Pubblicato: 25 giugno 2011 | Autore: mobilitazione |
di Fabrizia Bagozzi su Europa, 24 giugno 2011
Le ragazze del 13 febbraio mantengono la promessa lanciata a piazza del Popolo nel giorno che per primo ha datto la sveglia all’Italia. E tornano in campo con gli Stati generali delle donne che si terranno a Siena nel fine settimana del 9 e 10 luglio. L’evento verrà presentato ufficialmente lunedì (per le prime informazioni senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com) ed è preceduto da riunioni continue della rete in tutta Italia. Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli. Dinuoviste, Filomene e molte altre che hanno dato vita al comitato Se non ora quando (Snoq) passano da un treno all’altro per ragionare in presa diretta – al di là del web – con i gruppi sparsi in tutta Italia (quelli nati sull’onda del 13 febbraio e quelli ageé) sui modi e le forme della due giorni «che intendiamo come uno spazio di dibattito aperto a tutte le varie articolazioni del movimento», spiega a Europa la Dinuovista Francesca Izzo. Incluse le dure dei collettivi che contestarono il fiocco rosa con cui Snoq annunciò la mobilitazione milionaria.
Al centro del confronto alcuni temi chiave della condizione femminile del nostro paese: il corpo delle donne, o meglio, specifica Izzo, «la pervasiva rappresentazione del corpo delle donne secondo un immaginario maschile» che fa il paio al negativo con il quadro di recente presentato dall’Istat: poco lavoro, mal pagato e in caso di maternità l’invito, spesso l’obbligo, a lasciare il proprio posto. E una delle sessioni sarà dedicata al che fare da ora in poi, vale a dire a capire come riuscire a stabilizzarsi e uscire dall’andamento carsico preso in questi ultimi anni dal movimento perché la voce delle donne rafforzi la sua capacità di interlocuzione politica sulla scena pubblica.
E proprio mentre il corpo femminile si mette al centro degli Stati generali di Siena, scoppia una polemica sul manifesto con cui il Pd romano pubblicizza la festa dem partita ieri a Caracalla. Un affiche che richiama la scena di Quando la moglie è in vacanza con l’abito bianco di Marilyn sollevato da una folata d’aria che sale dalle griglie della metropolitana newyorkese. Lo slogan, Cambia il vento, è accompagnato da un paio di gambe femminili piuttosto scoperte da un colpo di vento. E non basta a chiudere il cerchio il fatto che sia accompagnato da un altro manifesto in cui a essere sollevata è la cravatta di un ragazzo. Partono critiche da Se non ora quando, ma protestano anche le donne del Pd romano che si mettono poi a discutere fra di loro. Snoq si dice «sconcertato per l’uso strumentale del corpo femminile» e chiede di ritirare la campagna: «Siamo rimaste stupite e non si tratta di atteggiamento bacchettone – dice Izzo – L’immagine della donna proposta è nel più classico stile maschile: a lei si scompiglia la gonna, e non magari i capelli, e a lui la cravatta? Il punto è che anche i creativi si sono impigriti, si fatica capire che il vento sta cambiando anche sugli aspetti simbolici.
Queste rappresentazioni sono up to date». Dalla segreteria dem di Roma, che non ha intenzione di ritirare alcunché, arriva una lettera al comitato: «La nostra festa è un luogo aperto di discussione politica ma anche un momento di divertimento e spensieratezza. Un paio di gambe sono equiparabili automaticamente a un’immagine offensiva o volgare, tipo quella delle olgettine? Qual è il confine oltre il quale comincia la mercificazione o l’uso improprio?». E invita a discuterne insieme proprio a Caracalla.
Ma la cosa agita le acque anche fra le democratiche della Capitale. La conferenza regionale e romana delle donne del Pd, per bocca della presidente Franca Prisco, si dissocia dal manifesto definendolo «uno scivolone».
E una ventina di donne del partito – fra delegate alla conferenza, capigruppo e consigliere municipali – bacchettano Prisco, dicendosi «sorprese» dalla dissociazione: «È grave che si sia prodotta una discussione pubblica senza aver consultato la stragrande maggioranza delle delegate». Nel frattempo, due vip dichiaratamente di sinistra di collocano su sponde opposte. Alba Parietti ironicamente critica, Vladimir Luxuria sospettosa: «Non vorrei si tornasse ai pantacollant delle Kessler». Il dibattito è aperto. Magari a Caracalla.
Fabrizia Bagozzi
Al centro del confronto alcuni temi chiave della condizione femminile del nostro paese: il corpo delle donne, o meglio, specifica Izzo, «la pervasiva rappresentazione del corpo delle donne secondo un immaginario maschile» che fa il paio al negativo con il quadro di recente presentato dall’Istat: poco lavoro, mal pagato e in caso di maternità l’invito, spesso l’obbligo, a lasciare il proprio posto. E una delle sessioni sarà dedicata al che fare da ora in poi, vale a dire a capire come riuscire a stabilizzarsi e uscire dall’andamento carsico preso in questi ultimi anni dal movimento perché la voce delle donne rafforzi la sua capacità di interlocuzione politica sulla scena pubblica.
E proprio mentre il corpo femminile si mette al centro degli Stati generali di Siena, scoppia una polemica sul manifesto con cui il Pd romano pubblicizza la festa dem partita ieri a Caracalla. Un affiche che richiama la scena di Quando la moglie è in vacanza con l’abito bianco di Marilyn sollevato da una folata d’aria che sale dalle griglie della metropolitana newyorkese. Lo slogan, Cambia il vento, è accompagnato da un paio di gambe femminili piuttosto scoperte da un colpo di vento. E non basta a chiudere il cerchio il fatto che sia accompagnato da un altro manifesto in cui a essere sollevata è la cravatta di un ragazzo. Partono critiche da Se non ora quando, ma protestano anche le donne del Pd romano che si mettono poi a discutere fra di loro. Snoq si dice «sconcertato per l’uso strumentale del corpo femminile» e chiede di ritirare la campagna: «Siamo rimaste stupite e non si tratta di atteggiamento bacchettone – dice Izzo – L’immagine della donna proposta è nel più classico stile maschile: a lei si scompiglia la gonna, e non magari i capelli, e a lui la cravatta? Il punto è che anche i creativi si sono impigriti, si fatica capire che il vento sta cambiando anche sugli aspetti simbolici.
Queste rappresentazioni sono up to date». Dalla segreteria dem di Roma, che non ha intenzione di ritirare alcunché, arriva una lettera al comitato: «La nostra festa è un luogo aperto di discussione politica ma anche un momento di divertimento e spensieratezza. Un paio di gambe sono equiparabili automaticamente a un’immagine offensiva o volgare, tipo quella delle olgettine? Qual è il confine oltre il quale comincia la mercificazione o l’uso improprio?». E invita a discuterne insieme proprio a Caracalla.
Ma la cosa agita le acque anche fra le democratiche della Capitale. La conferenza regionale e romana delle donne del Pd, per bocca della presidente Franca Prisco, si dissocia dal manifesto definendolo «uno scivolone».
E una ventina di donne del partito – fra delegate alla conferenza, capigruppo e consigliere municipali – bacchettano Prisco, dicendosi «sorprese» dalla dissociazione: «È grave che si sia prodotta una discussione pubblica senza aver consultato la stragrande maggioranza delle delegate». Nel frattempo, due vip dichiaratamente di sinistra di collocano su sponde opposte. Alba Parietti ironicamente critica, Vladimir Luxuria sospettosa: «Non vorrei si tornasse ai pantacollant delle Kessler». Il dibattito è aperto. Magari a Caracalla.
Fabrizia Bagozzi
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