PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

sabato 5 marzo 2011

BOLOGNA: UNITE, DIVERSE, LIBERE



Martedì 8 marzo 2011, Piazza Maggiore,
dalle 18,30 alle 20,30.
L’8 Marzo perché è momento simbolico e non rituale di una lunga storia di lotte di donne in cui riconosciamo un patrimonio che appartiene a tutte e che a tante vogliamo trasmettere. Perché nasce dalle lotte durissime di operaie immigrate e sceglie la mimosa, fiore povero e spontaneo tra i primi a fiorire.
Chi siamo. Chi promuove l’iniziativa è il Gruppo di donne che, sotto la denominazione condivisa “Né per bene né per male. Unite diverse e libere”, ha organizzato la manifestazione del 13 febbraio 2011. Siamo singole, aggregazioni informali, associazioni annose e nuovissime; femministe e lesbiche; donne che si richiamano ai movimenti di donne nel sindacato e nelle forze politiche; giovani e non, migranti e native, laiche e credenti che abitano spazi comuni fisici o virtuali o vivono in casa.
Le parole Unite, Diverse, Libere che usiamo, e useremo ancora, indicano la comune volontà di pensare e agire adesso e la presenza di storie, accenti, posizioni differenti. La cultura politica di tante donne ha creato autonomia, autodeterminazione, libertà; ha mostrato il ruolo sociale esercitato dai rapporti di forza tra i sessi e dalla distinzione tra privato e pubblico che li ha mascherati; ha colto nelle relazioni fondate sulla fiducia e la libertà il cuore stesso della politica, una politica da proporre a tutti.
Contesto. Vogliamo dire basta a comportamenti inaccettabili del potere verso le donne; a femminicidio, violenze sessuali e domestiche che colpiscono innanzitutto quante non le accettano, a condizioni di vita indegne soprattutto tra chi è giovane o anziana. Questi fenomeni s’intrecciano e aggravano gli attacchi a Costituzione, Parlamento e Legge e la crisi del sistema rappresentativo. E s’intrecciano alla crisi economica che ha portato al 49% di inoccupazione femminile, al quasi 50% di disoccupazione tra le giovani e alla precarizzazione imperante. Vogliamo dire basta a norme intollerabili come la legge Bossi Fini e il pacchetto sicurezza, ai Centri di identificazione ed espulsione e ai respingimenti, che rendono vulnerabili le vite delle migranti e ancor più quelle di giovani migranti che si prostituiscono; alle complicità e ritardi del nostro governo, che ha negato il vento di libertà che donne (e uomini) hanno portato in Tunisia ed Egitto; e hanno condotto, perfino, a ritardare la denuncia dei crimini contro l’umanità in Libia.
Bologna è città commissariata per vicende di sesso/potere/denaro. A Bologna si uccidono e si fa violenza a donne. A Bologna c’è un Centro di identificazione ed espulsione. A Bologna i nodi del reddito, del lavoro e del precariato riguardano moltissime donne.
Molto è cambiato per le idee e la presenza femminili nei decenni scorsi.
Molto va cambiato oggi. Il senso e l’obiettivo di trovarci insieme è di riconoscerci, colmare fratture e costruire un’Agenda Politica condivisa, anche se libertà e responsabilità ciascuna le guadagna nell’esperienza e nella coscienza personali. Perciò ci interessa l’8 marzo e i giorni che verranno: vogliamo continuare a pensare e ad agire con le diversità che ci caratterizzano e nell’autonomia politica costruita. Un impegno preso il 13 febbraio, rinnovato in questi giorni, proposto qui a tutte le donne interessate.
I temi posti all’attenzione da tempo sono tanti perché plurali sono soggettività e desideri femminili e molteplici sono gli aspetti dell’esistenza che riguardano l’essere uomini e donne e l’essere soggetti sessuati con diverse identificazioni di genere. Ricordiamo: la necessità di cambiare modello economico e sociale di fronte alle crisi ricorrenti e alle disuguaglianze crescenti, l’urgenza di un reddito adeguato a condizioni di vita degne per tutte, la crucialità del lavoro, dell’uscita da situazioni di licenziamento, di cassa integrazione, di precariato ricattatorie per l’autonomia femminile – oggi si assiste non solo alla demolizione del welfare, ma a forme d’accesso al reddito che penalizzano le giovani e le migranti; il dovere di fermare i femminicidi e le violenze quotidiane e di sostenere le donne che combattono contro la violenza maschile; l’obbligo di garantire il riconoscimento di diversi orientamenti sessuali contro la lesbofobia e l’omofobia e la discriminazione della transessualità. Ogni donna deve godere della libertà di scelta in ordine al proprio corpo, al lavoro, alla sessualità e alla maternità a fronte di un’eteronormatività che ancora oggi vorrebbe imporre un unico destino di mogli e madri entro una famiglia cosiddetta naturale.
Non faremo come se la partecipazione maschile alla manifestazione del 13 febbraio non abbia significato. L’invito agli uomini è, tuttavia, che partano da sé: si dissocino da comportamenti sessisti e maschilisti ovunque si manifestano, nelle case e nei palazzi; difendano la loro, non la nostra, dignità. Alcuni già lo fanno. Altri hanno preso a farlo in questi giorni. Solo da qui può allargarsi il confronto.
L’8 marzo perché è occasione per dirci in tante che un’intera cultura politica può cambiare, un intero sistema di potere può cambiare, i rapporti tra uomini e donne possono cambiare. Una sfida da affrontare insieme.
Vi invitiamo Tutte a essere presenti con noi in
Piazza Maggiore Martedì 8 Marzo 2011

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