Savona: il comitato “Se non ora quando” in piazza Sisto l’8 marzo
Savona. “Vogliamo che l’8 marzo sia come il 13 febbraio, il giorno di tutte le donne. Vogliamo un lavoro compatibile con la vita, un’informazione veritiera che dia conto di come le donne contribuiscono a costruire l’Italia”.
E’ il messaggio del comitato ”Se non ora quando” che ha organizzato un incontro in piazza Sisto a Savona per la festa della donna, martedì 8 marzo, a partire dalle 16.30″.
Dal diario di Serenella Fonseca Strozzi, 2 marzo 2011 –Ancora ai Parioli. Ah, sembra passato un anno dalla gigantesca manifestazione del 13 febbraio e siamo appena a marzo. Mi hanno reinvitato in quella bella casa dei Parioli, la Comencini, Concita e tutte le altre. Invece è di pochi giorni fa e siamo tutte ancora emozionate. Dice Concita che ormai siamo un comando strategico. Tutti quegli invidiosi e invidiose della sinistra berlusconiana e della destra hanno masticato amaro: eravamo tante e tutte contro il Sultano. C’erano davvero tutte da Lidia Ravera a Emma senza i Modà, che ha parlato di sua mamma che la sostiene nella lotta contro quelle che “fanno le cazzate” che si devono vergognare, e poi è andata così bene a Sanremo. Beh, ha vinto anche il marito di Daria, Roberto, con una canzone di quelle che fanno piangere come i discorsi di Vendola. Vorrà dire qualcosa. Tante pippe prima della manifestazione: le vecchie femministe, tutti i distinguo, la differenza e il moralismo. Quel ciccione antiestetico di Ferrara con le mutande al vento. Anche no, scusate! Noi siamo moraliste e siamo orgogliose. Come aveva detto Flavia Perina “io sono moralista”, sennò che gli rispondo alle mie figlie. Però è più triste perché dice che quelli del Fli che se ne vanno sono tutti dei venduti e loro invece con Fini e Elisabetta Tulliani, che è stata infangata, resisteranno fino all’ultimo (oddio speriamo che non sia uno soltanto). Poi dice che sta pagando per le sue posizioni anche il Secolo d’Italia, perché quei venduti che non rispettano la libertà di informazione non gli vogliono dare i soldi che sono del Pdl. Che schifo, che venali. Basta che non ci levano la Repubblica e Concita.
Siamo donne ma non è stata una manifestazione contro gli uomini, ma contro il modello di donne e di uomini della destra, di Berlusconi che addirittura scherza sul bunga-bunga. Tutto è cominciato conDrive in… Driving? Boh! Che deve essere stata una cosa tipo stalking. Non lo so bene. Devo chiedere a mamma che ne parlava quando mio padre non si staccava dalla Tv e lo rimproverava dicendo che uno di sinistra non si doveva comportare da bavoso. Mah.
Siamo troppo generose noi donne, come le suore che ormai sono diventate star… Così tutti hanno cominciato a copiarci: “Se non ora quando” ha fatto furore. Micromega ci ha fatto un appello per paralizzare il Parlamento, che ormai è sempre più pagato da Berlusconi e bisogna bloccarlo, e poi una manifestazione il 12 marzo per difendere la Costituzione con Camilleri, Flores d’Arcais, Fo, Hack, Rame, Spinelli e Tabucchi. Che forti, non mancano mai. Donne o no non se ne perdono una. Chissà se ci sarà Saviano? Concita dice che è un po’ troppo protagonista e toglie visbilità alle donne come lei. Poi hanno speculato pure su suo papà. Non si sa mai. Ma che vergogna la macchina del fango.
Ah, mi dimenticavo: se non ora quando sarà anche lo slogan dell’8 marzo e metteremo insieme la festa del 150 dell’Unità d’Italia contro quelli della Lega che sostengono Berlusconi. Il tricolore e il rosa, e le mimose. Vabbè sbattono un po’, ma è un bel pot-pourri. Ormai è diventato una specie di brand. Si porta: se non ora quando?
Da Frontpage
Otto marzo uno e due
"Le aderenti ai tradizionali movimenti femministi e le aderenti al nuovo movimento "Se non ora quando?" - è la notizia - non si sono trovate d'accordo su come festeggiare l' otto marzo e dunque, quest'anno, i cortei saranno due".
Supponendo allora che le femministe storiche decidano di sfilare alle 9, "Se non ora quando"? Già: se non a quell'ora, quando? Può darsi due ore dopo o, addirittura, tre. Tanto per dimostrare quanto i movimenti vecchi e nuovi non abbiano ancora capito la necessità di portare avanti uniti la battaglia per i sacrosanti diritti e per il pieno rispetto delle donne.
Da Abitare Roma Net
Si prosegue con il calendario "Rete centri antiviolenza" | | | |
Scritto da Giuseppe Basile |
Mercoledì 02 Marzo 2011 - 23:25 |
Siracusa - A breve distanza dalla manifestazione "Se non ora quando", organizzata in ogni angolo d'Italia che ha visto una grande partecipazione spontanea di cittadine, e non solo, accomunate dal desiderio di rivalsa nei confronti del diffondersi di una certa cultura discriminante oltre che retrograda, le donne replicano nel mese che è loro più congeniale. In occasione della ricorrenza della Festa della Donna, giornata simbolo delle conquiste sociali, politiche ed economiche ottenute negli anni, l'assessorato alle pari opportunità del Comune di Siracusa ha infatti organizzato un forum dal titolo “La politica delle donne” che si terrà sabato 5 marzo alle 18,00 nella sala Athena dell’hotel Roma. Il forum, che è aperto alla partecipazione della cittadinanza, vedrà confrontarsi da una parte la deputazione nazionale e regionale della provincia, capitanata dal ministro Stefania Prestigiacomo che concluderà i lavori, e dall’altra giornaliste della carta stampa, dell’emittenza radio televisiva e dell'editoria on-line. “Un modo diverso ed una tematica diversa per un giorno particolare” ha detto l’assessore alle Pari opportunità, Mariella Muti, che introdurrà la serata. A moderare il forum, nel corso del quale sarà presentato l ostudio "Rapporto Italia" dell'Eurispes, sarà il segretario provinciale dell’Assostampa Aldo Mantineo. Ma il mese nel segno della donna, proseguirà con gli appuntamenti calendarizzati dalla Rete dei Centri antiviolenza: la mostra fotografica "Così non fan tutte", lo spettacolo teatrale "I monologhi della vagina" e il cineforum "Donne come l'Acqua", "Ipazia una martire del pensiero libero" e "Tre vite allo specchio", costituiranno il programma d’iniziative per ricordare e sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti delle donne, l’educazione di genere e tutte le tematiche lagate alle discriminazioni di cui ancora oggi, sono vittima molte donne. |
'Se non ora quando', la protesta
Manifestazioni in molte piazze italiane e nel mondo per 'Se non ora quando?'
Domenica 13 febbraio una marea di più di un milione di persone "indignate" è scesa in piazza, in Italia e nel mondo, per dire basta a una cultura che nega la dignità delle donne e per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi. Ha superato le più rosee aspettative la mobilitazione nata intorno all'appello "Se non ora quando", che in pochi giorni e con il fondamentale ausilio di Internet ha scatenato, con un effetto-valanga, manifestazioni in 230 città in Italia e una trentina all'estero. Roma in primo luogo, ma anche Milano, Torino, Napoli e così via in giro per l'Italia e per il mondo fino all'altra parte del globo, a Honolulu e Auckland: un grido si è levato dalle piazze: "ora basta!". Piazze enormi come quella del Popolo a Roma si sono riempite di donne e di uomini "amici delle donne", tutti arrivati senza bandiere di partito ma solo con qualche tricolore e tanti cartelli, tutti contro il premier: "Berlusconi indegno", "Io donna cattolica dico basta! B vai via", "Napolitano: una Clio tutta la vita - Berlusconi: una escort tutte le notti" e anche "Dimettiti! Grande capo culo flaccido". E contro Berlusconi si è levato l'urlo della folla prima dell'inizio della manifestazione romana: "Dimettiti!". La rabbia della gente in piazza è infatti più esplicita e diretta di quella delle donne sul palco, che quasi mai pronunciano il nome di Berlusconi e puntano invece sui temi della dignità delle donne e della rivendicazione di un nuovo ruolo.
Star applauditissime della kermesse romana, la leader della Cgil Susanna Camusso e la deputata finiana Giulia Bongiorno. "La misura è colma" ha detto dal palco Camusso, che ha definito quella di oggi "una rivoluzione culturale che si muove dal basso", che parte "non dalle gerarchie ma dal popolo: é davvero un Paese che non ne può più". E per Bongiorno "siamo e dobbiamo essere protagoniste, non comparse. L'unico contesto in cui vedo le donne protagoniste sono le barzellette, soprattutto se le barzellette provengono da Arcore". In piazza anche le prostitute - il Movimento per i loro diritti aveva annunciato l'adesione - che si sono presentate con un ombrellino rosso e un gruppetto di loro ha sfilato per le strade del centro di Roma con uno striscione che recitava "Sul nostro corpo nessuna strumentalizzazione, diritti e welfare per tutte". E c'é stato anche un piccolo, festoso blitz di circa duecento manifestanti che si sono recati davanti a Montecitorio per chiedere le dimissioni di Berlusconi e lasciare regalini ironici ai parlamentari.
TANTI STRISCIONI - "Vogliamo un Paese che rispetti le donne tutte". Lo striscione rosa viene srotolato dalla terrazza del Pincio quando piazza del Popolo è già gremita. E fa da sfondo alla manifestazione "Se non ora quando?". Una protesta senza bandiere di partito, con qualche tricolore, ma soprattutto con tantissimi striscioni, cartelli, adesivi con slogan orgogliosi, irriverenti, a tratti rabbiosi. Per rivendicare con tutte le sfumature possibili "la dignità delle donne".
DA NORD A SUD, PROTESTA RIEMPIE PIAZZE - La protesta delle donne per rivendicare la propria dignità ha riempito le piazze di tutta Italia. Al di là di quella della capitale, manifestazioni colorate e scandite da balli, cartelli fantasiosi, cori e slogan anche per sollecitare le dimissioni di Silvio Berlusconi, si sono tenute da Nord a Sud del Paese e hanno visto anche la partecipazione di tanti uomini e intere famiglie. Ed è stato "pienone" nelle principali città, a cominciare da Milano e Torino, dove secondo gli organizzatori i partecipanti sono arrivati a quota 100mila. "Tutto esaurito" dunque a Milano. Ma a scaldare la folla sono stati soprattutto le parole del premio Nobel Dario Fo e di sua moglie Franca Rame.
Torino ha visto piazza San Carlo affollata come nelle storiche manifestazioni del Primo Maggio e i portici di via Roma impercorribili. "Siamo partiti in 50 mila, ora siamo diventati 100 mila", hanno detto gli organizzatori a un'ora dall'inizio della manifestazione. Un cordone formato dalle donne che si tenevano per mano ha aperto invece la manifestazione di Bologna. Cinquantamila persone anche a Napoli. Altrettanti partecipanti a Genova, dove "in galera" è stato uno degli slogan più gridati dai presenti, tra i quali c'era anche il comitato 'Le graziose', che rappresenta le prostitute del centro storico. In trentamila hanno sfilato a Firenze; mentre a Venezia la manifestazione è stata anche l'occasione per esprimere solidarietà a Nicoletta Zago, operaia che da tre giorni su una torre di Marghera a 150 metri d'altezza, è in sciopero della fame per il posto di lavoro.
Un momento della manifestazione "Se non ora quando?" a Genova
La necessità di un confronto aperto fra i soggetti che hanno abitato la piazza il 13 febbraio
Centro Donna Lisa, Donnedasud, le Facinorosse, Infosex-Esc, Lucha y Siesta Action-A , le Malefiche. la Meladieva, le Ribellule, SuiGeneris rispondono al servizio del tg1 (1/03/2011 edizione 20,30) sulle spaccature del "fronte del 13 febbraio" e rilanciano l’appuntamento per l’8 marzo a Roma: corteo notturno h 18 da piazza Bocca della verità. Nell’edizione delle 20,30 del tg1 del 1/03/2011 andava in onda un servizio che annunciava la spaccatura del comitato "se non ora quando" e del "fronte" delle donne del 13 febbraio. Il servizio faceva riferimento alla moltiplicazione di iniziative previste per il prossimo 8 marzo. in particolare al corteo indetto a Roma (h 18 piazza Bocca della verità) dalla rete di donne, studentesse, precarie, migranti, femministe, lesbiche, che lo scorso 13 febbraio hanno attraversato Piazza del Popolo e il centro di Roma in corteo selvaggio fino a palazzo Montecitorio.
Un milione di donne, migliaia di collettivi, laboratori, singole, gruppi informali, progetti territoriali hanno partecipato le piazze del 13 febbraio e in molte stanno progettando come dare continuità allo spazio che tutte insieme abbiamo aperto.
Non c’è alcuna volontà contrappositiva tra il corteo e la piazza lanciata dal comitato romano Se non ora quando. C’è la presa d’atto che la ricchezza espressa dalle donne il 13 febbraio sia la vera forza di questa mobilitazione, e che questa ricchezza non necessariamente debba trovare una sintesi o seguire delle linee guida per essere efficace. C’è la convinzione che il problema al fondo sia l’assenza di un confronto con la pluralità dei percorsi attivi da anni sui territori.Confronto che vorremmo rilanciare a chi vorrà raccoglierlo già nell’immediato dopo 8 marzo.
Parlare di spaccatura e contrapposizione è un’affermazione arbitraria e infondata, che contraddice nella sostanza la realtà delle cose. Non siamo un fronte, tanto per cominciare, perchè non abbiamo obiettivi minimi ma l’ambizione di trasformare condizioni di vita sempre più misere e umilianti per le donne, italiane e straniere, che vivono in questo paese.
Per questo saremo di nuovo in corteo martedi 8 marzo. Per portare di nuovo nelle strade di Roma la nostra indignazione per le politiche del governo contro le donne, ribadite dal pacchetto Sacconi; la nostra rabbia contro le politiche securitarie e anti-immigrati della giunta Alemanno che ancora una volta usa gli stupri con cinico opportunismo, dimenticando che l’80% delle violenze si consumano nelle case nell’indifferenza delle istituzioni; la nostra gioia di vivere che da una sponda all’altra del Mediterraneo costruisce ponti.
buon 8 marzo a tutte!
Centro Donna Lisa – Donnedasud – le Facinorosse – Infosex-Esc – Lucha y Siesta Action-A – le Malefiche – la Meladieva – le Ribellule – SuiGeneris
Scritto da Maurizio Bonanno | | |
Se non ora, quando?
Ci sono voluti giorni e giorni per riprendermi dal moto di profonda commozione che mi ha letteralmente sopraffatto nel vedere questa marea di donne manifestare in piazza in difesa delle loro dignità. E con loro tanti maschietti, a testimoniare il profondo rispetto che provano per l’altro sesso, che giammai giudicheranno in base all’avvenenza del rispettivo corpo, che giammai si lasceranno andare a pensieri boccacceschi sopraffatti dal desiderio, da quell’infernale anelito alla concupiscenza: loro sì che la donna la toccherebbero semmai con un fiore!
Sarà che sono di un’altra generazione. E, forse, questo ha provocato in me un simile sbandamento: vedere una suora sul palco a rivendicare con la dolcezza propria del suo mandato la dignità femminile, affiancata da attempate femministe d’antan ancora cariche di grinta come ai tempi in cui in quelle stesse piazze gridavano “col dito, col dito l’orgasmo è garantito”!...
Ai miei tempi, come si direbbe, ho imparato a rispettare l’altro sesso confrontandomici a muso duro, quando, sbattendomela in faccia sornionamente, le compagne (politiche e d’avventura) mi ricordavano che quella cosa tanto desiderata era una conquista dall’impegno titanico: perché è “mia e la gestisco io!”; erano gli anni del referendum sull’aborto e di “Porci con le ali”; erano anche gli anni in cui Cicciolina abbandonava i teatri e le sue esibizioni hard per vestire i panni (e lo ha fatto con grande dignità e serietà ed impegno) di parlamentare, a testimonianza e conferma che essere donna è dignitoso sempre, qualunque sia il mestiere ed il ruolo sociale, addirittura superando l’incredibile assioma in base al quale se sei bella sei oca o comunque non puoi arrivare in alto perché vuol dire che hai utilizzato – come dire? – “mezzi impropri”.
Perché, ingenuamente ancorato alle mie esperienze giovanili, credo ancora che sia vergognoso che esistano certi stereotipi, al punto che si arriva al paradosso di creare una discriminante inversa: se sei donna e pure di bella presenza non puoi avere cervello sufficiente per esprimere opinioni e fare addirittura politica. Oppure, se in un periodo della tua vita ti sei esibito in pubblico, non hai titolo ad avere una tua opinione; poi, se pure hai mostrato parte del tuo corpo…
E così, grazie al “Rubygate” un nuovo femminismo riporta in piazza le donne. E se un tempo in testa ai cortei c’era Carla Corso ed il suo movimento per i diritti alle prostitute, oggi a salire sul palco è la suora in abito talare: se non ora, quando?
Siamo alla svolta? È giunto finalmente il tempo di porre una “questione femminile” in Italia?
E sì, perché non sono pochi i motivi di riflessione che i rilevamenti statistici e le analisi socioeconomiche forniscono quotidianamente.
Siamo all’ultimo posto in Europa per l’occupazione femminile. Siamo in una posizione infima, nella graduatoria mondiale e non più solo europea, superati persino da alcuni stati africani, riguardo la presenza femminile nei luoghi di potere, siano essi politici, economici, gestionali, pubblici o privati. La disparità salariale, a parità di incarico, fra uomo e donna, oscilla in Italia tra il 25 ed il 30% (dati del Ministero delle Pari Opportunità).
La carenza endemica di strutture e servizi sociali volti a sostenere le donne lavoratrici è un altro aspetto fallimentare di questo nostro paese, che, mentre s’indigna per il Rubygate” dimentica che ancora oggi per una donna ottenere un part-time è difficilissimo – anche perché così com’è concepito finisce per rivelarsi un danno tanto per chi lo chiede quanto per chi lo concede – dove gli orari di asili e scuole sono del tutto svincolati da quelli degli uffici mettendo le madri che lavorano in condizioni di costante emergenza sulla gestione dei figli dopo la scuola, e dove soprattutto viene ancora richiesto alle donne di farsi interamente carico di ogni aspetto legato alla famiglia, sia quella di origine che quella propria, compresa l’assistenza agli anziani malati e non autosufficienti.
Ed allora, ti aspetti che da quelle piazze si alzi forte il grido di denuncia per questo atavico malessere femminile, si elevi forte l’invito alla mobilitazione per esercitare una straordinaria pressione sulle istituzioni al fine di ottenere provvedimenti legislativi concreti ed incisivi a sostegno delle donne, che tutti – e soprattutto quegli uomini che sono lì al loro fianco a manifestare con loro e per loro – ribadiscano che sì, la donna è una risorsa indispensabile ed irrinunciabile per la crescita del nostro paese.
Invece.
Invece, neomoralisti pronti a fare tardi la notte, ma solo perché impegnati nella lettura di Kant, una volta indossato il mantello delle pubbliche virtù sono risoluti a stilare la lista delle cattive ragazze da convertire alla morale collettiva, mentre condannano le escort, buone però per qualche talk show televisivo, evitando comunque di scandalizzarsi per quella prostituzione intellettuale, che, invece, è il vero cancro che divora questo paese.
Poi, mentre si riprende il solito tran tran e, dopo la giornata di mobilitazione, si torna alle questioni quotidiane, all’impegno, questo sì titanico, di sbarcare il lunario, capita che – come in quell’antica e saggia favola - nel bel mezzo della lezione, una bambina della scuola elementare Pezzani di Milano, così raccontano le cronache, punta il dito contro la finestra e urla alla maestra: «Ma quella ha il sedere di fuori»!
«Quella» è la modella gigantesca di un gigantesco poster che fronteggia la scuola e reclamizza una gonna, splendida e degna di quel “made in Italy” che è l’orgoglio di tutti noi perché con la moda si esporta il buon nome dell’Italia; bella, anche se è così corta che non arriva a scaldare neppure le chiappe della ben dotata modella. Certo, c’è poco da discutere, gli autori della pubblicità hanno spiegato dottamente che si tratta di «espressione artistica» e di fronte all’arte, si sa, l’uomo sensibile, l’intellettuale serio, i critici accreditati non possono che inchinarsi.
Nel frattempo, noi tutti ci facciamo l’abitudine, smettiamo di stupirci, nemmeno ci facciamo più caso, con tutto quel che ne consegue.
Ma ora, dinanzi a quella semplice, banale, ovvia esclamazione della bimba, le maestre e le mamme della scuola non hanno potuto fare altro che dichiarare guerra alla chiappa, non importa se frutto di «espressione artistica».
Finora non l’avevano notata: una più, una meno!
Ci voleva una bambina per gridare che la regina è nuda. Intanto, continuiamo pure a manifestare sdegnosamente e ad andare a letto tardi solo perché ci si è dedicati ad una sana lettura di Kant.
E se, invece, Kant lo si leggesse il pomeriggio conservando la notte, ripensando a quegli antichi consigli dei nostri vecchi, per qualche sana “coniugale” trasgressione, ché sentimenti e desiderio troppo spesso ormai sono sostituiti da surrogati televisivi o computerizzati?
Se non ora, quando?
8 MARZO- CGIL E SE NON ORA QUANDO INSIEME "PER RIPRENDERSI L'8 MARZO" CON UNA COCCARDA ROSA
La CGIL si unisce al comitato 'Se non ora quando?' per "riprendersi l'8 marzo" proprio con lo slogan “riprendiamoci l'8 marzo”: una festa laica del lavoro delle donne e un momento per rivendicare la propria dignità, è questo il senso che le donne del comitato vogliono dare quest'anno a quella che è una data storica per i movimenti femminili. L'8 marzo quest'anno sarà anche la prosecuzione di ciò che ha preso vita il 13 febbraio scorso con le manifestazioni organizzate dal comitato 'Se non ora quando?' in tutta Italia". E' quanto si legge in una nota della CGIL.
" La novità - si legge ancora - è che quest'anno sarà una coccarda rosa, e non la classica mimosa, il simbolo della Giornata mondiale della donna. Un fiocco “virtuale”, spiega il gruppo di donne, attrici, registe, politiche, storiche e giornaliste, con cui “legarsi tutte, nel 150° dell'Unità d'Italia, per una rinascita del nostro Paese”.
"Infatti per l'occasione il comitato ha lanciato una piattaforma di richieste dal titolo 'Rimettiamo al mondo l'Italia', rivolta all'universo femminile. La piattaforma rivendica la 'libertà di scelta' per tutti, evidenziando alcuni punti cardine necessari per riconquistarla, come: il congedo di maternità obbligatorio e l'indennità di maternità; il congedo obbligatorio di paternità e norme che impediscano il licenziamento 'preventivo' come le dimissioni in bianco". “Bisogna tornare a considerare la maternità a carico della fiscalità generale” ha sottolineato Valeria Fedeli, Vice Segretario Generale della FILCTEM CGIL e membro del comitato, aggiungendo che è necessario porre al centro il tema della precarietà che “colpisce in modo massiccio le donne e soprattutto le ragazze”.
"Tuttavia- conclude la nota- la scelta del comitato è stata quella di non organizzare manifestazioni, ma di dare priorità alle attività di informazione sui contenuti della mobilitazione, per questo sono stati organizzati momenti di visibilità nelle piazze e diverse iniziative nei territori". (03/03/2011-ITL/ITNET) da Italian Network