PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

domenica 10 aprile 2011

INTERVENTO DEL 9 APRILE LETTO DA MARINA BARAUSSE

L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER DONNE.

In Italia le donne sono il 60% dei laureati e solo il 46% di chi lavora. In Italia le donne guadagnano in media il 20% in meno degli uomini a parità di lavoro. In Italia le donne sono spesso assunte con contratti precari, il popolo dei co.co.pro. passa da un contratto all’altro con poche tutele e quasi nessuna garanzia per il suo futuro previdenziale. In Italia le donne sono spesso oggetto di mobbing strategico, si nega loro il part time necessario a conciliare lavoro e famiglia per indurle ad andarsene, quando non le si obbliga all’atto dell’assunzione a firmare lettere di dimissioni in bianco. In Italia le donne sono le prime ad essere messe in cassa integrazione o licenziate in caso di crisi. Le donne sono la maggioranza tra gli insegnanti e quindi le più colpite dagli effetti della riforma Gelmini che ne ha lasciate e ne lascerà migliaia a casa senza lavoro.

L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER DONNE.

In Italia avere un figlio è diventato un lusso che non tutte le donne possono permettersi. Gli assegni familiari sono tra i più bassi d’Europa, solo il 10% dei bambini da 0 a 2 anni frequenta un asilo nido, i posti disponibili nei nidi pubblici sono assolutamente insufficienti rispetto alle richieste, e quelli privati sono così costosi che spesso ad una madre conviene di più rinunciare al lavoro e restare a casa ad occuparsi dei figli piccoli. La riforma Gelmini sta portando ad una vistosa riduzione del numero delle classi a tempo pieno nella scuola primaria, lasciando migliaia di famiglie in un vuoto organizzativo che spesso obbliga (nuovamente) le madri a ridurre il proprio orario di lavoro, di fatto provocando anche una riduzione del reddito familiare.

L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER DONNE.

Ogni giorno leggiamo e sentiamo di donne aggredite, stuprate o ammazzate, in oltre la metà dei casi ad opera di un conoscente o di un familiare (mariti ex mariti compagni ex compagni fidanzati ex fidanzati). L’escalation degli atti di violenza nei confronti delle donne degli ultimi mesi è impressionante. Eppure molti centri antiviolenza sono a rischio di chiusura perché non ricevono più finanziamenti dallo Stato.

L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER DONNE.

L’Italia non è un Paese per donne normali, la cultura televisiva degli ultimi 20 anni ha diffuso un modello di donna che spicca per perfezione estetica ed insignificanza culturale. Non conta se studi, ti impegni e lavori sodo, conta se qualcuno ti nota e riesci ad ottenere i tuoi risultati grazie al tuo aspetto fisico.

MA SAPETE UNA COSA?

Le donne italiane hanno detto BASTA, il 13 febbraio hanno urlato il loro BASTA in 200 piazze italiane. Eravamo 6.000 in Ancona ed 1 milione in tutta Italia a gridare il nostro disagio, la nostra vergogna, il nostro NO ad un governo e ad un sistema politico che non ci rappresenta, non ci tutela, non ci rispetta, ed invece ci umilia con la rappresentazione del corpo femminile come un oggetto da usare per il piacere personale degli uomini e da scambiare tra i ricchi e potenti di turno come corrispettivo di traffici più o meno illeciti.

Ci hanno dato delle radical chic, delle moraliste, delle bacchettone, hanno detto che ci siamo lasciate strumentalizzare, ma io il 13 febbraio non ho sentito slogan moralisti, né ho visto bandiere o simboli, quel che ho visto sono state migliaia di donne e uomini, ragazzi e ragazze, nonne e nipoti, mamme e figlie adolescenti, cittadine e cittadini che hanno sentito fortissimo il bisogno di ESSERCI per dimostrare che l’Italia e le Italiane sono ALTRO rispetto alla Repubblica del BUNGA BUNGA che ci ha fatti diventare una barzelletta in tutto il mondo.

Ci hanno detto che il nostro movimento è nato e subito morto, che ci siamo già dissolte nell’aria dopo il 13 febbraio….

NON CREDETECI!
Noi donne del 13 febbraio ci siamo ancora, occupate a studiare, a lavorare, a curare i figli, i genitori anziani, la casa, a vivere i nostri amori, insomma occupate a vivere una vita quotidiana spesso molto faticosa e sicuramente molto piena di impegni. Il 13 febbraio non è stato un evento unico ed irripetibile, piuttosto è stato la punta di un iceberg, un segnale importante, il segno tangibile che le donne italiane hanno CAPITO cosa vogliono e cosa NON vogliono.

Noi donne italiane vogliamo rispetto per il nostro fondamentale apporto alla vita produttiva del Paese, e riconoscimento per il lavoro di cura dei figli e degli anziani che ricade quasi interamente sulle nostre spalle in una situazione di drammatica carenza delle istituzioni, vogliamo riforme fiscali che sostengano il reddito delle famiglie e delle giovani coppie, vogliamo scuole che funzionino, università competitive, vogliamo lavoro per i nostri giovani, per non vederli sognare, moderni migranti, una vita migliore all’estero, vogliamo tutela dei nostri diritti sul posto di lavoro, vogliamo garanzie per la nostra pensione, vogliamo UN FUTURO PER I NOSTRI FIGLI!

Noi donne del Comitato 13 febbraio di Ancona abbiamo raccolto la potente spinta al cambiamento che ha riempito le piazze delle Marche il 13 febbraio e che riempie oggi questa piazza. Ci siamo aggregate spontaneamente, diverse per età, provenienza geografica, formazione culturale ed esperienze di vita, ma unite, fortissimamente unite, da un unico obiettivo: proseguire in questo dialogo con e tra donne, trasversale e solidale, attento ai fatti della politica italiana ed internazionale, per sostenere il risveglio della consapevolezza, sempre più diffusa, radicata e potente, che DONNA E’ ALTRO, DONNA E’ DIGNITA’, E’ INTELLIGENZA, E’ FORZA, E’ CORAGGIO, E’ TENACIA, E’ RESISTENZA, E’ AMORE, E’ DEDIZIONE, E’ SACRIFICIO, E’ CAPACITA’  DI  PIANGERE E DI RIDERE, E’ LUCE,    DONNA E’ GIOIA….

Noi siamo qui oggi di nuovo, insieme a tutti voi PER URLARE ANCORA PIU’ FORTE, ANCORA UNA VOLTA E POI ANCORA:

                             SE NON ORA, QUANDO?
                            ADESSO!!!!

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