federazione della Sinistra - Circolo Vermicelli Verbania


Torino: Fassino scrive alle donne, mi metto a vostra disposizione.

Torino, 23 feb. - (Adnkronos) - ''Insieme faremo la differenza''. Si conclude cosi' la lettera che Piero Fassino, candidato alle primarie del centro sinistra per la scelta del sindaco di Torino, ha scritto alle donne del capoluogo piemontese per cobnfermare il sostegno nella battaglia per la parita'. Prendendo aspunto dalla manifestazione 'Se non ora quando' dello scorso 13 febbraio, ''una giornata memorabile per Torino e per tutta l'Italia, un punto di svolta da cui non si puo' prescindere'', Fassino rivendica ''l'appartenenza ad un Comune, la Citta' di Torino, che, in questo panorama italiano, rappresenta un modello virtuoso''.
''Qui da noi, e non mi riferisco soltanto alla classe politica -sottolinea l'ex segretario dei Ds- le donne hanno un ruolo importante, oserei dire indispensabile. Mi metto a vostra disposizione, cosi' come mi sono messo a disposizione di tutta la citta', per costruire insieme il cambiamento che si e' intravisto in piazza'', prosegue richiamando l'impegno a favore del lavoro, della riqualificazione professionale, della famiglia, della dignita' e della sicurezza. (segue)
23/02/2011






Un o una Berlusconi al potere per altri 100 anni?

Un o una Berlusconi al potere per altri 100 anni? Come molti altri, anche io sogno il cavaliere in galera. Non è un mio chiodo fisso, si intende. Normalmente, ho altro da pensare. Si tratta comunque di un pensiero rassicurante. Vedere finalmente Berlusconi in prigione, potrebbe restituirmi un briciolo di fiducia nelle istituzioni.
E` un sogno illusorio, effimero e forse velleitario. Lo so. In un paese sviluppato quale pretenderebbe di essere l’Italia, i costi della manodopera sono già stati tagliati. Persino gli enti più scassati sono con gli organici al minimo storico. Nessuna azienda sarebbe in grado di funzionare, di fronte ad ulteriori perdite di risorse umane. Poche centinaia di migliaia di persone in sciopero o comunque assenti dal lavoro, anche solo per una manciata di giornate, potrebbero mettere in seria crisi l’intero sistema produttivo nazionale. In tali condizioni, il governo cadrebbe di conseguenza. Perché non succede? Come mai nessuno si ribella al ributtante status quo? Le opposizioni non sono più capaci di mettere insieme e di attivare nemmeno poche centinaia di migliaia di lavoratori per due o tre settimane? Purtroppo, la verità è un’altra. In un paese davvero civile e democratico, la Costituzione dovrebbe essere supportata da solide leggi anti-trust e nessuno dovrebbe poter operare nell’ambito di megagalattici conflitti di interessi, come invece sta succedendo da oltre 25 anni a questa parte. Il cavaliere ha acquisito un vantaggio enorme, sproporzionato e pressoché irreversibile, su tutti gli altri. In Italia, la partita dell’opposizione al berlusconismo è stata giocata e persa decine di anni fa e mentre Berlusconi ha in mano oltre il 90% dei media nazionali e locali (alcuni dei quali non sono di sua proprietà ma non possono dirgli di no, per svariate ragioni) si continua ancora con la favola della “par condicio”, come se si combattesse ad armi pari. Mentre il “reuccio” si prende tutto lo spazio televisivo che vuole, come vuole e quando dice lui ... tutti gli altri, sono li` a contare i minuti, per verificare che i tempi siano distribuiti in parti uguali, fra esponenti del governo e dell’opposizione. Tutto ciò senza mettere in conto le massicce dosi di riprogrammazione neuro-linguistica, a cui è soggetta, via etere, la popolazione italiana, da decenni, h24 7/7.
Si è mai visto niente di più disgustoso? Proseguendo con lo stesso approccio e con la stessa mentalità, il potere resterà in mano a chi già lo detiene. Resterà al cavaliere, in qualsiasi situazione e in ogni caso. In tale drammatico contesto, gli italiani sono distratti o si concentrano su questioni frivole e insignificanti. Un po’ come succede nei giochi di prestigio. Il prestigiatore, attraverso gesti, parole e azioni distrae il pubblico, impedendogli di vedere i trucchi, nascosti nella sua performance. La differenza è che l’illusionista a capo del nostro governo è riuscito a trasformare i suoi trucchi in una realtà accettata, stabile e permanente. E mentre lui prosegue imperterrito per la sua strada, come se nulla fosse accaduto, i suoi sudditi si tengono informati per sapere se lui sia in doppiopetto blu a Palazzo Chigi o in scamiciato e bandana a Villa Certosa o in accappatoio a Palazzo Grazioli o nudo, in casa sua, ad Arcore. Lo preferiremmo decisamente in pigiama a righe, dietro solide sbarre. Ma non facciamoci illusioni. In questa Italia, con questi media, comanderebbe sempre lui, indipendentemente dal suo abbigliamento, dalle sue abitudini e dal suo domicilio. Da buoni italiani, amiamo riempirci la bocca di parole grosse. Escort. Dignità. Pinocchio. Basta! Vattene. Se non ora quando. La legge è uguale per tutti.
Ruby? Elezioni. Quest’ultima mi pare particolarmente interessante. Immaginiamo di andare a nuove elezioni politiche. Eleggiamo nuovi leader. Si forma un nuovo governo. Il tritacarne mediato comincia a lavorarselo ai fianchi, fin dal principio. I giornalisti di regime ne criticano l’operato e obbligano un gran numero di esponenti del governo medesimo a scusarsi in continuazione, per mille motivi. Come farebbe il nuovo governo ad andare avanti senza l’appoggio dei media? Quanto durerebbe? Riuscirebbe a convincere anche la chiesa cattolica? Perché, senza l’appoggio della chiesa, non c’è stato esecutivo che abbia potuto veramente governare l’Italia, negli ultimi 150 anni. Per non parlare poi del periodo antecedente all’unità d’Italia. Altro che i 30 anni di Mubarak o i 40 anni di Gheddafi. Perciò, nessuno si fa avanti, nessuno si candida a nuovo premier, nessuno spinge sul serio per far cadere questo governo, perché sanno che, dopo Berlusconi, il prossimo leader politico sarebbe fatto a pezzi, in pochi mesi.
Il nuovo Primo Ministro, come minimo, sarebbe sberlicchiato, deriso e coperto di ridicolo, in un batter d’occhio. Nella migliore delle ipotesi si ritroverebbe alla berlina di un gran numero di individui. Con la carriera politica appesa a un filo e l’immagine personale in caduta libera, ogni giorno di più. Il nuovo governo, agonizzante ancora prima di essere formato, non avrebbe alcuna operatività e sarebbe esposto a ricatti di ogni genere. Gli attuali professionisti della politica lo sanno fin troppo bene. Quindi, per favore, non continuiamo a trastullarci con la storiella che il governo non cade per via di qualche deputato o di qualche senatore che si vende. Il governo non cade perché gli italiani non percepiscono la gravità della situazione e nessun partito, nessun leader dell’opposizione vuole farlo davvero cadere. Tutto il resto fa parte del solito teatrino dei pupi e della vita quotidiana del nostro amato stivale. E non solo per colpa del cavaliere, che non è certo l’unico saltimbanco, sul palcoscenico. Se le condizioni complessive (che richiedono una vera separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, oltre a completa libertà di espressione per i cittadini e totale autonomia dei media) resteranno quelle che sono in questo momento, solo il cavaliere potrà beffardamente continuare a gestire le sorti politiche dell’Italia o comunque di ciò che ne resta. Solo lui ha in mano le leve del potere, oltre al denaro per comprare quello che vuole. Poi, successivamente, toccherà a qualcuno dei suoi eredi. Probabilmente con un approccio meno arrogante e con mezzi un po’ più sofisticati. Forse accettando un minimo di alternanza, nel tentativo di salvare la faccia con i nostri partner europei. Magari, utilizzando dei prestanome dell’opposizione per brevi intervalli di tempo, tanto per dare l’impressione di essere in un paese democratico. Una volta un Primo Ministro cristiano sociale per sei mesi e di nuovo un o una Berlusconi per cinque o dieci anni. Poi un cattolico moderato di centro per un anno e mezzo e di nuovo un o una Berlusconi per sette o quattordici anni. E così via, insecula seculorum. Amen. Nell’Italia di oggi, le regole democratiche sono immensamente piu` importanti delle persone preposte ad attuarle e, mentre gli italiani erano distratti dalle telenovelas, dai falsi dibattiti, dalle storie di sesso, dalle battute scurrili, dalle corna e da tanto altro ancora, quelle medesime regole sono andate a farsi benedire. Ora, tornare indietro per ripristinarle, ponendo fine al colossale conflitto di interessi in atto, nel frattempo trasformatosi in metastasi istituzionale, appare una impresa mastodontica, fuori dalla portata dei comuni mortali. Per non finire io stesso in galera, non posso scrivere nulla su altre ipotetiche soluzioni che potrebbero raddrizzare le sorti politiche dell’Italia, modificando leggermente i piani e i programmi futuri, dei “reali di Arcore”.

di Lio Giallini da AGORAVOX



SOGNANDO IL RISORGIMENTO L'ITALIA DEL TEATRO S'E' DESTA


Scaparro vara il progetto delle celebrazioni tra prosa e cinema
OSVALDO GUERRIERI
FIRENZE
Viva l’Italia! Di questi tempi? Se non ora, quando? Varare con sfarzo di energia e d’inventiva una grande festa di teatro e non solo di teatro per celebrare i 150 anni di unità nazionale può sembrare sfrontato. Sapete come vanno le cose. Sapete in quanti cercano di svilire l’evento, addirittura di negarlo come se ricordare la nascita di una nazione sia in tutto simile alla sagra della porchetta. Ma per fortuna ci sono le controtendenze. Per dirne una: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva programmato un incontro con il governatore del Piemonte, Roberto Cota. La data era quella del 19 marzo. In quello stesso giorno, in omaggio all’Italia unita, Mario Martone mette in scena al Gobetti le 
Operette morali di Leopardi. Il Presidente non ha avuto dubbi: ha scelto Leopardi.

Sulla stessa onda scivola Maurizio Scaparro. E’ lui il fervido utopista che a Firenze, a partire dal 14 marzo, varerà il vascello delle celebrazioni con il progetto in due tempi «Il teatro italiano nel mondo». La prima “tranche” si svolgerà a marzo, la seconda in ottobre. Luogo privilegiato dell’operazione sarà il Teatro della Pergola. Qui si svolgerà un ideale dialogo tra teatro, cinema, arti visive, letteratura.

Questa prima parte tende a far rivivere il sogno risorgimentale e dell’identità nazionale che si coronerà nel 1861. Ed ecco la mostra su Eleonora Duse per illustrare la figura dell’attrice che, più di altre, ha portato all’estero le voci del nostro teatro. Ecco l’esposizione «I Garibaldini di Visconti» per vedere come il grande regista, attraverso i film 
Senso Il gattopardo, ha affrontato il tifone risorgimentale. Grazie ad un’installazione di Radio Rai, ecco risuonare «Le voci dei grandi attori della scena italiana», cui si appaierà il laboratorio che avrà per argomento Gadda, con il regista Vittorio Salveti impegnato nella messa in scena di Italiani! Io vi esorto alle istorie. Parallelamente, all’Accademia della Crusca, si svolgerà per due giorni (15 e 16) il convegno «La lingua italiana e il teatro delle diversità», al cui interno, per salutare le tre capitali d’Italia, si esibiranno Bruno Gambarotta per Torino nella lettura da I Sansôssì di Augusto Monti, Lucia Poli per Firenze e Simona Marchini per Roma con Villa Glori di Pascarella. Intorno a queste iniziative ruoterà una miriade di avvenimenti che avranno come protagonisti Artusi e l’arte di magiare, Collodi cronista, il Cuore di De Amicis. A Scandicci, con Appunti per il prossimo millennio, si offrirà un omaggio cantato e recitato a Italo Calvino. La prima tranche si chiuderà con una notte bianca chiamata «Notte italiana» nella quale, fra i tanti ospiti ed eventi, citeremo il cuntista Mimmo Cuticchio che racconterà lo sbarco dei Mille, e Peppe Servillo che con Anna Boaniuto si esibirà nel concerto Spassiunata-mente.

Di carattere più internazionale sarà il programma di ottobre. Il Café La MaMa di New York porterà un 
Discovering Pasolini, Angelo Savelli rappresenterà con gli attori del Teatro di Ankara Figaro o le disavventure di un barbiere napoletano. Il padrone di casa, Maurizio Scaparro, trarrà da Alexandre Dumas (che viaggiò con i Garibaldini verso la Sicilia) lo spunto per lo spettacolo Il sogno dei Mille.


da LA STAMPA.IT BLOG




DONNE, IL DIBATTITO CONTINUA


di Antonia Cosentino | 25/02/2011 |


Dopo la grande manifestazione del 13 febbraio, i riflettori sul movimento neo-femminista si sono spenti, ma la riflessione continua. Mercoledì a Roma un incontro per confrontarsi su obiettivi e criticità, in vista del prossimo appuntamento fissato per l’otto marzo.
La giornata del 13 febbraio ha avuto un successo immaginato da pochi. I più erano convinti, in ogni caso, che l'indomani l'evento sarebbe stato riassorbito nel silenzio. Così, fortunatamente, non è. Il movimento è vivo e fervente. Si riflette, si discute, si elaborano proposte. Le donne non sono ferme a guardare gli eventi. Né silenziose. Non lo sono mai state, in realtà. Silenziate sì, dai media e dal dibattito politico. Se ne è parlato anche mercoledì in una sala gremita della Casa Internazionale delle Donne di Roma. L'incontro, proposto dalla rivista “Gli Altri”, già impegnata nel dibattito precedente al 13 febbraio, è stata l'occasione per condividere posizioni e riflessioni diverse su quello che è stato e che potrà essere, con contributi da tante città italiane.Le differenze emerse dal dibattito sono da valorizzare”, ha sostenuto Angela Azzaro, moderatrice della discussione, “nella costruzione di questo bellissimo mosaico che è il movimento delle donne e non da ridurre a ragioni di divisioni”. L'intervento più importante è stato quello di Lea Melandri, femminista storica, che ha proposto una riflessione sul rischio di strumentalizzazione in atto. “Accusate di essere state zitte fino ad ora, perché improvvisamente veniamo chiamate a scendere in piazza?” L'attenzione mediatica che ha ricevuto la giornata del 13 febbraio, con dirette televisive, dibattiti nei talk shows, grandi titoli ad apertura dei più importanti quotidiani, impongono alcune valutazioni. Nonostante i tanti se e i tanti ma, è chiaro che si è di fronte a un'occasione straordinaria. “ Bisogna scongiurare il rischio di farne una questione prettamente femminile, qui il problema è il rapporto uomo-donna. E, pur essendo consapevoli che sarà doloroso e difficile, dovremo tenere vivo il dibattito tutte insieme, senza dimenticarci delle nostre differenze e senza silenziare le critiche.” “E' vero, spesso ci silenziamo anche tra di noi”, le ha risposto Paola Mastrangeli. Il suo intervento, come tanti altri, è stato molto critico nei confronti dell'appello del 13 febbraio. “Se non ora quando? Ogni volta che c'è uno stupro, un omicidio.” Ha ricordato a tutte che l'anno passato le donne uccise per mano di uomo sono state 169 e a loro non si è dedicato neanche un funerale di Stato, come invece si fa per i soldati, che non sono eroi, ma lavoratori come altri.
Tra le giovani, Eleonora Forenza, giornalista di Liberazione e protagonista del movimento studentesco contro il Ddl Gelmini, ha sottolineato come il parametro per misurare la regressione che viviamo non sia tanto quello delle leggi che distruggono le conquiste fatte, ma quello del senso comune. “Abbiamo ancora tutto da dimostrare, subalterne allo sguardo maschile come metro di giudizio: di essere brave ragazze, di saper lavorare, studiare, governare”. Occorre partire proprio dal terreno del senso comune per operare grandi cambiamenti, trasformare la questione morale in critica del potere, connettere il movimento delle donne con quello operaio e studentesco, senza dimenticarne la specificità. “Piuttosto che palchi o già viste manifestazioni, per l'8 marzo di quest'anno propongo di organizzare dei flash mobs, tanti. Riprendiamoci gli spazi!”

da STEPONE1



8,12 e 17 marzo: l'Italia democratica si mobilita 



8 MARZO 


Le donne in piazza Le firme del Pd a Palazzo ChigiL’8 marzo sarà una giornata particolare quest’anno, l’ideale prosieguo delle grandissime manifestazioni di domenica 13 febbraio. Iniziative di donne ci saranno in ogni parte del Paese. Del sindacato, di associazioni e di partiti politici del centrosinistra. Il comitato «Se non ora quando» sta studiando i luoghi e la modalità delle manifestazioni che dovrebbero svolgersi in tutta Italia. Quel giorno, tra l’altro, il Partito democratico depositerà davanti a Palazzo Chigi le oltre dieci milioni di firme raccolte sull’appello in cui si chiedono le dimissioni di Silvio Berlusconi.


Ad oggi il Pd ne ha già raccolte ben più di dieci milioni, ma continuerà a farlo fino a che sarà possibile.L’8 marzo ci sarà anche quest'anno l’iniziativa del ministero dei Beni culturali che intende celebrare il binomio Donna e Arte: un connubio ispiratore per pittori, scultori, musicisti e tutti coloro che nei secoli hanno individuato nella figura femminile una musa ispiratrice per la loro opera. L’8 marzo ci sarà l’ingresso gratuito per le donne nei musei.

12MARZO Una giornata per la Costituzione 
Una giornata per la Costituzione, il 12 marzo tutti in piazza. Silvio Berlusconi è indagato per concussione e prostituzione minorile. Sono reati che dovrebbero indurre chiunque a voler dimostrare la propria innocenza in tribunale. Il presidente del Consiglio, di fronte ai suoi problemi giudiziari, vuol cambiare le leggi, la giustizia e perfino la Costituzione. Contro questo uso spudorato del potere il movimento per il 12 marzo ci saranno manifestazioni in più città. Titolo della giornata: «A difesa della Costituzione» (http://www.adifesadellacostituzione. it oppure sul sito della giornata stessa c-day). Per difendere quindi l'impalcatura della nostra democrazia e la democrazia stessa. Il corteo principale sarà a Roma: ore 14, da piazza della Repubblica a piazza Esedra.

17MARZO Un tricolore ad ogni finestra
Centinaia le manifestazioni per festeggiare i 150 anni dell'Unità d’Italia: mostre, concerti, spettacoli. Dal punto di vista istituzionale il17marzo si terrà la seduta comune del Parlamento con la presenza del capo dello Stato, e a seguire concerto di Riccardo Muti. Il maestro dirigerà il 12 l’opera risorgimentale per eccellenza, il Nabucco di Verdi al teatro dell’Opera di Roma. E per zittire le polemiche innescate dalla Lega, dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, parte l’idea della bandiera da esporre. «Sarebbe bello se il 17 marzo partisse dalla Capitale l'idea di esporre il tricolore dalle finestre per dare il segno di unaciviltà che si ritrova attorno a valori comuni ». D’accordo Vannino Chiti, vice presidente del Senato: «Gesto simbolico dirompente». Tra le iniziative culturali, va segnalata una mostra lunga 8 mesi, con un allestimento multimediale che si sviluppa su circa 10mila metri quadri. Sono alcuni dei numeri di «Fare gli italiani, 150anni di storia nazionale », che dal 17 marzo al 20 novembre animerà le “Officine grandi riparazioni” di Torino. Gli italiani ricordano la loro Storia mentre il premier pensa ai suoi processi. Ieri è stato calendarizzato per il 28 marzo il ddl per il processo breve. Che serve solo a lui.

da L'UNITA'





La tempesta e i furbetti 





Ieri Gino Bucchino, deputato del Pd eletto nella circoscrizione Nord e Centro America, ha dato all’Italia un esempio di dignità personale e politica. La sua coraggiosa denuncia del tentativo di corruzione guidato dall’on Verdini, coordinatore del PdL, per integrare le file della maggioranza, ha fatto emergere le acque imputridite di un fiume carsico noto da tempo, fonte avvelenata della sopravvivenza numerica del Governo Berlusconi.

L’on Bucchino ha fatto argine a mani nude alla pericolosa deriva di delegittimazione delle fondamentali istituzioni della Repubblica. Ha ricordato che non siamo tutti uguali, che la politica, nonostante tanti casi indichino il contrario, non è soltanto meschino interesse individuale, anzi non lo è in misura largamente prevalente, anche nel partito del Presidente del Consiglio. L’acquisto di parlamentari “responsabili” per il sostegno ad un governo esaurito sul piano morale e politico è espressione della concezione proprietaria delle istituzioni e dello scambio corporativo praticati dal nostro Presidente del Consiglio sin dalla sua “discesa in campo”.

Non è degenerazione indotta dalla disperazione per le nuvole giudiziarie sempre più fitte all’orizzonte. È il Dna del berlusconismo. È il modello di governo. È il motore della macchina di consenso e di potere. L’ultimo esempio è il cosiddetto “Decreto Milleproroghe”, dove ciascun pezzetto della maggioranza, nella versione imposta al Senato e rigettata dal Presidente Napolitano, aveva avuto qualcosa in cambio della “fiducia” al Capo. Il manuale del berlusconismo, oltre agli scambi corporativi, prevede anche l’utilizzo cinico e spregiudicato delle emergenze. L’emergenza crisi economica e rischio debito sovrano è stata e viene ogni giorno richiamata a puntellare il traballante scranno a Palazzo Chigi. Da qualche settimana e, in particolare, negli ultimi giorni viene invocata anche l’emergenza Libia. Sono emergenze vere. Tenacemente corrosiva la prima. Brutalmente cruenta la seconda. Per affrontarle, servirebbe un governo per unire intorno all’interesse generale del Paese le forze più responsabili della politica, dell’economia, delle società, della cultura.

Invece, è evidente l’utilizzo strumentale dei problemi. La stabilità dell’esecutivo Berlusconi non è cercata per liberare le energie dell’Italia e soccorrere i popoli sconvolti sull’altra sponda del Mediterraneo. È comprata per forgiare lo scudo dell’imputato Berlusconi.

Non possiamo andare avanti così. Ma non vogliamo unirci per mandare a casa Berlusconi. Il nesso di causalità è in senso opposto: vogliamo unirci per affrontare le emergenze del Paese e quindi dobbiamo mandare a casa Silvio Berlusconi, utilizzatore finale della piegatura proprietaria delle istituzioni e dello scambio corporativo. Non vogliamo fare un CNL. Vogliamo un CRN, un Comitato di Ricostruzione Nazionale: ricostruzione etica, istituzionale, politica, economica e sociale. Non siamo soltanto alla crisi di un Governo degenerato. Siamo ad una crisi di sistema. Siamo ad un cambio di stagione. Può arrivare primavera. Oppure, un freddo e buio inverno. Sta a noi. Se non ora, quando?

da L'UNITA'





Mamma autista discriminata in Tiemme- Nicotra (FDS) chiede intervento commissione pari opportunita’


Il capogruppo della Federazione della Sinistra Alfio Nicotra ha chiesto l’intervento della Presidente della Commissione  Pari Opportunità della provincia di Arezzo  Rosetta Rosselli nella vicenda della madre autista della Tiemme che rischia, in seguito ad un abbassamento della vista , di essere allontanata dall’azienda.
“Se non ora quando?”  - afferma Nicotra, riprendendo la parola d’ordine  della mobilitazione delle donne contro Berlusconi -  se non davanti ad una evidente discriminazione nei confronti di una donna lavoratrice che a causa delle due gravidanze ha perso l’idoneità a guidare gli autobus, deve muoversi la Commissione Pari Opportunità?  “
“ A questa lavoratrice è stato dato un ultimatum dalla Tiemme – spiega Nicotra – se entro lunedì non accetta di essere trasferita in Atam, rinunciando tra l’altro ad ogni contenzioso legato alla vicenda del passaggio di Atam a Lfi, rischia di perdere il posto di lavoro. La provincia di Arezzo ha una partecipazione azionaria in Tiemme, non può tollerare che le conseguenze di una duplice maternità siano considerate invalidanti al punto da essere allontanata dal suo posto e dai suoi compagni di lavoro.”
“In Tiemme – prosegue Nicotra-  il piano industriale si prefigge anche di reperire risorse nel contrasto al  fenomeno dei ‘portoghesi’. Per farlo occorre aumentare i bigliettai e i controllori, non vedo quali problemi ostino per ricollocare la mamma autista in queste mansioni”



da AREZZO NOTIZIE






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