PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

martedì 19 aprile 2011

Comunicato Se non ora quando Napoli e Campania “Noi cominciamo da Lampedusa”

Inse non ora quando su 19 aprile 2011 a 15:20

Noi cominciamo da Lampedusa
 Le migliaia di persone sbarcate a Lampedusa e il numero ancora imprecisato di quelle che muoiono e sono morte nel tentativo di raggiungere le nostre coste sono i titolari dei diritti umani a cui dicono di ispirarsi i governi democratici.
La globalizzazione condizionata dalle guerre e dai patti affaristici tra stati, è questa.
Quelle migliaia di persone sono il punto da cui ripartire per uscire dalla confusione e dall’irresponsabilità politica che caratterizzano i nostri governanti.
Mai come ora il buon governo deve poter fare la differenza: si tratta di compiere scelte che immediatamente possono determinare la vita e la qualità della vita di chi arriva e di chi accoglie.
         Noi siamo sconcertate dall’incapacità e dall’inumanità, dalla scompostezza delle reazioni di uomini che hanno il compito e il potere di rispondere ai problemi normali, per le condizioni internazionali che hanno contribuito a determinare.
Non siamo di fronte a problemi inediti, non siamo di fronte a fenomeni imprevedibili e dobbiamo constatare che, nonostante l’esercizio virtuale delle previsioni e delle programmazioni a lungo termine, il governo continua ad agire in clima di perenne emergenza, e la induce, in tutti i settori della convivenza.
Donne e uomini migranti, clandestini, richiedenti asilo, sono innanzi tutto le persone di cui i politici si devono occupare e che ne giustificano la presenza nei luoghi di potere.
I migranti, regolari o no, nel nostro paese, sono per poco meno della metà donne, fra di loro ci sono minori non accompagnati: il loro abbandono e la loro esposizione allo sfruttamento è una prospettiva alla quale non siamo rassegnate e sappiamo bene che il cambiamento che vogliamo non può che iniziare da qui, dall’accoglienza e dalla convivenza non violenta tra donne e uomini, anche nelle cosiddette emergenze.  L’Europa dei popoli comincia da Lampedusa, e il severo richiamo a tutti coloro che ne hanno responsabilità è nelle cose che abbiamo visto e mai avremmo più voluto vedere.
     Quelle di Se non ora quando e quelle di sempre di Napoli e della Campania
 Napoli, 11/04/11   

19 APRILE: RASSEGNA STAMPA

Lo sdegno di Napolitano

Giorgio Napolitano
Roma, 18-04-2011
Da giorni i magistrati e le opposizioni invocavano un suo intervento contro le pesanti accuse rivolte da Silvio Berlusconi e dai suoi sostenitori ai giudici, alla funzione giudiziaria e alla Consulta. Il manifesto di Milano, nel quale i magistrati sono equiparati ai sanguinari terroristi delle Brigate Rosse ("una ignobile offesa") e' stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.


Ha innescato reazioni sempre piu' accese. E cosi' Giorgio Napolitano, visto che l'iniziativa non e' stata sconfessata, ha rotto il silenzio. In una nota ufficiale ha esternato sdegno e allarme, ha chiesto "senso della misura e della responsabilita' da parte di tutti" paventando il rischio di una rischiosissima"degenerazione" della situazione. Poche volte il capo dello Stato si era schierato cosi' nettamente, e ha spiegato perche' lo ha fatto: iniziative come quella del manifesto con la scritta "fuori le Br dalle Procure" indicano "come nelle contrapposizioni politiche ed elettorali, e in particolare nelle polemiche sull' amministrazione della giustizia, si stia toccando il limite oltre il quale possono insorgere le piu' pericolose esasperazioni e degenerazioni.


Di qui il mio costante richiamo al senso della misura e della responsabilita' da parte di tutti". Insomma, Napolitano dice che se si continua cosi' non sara' piu' possibile affrontare i problemi del paese sulla base delle regole e del confronto indispensabile fra le forze politiche, ci saranno solo scontro e conflittualita'. A chi conviene spingere su questa strada?, sembra chiedere il capo dello Stato. L'episodio del manifesto di Milano e' centrale e dirimente nella presa di posizione di oggi e porta Napolitano a una ferrea difesa della magistratura rispetto a quella che definisce una "ignobile provocazione", "una intollerabile offesa".


Come si fa a recare un'offesa cosi' grave alla memoria dei dieci magistrati uccisi dai terroristi negli 'anni di piombo'? Vittime che Napolitano ricorda uno per uno: Emilio Alessandrini, Mario Amato, Fedele Calvosa, Francesco Coco, Guido Galli, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Vittorio Occorsio, Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Ricorda che questi "servitori dello Stato hanno pagato con la vita la loro lealta"'. Ricorda che il gesto offensivo ha la palese paternita' di "una cosiddetta "Associazione dalla parte della democrazia", e che l'iniziativa del manifesto e' stata dichiaratamente "di un candidato alle imminenti elezioni comunali nel capoluogo lombardo".


Dice, in sostanza, che certe cose non si possono lasciar correre, quanto meno in sede politica. L'offesa recata a questi giudici merita una riparazione, e Napolitano la offre annunciando che la cerimonia solenne che si svolge ogni anno al Quirinale il 9 maggio in ricordo di tutte le vittime del terrorismo e delle stragi quest'anno sara' dedicata "in particolare" proprio a loro. Si svolgera' alla presenza dei loro famigliari e dei vertici degli uffici giudiziari presso cui lavoravano (Genova, Milano, Salerno e Roma).


In questi giorni Napolitano ha cercato la forma piu' appropriata per intervenire, rispetto all'allarmante spirale di contrapposizione politica e di attacchi alla magistratura, mantenendo la sua veste istituzionale di primo cittadino della Repubblica, muovendosi cio' in una veste super partes e su un terreno diverso da quello proprio della competizione politica. Lo ha trovato in questa cerimonia. Il presidente della Camera Gianfranco Fini e tutte le opposizioni hanno applaudito il presidente della Repubblica. Il centrodestra ha incassato in silenzio.
La neo-Resistenza italiana
I quarantenni e i cinquantenni che guidano la protesta spontanea che da settimane si susseguono in tutt'Italia
FLAVIA AMABILE

Come è nata la Resistenza ce l’hanno raccontato nonni e libri di storia. Come stia nascendo la Neo-Resistenza italiana è qualcosa che è sotto gli occhi di chi vive nelle grandi città italiane o anche bazzichi soltanto nella rete, tra facebook e blog.

Lontano dai partiti - anzi, il più possibile lontani da ogni tipo di partito - gli italiani si stanno organizzando. Ogni giorno nascono associazioni, gruppi, movimenti. Non è la primavera araba, i protagonisti non sono giovani né disoccupati. E' una resistenza dai protagonisti quarantenni o anche cinquantenni, gli ultimi ad avere un lavoro forse non precario. Sono loro ad aver preso l'iniziativa, da settimane vanno avanti senza tregua ad esprimere il loro disgusto verso il  governo e le sue politiche, verso la società che sta crescendo. Ognuno ha scelto una diversa formula di protesta.

Nessuna distinzione tra destra e sinistra, né tra nord e sud, il disgusto tra i neo-Resistenti non ha colore politico né distinzioni geografiche. Sono le centinaia di migliaia di italiani scesi in piazza con il Popolo Viola e Se Non Ora quando, i due movimenti spontanei che più hanno attirato attenzione mediatica. Ma non solo.

Le Persone libro sono nate quando la neo-Resistenza non esisteva nella mente di nessuno. Nessuna tessera in tasca se non quella della loro associazione, le Donne di Carta. Dal 2009 girano l’Italia andando a dire a memoria i libri per salvarli proprio come avviene in Fahrenheit 451, il romanzo di Ray Bradbury. Da quattro mesi stanno facendo anche qualcos’altro. «Le emergenze si susseguono, non basta più salvare i testi, ora bisogna difendere i diritti fondamentali», afferma Sandra Giuliani, presidente dell’associazione.

La neo-Resistenza è fatta di solidarietà, persone che si incontrano, migliaia di gesti simbolici. A marzo Monica Maggi, libraia di Morlupo, un centro a 30 chilometri a nord di Roma, appende al davanzale della sua libreria un lenzuolo con su scritto: «Per la Costituzione». Due ore dopo non c’è più: strappato da qualcuno che non ama la Carta dei diritti italiani. Polemiche, accuse, veleni e un esposto contro ignoti, ma soprattutto una serata nella libreria di Morlupo con le Persone Libro a dire a memoria gli articoli della Costituzione e una folla di persone ad ascoltare.

«E’ in pericolo anche la Lettura", prosegue Sandra Giuliani. E ha scritto la Carta dei Diritti della Lettura: otto articoli per difendere il diritto di leggere «senza distinzione di condizioni sociali, di età, di lingua, di opinioni politiche, di razza, di religione, di salute e di sesso». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le ha premiate con una medaglia di rappresentanza per quello che stanno facendo Premi o no, loro vanno avanti. Giovedì 28 la Carta verrà presentata ufficialmente a Roma al Caffé Letterario di via Ostiense e si darà il via alla raccolta di firme in tutt’Italia per portarla al Parlamento Europeo.

La prima forte ondata di indignazione risale all’autunno scorso quando scoppia il caso Ruby. E’ la vicenda del Bunga-Bunga di Stato a scuotere mezza Italia. A Firenze un gruppo di genitori ha l’abitudine di leggere insieme i giornali davanti ad un caffè dopo aver accompagnato i figli a scuola. «Un giorno di dicembre ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che dovevamo fare qualcosa per far sentire la nostra indignazione», racconta Lea Fiorentina, una delle fondatrici. Nasce così L’Italia non è un bordello, movimento che per 5 sabato consecutivi va in giro per le strade di Firenze a sbattere pentole e mestoli, a far rumore. «Si chiama cacerolazo, è una protesta sudamericana, ai tempi della dittatura di Pinochet in Cile la popolazione manifestava così», spiega Lea. Una delle poche condizioni richieste: no a insegne e bandiere di partito. Il primo sabato erano in quaranta, il terzo già più di tremila.

Siamo a febbraio, gli italiani scendono in piazza per la dignità delle donne. A Roma una cantante ha creato con il passa parola e un po’ di mail il primo nucleo di quello che ora si chiama Resistenza Musicale Permanente. Sono cantanti e muscisti, professionisti o anche semplici dilettanti: alla manifestazione del 13 febbraio si mettono in un angolo di piazza del Popolo a cantare il Dies Irae, l’urlo della loro rabbia. Alla manifestazione successiva, quella in difesa della Costituzione, sono sul palco a cantare con l’intera piazza l’Inno di Mameli e Va’ Pensiero. «E’ ora sta accadendo qualcosa di incredibile - racconta Anna Di Martino, la fondatrice - in tanti vengono a chiederci di partecipare al movimento. Sono i benvenuti, vogliamo che le persone si avvicinino al canto». Domenica si terrà la prima lezione aperta al Parco della Caffarella, divisa in due parti. «Innanzitutto ci si dividerà in gruppi per imparare l’Alleluia - racconta Anna Di Martino - da cantare in coro quando cadrà Berlusconi. Poi lezione di filosofia su Socrate e che cosa significa pensare».

L’indignazione non ha colori. Contagiati anche la destra e il Veneto regno della Lega. L’ultimo movimento in corso di gestazione non ha ancora un nome, si muove intorno a Marin Faliero, nickname su Facebook di un affermato avvocato veneto 45enne di destra. «Abbiamo capito che molti non hanno voglia di scendere in piazza ma la nausea dentro ce l’hanno anche quelli che non hanno votato a sinistra e è il momento di farlo sapere», avverte Marin Faliero. Stanno organizzando una sorta di grande flash-mob nazionale a sorpresa. Più o meno agli inizi di maggio capiterà un giorno in cui nelle città d’Italia ci si troverà all’improvviso circondati da persone che indossano tutte un capo d’abbigliamento uguale: «Sarà il segnale e sarà un modo per far capire a tutti quanti siamo e quanto siamo stufi di una politica ridotta al rango di serva degli interessi di una persona».


Scheda

- Persone Libro. Nate nel 2008, hanno organizzato una marcia da Roma fino in Veneto per protestare contro la censura decisa da due assessori leghisti contro i libri di Saviano e quelli degli autori che avevano firmato una petizione per la liberazione di Cesare Battisti.dicendo a memoria brani tratti dai libri messi all'Indice Per la loro attività di promozione della lettura hanno ricevuto una medaglia a febbraio dal Quirinale. Si incontrano ogni settimana, il mercoledì, al Drugstore, area archeologica al numero 313 di via Portuense a Roma. Il 28 aprile inizia la Campagna di raccolta firme. Hanno cellule anche in Puglia, Sardegna, Veneto, Toscana.

- Resistenza Musicale Permanente. Un gruppo di musicisti e cantanti professionisti ma anche semplici dilettanti che si uniscono alle manifestazioni di piazza per protestare con canti e musiche: nel loro repertorio Va' Pensiero, l'Inno d'Italia o il Dies Irae. Gruppo dal numero variabile, si riuniscono ogni domenica al Parco della Caffarella a Roma con violinisti, soprano, chitarristi, trombettisti e chiunque possa suonare uno strumento. Prossime affiliazioni a Firenze e Pavia.

- Nessun Dorma. Comitato di cittadini spontaneo e privo di collocazione partitica. Effettuano azioni di disturbo in varie città d'Italia. Sono stati loro a riempire Roma, Milano e Firenze di cartelli con i nomi delle strade cambiati per chiedere dignità: da Via Le Mani alla Scuola Pubblica a Corso Italia Indignata. Lo stesso con le statue di Roma dove sono apparsi cartelli antiberlusconiani sulle più famose statue della capitale.

- L'Italia non è un bordello. Comitato di cittadini fiorentini nato a fine gennaio. Ogni settimana, compatibilmente con le possibilità di ciascuno, vanno in giro per le strade di Firenze a fare il cacerolazo, una forma di protesta importata dal Sudamerica, si battono colpi su padelle e pentole in modo da attirare l'attenzione facendo rumore. Il flash-mob dura una decina di minuti. Partecipano in centinaia di persone.