PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

venerdì 22 aprile 2011

IERI PICCHIAVA LA MOGLIE OGGI RIFORMA LA COSTITUZIONE

pubblicata da Sandra Amurri il giorno venerdì 22 aprile 2011 alle ore 1.29

 DI ROBUSTA COSTITUZIONE: CERONI PICCHIAVA LA MOGLIE
 L’uomo che vuole cambiare la Carta denunciato al Pronto soccorso
  di Sandra Amurri
     Se fosse un film si intitolerebbe, “re per una notte con rapimento della Costituzione”. Se fosse una commedia comica, “Arlecchino servo di due padroni”, Bondi prima, Berlusconi poi, entrambi in disgrazia. Ma trattandosi ahimè di una tragedia nazionale senza fine, possiamo dire che la realtà supera di gran lunga la finzione scenica. Candidato all’oscar come attore protagonista, non protagonista e comparsa Remigio Ceroni da Monterubbiano, provincia di Fermo, finita nelle mani del centrosinistra anche grazie al suo contributo da coordinatore regionale del Pdl che ha sostenuto sotto banco un candidato diverso da quello ufficiale. L’uomo che vuole cambiare addirittura l’articolo 1 della Costituzione è stato denunciato dalla moglie per percosse. Ambizioso, formalmente cortese con il sorriso che scatta ad ogni stretta di mano, è uno di quegli   uomini generosi e cordiali con le donnine estasiate che girano attorno al politico di turno e molto meno con la moglie, che accompagnata al Pronto soccorso dalla sorella, ha riferito di essere stata percossa dal marito in casa. Ecchimosi, contusioni, ematomi, escoriazioni su tutto il corpo con una prognosi di 20 giorni. Ma questo è privato e nel Paese di Berlusconi, come ci spiegano le arringhe televisive delle sue fide ministre, quello che fa un politico fuori dal Parlamento non deve interessare a nessuno, magistrati per primi ovviamente che debbono togliersi quel maledetto vizio di perseguire i reati.      TITOLARE del record di presenze “indolori” a Montecitorio, ha compiuto 56 anni ieri. Quattro figli, un passato da democristiano, ha fondato Fi nelle Marche. Un mese fa è rimasto orfano del suo padrino politico, Sandro Bondi, finito sotto le macerie di Pompei. E da allora solo notti insonni trascorse a pensare   cosa fare per potersi garantire una ricandidatura al Parlamento continuando a fare il sindaco di Rapagnano piccolo paese del fermano dove anche l’aria che si respira sa del fondatore di Fi nelle Marche. Eh sì in paese non c’è una persona che abbia chiesto qualcosa bussando alla porta di Ceroni senza averla ottenuta tant’è che la sua rielezione per ben tre volte, quella che verrà, sarà la quarta – come si addice ai dittatori sudamericani – è avvenuta con percentuali bulgare. Pensa che ti ripensa alla fine dal cilindro è uscita una soluzione geniale: presento una proposta di legge per modificare così l’art. 1 della Costituzione: “L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale". Tradotto: l’obiettivo è spiazzare via in un colpo solo quelli del presidente della Repubblica e della   Corte costituzionale, le due istituzioni che stanno impedendo alla diga Berlusconi di rompere gli argini dello Stato di diritto con buona pace della magistratura. E voglio vedere se il Principe non me ne renderà merito, si sarà detto Ceroni sfregandosi le mani forte di quella furbizia contadina marchigiana che ha respirato fin da piccolo e che gli ha insegnato ad ingraziarsi il padrone portando in dono alle feste comandate capponi e uova fresche. Doni che la modernità e la luccicante carriera politica ha magari trasformato in scarpe (il distretto calzaturiero da cui   proviene è il più grande d’Italia e uno dei più grandi d’Europa), prosciutti e salami, vere tipicità del territorio da porgere a capo chino al suo protettore, Sandro Bondi.    ATTENZIONI che l’ex ministro ricambiava rispondendo prontamente alle chiamate di Ceroni per ogni inaugurazione possibile dal piccolo teatro di Rapagnano al Conservatorio di Fermo, fino al sostegno della sua candidatura. E per un politico   locale portare in pellegrinaggio un leader nazionale, meglio se ministro, equivale a una tacca sulla cintura da ostentare con fierezza al bar del paese il che creava una bella partita di giro: Ceroni metteva la compagnia e i sorrisi delle sue tante amiche, e Bondi portava il suo potere. Un bel movimento di dare avere spezzatosi all’improvviso lasciando un Ceroni che si squagliava al primo sole di primavera. Così Ceroni il giorno dopo la grande trovata vestendo   i panni di chi è destinato a restare nella storia ha definito la sua proposta “rivoluzionaria” . Spiegando che “Non è un mistero che oggi in Italia i poteri del Parlamento e del governo sono debolissimi e tenuti sotto scacco della magistratura e della Corte costituzionale...”. Aggiungendo con tono che tracimava di orgoglio: “La mia proposta è stata commentata da Bersani”. Per lui abituato a varcare la soglia della Camera nel più buio anonimato deve essere stato comprensibilmente come essere “nominato” ad Arcore. Poi giura che è tutta farina del suo sacco: “È stata una mia iniziativa personale. Non ne ho parlato con Berlusconi”. Il premier tace. Ma che Berlusconi faccia uso di ceroni non è una novità. 

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