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giovedì 9 giugno 2011

Le donne sui criteri di selezione della squadra di governo della città

pubblicata da Donne per Milano il giorno lunedì 6 giugno 2011 alle ore 18.38

Una lettera al Sindaco Pisapia - che vi invitiamo a leggere: la propone il blog di Marina Terragni e subito le donne di Milano la raccolgono. Poco dopo Iaia Caputo (di Di Nuovo-Se non Ora Quando), la commenta positivamente, integrandola con una riflessione- e dicendo che questa "lettera aperta" è importante che sia messa in queste ore all'attenzione di Giuliano Pisapia (e del suo staff).
In effetti siamo certe che il nostro attuale sindaco la leggerebbe con attenzione, come ha dimostrato anche durante la sua candidatura, in cui ha dato molto ascolto alle donne.
Cosa che ha fatto anche Piero Fassino che, "a Torino, quando era solo candidato sindaco, dopo il 13 febbraio volle incontrare le donne che nella sua città avevano organizzato 'Se non ora quando', segno, quantomeno, di una curiosità e di un interesse apprezzabili.
Ora (continua Iaia) mi pare che molte tra le migliaia di donne che in questi ultimi anni si sono spese per risvegliare le coscienze anestetizzate di questo paese caduto in balia totale di vecchi maschi e della loro altrettanto vecchia politica (così come la loro visione del mondo, delle relazioni tra i sessi, di un’estetica e di un’antrapologia che credevamo trascorse), si sentano strette tra due diversi aspetti:
• da un lato la volontà di rispettare un principio – quello della libertà e della sacrosanta automia di un sindaco di scegliere la propria giunta;
• dall'altro la preoccupazione, alimentata da più di un dato di realtà, che il metodo della selezione delle donne che potrebbero governare la città niente abbia a che vedere con la multiforme ricchezza delle presenze della Big Society, che poi costituiscono il tessuto connettivo della città.
Sono d’accordo con te (Marina) quando parli del rischio che, “pur avendo contato e contando così tanto, questa grande ricchezza resti sostanzialmente invisibile”.
Il problema è come fare a ricordare a chi si sta occupando di selezionare in queste ore le persone chiamate a governare Milano (in particolare alle segreterie dei partiti!), che ci aspettiamo che non siano già dimenticate le molte donne capaci, competenti, auterevoli a cui tanto deve la politica nonostante siano “difficilmente rappresentabili dai partiti”.
E non solo: due sono gli eletti della lista civica, e sono due donne, ma spiace che l’unico nome che si fa in questi giorni è quello del coordinatore di questa lista, Franco D’Alfonso. 
Per concludere, forse è vero che deve prevalere il rispetto e la fiducia per l’autonomia delle scelte che si appresta a fare Giuliano Pisapia. E dunque è bene che questa fiducia ora prevalga ANCHE sulla legittima preoccupazione per i segnali che parlano di vecchi metodi e di una frettolosa chiusura su quel pezzo di società a cui tanto deve la politica tutta e anche il nostro sindaco.
Ma è bene che chi deve sapere sappia che una volta fatta la Giunta, se questa dovesse risultare una delusione per metodo e merito delle scelte fatte, poche saranno le donne che resteranno in silenzio contrito. Diamoci appuntamento davanti a Palazzo Marino alla proclamazione della squadra di governo.
Ci potrebbe essere da festeggiare, di nuovo, ed è quello su cui contiamo! sarà bello ritrovarsi in tante per farlo insieme. Per dire anche i meriti e l’orgoglio che ci siamo faticosamente conquistate.
Se non fosse così, ci saremo lo stesso. Per fare molto rumore. E non per nulla.
Iaia Caputo

Vi proponiamo in apertura questo commento di Iaia perché, a nostro avviso, in piena sintonia con la lettera di Marina Terragni al Sindaco la raccoglie e la rinforza - e sono già 2 interventi significativi che vanno bene nella direzione di mettere in atto un osservatorio entusiasta ma anche lealmente critico.
Di seguito il testo integrale della lettera di Marina:
Caro Sindaco Giuliano -e anche cara città,
con la composizione della squadra di governo si completa un percorso faticoso, entusiasmante e non privo di asperità e di conflitti -inevitabili, ma tutto sommato tenuti al minimo fisiologico- che ha richiesto quasi un anno di cammino: in prima fila i candidati alle primarie e poi il candidato sindaco, e dietro di loro un sacco di gente che il cambiamento l’ha fortissimamente voluto.
La città nuova in un certo senso c’è già. Cova nei desideri, e in quella che molte donne chiamano “politica prima” e che forse coincide con ciò che la sociologia definisce Big Society: un intreccio di relazioni alla base di un fare politico diretto nonostante le istituzioni e senza risorse pubbliche che per quasi un ventennio è stato tenuto lontano dal governo delle cose ma che ha comunque tenuto in piedi la città. Somiglia molto a quello che il femminismo ha saputo realizzare nell’ultimo mezzo secolo: senza risorse, senza rappresentanti elette, senza delegare a nessuno e anche senza violenza -quindi anche quinonostante le istituzioni- le donne hanno cambiato faccia alla società e al paese.
Fare la giunta è prerogativa del sindaco, che deve poter mettere insieme la squadra in assoluta libertà, scegliendo gli interlocutori che ritiene. Non sarebbe strano se il dialogo con i partiti costituisse una parte significativa di questa interlocuzione. Ma solo una piccola parte di questa enorme ricchezza che abbiamo chiamato “politica prima” o Big Society ha occasione di passare dai partiti. Forse nemmeno quelle che chiamiamo associazioni possono rappresentarla adeguatamente. Il rischio è che pur avendo contato e contando così tanto, questa grande ricchezza resti sostanzialmente invisibile.
Le donne sono state e sono protagoniste di questa politica prima, strette in unarete di relazioni che ha “tenuto su” il tessuto civile, dalle mamme e maestre di via Rubattino che si sono fatte spontaneamente carico del destino dei piccoli rom sgomberati dal loro campo, alle libere pensatrici della Libreria delle donne, della Libera Università e di altri luoghi di pratica politica, a moltissime altre esperienze, note o microfisiche.
Caro Sindaco Giuliano, l’altro giorno come primo atto del tuo governo hai voluto aprire Palazzo Marino ai cittadini, per significare con un gesto simbolico che lì era la casa di tutti, e i cittadini si sono messi in fila accogliendo in migliaia il tuo invito.Tenere aperto questo passaggio tra il dentro e il fuori, tra la politica prima e la “politica seconda”, o politica della rappresentanza, potrebbe costituire la sfida più avvincente e più difficile, perché quel passaggio tende inerzialmente a chiudersi. Guardare, per la squadra che sta andando a comporre, e che vuoi per metà femminile, a donne della politica prima difficilmente rappresentabili dai partiti, potrebbe essere d’aiuto in questa direzione.
Donne, ad esempio -qui te ne “presenteremmo” alcune, anche se è verosimile che tu le conosca già- come Lucia Castellano, che dirige con umanità e grande competenza il carcere di Bollate; Marisa Guarneri, responsabile della Casa delle donne maltrattate di Milano, depositaria di una decennale esperienza sulla questione maschile della violenza sessuale e sui sex offender; Lorella Zanardo, il cui lavoro su Il corpo delle donne ha avviato un’amplissima discussione. E comeArianna Censi, donna di partito (Pd) ma in stretto e storico legame con le varie componenti del movimento delle donne di Milano, e solida di un’ottima esperienza amministrativa.
Certe che saprai intendere nel senso giusto questa “presentazione”, a cui potrebbe seguire, se lo riterrai, una feconda collaborazione politica.
Marina Terragni, 6 giugno 2011

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