"SE NON ORA QUANDO?"/ Nel nuovo Consiglio generale della Fondazione Crc soltanto 2 le donne su 23, ma si potrebbe sempre rimediare nel Cda
Riceviamo dal Comitato Se non ora quando?: "Il futuro Consiglio Generale, il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio dei Revisori della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo saranno in netta prevalenza composti da uomini”. (Vedi anche Liliana Meinero).
“La Fondazione Crc è una delle più importanti in Italia ed in Europa e contribuisce al finanziamento di molte iniziative economico-sociali che si svolgono sul territorio della nostra Provincia. In merito alla recente nomina dei componenti degli organismi direttivi della Fondazione Crc, in qualità di Comitato provinciale “Se non ora quando?” è con grande disappunto e costernazione che rileviamo che non è stato tenuto in debito conto il bilanciamento tra i sessi nelle designazioni.
Di fatto è stato disatteso il disposto dell’Art. 1 del decreto legislativo 198/2006 (Codice delle pari opportunità tra uomo e donna) che assicura la pari opportunità in ogni campo ed impone che l’obiettivo della parità di trattamento e di opportunità tra uomini e donne sia tenuto presente nella formulazione ed attuazione, a tutti i livelli e ad opera di tutti gli attori, di leggi, regolamenti, atti amministrativi, politiche ed attività.
Noi riteniamo indispensabile che nei Consigli di Amministrazione e Collegi dei Revisori, almeno negli Enti Pubblici, sia presente una quota paritaria di donne e di uomini. Il Comitato provinciale di “ SE NON ORA QUANDO?”, ritiene importante sensibilizzare i cittadini di fonte alla grave carenza di rappresentanza delle donne negli organismi decisionali che implica non solo la totale mancata applicazione della legge sulle pari opportunità, ma soprattutto determina l’impossibilità di influire sulle decisioni che verranno assunte.
Noi donne riteniamo indispensabile sollecitare gli Enti designatori affinché, almeno nella seconda fase di nomine, provvedano a risolvere questa palese discriminazione affinchè una significativa rappresentanza femminile sia presente negli organismi di direzione della Fondazione e così sia data anche alle donne la possibilità di contribuire con la propria capacità, competenza e sensibilità a definire le scelte di un Ente così importante per il nostro territorio.
Invitiamo caldamente tutti gli Enti a prestare estrema attenzione e ad applicare le disposizioni di legge vigenti affinchè si realizzi quanto previsto all’Art. 3 della Carta Costituzionale.
Come Comitato provinciale “Se non ora quando?”, sorto in occasione della grande manifestazione nazionale del 13 febbraio 2011, intendiamo sensibilizzare tutte le forze politiche e sociali ed in modo particolare le donne attive e presenti nelle amministrazioni affinché promuovano una cultura basata su principi di parità di genere e sulla loro applicazione in ogni ambito delle politiche pubbliche,con la certezza che un maggiore equilibrio tra le diverse energie e capacità sia di beneficio per tutti, donne e uomini.
La presente lettera aperta è indirizzata in particolare a tutti gli Enti designatori dei componenti degli organi direttivi della Fondazione Crc, ma intende anche rappresentare un monito per altre future analoghe situazioni. Soprattutto, però, questa nota è indirizzata alla popolazione tutta perché sia cosciente dell’ennesima situazione di disparità di genere nei luoghi decisionali. E’ ora di dire “Basta” a situazioni così palesemente inique,che si verificano immutate ovunque ed in qualsiasi Ente ad alle quali si stenta a credere, ma che caratterizzano invece la nostra realtà molto di più di quanto si potrebbe supporre.
Gli Enti designatori sono stati i seguenti:
Comuni di: Alba - Busca – Cuneo – Mondovì – Montà D’Alba –S. Michele di Mondovì
ASO S. Croce (1 donna) - Associaz. per gli Insediamenti Universitari - CCIAA Cn - Comitato di Gestione del Volontariato – Commissione Diocesana di Arte Sacra – Confartigianato - Confcommercio- Coni - Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese - Provincia di Cuneo (1 donna) – UIL”
Comitato provinciale "Se non ora quando?"
Condiviamo quanto scritto: desideriamo aggiungere che il Consiglio generale appena nominato comprende come si vede 21 uomini e due donne, di fatto designate dalla presidente della Provincia Gianna Gancia e dalla Lega Nord attraverso la nomina fatta dall'ospedale Santa Croce. Una fattiva operazione di critica e di stimolo, come quella che si evidenzia nella lettera, potrebbe tuttavia ancora essere utile per ottenere l'inserimento di donne nel nuovo Cda (7 consiglieri). Infatti, il Consiglio generale può e anzi sarebbe opportuno che scegliesse anche al di fuori dei propri componenti, fermo restando che la uniche due donne presenti potrebbero comunque farne parte. Quindi, si continui la giusta battaglia!
Mussolini contro Bianca Balti: il video su Facebook
Da quando Facebook è diventato un punto di riferimento sul web per moltissimi utenti, tutti i giorni ospita indiscrezioni, polemiche, attacchi e critiche di ogni genere, comprese le diatribe politiche.
E’ il caso della polemica scatenata dalla deputata del Pdl Alessandra Mussolini che ha duramente attaccato il nuovo volto della campagna pubblicitaria della TIM, la modella Bianca Balti, rea di aver insultato il Premier Silvio Berlusconi, nel corso di un’intervista rilasciata al periodico Vanity Fair.
La nipote del Duce, intervistata da Klaus Davi che ha postato il video sulla pagina “Porca Italia“, è a tal punto infuriata per le dichiarazioni che la modella ha rilasciato su Berlusconi da chiedere alla TIM che venga licenziata immediatamente e al suo posto torni la precedente testimonial Belen Rodriguez.
La frase che ha attirato le ire dell’Onorevole Mussolini, pronunciata sulla rivista di costume dalla bellissima Bianca, è la seguente: ”Tutto il mondo ci prende in giro per Berlusconi. All’inizio mi incazzavo e rispondevo a chi ci attaccava: senti chi parla, voi avete Bush. Adesso cerco di ragionare e spiego che l’Italia non è solo e tutta Berlusconi”.
La modella aveva anche partecipato, lo scorso 13 febbraio, alla manifestazione ”Se non ora quando”, che ha visto scendere in piazza migliaia di donne contro i comportamenti lesivi della dignità della figura femminile promossi dai mezzi di comunicazione e da alcune ”serate” in compagnia del gentil sesso organizzate dal Premier. Un appuntamento che la stessa Mussolini aveva duramente criticato.
Sul web subito il video è stato condiviso da centinaia di persone; numerosi anche i commenti di ogni genere, divisi fra chi sostiene le parole della testimonial Tim e chi, invece, da ragione alla Mussolini.
Libia: Gheddafi, stop a barbarie
Messaggio del rais al gruppo di contatto: siete come Hitler
29 marzo, 09:40 (ANSA) - TRIPOLI, 29 MAR - Mettere fine 'all'offensiva barbara' in Libia paragonabile 'a quella di Hitler in Europa': e' il messaggio di Gheddafi al gruppo di contatto che si riunira' oggi a Londra. 'Lasciate la Libia ai libici, state conducendo un'operazione di sterminio', aggiunge il rais. Una quarantina di paesi sono attesi oggi a Londra per la prima riunione del 'gruppo di contatto' sulla Libia, che avra' il compito di 'pilotare sul piano politico' l'operazione internazionale, il cui comando e' affidato alla nato.
Libia/ Voci su esilio Gheddafi; ribelli indietreggiano
Rais pronta a lasciare ma vuole che Saif prenda il potere
Roma, 29 mar. (TMNews) - Nel giorno del summit di Londra sulla possibile 'soluzione politica' alla crisi libica, si moltiplicano le voci su una possibile trattativa che aprirebbe la strada all'esilio del leader libico Gheddafi. Secondo la stampa araba, però, il rais avrebbe posto una condizione: che a succedergli sia il figlio Saif al islam. Sul terreno, frattanto, i ribelli sono costretti a indietreggiare e l'avanzata è bloccata a un centinaio di chilometri da Sirte.
Il ministro degli Esteri libico Musa Kusa - secondo fonti stampa - si trova in Tunisia, dove starebbe trattando con delegati italiani una "agevole via di uscita" per il leader Muammar Gheddafi. Anche l'emittente araba al Jazeera ha riferito della visita del ministro libico in Tunisia, affermando che Kusa potrebbe raggiungere l'Italia. Un quotidiano panarabo, d'altro canto, entra nei dettagli. Il leader libico - stando a quanto riferito da una fonte "ben informata" libica ad Asharq Al Awsat - è pronto a lasciare la guida del Paese a condizione che sia il figlio Saif al Islam a prendere il suo posto. Saif avrebbe già avuto una serie di incontri con funzionari britannici, francesi, americani e italiani per discutere l'ipotesi di sostituire il padre per un periodo di transizione di due e tre anni, garantendo in cambio il cessate il fuoco e l'avvio di negoziati con i ribelli.
Ieri, il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini aveva dichiarato che "vi sono paesi africani che potrebbero offrire ospitalità" al colonnello, anche se "non ci sono ancora proposte formali" e oggi il capo della diplomazia spagnola Jimenez e quello britannico Hague non escludono l'ipotesi che - dice la Jimenez - sarebbe ancora "giuridicamente" possibile (il Tribunale Penale Internazionale non ha ancora formalizzato alcuna accusa contro il Rais).
Oltre alla voci relative alla misteriosa missione di Musa Kusa un'indiretta conferma della pista dell'esilio viene dalle stesse dichiarazioni rilasciate da Gheddafi questa mattina."Lasciate che sia l'Unione africana a gestire la crisi, la Libia accetterà tutto quello che l'Ua deciderà" ha dichiarato oggi Gheddafi, nel messaggio pubblicato dall'agenzia ufficiale Jana. L'Ua ha proposto una cessazione immediata dei combattimenti e l'apertura di un dialogo tra libici, preliminare a una "transizione" democratica ma nella sua mediazione sarebbe presente - seppur non esplicitata - anche la carta dell'esilio.
Nel suo discorso, Gheddafi si è anche rivolto al "gruppo di contatto" invitando la coalizione a interrompere l'offensiva contro la Libia. Un'azione degna di Hitler, ha aggiunto.
Sul terreno, i lealisti non sono ancora allo sbando e l'avanzata dei ribelli al momento è stata fermata. Anzi gli insorti sono stati costretti a indietreggiare dalle forze libiche e ora sono a un centinaio di chilometri da Sirte. Ieri sera le posizioni ribelli si trovavano a sessanta chilometri dalla città, ma dopo un'intenso fuoco di artiglieria e di colpi di mortaio i miliziani si sono ritirati di una quarantina di chilometri fino alla località di Nofilia.
Il ministro degli Esteri libico Musa Kusa - secondo fonti stampa - si trova in Tunisia, dove starebbe trattando con delegati italiani una "agevole via di uscita" per il leader Muammar Gheddafi. Anche l'emittente araba al Jazeera ha riferito della visita del ministro libico in Tunisia, affermando che Kusa potrebbe raggiungere l'Italia. Un quotidiano panarabo, d'altro canto, entra nei dettagli. Il leader libico - stando a quanto riferito da una fonte "ben informata" libica ad Asharq Al Awsat - è pronto a lasciare la guida del Paese a condizione che sia il figlio Saif al Islam a prendere il suo posto. Saif avrebbe già avuto una serie di incontri con funzionari britannici, francesi, americani e italiani per discutere l'ipotesi di sostituire il padre per un periodo di transizione di due e tre anni, garantendo in cambio il cessate il fuoco e l'avvio di negoziati con i ribelli.
Ieri, il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini aveva dichiarato che "vi sono paesi africani che potrebbero offrire ospitalità" al colonnello, anche se "non ci sono ancora proposte formali" e oggi il capo della diplomazia spagnola Jimenez e quello britannico Hague non escludono l'ipotesi che - dice la Jimenez - sarebbe ancora "giuridicamente" possibile (il Tribunale Penale Internazionale non ha ancora formalizzato alcuna accusa contro il Rais).
Oltre alla voci relative alla misteriosa missione di Musa Kusa un'indiretta conferma della pista dell'esilio viene dalle stesse dichiarazioni rilasciate da Gheddafi questa mattina."Lasciate che sia l'Unione africana a gestire la crisi, la Libia accetterà tutto quello che l'Ua deciderà" ha dichiarato oggi Gheddafi, nel messaggio pubblicato dall'agenzia ufficiale Jana. L'Ua ha proposto una cessazione immediata dei combattimenti e l'apertura di un dialogo tra libici, preliminare a una "transizione" democratica ma nella sua mediazione sarebbe presente - seppur non esplicitata - anche la carta dell'esilio.
Nel suo discorso, Gheddafi si è anche rivolto al "gruppo di contatto" invitando la coalizione a interrompere l'offensiva contro la Libia. Un'azione degna di Hitler, ha aggiunto.
Sul terreno, i lealisti non sono ancora allo sbando e l'avanzata dei ribelli al momento è stata fermata. Anzi gli insorti sono stati costretti a indietreggiare dalle forze libiche e ora sono a un centinaio di chilometri da Sirte. Ieri sera le posizioni ribelli si trovavano a sessanta chilometri dalla città, ma dopo un'intenso fuoco di artiglieria e di colpi di mortaio i miliziani si sono ritirati di una quarantina di chilometri fino alla località di Nofilia.
DAL MONDO - Africa
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UNDICESIMO GIORNO DI GUERRA. DOMANI IL COMANDO ALLA NATO
Libia, videoconferenza a 4. Il raìs: “Siete come Hitler”
I ribelli: “Nel dopo Gheddafi rispetto per ogni trattato”
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ore 10:13 -
TRIPOLI - Barack Obama per gli Stati Uniti, David Cameron per la Gran Bretagna, Nicolas Sarkozy per la Francia, Angela Merkel in rappresentanza della Germania: i rappresentanti delle 4 grandi potenze si sono incontrati in una videoconferenza, per fare il punto sulle attività militari in Libia e delineare così, per oggi, nel corso dell’importante summit di Londra, un piano di soluzione politica, una “exit strategy” per la crisi libica. Assente alla videoconferenza l’Italia, la cui mancata partecipazione non è passata inosservata, al punto tale che immediato è stato l’attacco del Pd: “L’Italia non conta più”. “Dobbiamo rilevare che effettivamente – ha affermato con durezza Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato – l’Italia sta pensando al dopo Libia. Tanto pensa al dopo che oggi c’è stata una videoconferenza Sarkozy – Obama – Cameron - Merkel alla quale, con tutta evidenza – ha concluso la Finocchiaro - Berlusconi non è stato chiamato a partecipare”. “Nessuno schiaffo” all’Italia replica a più riprese il ministro Frattini, nel ricordare come il nostro Paese detenga invece non solo il comando della missione navale, ma ospiti anche a Napoli “il comando Nato delle operazioni”.
Intanto, in attesa del passaggio ufficiale, domani, di tutte le operazioni militari della coalizione internazionale in Libia sotto il comando Nato, il leader politico dei ribelli in avanzata verso Tripoli assicura che la Libia del dopo Gheddafi rispetterà tutti gli accordi stipulati con l’Italia dal regime del colonnello, in particolare quelli che riguardano la lotta all’emigrazione clandestina e i contratti petroliferi con l’Eni. A parlare per conto dei ribelli su Rai Uno è stato il presidente del Comitato nazionale di transizione (Cnt), Mustafa Abdel Jalil che, in collegamento da una località tenuta segreta per motivi di sicurezza, ha auspicato che gli “amichevoli rapporti” con l’Italia “si rafforzino”, nel pieno rispetto del trattato italo – libico firmato dal presidente Silvio Berlusconi e il colonnello Muammar Gheddafi.
Sul campo, intanto, il conflitto in Libia è giunto al suo undicesimo giorno. Lo snodo decisivo resta la battaglia di Sirte, sulla cui sorte ci sono due versioni contrastanti. I ribelli hanno dichiarato di averla riconquistata, con l’intera zona petrolifera in Cirenaica e dicono di puntare verso Tripoli. Opposta la versione dei lealisti, che sostengono di aver fermato l’avanzata degli insorti all’uscita da Ben Jawad. Versione confermata dalla France Presse e da Al Jazeera. Secondo fonti dei ribelli, le forze del colonnello hanno preso di mira il centro della città con colpi di mortaio e razzi di tipo Hawn. Nella notte testimoni hanno anche raccontato di “nove violente esplosioni a Tajura”, a 30 chilometri da Tripoli, dove sono presenti diversi insediamenti dei lealisti. La televisione libica ha parlato, invece, di attacchi aerei delle truppe internazionali, nella località di Gharian e Mizda, mirando obiettivi militari e civili.
IL MESSAGGIO DI GHEDDAFI: “FERMATE LO STERMINIO”“Fermate l’offensiva barbara che state conducendo contro il mio Paese, siete come Hitler”. È questo il messaggio indirizzato oggi dal colonnello libico, Muammar Gheddafi, al gruppo di contatto riunito a Londra per discutere della crisi libica. Per il raìs bisogna “lasciare la Libia ai libici, state eseguendo un’operazione di sterminio di un popolo in sicurezza e distruggendo un paese in via di sviluppo”, ha aggiunto il colonnello. Circa 35 tra rappresentanti di paesi e organismi internazionali parteciperanno oggi a Londra alla conferenza sulla Libia. Sarà la prima riunione del “gruppo di contatto” che ha il compito di tracciare la politica per la comunità internazionale riguardo alla crisi nel paese nordafricano.
Intanto, in attesa del passaggio ufficiale, domani, di tutte le operazioni militari della coalizione internazionale in Libia sotto il comando Nato, il leader politico dei ribelli in avanzata verso Tripoli assicura che la Libia del dopo Gheddafi rispetterà tutti gli accordi stipulati con l’Italia dal regime del colonnello, in particolare quelli che riguardano la lotta all’emigrazione clandestina e i contratti petroliferi con l’Eni. A parlare per conto dei ribelli su Rai Uno è stato il presidente del Comitato nazionale di transizione (Cnt), Mustafa Abdel Jalil che, in collegamento da una località tenuta segreta per motivi di sicurezza, ha auspicato che gli “amichevoli rapporti” con l’Italia “si rafforzino”, nel pieno rispetto del trattato italo – libico firmato dal presidente Silvio Berlusconi e il colonnello Muammar Gheddafi.
Sul campo, intanto, il conflitto in Libia è giunto al suo undicesimo giorno. Lo snodo decisivo resta la battaglia di Sirte, sulla cui sorte ci sono due versioni contrastanti. I ribelli hanno dichiarato di averla riconquistata, con l’intera zona petrolifera in Cirenaica e dicono di puntare verso Tripoli. Opposta la versione dei lealisti, che sostengono di aver fermato l’avanzata degli insorti all’uscita da Ben Jawad. Versione confermata dalla France Presse e da Al Jazeera. Secondo fonti dei ribelli, le forze del colonnello hanno preso di mira il centro della città con colpi di mortaio e razzi di tipo Hawn. Nella notte testimoni hanno anche raccontato di “nove violente esplosioni a Tajura”, a 30 chilometri da Tripoli, dove sono presenti diversi insediamenti dei lealisti. La televisione libica ha parlato, invece, di attacchi aerei delle truppe internazionali, nella località di Gharian e Mizda, mirando obiettivi militari e civili.
IL MESSAGGIO DI GHEDDAFI: “FERMATE LO STERMINIO”“Fermate l’offensiva barbara che state conducendo contro il mio Paese, siete come Hitler”. È questo il messaggio indirizzato oggi dal colonnello libico, Muammar Gheddafi, al gruppo di contatto riunito a Londra per discutere della crisi libica. Per il raìs bisogna “lasciare la Libia ai libici, state eseguendo un’operazione di sterminio di un popolo in sicurezza e distruggendo un paese in via di sviluppo”, ha aggiunto il colonnello. Circa 35 tra rappresentanti di paesi e organismi internazionali parteciperanno oggi a Londra alla conferenza sulla Libia. Sarà la prima riunione del “gruppo di contatto” che ha il compito di tracciare la politica per la comunità internazionale riguardo alla crisi nel paese nordafricano.
di Antonio Formisano
Libia. Cnt, Gheddafi sara' processato
''Dopo la vittoria, per tutti i crimini che ha commesso''
28 marzo, 22:57
(ANSA) - PARIGI, 28 MAR - Il capo del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) degli insorti libici, Mustafa Abdeljalil, ha dichiarato che il colonnello Muammar Gheddafi sara' processato in Libia ''dopo la vittoria'' dell'insurrezione.
L'esponente dei ribelli si e' pronunciato in un'intervista sulla tv France 2. ''Dopo la vittoria, giudicheremo Gheddafi in LIbia per tutti i crimini che ha commesso'', ha detto Mustafa Abdeljalil ''Cercheremo di di costruire un paese libero e democratico''.
L'esponente dei ribelli si e' pronunciato in un'intervista sulla tv France 2. ''Dopo la vittoria, giudicheremo Gheddafi in LIbia per tutti i crimini che ha commesso'', ha detto Mustafa Abdeljalil ''Cercheremo di di costruire un paese libero e democratico''.
Libia/ Stampa: Gheddafi pronto a lasciare il potere al figlio
Roma, 29 mar. (TMNews) - Il leader libico Muammar Gheddafi è pronto a lasciare la guida del Paese a condizione che sia il figlio Saif al Islam a prendere il suo posto. Stando a quanto riferito da una fonte "ben informata" libica al quotidiano Asharq Al Awsat, Saif avrebbe già avuto una serie di incontri con funzionari britannici, francesi, americani e italiani per discutere l'ipotesi di sostituire il padre per un periodo di transizione di due e tre anni, garantendo in cambio il cessate il fuoco e l'avvio di negoziati con i ribelli.
Il periodo di transizione sarebbe necessario per avviare il processo di democratizzazione del Paese, sottolinea il quotidiano. Il secondogenito di Gheddafi avrebbe anche chiesto garanzie per il padre e la sua famiglia da un eventuale processo.
Abdul Monem al-Houni, portavoce del Consiglio di transizione libico creato dai ribelli a Bengasi, ha dichiarato al quotidiano panarabo che la proposta di Saif di sostituire il padre non è altro che un tentativo di guadagnare tempo e di raggirare l'opinione pubblica.
Libia: Khamis Gheddafi è vivo, tv di stato mostra il figlio del Colonnello
Era stato dato per morto in un attacco kamikaze. Invece, Khamis Gheddafi detto "il piccolo" è vivo. Le immagini trasmesse dalla tv libica mostrano il figlio del Colonnello intento a salutare i suoi fedelissimi
Khamis Gheddafi
Il giallo sulla presunta morte del figlio di Gheddafi sembra essere giunto ad una svolta. La tv di Stato libica ha mostrato alcune immagini che ritrarrebbero il figlio del Colonnello, khamis Gheddafi, mentre saluta alcuni sostenitori del regime presso la caserma bunker del padre a Tripoli. Nei giorni scorsi era circolata voce che il figlio del rais fosse morto in un attentato ad opera di un pilota libico schiantatosi con il suo aereo sulla roccaforte del Colonnello. A riportare la notizia della sua presunta morte il sito internet “al – Manara”, attribuibile alle forze di opposizione libiche, rimbalzata poi sui principali media internazionali. Una notizia che non aveva trovato fondamento nelle settimane successive. Nessuna immagine e nessuna testimonianza erano state fornite al riguardo. Le uniche immagini in circolazione ritraevano un edificio distrutto e raso al suolo da un missile sparato dalle forze alleate, che sorgeva accanto al bunker del Colonnello e che fungeva da sede amministrativa dove il rais solitamente riceveva gli ospiti più importanti.Sesto figlio del Colonnello, soprannominato “il piccolo” per la sua statura non proprio slanciata, a 32 anni Khamis riveste il ruolo di comandante di una delle più feroci falangi armate, scatenate nella repressione contro i ribelli (chiamata appunto “Brigata Khamis”, nonché quello di responsabile nel reclutamento e nell’addestramento dei mercenari provenienti dai paesi africani. Una carriera militare fulminea che lo fa approdare alla testa della 32°brigata speciale, unità d’elite delle forze armate, rivestendo così un ruolo fondamentale nella difesa delle roccaforti di famiglia.
LIBIA: OBAMA PERSEGUIREMO ATTIVAMENTE CACCIATA GHEDDAFI
Washington, 29 mar. (Adnkronos) - Gli Stati Uniti "perseguiranno attivamente" la cacciata del leader libico Muammar Gheddafi attraverso "mezzi non militari". Lo ha detto il presidente americano Barack Obama nel suo discorso sulla Libia, sottolineando come "non vi sia dubbio che la Libia e il mondo staranno meglio con Gheddafi lontano dal potere".
Gheddafi, ha spiegato Obama, e' stato "fortemente indebolito" e la sua avanzata militare contro le forze ribelli e' stata fermata dalla coalizione internazionale. Tuttavia, ha avvertito il presidente, ci potrebbe voler tempo per la sua caduta. "Potrebbe non accadere stanotte, perche' seppur gravemente indebolito, Gheddafi cerca disperatamente di aggrapparsi al potere". "Ma deve essere chiaro a chi e' vicino a Gheddafi, e a ogni libico, che la storia non e' dalla sua parte".
L'amministrazione americana ha gia' congelato 33 miliardi di beni libici, sulla base delle sanzioni decise dall'Onu. Questo denaro, ha detto Obama, sara' usato per ricostruire la Libia e non verra' mai restituito a Ghedadfi. "Questo denaro non appartiene a Gheddafi o a noi, appartiene al popolo libico", ha affermato.
29/03/2011
Libia: Gheddafi è pronto a trattare con l'Unione Africana per risolvere la crisi
In un messaggio pubblicato dall'agenzia ufficiale Jana il rais libico Muhammar Gheddafi ha dichiarato che la Libia è pronta a sottomettersi alle decisioni che saranno prese dall'Unione Africana purché l'Occidente lasci che sia essa ad occuparsi di risolvere la crisi.L'Unione africana si è opposta a ogni intervento militare straniero in Libia e ha creato un comitato formato da cinque capi di Stato e dal Presidente Jaen Ping, per monitorare la situazione nel Paese.
Pubblicato il 29 Mar 2011
Libia Gheddafi:La lotteria del petrolio libico
Libia. I ribelli al regime di Gheddafi, riescono finalmente a riconquistare gran parte dei maggiori pozzi petroliferi. Questa è la notizia che più si evidenzia oggi dagli scontri in Libia. E’ una notizia importantissima a livello internazionale, per la portata di interesse economico per gran parte delle Nazioni presenti nel conflitto. Ricordando che il petrolio libico è il più richiesto per la sua alta qualità, c’è da pensare che i ribelli si siano giocati una carta estremamente importante, per rafforzare l’impegno della coalizione internazionale, all’appoggio per sconfiggere il governo libico. La notizia viene avvalorata dalla possibilità, dopo la conquista del terminal petrolifero di Rais Lanuf, per le forze ostili al governo di cominciare a rimettere sul mercato il loro pregiato petrolio sino a 100/130mila barili al giorno. Questo non fa altro che rafforzare l’impegno di tutti i paesi, ad avviare al più presto una risoluzione politica d’accordo con i ribelli per una futura intesa economica. L’appoggio Nato è stato ratificato in campo militare, che continua ad appoggiare i ribelli alla riconquista di punti strategici come Ajdabyia e l’avanzata verso la roccaforte di Gheddafi: Tripoli. Il governo non cede continuando la lotta di difesa delle sue postazioni, con l’artiglieria pesante. I civili continuano ad essere il maggior bersaglio e la Nato intensifica la sua iniziativa. Mentre in Italia continua l’emergenza emigranti, divenuto esodo biblico sulle coste delle nostre isole. L’emigrazione tunisina è accompagnata ora da quella libica, divenuta già insostenibile. Al Governo il compito di gestirla al meglio, chiedendo una dislocazione più ampia in territorio italiano e un aiuto concreto da parte della Comunità Europea. Alla fine ci sarà una lotteria ad accaparrarsi la percentuale maggiore di petrolio o si penserà prima al ripristino di una stabilità del Nordafrica.
Stefanutti Valentino
Stefanutti Valentino
Frattini: l'Italia avrà ancora posizioni di preminenza con la Libia post Gheddafi
Frattini: l'Italia avrà ancora posizioni di preminenza con la Libia post Gheddafi
Con la nuova Libia del dopo Gheddafi «confermeremo le posizioni» di preminenza che aveva l'Italia, anche nel settore energetico. Lo ha assicurato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, intervistato questa mattina da Radio 24. Il titolare della Farnesina, che oggi a Londra parteciperà al vertice dei Paesi del "gruppo di contatto" sulla Libia, ha ricordato a questo proposito che il Trattato di amicizia tra Roma e Tripoli «non è cancellato, ma sospeso e con la nuova Libia riprenderà efficacia», garantendo all'Italia le posizioni che aveva
guadagnato. Con il responsabile del Consiglio nazionale di transizione in Libia, Mahmoud Jibril, «abbiamo già detto con chiarissimi termini» che «quel contratto, quegli accordi, quel trattato» di amicizia stipulati dai governi di Roma e Tripoli «riprenderanno effetto con loro, con la nuova Libia», ha proseguito Frattini.
guadagnato. Con il responsabile del Consiglio nazionale di transizione in Libia, Mahmoud Jibril, «abbiamo già detto con chiarissimi termini» che «quel contratto, quegli accordi, quel trattato» di amicizia stipulati dai governi di Roma e Tripoli «riprenderanno effetto con loro, con la nuova Libia», ha proseguito Frattini.
A Napoli e Roma le sedi della missione: «Fatti che spazzano via ogni polemica»
«Le polemiche strumentali indeboliscono l'Italia, non il governo Berlusconi», ha poi aggiunto il ministro degli Esteri riferendosi alle critiche dell'opposizione sulla mancata partecipazione dell'Italia alla videoconferenza di ieri sulla Libia tra Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania.
Il titolare della Farnesina ha ricordato che l'Italia «ha fortemente voluto il comando Nato e l'ha ottenuto, ha ottenuto a Napoli la sede del comando dell'intera operazione (dell'Alleanza
in Libia, ndr) e a Roma ci sarà il quartier generale della missione umanitaria» che l'Ue si appresta a lanciare. «Questi - ha detto il ministro - sono fatti che spazzano via
qualsiasi tipo di sterile polemica». La videoconferenza di ieri «non era per prendere decisioni» che invece saranno prese alla conferenza ministeriale in programma oggi a Londra: «Ci sarà un gruppo di contatto permanente, in cui siederà anche l'Italia» e quello sarà l'organismo «decisionale», ha spiegato.
Il pericolo delle divisioni al vertice di Londra
Parlando con i giornalisti poco prima di partire da Ciampino, Frattini ha ribadito la sua contrarietà a «fughe in avanti e divisioni» tra i partner internazionali sulla Libia: «Spero che al vertice - ha detto Frattini - emerga una unità della coalizione, che non ci siano fughe in avanti e divisioni e che invece emerga un gruppo di pilotaggio politico che accompagni l'intervento umanitario». Il titolare della Farnesina ha auspicato inoltre che «si delinei un dopo Gheddafi centrato sul cessate il fuoco e un processo di transizione affidato al Cnt, con il coinvolgimento dei gruppi tribali e un ruolo centrale dell'Ua. Bisogna stabilire un principio chiaro - ha proseguito il ministro - ovvero che la Libia deve essere una: non va consolidato lo
status quo di divisione in due che sarebbe un fallimento», ha concluso.
Parlando con i giornalisti poco prima di partire da Ciampino, Frattini ha ribadito la sua contrarietà a «fughe in avanti e divisioni» tra i partner internazionali sulla Libia: «Spero che al vertice - ha detto Frattini - emerga una unità della coalizione, che non ci siano fughe in avanti e divisioni e che invece emerga un gruppo di pilotaggio politico che accompagni l'intervento umanitario». Il titolare della Farnesina ha auspicato inoltre che «si delinei un dopo Gheddafi centrato sul cessate il fuoco e un processo di transizione affidato al Cnt, con il coinvolgimento dei gruppi tribali e un ruolo centrale dell'Ua. Bisogna stabilire un principio chiaro - ha proseguito il ministro - ovvero che la Libia deve essere una: non va consolidato lo
status quo di divisione in due che sarebbe un fallimento», ha concluso.
I Paesi che si riuniscono oggi a Londra sono pronti a concedere al leader libico Muammar Gheddafi l'immunità e l'esilio, nell'ambito di un accordo per porre fine al conflitto in atto nel Paese del Nord Africa. Ieri proprio Frattini aveva parlato di «Paesi africani che potrebbero offrire ospitalità» al colonnello, anche se per ora «non ci sono ancora proposte formali».
Il vertice di Londra vedrà riuniti i ministri degli Esteri di oltre 40 Paesi, le Nazioni Unite, l'Unione Africana e la Lega araba. Alcuni funzionari hanno anticipato al quotidiano
britannico "The Independent" che dal vertice dovrebbe uscire anche un "gruppo di contatto" più ristretto, capace di guidare i negoziati della comunità internazionale con i ribelli libici.
Il vertice di Londra vedrà riuniti i ministri degli Esteri di oltre 40 Paesi, le Nazioni Unite, l'Unione Africana e la Lega araba. Alcuni funzionari hanno anticipato al quotidiano
britannico "The Independent" che dal vertice dovrebbe uscire anche un "gruppo di contatto" più ristretto, capace di guidare i negoziati della comunità internazionale con i ribelli libici.