Diritti al cuore, corteo, canti e balli
in città per dire No a ogni intolleranza
| SASSARI. Diritti al cuore, per dire no all'omofobia, al razzismo e al sessismo. Domani a partire dalle 17.00, un corteo si snoderà lungo le vie della città. «Decine le sigle che sostengono l'iniziativa a dimostrazione di come la popolazione sia stufa delle politiche repressive, della violenza,della discriminazione e dei discorsi carichi di odio che ci hanno accompagnato negli ultimi vent'anni» spiegano gli organizzatori. Colori, canti, suoni e parole rallegreranno la serata, che si concluderà in piazza Tola con gruppi musicali, di danza, teatro e drag queen. Ospite d'eccezione Benito Urgu che porterà un saluto alla piazza. Con lui, saranno sul palco i gruppi musicali Dr Boost, Bentesoi, Machina Electrica (Marvin Glam) e Esodo, il dj Davide Merlini, Gruppo di danza contemporanea Moving Soul, Luigi Doddo con il suo spettacolo Bella Napoli, K-OS + PZF Company from G-FUSION e le drag queen La Trave Nell'Okkio, Sequencè Knowles, Golden Lady, Lucretia Orgia, Tremenda Cullen, Galaxiah. Presenta la serata La Trave Nell'Okkio.
«Diritti al cuore, questo il nome scelto per l'evento, sarà una manifestazione ma anche una festa, un momento di incontro fra culture, identità, religioni e sessualità diverse, nel segno del rispetto e della contaminazione reciproca. Contro le politiche di esclusione e gli altissimi costi economici e sociali del razzismo e della repressione, vogliamo sperimentare nuovi percorsi di incontro e di inclusione che ci proiettino in una nuova dimensione della convivenza e del rispetto di tutte le diversità. Diritti al cuore è aperta a tutti: uomini, donne, transessuali, etero, gay, lesbiche, atei, cattolici, musulmani, ma anche a tutti coloro che, per ignoranza e ristrettezza mentale, vivono una dimensione sociale fatta di intolleranza e di odio».
«La data cade in mezzo tra il 17 Maggio, giornata mondiale contro l'omofobia, e il 28 Giugno, giornata mondiale dell'orgoglio gay, lesbico e trans. Una scelta voluta per sottolineare che tra tutte le forme di discriminazione e razzismo, l'omofobia rimane l'unica senza alcun riconoscimento giuridico o sociale. Nel 1993, con la legge Mancino, l’Italia si è dotata di uno strumento che condanna non solo i crimini di odio ma anche l’istigazione all’odio e alla violenza contro altri esseri umani sulla base del sesso, dell’etnia, della religione e dell’appartenenza politica. Ma non a causa dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere: ovvero, l'odio verso gay, lesbiche e trans è lecito e non può essere sanzionato. Concetto chiarito di recente dal Vaticano quando ha cercato di contrastare la proposta di depenalizzazione dell'omosessualità presentata all'ONU dall'Europa, sostenendo che gli Stati hanno il diritto di regolare certe pratiche sessuali e vietarne alcune per legge e che, vietare alle persone di esprimere la loro contrarietà a queste pratiche sessuali significherebbe negare un loro diritto umano fondamentale. Ovvero il diritto degli omofobi a discriminare viene prima del diritto di gay e lesbiche a vivere felici».
Tante le sigle di associazioni e partiti che hanno aderito alla manifestazione: Movimento Omosessuale Sardo, ARC, Arci, Emergency ss, Circolo Prc Hutalabì, Ass. Nessun Dorma, Comitato Primo Marzo ss, Ex-Q, ass. Enrico Berlinguer ss, CGIL ss, uff. Nuovi Diritti CGIL Ca, Sinistra e Libertà ss, Noidonne 2005, ass. ELSA, ass. ASP, manifesto sardo, PdCI, Psd'Az ss, PD ss, Rifondazione Comunista fed. SS, Comitato Se non ora quando?, Area Mito, Sindacadu de sa Natzione Sarda, IRS, European Free Alliance, Commissione pari opportunità SS, Auser, Agenzia il Delfino Ca.
Chiara la presa di posizione del Partito sardo d'Azione, che in una nota diffusa nei giorni scorsi ha manifestato il pieno appoggio alla manifestazione dichiarando che «il Partito Sardo combatte ogni forma di discriminazione e la presa di posizione della segretaria cittadina e del gruppo consiliare, circa l’istituzione del registro delle “Unioni civili”, sono un segnale forte per una società che non sempre si è distinta per posizioni di apertura sui diritti di coloro che hanno sensibilità sessuali diverse. Il nostro obiettivo, come partito laico, è quello di mettere al centro delle nostre politiche l’uomo come persona e non come oggetto, prendendo atto di una società civile che sta cambiando, che si sta evolvendo e che troppe volte anticipa quello che dovrebbe essere garantito da un progetto politico di lungo respiro».
«La manifestazione del 4 giugno rappresenta un’occasione importante per la nostra città, culla dei motti rivoluzionari per la liberazione del Popolo Sardo dalla tirannie feudali. Condanniamo ogni forma di violenza e di discriminazione e partecipiamo a questa evento, che sarà anche una festa di gioia e colori, proprio perché riteniamo, che tutte le sfumature della vita debbano essere rispettate e valorizzate. Siamo convinti, che il variopinto, variegato e multirazziale mondo di tutte le community sia un valore aggiunto alla società cosiddetta “tradizionale”, proprio perché forte di una consapevolezza, che fa di ogni giorno un motivo degno di battaglie per il rispetto ed i diritti delle donne e degli uomini».
«Diritti al cuore, questo il nome scelto per l'evento, sarà una manifestazione ma anche una festa, un momento di incontro fra culture, identità, religioni e sessualità diverse, nel segno del rispetto e della contaminazione reciproca. Contro le politiche di esclusione e gli altissimi costi economici e sociali del razzismo e della repressione, vogliamo sperimentare nuovi percorsi di incontro e di inclusione che ci proiettino in una nuova dimensione della convivenza e del rispetto di tutte le diversità. Diritti al cuore è aperta a tutti: uomini, donne, transessuali, etero, gay, lesbiche, atei, cattolici, musulmani, ma anche a tutti coloro che, per ignoranza e ristrettezza mentale, vivono una dimensione sociale fatta di intolleranza e di odio».
«La data cade in mezzo tra il 17 Maggio, giornata mondiale contro l'omofobia, e il 28 Giugno, giornata mondiale dell'orgoglio gay, lesbico e trans. Una scelta voluta per sottolineare che tra tutte le forme di discriminazione e razzismo, l'omofobia rimane l'unica senza alcun riconoscimento giuridico o sociale. Nel 1993, con la legge Mancino, l’Italia si è dotata di uno strumento che condanna non solo i crimini di odio ma anche l’istigazione all’odio e alla violenza contro altri esseri umani sulla base del sesso, dell’etnia, della religione e dell’appartenenza politica. Ma non a causa dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere: ovvero, l'odio verso gay, lesbiche e trans è lecito e non può essere sanzionato. Concetto chiarito di recente dal Vaticano quando ha cercato di contrastare la proposta di depenalizzazione dell'omosessualità presentata all'ONU dall'Europa, sostenendo che gli Stati hanno il diritto di regolare certe pratiche sessuali e vietarne alcune per legge e che, vietare alle persone di esprimere la loro contrarietà a queste pratiche sessuali significherebbe negare un loro diritto umano fondamentale. Ovvero il diritto degli omofobi a discriminare viene prima del diritto di gay e lesbiche a vivere felici».
Tante le sigle di associazioni e partiti che hanno aderito alla manifestazione: Movimento Omosessuale Sardo, ARC, Arci, Emergency ss, Circolo Prc Hutalabì, Ass. Nessun Dorma, Comitato Primo Marzo ss, Ex-Q, ass. Enrico Berlinguer ss, CGIL ss, uff. Nuovi Diritti CGIL Ca, Sinistra e Libertà ss, Noidonne 2005, ass. ELSA, ass. ASP, manifesto sardo, PdCI, Psd'Az ss, PD ss, Rifondazione Comunista fed. SS, Comitato Se non ora quando?, Area Mito, Sindacadu de sa Natzione Sarda, IRS, European Free Alliance, Commissione pari opportunità SS, Auser, Agenzia il Delfino Ca.
Chiara la presa di posizione del Partito sardo d'Azione, che in una nota diffusa nei giorni scorsi ha manifestato il pieno appoggio alla manifestazione dichiarando che «il Partito Sardo combatte ogni forma di discriminazione e la presa di posizione della segretaria cittadina e del gruppo consiliare, circa l’istituzione del registro delle “Unioni civili”, sono un segnale forte per una società che non sempre si è distinta per posizioni di apertura sui diritti di coloro che hanno sensibilità sessuali diverse. Il nostro obiettivo, come partito laico, è quello di mettere al centro delle nostre politiche l’uomo come persona e non come oggetto, prendendo atto di una società civile che sta cambiando, che si sta evolvendo e che troppe volte anticipa quello che dovrebbe essere garantito da un progetto politico di lungo respiro».
«La manifestazione del 4 giugno rappresenta un’occasione importante per la nostra città, culla dei motti rivoluzionari per la liberazione del Popolo Sardo dalla tirannie feudali. Condanniamo ogni forma di violenza e di discriminazione e partecipiamo a questa evento, che sarà anche una festa di gioia e colori, proprio perché riteniamo, che tutte le sfumature della vita debbano essere rispettate e valorizzate. Siamo convinti, che il variopinto, variegato e multirazziale mondo di tutte le community sia un valore aggiunto alla società cosiddetta “tradizionale”, proprio perché forte di una consapevolezza, che fa di ogni giorno un motivo degno di battaglie per il rispetto ed i diritti delle donne e degli uomini».
Amministrative 2011: scenari futuri dopo elezioni e ballottaggi
Gli esiti definitivi della consultazione elettorale per il rinnovo dei rappresentanti amministrativi di 11 province e 1.343 comuni sono ormai noti. Il risultato per gli schieramenti è di sessantasei per il centrosinistra e 20 al centrodestra. Una vittoria netta che non lascia margini a dubbi e non necessita di sforzi interpretativi. Il centrodestra conquista comunque il 50% dei favori da parte degli italiani ma non è più maggioranza nel Paese. Milano e Napoli sono stati i test più importanti.
Il Presidente del Consiglio ha voluto rendere la consultazione elettorale milanese un referendum a proprio favore, un banco di prova nella roccaforte del PDL. Non è andata come si aspettava. I motivi sono molti e tutti sono in questi giorni al vaglio degli analisti della politica. Le vicende personali e giudiziarie riferite al Presidente del Consiglio hanno sicuramente condizionato il giudizio degli elettori. “Casta“ era ormai da tempo sinonimo del “fare politica per i propri interessi”. La Politica come professione, come opportunità, non come servizio. Le innumerevoli auto blu che circolano nelle nostre strade fanno a pugni con le collette che i primi rappresentati nazionali dopo l’Unità d’Italia facevano tra i propri sostenitori per acquistare un cappotto nuovo e non sfigurare in Parlamento. Quelli che in principio erano rimborsi spese ora sono divenuti lauti stipendi. Lo stillicidio di scandali e sentenze di condanna non possono che aver aumentato la voragine dell’indignazione ed il desiderio di un vero cambiamento. Non dimenticando le piccole grandi incongruenze del ministero della pubblica istruzione che hanno scosso la Scuola, colonna portante del bacino elettorale.
Il Presidente del Consiglio ha voluto rendere la consultazione elettorale milanese un referendum a proprio favore, un banco di prova nella roccaforte del PDL. Non è andata come si aspettava. I motivi sono molti e tutti sono in questi giorni al vaglio degli analisti della politica. Le vicende personali e giudiziarie riferite al Presidente del Consiglio hanno sicuramente condizionato il giudizio degli elettori. “Casta“ era ormai da tempo sinonimo del “fare politica per i propri interessi”. La Politica come professione, come opportunità, non come servizio. Le innumerevoli auto blu che circolano nelle nostre strade fanno a pugni con le collette che i primi rappresentati nazionali dopo l’Unità d’Italia facevano tra i propri sostenitori per acquistare un cappotto nuovo e non sfigurare in Parlamento. Quelli che in principio erano rimborsi spese ora sono divenuti lauti stipendi. Lo stillicidio di scandali e sentenze di condanna non possono che aver aumentato la voragine dell’indignazione ed il desiderio di un vero cambiamento. Non dimenticando le piccole grandi incongruenze del ministero della pubblica istruzione che hanno scosso la Scuola, colonna portante del bacino elettorale.
LE DONNE AGO DELLA BILANCIA. Gli scandali sessuali, il Bunga Bunga, le ragazze dell’Olgettina, quand’anche non vengano confermate le ipotesi di reato a carico del Presidente del Consiglio, hanno indignato soprattutto le donne. Dopo anni di lotte per una pari dignità tra i sessi, rendersi conto che essere belle valga più della competenza e dell’impegno ormai anche in politica ha scoraggiato molte. Ed è possibile anche datare la rottura dell’idillio populista berlusconiano al femminile: il 13 dicembre 2010 quando un milione di donne sono scese in piazza proprio per dire basta. “Se non ora quando?” diceva appunto lo slogan di quella manifestazione d’indignazione spontanea. Anche su questo dovranno riflettere gli esperti.
LE DONNE AGO DELLA BILANCIA. Gli scandali sessuali, il Bunga Bunga, le ragazze dell’Olgettina, quand’anche non vengano confermate le ipotesi di reato a carico del Presidente del Consiglio, hanno indignato soprattutto le donne. Dopo anni di lotte per una pari dignità tra i sessi, rendersi conto che essere belle valga più della competenza e dell’impegno ormai anche in politica ha scoraggiato molte. Ed è possibile anche datare la rottura dell’idillio populista berlusconiano al femminile: il 13 dicembre 2010 quando un milione di donne sono scese in piazza proprio per dire basta. “Se non ora quando?” diceva appunto lo slogan di quella manifestazione d’indignazione spontanea. Anche su questo dovranno riflettere gli esperti.SCENARI FUTURI. Il Presidente del Consiglio dopo i ballottaggi ha subito chiarito che non ritiene che l‘esecutivo debba risentire della sconfitta alle Amministrative. È possibile che stia pensando ad un ulteriore allargamento della maggioranza parlamentare. Nel frattempo quello che è già possibile riscontrare è lo scricchilio dell’alleanza con la Lega. Sempre più sostenitori del partito del Carroccio hanno espresso il proprio disappunto e la necessità di un cambio di rotta che preveda anche un allontanamento da Berlusconi. Il terzo polo, Fini, Casini e Rutelli, si mantengono al momento equidistanti dalle due maggiori formazioni politiche italiane. Ma il pericolo maggiore Berlusconi lo riscontra in casa propria. Il senso di disagio all’interno dello stesso PDL è sempre più evidente e palpabile. Si è sempre detto che il Popolo delle Libertà si identificasse nello stesso Berlusconi e che quindi una sua personale caduta portasse ad un dissolvimento della formazione politica. Ora invece da più parti si sente emergere la necessità di cambiamento al vertice.Il fattore Tremonti poi sarà sicuramente determinante per la tenuta del governo. Ormai le riforme e gli incentivi per lo sviluppo al fine di favorire la ripresa del Paese non sono più rimandabili. Ovviamente non saranno a costo zero e il Ministro del Economia non ha nessuna intenzione di metter mano al portafoglio.
Paola Totaro
Il governo ricorre alla Consulta
"Referendum inammissibile"
L'avvocatura dello Stato ha ricevuto il mandato di intervenire all'udienza della Corte Costituzionale sul nucleare con l'intento di bloccare la consultazione. Martedì la decisione
di SILVIO BUZZANCA
ROMA - Silvio Berlusconi con una mano giura di voler rispettare il verdetto popolare sui referendum, soprattutto quello sul nucleare. Ma con l'altra lavora ancora al "sabotaggio" del quesito. Il governo, infatti, il primo giugno, con una lettera firmata da Gianni Letta, ha chiesto all'Avvocatura generale dello Stato, di "intervenire" all'udienza della Corte costituzionale sull'ammissibilità del nuovo quesito sul nucleare dopo il via libera dato dall'Ufficio per il referendum della Cassazione. Con il mandato chiarissimo di "evidenziare l'inammissibilità della consultazione".
Dunque gli avvocati dello Stato martedì chiederanno che ai cittadini sia impedito di votare sul nucleare. Mentre il premier giura in tv che "i referendum sono inutili e fuorvianti", ma che "il governo si rimetterà alla volontà dei cittadini; l'esito del referendum non ha nulla a che vedere con il governo: se i cittadini non vorranno il nucleare, il governo ne prenderà atto". "Inutili?", chiede Pierluigi Bersani: "Credo - dice - che quello del referendum sia un voto utilissimo". Gli avvocati nella loro memoria di fatto sollevano anche un conflitto di attribuzione "mascherato" su chi debba "verificare la permanenza dell'originaria intenzione del legislatore". E sostengono che il potere non spetta alla Cassazione. Nel merito, i legali di Palazzo Chigi spiegheranno ai giudici che non si deve andare a votare perché
il referendum "avrebbe a questo punto un oggetto del tutto difforme rispetto al quesito in base al quale sono state raccolte le firme". Il quesito inoltre sarebbe inammissibile perché non sarebbe di tipo abrogativo, ma consultivo o propositivo.
Insomma il governo questo referendum non lo vuole proprio celebrare. E a Palazzo Chigi sperano ancora di potere ribaltare l'esito di una battaglia che al momento li vede perdenti. Lo rivela l'interesse con cui segue la vicenda il ministro Paolo Romani e quello che dice: "Ritengo che la Cassazione abbia riproposto un quesito referendario che non è stato sottoscritto da coloro che hanno chiesto di fare il referendum, quindi per dare un giudizio: aspetto la sentenza della Consulta". La questione si fa ancora più complessa alla luce delle motivazioni dell'Ufficio per il referendum che sono state rese note ieri. Intanto c'è da notare che il relatore non ha scritto la sentenza: segno di grande divisione fra i giudici. Che hanno constato, a maggioranza, che nelle nuove norme c'è una "manifesta contraddizione con le dichiarate abrogazioni" e si "dà luogo a una flessibile politica dell'energia che include e non esclude anche nei tempi più prossimi la produzione a mezzo di energia nucleare". Per i giudici il famoso comma 1 dell'articolo 5 "apre nell'immediato al nucleare (solo apparentemente cancellato". La sentenza appare molto "politica" e potrebbe prestare il fianco a qualche critica da parte dei giudici costituzionali, lasciando sul tappeto qualche dubbio sulla decisione della Consulta. Consulta che proprio lunedì eleggerà Alfonso Quaranta, che piace al centrodestra, nuovo presidente.
(04 giugno 2011)
Primarie, un mito riabilitato | |
Come talvolta accade di fronte a certi annunci di Silvio Berlusconi, la tentazione (purtroppo dettata dall’esperienza) sarebbe quella di non prendere il premier troppo sul serio. Un riflesso simile è scattato anche ieri, di fronte all’affermazione del presidente del Consiglio di «non esser contrario», a certe condizioni, all’uso delle primarie per eleggere i dirigenti del suo partito, il Pdl. Lo scetticismo - nel caso in questione non è dettato da riserve pregiudiziali, ma dalla circostanza che lo stesso premier, appena un paio di giorni prima, aveva nominato il nuovo segretario del partito (Angelino Alfano) nel chiuso di una delle sue stanze di Palazzo Grazioli: e non pare, stando alle cronache, dopo un confronto particolarmente animato e magari concluso da un voto... Fatta questa premessa, però, la novità potrebbe essere di quelle davvero rilevanti: e segna, comunque, la «rivincita» di uno strumento - le primarie, appunto - spesso bistrattato e caricato di colpe e responsabilità certo non sue. La consultazione di iscritti e militanti - storicamente a esclusivo appannaggio del centrosinistra - è stata infatti fin qui giudicata più per il verdetto finale di volta in volta sancito, che per i meccanismi e i processi, oggettivamente positivi, messi in moto: partecipazione dei cittadini a scelte importanti, riavvicinamento degli elettori ai loro partiti, maggior autonomia e autorevolezza per i prescelti con voto popolare. Tutti fattori dei quali la democrazia italiana (alle prese con un progressivo aumento delle astensioni dalle urne) mostra di aver bisogno come dell’aria. E invece, fin qui, si è di volta in volta ironizzato (sia da destra che da sinistra) su «primarie finte» o plebiscitarie, su «primarie-suicidio» per il Pd, su «primarie-scandalo» quando la consultazione (è il recentissimo caso di Napoli) è degenerata in brogli veri o presunti e denunce alla magistratura. Raramente è parso opportuno - invece - soffermarsi sulla lungimiranza dei cittadinielettori, riconoscendo loro almeno parte del merito di scelte vincenti (si pensi ai casi di Milano e a Cagliari) che i partiti difficilmente sarebbero stati in condizione di compiere. Il risultato di questo «tiro incrociato» è stata, com’era inevitabile, la messa in discussione tout court delle primarie: strumento, però, largamente rilegittimato dalle ultime elezioni amministrative e dalla inattesa scelta di campo di Silvio Berlusconi. Il presidente del Consiglio, come si annotava, si è limitato a sostenere di non esser contrario (a condizione che siano ben regolamentate) a primarie che riguardino la scelta dei dirigenti di partito: ma è evidente - e il Pd ne sa qualcosa - che una volta imboccata quella via è poi difficile spiegare perché vadano individuati attraverso consultazioni popolari i segretari di partito e non - invece - i sindaci o i candidati a qualunque carica istituzionale elettiva. Che Berlusconi abbia comunque aperto all’uso di questo strumento anche da parte del centrodestra - sia pur con i limiti che dicevamo - è senz’altro una significativa novità. Della quale, però, si potrebbero forse discutere i tempi. Le primarie, infatti, per quanto si possa tentare di adattarle alle diverse convenienze e situazioni (primarie di partito o di coalizione) restano uno strumento classicamente funzionale a sistemi politici bipolari, se non addirittura bipartitici (valga per tutti l’abusatissimo esempio americano). Ora la domanda è: è questa la direzione verso cui marciano i comportamenti elettorali degli italiani e i progetti di alcuni tra gli stessi partiti di centrodestra e centrosinistra? Con tutto il gran parlare che si fa di crisi del bipolarismo e di una nuova legge elettorale proporzionale che accantoni per sempre la «sbornia maggioritaria» degli ultimi tre lustri, che utilità (e che destino) potranno avere le primarie? Lo si vedrà, e forse anche rapidamente. Per ora si può annotare, con un po’ di ironia, come Nichi Vendola non sia più solo nella difesa strenua delle primarie: da ieri può contare sul sostegno anche di Silvio Berlusconi. E’ una novità: sorprendente, forse. Ma certo non da nulla... |
Nessun commento:
Posta un commento