Cristina Comencini: cinema e impegno civile
“La politica non interferisce con il mio mestiere, semmai lo nutre, gli dà forza, e viceversa”. La regista ha da poco finito di girare “Quando la notte”. Le altre sue passioni: la scrittura, il teatro, la famiglia
Cristina Comencini con Filippo Timi e Claudia Pandolfi, i protagonisti del film "Quando la notte"
di Silvana Mazzocchi
ROMA - Un nuovo film appena finito, Quando la notte, «la più appassionante esperienza della mia vita con il cinema»; Libere, testo al femminile di «passioni e ragioni» applaudito nei teatri di mezza Italia; infine, un ruolo centrale nel comitato promotore di “Se non ora, quando” che il 13 febbraio scorso portò in piazza un milione di donne aprendo una nuova stagione del femminismo.
Cristina Comencini non è abituata all’enfasi, racconta sottovoce l’intreccio straordinario di questi mesi formidabili e inizia da Quando la notte, «un lavoro gigantesco, faticoso e lunghissimo. Il libro l’avevo scritto nel 2008 ma, tra sceneggiatura, sopralluoghi e quattro mesi in montagna, a Macugnaga, sotto il Monte Rosa per le riprese, ci sono voluti più di tre anni. Abbiamo girato in posti raggiungibili solo a piedi o in elicottero, con il sole e con la neve e Claudia Pandolfi, Filippo Timi e il bambino sono stati straordinari. Il risultato è un film autentico e, credo, anche molto potente».
Cristina Comencini non è abituata all’enfasi, racconta sottovoce l’intreccio straordinario di questi mesi formidabili e inizia da Quando la notte, «un lavoro gigantesco, faticoso e lunghissimo. Il libro l’avevo scritto nel 2008 ma, tra sceneggiatura, sopralluoghi e quattro mesi in montagna, a Macugnaga, sotto il Monte Rosa per le riprese, ci sono voluti più di tre anni. Abbiamo girato in posti raggiungibili solo a piedi o in elicottero, con il sole e con la neve e Claudia Pandolfi, Filippo Timi e il bambino sono stati straordinari. Il risultato è un film autentico e, credo, anche molto potente».
Jeans, maglietta bianca e viso senza trucco, non sembra davvero una nonna: «Ho tre figli e cinque nipoti», dice con orgoglio. Evoca il successo della manifestazione di tre mesi fa per sottolineare come neanche la sua famiglia si aspettasse un esordio di “Se non ora, quando” tanto clamoroso. «Mi vedevano molto occupata e coinvolta, ma certo non era prevedibile tanta adesione. Anche se qualcosa doveva pur succedere: nel nostro Paese le donne sono la questione capitale della società, eppure mai, né oggi né in passato, i governi hanno saputo dare risposte adeguate. Risultato: il welfare per le donne è tra i più bassi dell’Occidente, mentre la parità nella differenza è ancora una rivoluzione incompiuta».
Le piace raccontare come è nata l’idea della manifestazione, l’impegno, ma anche la casualità di quell’evento eccezionale. «In principio l’associazione Di Nuovo aveva elaborato un documento e prodotto mezz’ora di teatro, Libere, sotto forma di dialogo tra due donne di età diversa, con Lunetta Savino e Isabella Ragonese. Avevamo voglia di reagire, ma non per gli scandali recenti: era un’esigenza cresciuta nel tempo, vedendo l’immagine della donna nei media. Poi, una sera di metà gennaio, al telefono con Francesca Izzo, lei stava cucinando — le donne sanno fare sempre molte cose insieme — ci mettiamo a parlare dell’urgenza di assumere un’iniziativa, di farci sentire. A un certo punto lei se ne esce: “Giusto, che ne dici di Se non ora, quando?”». Detto fatto, con quella frase di Primo Levi parte la maratona.
«Abbiamo messo in moto i nostri contatti, non solo noi dello spettacolo (mia sorella Francesca, io e Lunetta Savino), ma tutte insieme, bancarie, giornaliste, insegnanti, precarie, persone che avevano partecipato al movimento delle donne, e ragazze che non avevano mai fatto attività politica. E parte quell’appello per il 13 febbraio che, a prova della sua natura trasversale, riceve subito l’adesione di donne con storie e provenienze diverse: l’avvocato Giulia Bongiorno, la cattolica Silvia Costa, l’allora direttore del Secolo d’Italia Flavia Perina…».
Guarda al futuro con l’entusiasmo da eterna ragazza. «Adesso è tempo di costruire: presto andremo a una convenzione nazionale per unire tutto ciò che sta nascendo a livello locale, gruppi spontanei, associazioni». Delle polemiche, dei sospetti aleggiati alla vigilia del 13 febbraio intorno a “Se non ora, quando”, delle accuse di voler partire dal caso Ruby per dividere le donne tra «per bene» e «per male» o di volerle strumentalizzare contro il governo, non vuole neanche sentir parlare.
Minimizza: «Non era e non è così: non abbiamo usato le donne, non ci siamo agganciate alla politica, non abbiamo organizzato una manifestazione antiberlusconiana. È che, quando accade qualcosa di nuovo, spesso non ne capisce il senso autentico neanche chi lo sta facendo… E però nelle critiche c’è spesso anche del buono ed è bene prenderselo, cosa che abbiamo fatto».
Minimizza: «Non era e non è così: non abbiamo usato le donne, non ci siamo agganciate alla politica, non abbiamo organizzato una manifestazione antiberlusconiana. È che, quando accade qualcosa di nuovo, spesso non ne capisce il senso autentico neanche chi lo sta facendo… E però nelle critiche c’è spesso anche del buono ed è bene prenderselo, cosa che abbiamo fatto».
L’impegno politico, il cinema, i libri. Tenere insieme tutti i fili è una sfida quotidiana che non la intimorisce. «Come tutte, sono abituata a portare avanti più di un lavoro contemporaneamente. Ma penso anche che avere un pensiero da condividere sia un privilegio, e che renda migliore il lavoro artistico. Essere nel progetto di Libere e di “Se non ora, quando”, proprio mentre giravo il mio film, mi ha dato energia. Del resto, ricordiamoci del Dopoguerra, quando c’era tanta voglia di ricostruire… Le persone si confrontavano, ed è stato il segreto di quel buon cinema. Per noi, adesso, ci sono le donne, la bella sensazione che si possa di nuovo discutere, che finalmente si sia rotto il silenzio. Quando stavo a Macugnaga con la troupe, questa cosa mi ha dato una forza straordinaria. Ecco che tutto si lega, Quando la notte è un film di grande ardore e l’impegno con le donne e le riprese sono stati vasi comunicanti che si sono nutriti e potenziati a vicenda».
Cristina Comencini le donne le ha sempre raccontate nei suoi film e nei suoi libri, scandagliando i loro rapporti con l’uomo, con l’infanzia, con la maternità, la paternità. Ne Il cappotto del turco, in Due partite, ne La bestia nel cuore. «Quando mi dicevano che mi occupavo sempre dei temi delle donne, sembrava che il loro significato venisse ridotto, sminuito, ma io, con cocciutaggine, sono andata avanti e oggi sento che quel modo di vedere il mondo femminile come un capitale per noi e per la cultura è tornato alla ribalta ed è diventato finalmente patrimonio comune. Tutto questo covava da tempo, può capitare che incontri un’onda… ora l’onda è arrivata e io ci sono andata dentro, con la mia vita e i miei pensieri».
Che la sua vita non sia stata comune è fuor di dubbio: «Mio padre, il mio mito (il regista Luigi Comencini, ndr), mi ha educato all’autonomia, come le mie sorelle. Ho studiato Economia e commercio e ho lavorato in un centro ricerche, ho cominciato a scrivere solo quando ho ritenuto di potermelo permettere. All’epoca avevo già i miei primi due figli, Carlo e Giulia. Ho pubblicato il primo romanzo, Pagine strappate, tramite Natalia Ginzburg che lo aveva letto come frutto di un anonimo, poi mi sono avvicinata alla sceneggiatura con e per mio padre. Lui è stato essenziale in quella fase, come Suso Cecchi d’Amico, altra grande maestra, per me fondamentale. Come Carol Levi, la mia agente, con la quale presi a collaborare. Solo successivamente ho fatto il grande salto nella regia, prima non ne avevo avuto il coraggio. Mio padre mi ha assecondata, ma a lui piaceva soprattutto che scrivessi, mentre io credevo che la regia fosse più importante della sceneggiatura. Adesso so che non è così».
Zoo, il primo film, venne tratto da un suo racconto per bambini e, da allora, i libri, le sceneggiature e la regia sono sempre andati avanti l’uno accanto all’altra. In parallelo all’attività delle sorelle. «Francesca ha esordito giovanissima, prima di me, con Pianoforte che andò a Venezia. E ci sono Paola, la più grande, architetto e scenografa, ed Eleonora che lavora per la tv e che prima faceva produzione. Siamo una tribù, Paola ha due figli, Francesca tre, Eleonora ha una bambina…».
Una famiglia unita e allargata. «Mi sono sposata a diciotto anni con il papà dei miei primi due figli e poi con Riccardo Tozzi (produttore e fondatore della Cattleya, ndr) che conosco da trent’anni. Carlo e Giulia erano ancora ragazzini quando è nato nostro figlio Luigi. Abbiamo cominciato a lavorare insieme solo con Matrimoni, dopo che avevamo ottenuto ciascuno il proprio successo individuale. Io avevo fatto Va’ dove ti porta il cuore, che aveva incassato moltissimo, e lui si era già affermato con la fiction. Ora abbiamo due strade aperte e potremmo andare avanti anche l’uno senza l’altro, quindi possiamo scegliere».
Prima di Quando la notte, era stato un film tratto dal suo romanzo Le illusioni del bene il suo progetto preferito «ma al momento di decidere non ho trovato il protagonista, mentre da Quando la notte avevo già assorbito fino in fondo quel desiderio intenso del cercare le ragioni profonde delle donne, della maternità e del rapporto con l’uomo». Il film uscirà nelle sale in ottobre.
«Intanto vorrei tornare a scrivere, ma per farlo ci vuole solitudine, immersione totale ed è necessario il tempo per riflettere, senza il quale non si arriva a nulla». E invece preme l’urgenza: «Speriamo che presto possa funzionare un comitato nazionale capace di collegare tutti i gruppi sparsi nel Paese. Intanto, già in luglio, andremo a una giornata nazionale mirata a costruire un’autorevole forza politica; non certo un partito delle donne, per carità, ma un’entità nazionale che possa imporre, senza rinvii, un’agenda irrinunciabile. Per cominciare, pretendiamo il cinquanta per cento di donne in ogni realtà. Non si tratta di rivendicare le quote vecchio stile, ma la giusta rappresentanza di genere, accompagnata da criteri precisi di scelta. Vogliamo contare, salvaguardare la differenza delle donne e non la cosiddetta femminilità… Ora che ci penso, Quando la notte non è forse un film sulle differenze? L’incontro tra l’uomo e la donna è difficile, sofferto, perché hanno storie molto diverse, secolarmente diverse».
Siracusa: Successo per la raccolta fondi "Senonoraquando". Le donne aretusee protagonite
Attualità 29 Maggio 2011
Grande successo per la serata raccolta fondi, organizzata dal comitato Senonoraquando di Siracusa in un noto locale siracusano. Protagoniste dell'evento, le testimonianze e l'arte delle donne raccontate, cantate e recitate da artiste locali. Ad aprire le danze, nella prima parte della serata, i versi della poetessa Elena Condemi, recitati da Carmelinda Gentile e Nadia Spicuglia (in foto), a seguire l'esperienza di vita in relazione alle diversità, espressa con passione ed ironia dalla dott.ssa Carmela Carbonaro, dirigente del servizio psichiatrico presso l'ospedale Umberto I di Siracusa.
Dopo la pausa aperitivo, la manifestazione ha visto avvicendarsi, dapprima il duo Erika Barresi, Doriana La Fauci con una serie di classici tratti da Medea, Le Troiane e Cime tempestose. Subito dopo, applauditissima, la sensuale voce della siracusana Adriana Spuria con due brani tratti dal suo Album d'esordio "il mio modo di dirti le cose".
A seguire il contributo di Raffaella Mauceri, giornalista e femminista storica siracusana, che ha letto un documento dedicato all'attività ed ai futuri progetti portati avanti dalle donne del Comitato Senonoraquando, quali eredi del femminismo moderno. La serata si è conclusa con la presentazione del libro "Ferita all'ala un'allodola"della professoressa Maria Lucia Riccioli. Un racconto appassionato e ricco di spunti di riflessione sulla vita e l'arte della poetessa netina Mariannina Coffa e sulla sua esistenza di artista anticonformista e passionale vissuta a ridosso delle lotte per l'indipendenza italiana. Alcuni brani del libro sono stati letti dalla docente Silvana Scrofani.
I monologhi sono diventati con gli anni l’icona di un femminismo ironico e divertente, sonno stati tradotti in trentacinque lingue e con i proventi ricavati è nata un’organizzazione internazionale contro la violenza sessuale sulle donne, il V-Day, che qualche mese fa ha inaugurato “ The city of Joy” un villaggio a Bukavo, Congo, che si prende cura delle donne vittime di stupro e mutilazioni.
La incontriamo in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Io sono emozione”. E’ bellissima e fiera, in tailleur nero e labbra rosso scarlatto, i capelli cortissimi rivelano la sua recente battaglia contro il cancro.
City of Joy, è il centro della tua organizzazione V-Day che ha da poco inaugurato in Africa, perché ha scelto proprio il Congo?
"Il Congo è una delle zone più violente dell’Africa. È terribile. Non è un caso che abbiamo scelto per la nostra organizzazione proprio uno degli stati più violenti. Le atrocità commesse sono inaccettabili, negli ultimi tredici anni sono morte sei milioni di persone nell’indifferenza generale, cinquecento mila donne sono state stuprate e hanno subito mutilazioni permanenti. Quello che ho visto mi letteralmente distrutta. L’Africa è il cuore del mondo, il Congo il cuore dell’africa.
Anche se purtroppo la violenza sulle donne continua ad essere una piaga inguaribile in ogni parte del mondo. La situazione femminile è a rischio in molte nazioni, anche nel vostro paese, è una stagione pericolosa per le italiane".
Vedo che conosce perfettamente la situazione del nostro Paese e sappiamo che è una fan del movimento delle donne italiane “ se non ora quando”
"Si, ero in Congo, quando ho letto sui giornali delle manifestazioni che si sono tenute nel vostro Paese. Ho provato una forte gioia. È giusto che qualcuno si ribelli. Da anni il vostro premier Berlusconi, manda un messaggio altamente fuorviante alle giovani donne".
Pensa che in molte seguano il messaggio del nostro Premier ?
"Le giovani generazioni sono a rischio, viviamo nella società delle immagini. Il messaggio è che, se sei potente, puoi avere ciò che vuoi, comprese le ragazze. Le quali di conseguenza diventano oggetti che possono essere comprati e venduti per servire vecchi ricchi o potenti. Tutto viene poi modellato sulle gestione del corpo, il rischio per le ragazze è che comincino a trasformarsi in bambole, od oggetti sessuali senza neppure che qualcuno lo chieda loro.
Le manifestazioni sono state un segno potente, anche se già usato, ma non importa se le cose non si sono ancora capite, occorre rifarle di nuovo".
Eppure in molti nel nostro Paese hanno parlato di un “movimento moralista”
"Ma smettiamola, sempre la solita scusa da anni, quando non si sa cosa dire, salta fuori la parola moralista. Io non sono davvero una moralista e penso nemmeno tutte le donne che sono andate a manifestare, penso che siano stufe più che moraliste. Io ho combattuto una vita per la libertà sessuale, ma tra un settantaquattrenne primo ministro e ragazze minorenni, e giovanissime, che fanno sesso in cambio di un briciolo di popolarità o soldi, mi sembra ci sia una bella discrepanza. Non vedo dove possa esserci libertà".
Che consiglio da a noi Italiane?
"Le donne non devono cedere, andare avanti ignorando i commenti. Resistere. Dovrebbero creare un comitato permanente della manifestazione “se non ora quando”, fare campagne informative ed arrabbiarsi ancora di più finché Berlusconi non se ne sia andato. Sul Times ho letto che in Italia non cambierà niente per una mentalità ormai troppo radicata. Non ci credo. Non è vero".
Sa che durante la manifestazione a Roma, è stato letto un brano del suo libro. E’ diventata un simbolo?
"Non lo sapevo, sono commossa".
Parliamo del suo ultimo libro Io sono emozione anche questa volta scritto sotto forma di monologhi?
"Io sono emozione è un libro di monologhi dedicato alle ragazze dai 13 ai 19 anni: fase della vita molto delicata. Sono gli anni in cui vediamo molte cose come minacce, sono gli anni in cui si rischia di conformarsi per non essere escluse dalla società, in cui originalità, bontà e emotività vengono scoraggiate. A me ci è voluto un sacco di tempo per recuperare alcune qualità e che avevo soffocato. Assistendo alle umiliazioni inflitte alle ragazze in tutto il mondo, ho capito che si cercano di sabotare ovunque. Io sono emozione è la mia personale visione di quegli anni, gli ho voluto ridare voce".
Com’era lei a quell’età?
"Quell’età è stata una ribellione costante".
Quindi sono monologhi, che parlano soprattutto di emozioni?
"Certo, e ora come ora il mondo è davvero scollegato dalle emozioni. Cervello e cuore sono dissociati, sono convinta che bisogna trovare un modo per riallacciare il tutto, molti orrori non accadrebbero più".
Io sono emozione, diventerà uno spettacolo teatrale come i Monologhi?
"Si, in estate. E la prima tappa sarà in Sudafrica".
Un’altra volta l’Africa, è molto legata a questa terra?
"Si, quello che accade in Africa è davvero terribile, in quello stato sono state commesse le peggiori atrocità, colonialismo, schiavitù, razzismo, guerra, sfruttamento delle materie, tratta delle ragazze. Adesso è responsabilità del mondo intero occuparsene. Prendersene cura".
In una sua intervista, lei ha dichiarato che combattere la sua battaglia contro il cancro è stato facile in confronto a quello che devono sopportare le donne del Congo.
"Le donne congolesi sopportano cose impensabili, molte di loro sono stare stuprate o mutilate, ma continuano a mandare avanti famiglie, fanno chilometri per trovare cibo e acqua, eppure hanno sempre il sorriso, sfamano figli, gli allevano, cantano e ballano. Hanno imparato che la vita va affrontata. Vivere in quel Paese mi ha fatto reagire, mi ha fatto capire che anche io potevo e dovevo combattere la mia battaglia con il cancro. È così ho fatto. Sono reduce da poco di un operazione e dalla chemioterapia. Ho dovuto tagliare i miei capelli a caschetto, ho i capelli cortissimi, e non mi sono mai sentita così bene".
Dopo la pausa aperitivo, la manifestazione ha visto avvicendarsi, dapprima il duo Erika Barresi, Doriana La Fauci con una serie di classici tratti da Medea, Le Troiane e Cime tempestose. Subito dopo, applauditissima, la sensuale voce della siracusana Adriana Spuria con due brani tratti dal suo Album d'esordio "il mio modo di dirti le cose".
A seguire il contributo di Raffaella Mauceri, giornalista e femminista storica siracusana, che ha letto un documento dedicato all'attività ed ai futuri progetti portati avanti dalle donne del Comitato Senonoraquando, quali eredi del femminismo moderno. La serata si è conclusa con la presentazione del libro "Ferita all'ala un'allodola"della professoressa Maria Lucia Riccioli. Un racconto appassionato e ricco di spunti di riflessione sulla vita e l'arte della poetessa netina Mariannina Coffa e sulla sua esistenza di artista anticonformista e passionale vissuta a ridosso delle lotte per l'indipendenza italiana. Alcuni brani del libro sono stati letti dalla docente Silvana Scrofani.
Ricollegare le emozioni. Eve Ensler ci racconta le sue battaglie e il suo nuovo libro
29-05-2011 / Interviste / Valeria Pardini
ROMA, 29 maggio - Eve Ensler è l’autrice dei “Monologhi della vagina” che recitò lei stessa per la prima volta in un teatrino Off-Broadway. I suoi monologhi nacquero sulla base di oltre duecento interviste fatte a donne di ogni età e provenienza. Da allora sono passati quattordici anni e i suoi testi sono diventati uno dei più grossi successi del teatro mondiale. Sono stati letti da grandi attrici sui palchi di tutto il mondo da Susan Sarandon a Glenn Close, da Kate Winslet a Cate Blanchett, solo per citarne alcune, in Italia da Lella Costa, Lucrezia Lante della Rovere e Lunetta Savino.I monologhi sono diventati con gli anni l’icona di un femminismo ironico e divertente, sonno stati tradotti in trentacinque lingue e con i proventi ricavati è nata un’organizzazione internazionale contro la violenza sessuale sulle donne, il V-Day, che qualche mese fa ha inaugurato “ The city of Joy” un villaggio a Bukavo, Congo, che si prende cura delle donne vittime di stupro e mutilazioni.
La incontriamo in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Io sono emozione”. E’ bellissima e fiera, in tailleur nero e labbra rosso scarlatto, i capelli cortissimi rivelano la sua recente battaglia contro il cancro.
City of Joy, è il centro della tua organizzazione V-Day che ha da poco inaugurato in Africa, perché ha scelto proprio il Congo?
"Il Congo è una delle zone più violente dell’Africa. È terribile. Non è un caso che abbiamo scelto per la nostra organizzazione proprio uno degli stati più violenti. Le atrocità commesse sono inaccettabili, negli ultimi tredici anni sono morte sei milioni di persone nell’indifferenza generale, cinquecento mila donne sono state stuprate e hanno subito mutilazioni permanenti. Quello che ho visto mi letteralmente distrutta. L’Africa è il cuore del mondo, il Congo il cuore dell’africa.
Anche se purtroppo la violenza sulle donne continua ad essere una piaga inguaribile in ogni parte del mondo. La situazione femminile è a rischio in molte nazioni, anche nel vostro paese, è una stagione pericolosa per le italiane".
Vedo che conosce perfettamente la situazione del nostro Paese e sappiamo che è una fan del movimento delle donne italiane “ se non ora quando”
"Si, ero in Congo, quando ho letto sui giornali delle manifestazioni che si sono tenute nel vostro Paese. Ho provato una forte gioia. È giusto che qualcuno si ribelli. Da anni il vostro premier Berlusconi, manda un messaggio altamente fuorviante alle giovani donne".
Pensa che in molte seguano il messaggio del nostro Premier ?
"Le giovani generazioni sono a rischio, viviamo nella società delle immagini. Il messaggio è che, se sei potente, puoi avere ciò che vuoi, comprese le ragazze. Le quali di conseguenza diventano oggetti che possono essere comprati e venduti per servire vecchi ricchi o potenti. Tutto viene poi modellato sulle gestione del corpo, il rischio per le ragazze è che comincino a trasformarsi in bambole, od oggetti sessuali senza neppure che qualcuno lo chieda loro.
Le manifestazioni sono state un segno potente, anche se già usato, ma non importa se le cose non si sono ancora capite, occorre rifarle di nuovo".
Eppure in molti nel nostro Paese hanno parlato di un “movimento moralista”
"Ma smettiamola, sempre la solita scusa da anni, quando non si sa cosa dire, salta fuori la parola moralista. Io non sono davvero una moralista e penso nemmeno tutte le donne che sono andate a manifestare, penso che siano stufe più che moraliste. Io ho combattuto una vita per la libertà sessuale, ma tra un settantaquattrenne primo ministro e ragazze minorenni, e giovanissime, che fanno sesso in cambio di un briciolo di popolarità o soldi, mi sembra ci sia una bella discrepanza. Non vedo dove possa esserci libertà".
Che consiglio da a noi Italiane?
"Le donne non devono cedere, andare avanti ignorando i commenti. Resistere. Dovrebbero creare un comitato permanente della manifestazione “se non ora quando”, fare campagne informative ed arrabbiarsi ancora di più finché Berlusconi non se ne sia andato. Sul Times ho letto che in Italia non cambierà niente per una mentalità ormai troppo radicata. Non ci credo. Non è vero".
Sa che durante la manifestazione a Roma, è stato letto un brano del suo libro. E’ diventata un simbolo?
"Non lo sapevo, sono commossa".
Parliamo del suo ultimo libro Io sono emozione anche questa volta scritto sotto forma di monologhi?
"Io sono emozione è un libro di monologhi dedicato alle ragazze dai 13 ai 19 anni: fase della vita molto delicata. Sono gli anni in cui vediamo molte cose come minacce, sono gli anni in cui si rischia di conformarsi per non essere escluse dalla società, in cui originalità, bontà e emotività vengono scoraggiate. A me ci è voluto un sacco di tempo per recuperare alcune qualità e che avevo soffocato. Assistendo alle umiliazioni inflitte alle ragazze in tutto il mondo, ho capito che si cercano di sabotare ovunque. Io sono emozione è la mia personale visione di quegli anni, gli ho voluto ridare voce".
Com’era lei a quell’età?
"Quell’età è stata una ribellione costante".
Quindi sono monologhi, che parlano soprattutto di emozioni?
"Certo, e ora come ora il mondo è davvero scollegato dalle emozioni. Cervello e cuore sono dissociati, sono convinta che bisogna trovare un modo per riallacciare il tutto, molti orrori non accadrebbero più".
Io sono emozione, diventerà uno spettacolo teatrale come i Monologhi?
"Si, in estate. E la prima tappa sarà in Sudafrica".
Un’altra volta l’Africa, è molto legata a questa terra?
"Si, quello che accade in Africa è davvero terribile, in quello stato sono state commesse le peggiori atrocità, colonialismo, schiavitù, razzismo, guerra, sfruttamento delle materie, tratta delle ragazze. Adesso è responsabilità del mondo intero occuparsene. Prendersene cura".
In una sua intervista, lei ha dichiarato che combattere la sua battaglia contro il cancro è stato facile in confronto a quello che devono sopportare le donne del Congo.
"Le donne congolesi sopportano cose impensabili, molte di loro sono stare stuprate o mutilate, ma continuano a mandare avanti famiglie, fanno chilometri per trovare cibo e acqua, eppure hanno sempre il sorriso, sfamano figli, gli allevano, cantano e ballano. Hanno imparato che la vita va affrontata. Vivere in quel Paese mi ha fatto reagire, mi ha fatto capire che anche io potevo e dovevo combattere la mia battaglia con il cancro. È così ho fatto. Sono reduce da poco di un operazione e dalla chemioterapia. Ho dovuto tagliare i miei capelli a caschetto, ho i capelli cortissimi, e non mi sono mai sentita così bene".
L'appello di Pariodispare: intervista ad Emma Bonino
LAURA PREITE
ROMA Le donne si mobilitano. Questa volta ci sono in gioco quattro miliardi, i fondi derivanti dal risparmio per l’innalzamento dell’età pensionabile nel pubblico impiego, che dovrebbero essere destinati a misure di conciliazione e per la non autosufficienza. “Sono cifre che mai le donne italiane hanno potuto anche solo sognare” si legge nell’appello (www.pariodispare.org/index.php) che più di quaranta associazioni femminili hanno sottoscritto in pochi giorni per difendere questo tesoretto. Non si trova più traccia, infatti, di tali misure nei documenti di programmazione economica e finanziaria approvati dall’Esecutivo.
Il decreto n.78 del 2010, a cui è seguita la legge 122 del 2010, destina i risparmi dovuti all’innalzamento e all’equiparazione dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego a interventi dedicati a politiche sociali e familiari. Queste risorse sono parte del Fondo strategico per il paese a sostegno dell'economia reale e il Governo calcola che in 10 anni, fino al 2020, il risparmio accumulato ammonterà a quattro miliardi. “Abbiamo scoperto che 120 milioni di euro di risparmi per il 2010, sono sfumati” spiega Emma Bonino, vice presidente del Senato e presidente onoraria di Pari o Dispare, associazione capofila dell’appello. “Possiamo sperare che siano andati a coprire le spese dei comuni per gli asili nido, visto il taglio dell’Ici – continua la senatrice - ma per il 2011, nelle iniziative della legge di stabilità verso le quali sono confluiti i fondi per quest'anno, pari a 242 milioni di euro, non c’è nessun riferimento a misure di conciliazione e interventi a favore delle donne. Così come non c’è alcun richiamo alle misure promesse nel piano nazionale di riforma triennale presentato a Bruxelles (il Def, ndr). I 242 milioni di euro del 2011 sono stati sostituiti con 40 milioni, troppo pochi, non ce ne facciamo niente”.
Quando hanno scoperto quello che Emma Bonino definisce uno “scippo legale”, la vicepresidente del Senato, insieme ai senatori Maria Ida Germontani (Fli) e Pietro Ichino (Pd) hanno tentato la via parlamentare, senza tuttavia ottenere risultati. Hanno presentato un ordine del giorno bipartisan (leggi la risoluzione: www.pietroichino.it, che chiedeva al Governo di mantenere gli impegni, ma che per ragioni procedurali non è stato accettato. Al Senato, dove è stato appoggiato da Udc, Idv e Pd, non è passato per quattro voti. Adesso ci riprovano. “Stiamo preparando – dice Bonino - un emendamento, questa volta al Decreto sviluppo che riesca a riagganciare questi fondi e che depositeremo alla Camera entro il 6 giugno. Speriamo di trovare consensi sia a destra che a sinistra com’era stato per l’ordine del giorno presentato alla Camera in occasione della votazione sul Def ai primi di maggio”. Ma le stesse promotrici non nascondono le difficoltà a sensibilizzare le forze politiche e l’opinione pubblica su questi temi, nonostante la manifestazione del 13 febbraio che ha visto milioni di persone scendere in piazza per la dignità delle donne. Sono ormai numerosi anche gli studi, ultimo il rapporto annuale dell’Istat che fotografano un’Italia in ritardo, in particolare per occupazione e opportunità di carriera al femminile.
“Culturalmente – continua Bonino – nel nostro Paese le donne italiane stanno bene a casa. È una scelta politica, non solo di questo Governo: il welfare è scaricato gratuitamente sulle spalle delle donne. In Francia il 3% del Pil è destinato a servizi di assistenza a bambini, malati e anziani, da noi non siamo nemmeno all’1%”.
“Per una volta – spiega Cristina Molinari, presidente di Pari o Dispare - i politici devono esprimersi chiaramente e dire se sono a favore o contro provvedimenti per le donne. Per farli uscire allo scoperto stiamo valutando la possibilità di una nuova mobilitazione di piazza. I problemi sono concreti, e la conciliazione di lavoro e famiglia non è un tema solo femminile. Se uno è figlio unico e ha genitori anziani che cosa fa? Non è una questione né di destra, né di sinistra”.
È stato creato un comitato esterno di garanti, di cui fanno parte, tra gli altri, Roberto Artoni, professore di management pubblico all’Università Bocconi ed Elsa Fornero, ordinaria di economia a Torino. Scopo dell’istituto è vigilare su questi quattro miliardi, altrimenti difficili da tracciare. Continuano, inoltre, le adesioni di singoli e associazioni all’appello come Dinuovo (http://dinuovodinuovo.blogspot.com/) , tra le fondatrici di Se non ora quando, il comitato che ha organizzato la manifestazione del 13 febbraio. “Dinanzi a questo ulteriore attacco rivolto alle donne italiane – spiega Francesca Izzo di Dinuovo- non potevamo che aderire. Siamo d’accordo sull’utilizzo dei fondi per favorire con politiche e interventi la conciliabilità di lavoro e vita familiare. È impressionante che 800mila donne siano state costrette ad abbandonare il lavoro perché madri, come spiega l’Istat nel suo ultimo rapporto”. E continua: “Siamo disposte a scendere in piazza, a costruire una mobilitazione che tenga vivo lo spirito del 13 febbraio. Ma la strada è lunga, c’è una coscienza ancora da sviluppare su questi temi di cui per troppo tempo non si è più parlato”.
30 maggio 2011 Sui siti del PdL già si fomenta la rivolta contro il Cavaliere.
Silvio Berlusconi ha perso le elezioni che lui stesso aveva definito come “un test nazionale”. E ora cosa succederà? Non è dato saperlo, ancora: quel che è chiaro, invece, è che le reazioni a caldo dei militanti del PdL sono di feroce critica alla dirigenza del partitone berlusconiano. Su Spazio Azzurro, la pagina web dei militanti azzurri su cui si possono postare brevi commenti, i sostenitori di Berlusconi mostrano rabbia, sconforto, e non lasciano nessuna giustificazione allo stato maggiore del partito.
CONTRO TREMONTI – La situazione è brutta, pare. Nel senso che gli elettori del centrodestra ormai minacciano apertamente Silvio Berlusconi e il suo governo: questa batosta è del tutto meritata perchè le riforme del suo governo non sono più adeguate a gestire la situazione. E se il quadro non cambierà, altre brutte notizie arriveranno dalle elezioni nazionali.
se non viene cambiata la potica vessatoria di Tremonti e non abbassate le tasse alle piccole imprese , la sinistra governerà altri dieci anni . Fate le riforme subito
Sonora e giusta batosta, in questi anni non avete fatto niente deludendo chi come me vi ha votato e probabilmente vi voterà ancora.
LA DISFATTA DEL CDX E PRESTO AVVERA’ NEL PAESE LA SI DEVE ALL’ECCES. DI ACCERT. FISCALI.TREMONTI A FATTO MACELLERIA SOC. NELLE PICC.IMP. PEGGIO DI VISCO,CONSENSI KO.
Il decreto n.78 del 2010, a cui è seguita la legge 122 del 2010, destina i risparmi dovuti all’innalzamento e all’equiparazione dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego a interventi dedicati a politiche sociali e familiari. Queste risorse sono parte del Fondo strategico per il paese a sostegno dell'economia reale e il Governo calcola che in 10 anni, fino al 2020, il risparmio accumulato ammonterà a quattro miliardi. “Abbiamo scoperto che 120 milioni di euro di risparmi per il 2010, sono sfumati” spiega Emma Bonino, vice presidente del Senato e presidente onoraria di Pari o Dispare, associazione capofila dell’appello. “Possiamo sperare che siano andati a coprire le spese dei comuni per gli asili nido, visto il taglio dell’Ici – continua la senatrice - ma per il 2011, nelle iniziative della legge di stabilità verso le quali sono confluiti i fondi per quest'anno, pari a 242 milioni di euro, non c’è nessun riferimento a misure di conciliazione e interventi a favore delle donne. Così come non c’è alcun richiamo alle misure promesse nel piano nazionale di riforma triennale presentato a Bruxelles (il Def, ndr). I 242 milioni di euro del 2011 sono stati sostituiti con 40 milioni, troppo pochi, non ce ne facciamo niente”.
Quando hanno scoperto quello che Emma Bonino definisce uno “scippo legale”, la vicepresidente del Senato, insieme ai senatori Maria Ida Germontani (Fli) e Pietro Ichino (Pd) hanno tentato la via parlamentare, senza tuttavia ottenere risultati. Hanno presentato un ordine del giorno bipartisan (leggi la risoluzione: www.pietroichino.it, che chiedeva al Governo di mantenere gli impegni, ma che per ragioni procedurali non è stato accettato. Al Senato, dove è stato appoggiato da Udc, Idv e Pd, non è passato per quattro voti. Adesso ci riprovano. “Stiamo preparando – dice Bonino - un emendamento, questa volta al Decreto sviluppo che riesca a riagganciare questi fondi e che depositeremo alla Camera entro il 6 giugno. Speriamo di trovare consensi sia a destra che a sinistra com’era stato per l’ordine del giorno presentato alla Camera in occasione della votazione sul Def ai primi di maggio”. Ma le stesse promotrici non nascondono le difficoltà a sensibilizzare le forze politiche e l’opinione pubblica su questi temi, nonostante la manifestazione del 13 febbraio che ha visto milioni di persone scendere in piazza per la dignità delle donne. Sono ormai numerosi anche gli studi, ultimo il rapporto annuale dell’Istat che fotografano un’Italia in ritardo, in particolare per occupazione e opportunità di carriera al femminile.
“Culturalmente – continua Bonino – nel nostro Paese le donne italiane stanno bene a casa. È una scelta politica, non solo di questo Governo: il welfare è scaricato gratuitamente sulle spalle delle donne. In Francia il 3% del Pil è destinato a servizi di assistenza a bambini, malati e anziani, da noi non siamo nemmeno all’1%”.
“Per una volta – spiega Cristina Molinari, presidente di Pari o Dispare - i politici devono esprimersi chiaramente e dire se sono a favore o contro provvedimenti per le donne. Per farli uscire allo scoperto stiamo valutando la possibilità di una nuova mobilitazione di piazza. I problemi sono concreti, e la conciliazione di lavoro e famiglia non è un tema solo femminile. Se uno è figlio unico e ha genitori anziani che cosa fa? Non è una questione né di destra, né di sinistra”.
È stato creato un comitato esterno di garanti, di cui fanno parte, tra gli altri, Roberto Artoni, professore di management pubblico all’Università Bocconi ed Elsa Fornero, ordinaria di economia a Torino. Scopo dell’istituto è vigilare su questi quattro miliardi, altrimenti difficili da tracciare. Continuano, inoltre, le adesioni di singoli e associazioni all’appello come Dinuovo (http://dinuovodinuovo.blogspot.com/) , tra le fondatrici di Se non ora quando, il comitato che ha organizzato la manifestazione del 13 febbraio. “Dinanzi a questo ulteriore attacco rivolto alle donne italiane – spiega Francesca Izzo di Dinuovo- non potevamo che aderire. Siamo d’accordo sull’utilizzo dei fondi per favorire con politiche e interventi la conciliabilità di lavoro e vita familiare. È impressionante che 800mila donne siano state costrette ad abbandonare il lavoro perché madri, come spiega l’Istat nel suo ultimo rapporto”. E continua: “Siamo disposte a scendere in piazza, a costruire una mobilitazione che tenga vivo lo spirito del 13 febbraio. Ma la strada è lunga, c’è una coscienza ancora da sviluppare su questi temi di cui per troppo tempo non si è più parlato”.
Interni
“Milanesi, meritate solo centri sociali, zingari e musulmani!”: gli elettori PdL scatenati
30 maggio 2011
Silvio Berlusconi ha perso le elezioni che lui stesso aveva definito come “un test nazionale”. E ora cosa succederà? Non è dato saperlo, ancora: quel che è chiaro, invece, è che le reazioni a caldo dei militanti del PdL sono di feroce critica alla dirigenza del partitone berlusconiano. Su Spazio Azzurro, la pagina web dei militanti azzurri su cui si possono postare brevi commenti, i sostenitori di Berlusconi mostrano rabbia, sconforto, e non lasciano nessuna giustificazione allo stato maggiore del partito.
CONTRO TREMONTI – La situazione è brutta, pare. Nel senso che gli elettori del centrodestra ormai minacciano apertamente Silvio Berlusconi e il suo governo: questa batosta è del tutto meritata perchè le riforme del suo governo non sono più adeguate a gestire la situazione. E se il quadro non cambierà, altre brutte notizie arriveranno dalle elezioni nazionali.
Sonora e giusta batosta, in questi anni non avete fatto niente deludendo chi come me vi ha votato e probabilmente vi voterà ancora.
LA DISFATTA DEL CDX E PRESTO AVVERA’ NEL PAESE LA SI DEVE ALL’ECCES. DI ACCERT. FISCALI.TREMONTI A FATTO MACELLERIA SOC. NELLE PICC.IMP. PEGGIO DI VISCO,CONSENSI KO.
Sul banco degli imputati, dunque, la politica economica “rigorista” di Giulio Tremonti. “Macelleria sociale”, dice un commentatore che afferma che il blocco dei finanziamenti, dei turn-over, il taglio allo sviluppo deciso dal ministro del Tesoro avrebbe frenato il paese e gettato sconforto sul ceto produttivo italiano e, dunque, inimicizia sul governo di Berlusconi. Una politica, dunque, sostanzialmente promossa dagli istituti internazionali d’analisi fino al declassamento da parte di Standard & Poor’s.
SILVIO, ORA LE RIFORME – Questo anche se, invece, c’è qualcuno che invoca il passaggio di testimone proprio a favore di Giulio Tremonti: “Svecchiamo il partito”, dice un utente.
Le liberalizzazioni? Chiede questo utente, ancora contro l’assenza di vere e proprie riforme di sistema che abbiano dimostrato vitalità da parte dell’esecutivo berlusconiano.
Secondo i dati diffusi dal sito del Comune di Milano, Pisapia è al 55,19% con 322.218 voti e il sindaco uscente Letizia Moratti è al 44,85% con 262.065 voti.
In base ai dati raccolti finora, Pisapia risulta in testa in tutte e nove le zone di Milano.
(Ilaria Polleschi)
SILVIO, ORA LE RIFORME – Questo anche se, invece, c’è qualcuno che invoca il passaggio di testimone proprio a favore di Giulio Tremonti: “Svecchiamo il partito”, dice un utente.
CHI SEMINA POCO RACCOGLIE POCO O NULLA. QUESTO DETTO DA GENTE CHE DA UNA VITA VOTA A DESTRA. SIETE IMMOBILI. SEMPRE A FAR LEVA SUI CONTI IN ORDINE. E LE LIBERALIZZAZIO
Presidente Berlusconi riformare la giustizia è sacrosanto(in silenzio)risolvere problemi agli italiani è essenziale(ad alta voce)altrimenti si dà la zappa su i piedi.Ecco un altro utente che invoca più riforme. E poi ci sono quelli del “ben-gli-sta”, quelli che non metteranno più piede nelle due città interessate da questa vittoria che per la sinistra è già storica. A
DESSO PERO’ ABBANDONA NAPOLI E MILANO AL LORO DESTINO ; SI SONO SCELTI LA FALCE ED IL MARTELLO ? …BENE !….LASCIALI ANNEGARE NEL PATTUME E NELLE ROGNE DELL’EXPO.Un altro fronte d’accusa riguarda la politica dell’immigrazione. Secondo gli elettori del PdL, infatti, da quando Silvio Berlusconi ha smesso di ascoltare Roberto Maroni e ha iniziato ad “ospitare i tunisini”, il suo gradimento è verticalmente calato.
SE DOVESSE VINCERE A MILANO IL SIG. PISAPIA, DIFFICILMENTE METTERO’ PIU’ PIEDE A MILANO. ALMENO SINO A QUANDO NON SE NE SARA’ RITORNATO A CASA SUA. IDEM PER NAPOLI!
MILANESI MERITATE SOLO,ISLAMICI,CENTRI SOCIALI,ZINGARI E IL DUO TETTAMANZI/PISAPIA AUGURI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
BEH SE SPENDETE SOLDI A PALATE PER OSPITARE AFRICANI CHE NESSUNO STATO EUROPEO VUOLE E PER I DISOCCUPATI 50 ENNI ITALIANI NON C’E’ NIENTE, QUESTO E’ IL RISULTATO !
Voto Milano,Pisapia vince col 55% a 90% seggi scrutinati
MILANO (Reuters) - Il candidato del centrosinistra alla poltrona di sindaco di Milano Giuliano Pisapia risulta vincitore del ballottaggio contro il sindaco uscente del Pdl Letizia Moratti con il 55,15% dei voti, quando sono stati scrutinati 1.077 seggi su 1.251.Secondo i dati diffusi dal sito del Comune di Milano, Pisapia è al 55,19% con 322.218 voti e il sindaco uscente Letizia Moratti è al 44,85% con 262.065 voti.
In base ai dati raccolti finora, Pisapia risulta in testa in tutte e nove le zone di Milano.
(Ilaria Polleschi)
COMMENTI: Bocchino, Berlusconi ha perso referendum
30 maggio, 17:02 BOCCHINO, BERLUSCONI HA PERSO REFERENDUM - "Berlusconi aveva chiesto un referendum sulla sua persona: è stato sonoramente bocciato e siamo dinanzi alla fine del berlusconismo e alla prova che appena ha rotto con Fini per andare avanti con i Responsabili, un gruppo mercenario della politica, il premier non ha possibilità di vincere". Lo afferma Italo Bocchino di Fli allo speciale elezioni de 'La 7'. "Oggi - spiega - Berlusconi si trova con un centrodestra che, con questi numeri, non è più in grado di vincere. A Napoli Lettieri ha pagato molto l'essere il candidato di Cosentino".
ROTONDI, NIENTE DRAMMI, PREMIER COMPLETI MANDATO - "Dopo tre anni e l'en plein delle vittorie, il governo perde un giro. Non è un dramma tranne che non vogliamo provocarlo noi. Berlusconi completi la legislatura realizzando le riforme e nel 2013 sarà un altro mondo. Intanto auguri a tutti i sindaci e particolarmente a Pisapia e De Magistris coi quali sarà doveroso collaborare". Lo afferma Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del programma.
BUTTIGLIONE,BERLUSCONISMO FINITO,UNIRE CATTOLICI - "Credo che sia il momento di mettere l'accento sul tema dell'unità. Unità di un solo partito? Vedremo, dipende dalle circostanze storiche ma certamente c'é bisogno di più unità e c'é bisogno di fare un movimento in cui possano confluire altri movimenti, partiti, singole personalità, un movimento per cominciare a pensare un futuro per il Paese". Lo ha detto Rocco Buttiglione a margine del convegno "Cattolici e cattolici a confronto" promosso da Paola Binetti a Palazzo San Macuto e a cui hanno partecipato anche Beppe Pisanu e Giuseppe Fioroni. Buttiglione ha spiegato che "si è esaurita la fase storica berlusconiana in cui prevaleva il giudizio che l'unità dei cattolici non dovesse essere, salvo poi fare alleanze trasversali su temi etici come la legge 40, le coppie di fatto, etc.
QUAGLIARIELLO,CENTRODESTRA RIFLETTA SU SCONFITTA - "Dal ballottaggio per le amministrative emerge una sconfitta del centrodestra su cui il centrodestra deve riflettere e dare risposte a partire dalle politiche di governo". Lo ha detto Gaetano Quagliariello del Pdl allo speciale elezioni di 'La 7'.
LATORRE, BERLUSCONI E BERLUSCONISMO VERSO FINE - "Berlusconi ed il berlusconismo sono ormai sul viale del tramonto. C'é una richiesta alla politica di decoro e di occuparsi dei problemi del Paese e una domanda ci cambiamento che non può essere affidata a nessun gioco di palazzo". Lo afferma Nicola Latorre (Pd) allo speciale elezioni di 'La 7'.
Silvio Berlusconi
ROTONDI, NIENTE DRAMMI, PREMIER COMPLETI MANDATO - "Dopo tre anni e l'en plein delle vittorie, il governo perde un giro. Non è un dramma tranne che non vogliamo provocarlo noi. Berlusconi completi la legislatura realizzando le riforme e nel 2013 sarà un altro mondo. Intanto auguri a tutti i sindaci e particolarmente a Pisapia e De Magistris coi quali sarà doveroso collaborare". Lo afferma Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del programma.
BUTTIGLIONE,BERLUSCONISMO FINITO,UNIRE CATTOLICI - "Credo che sia il momento di mettere l'accento sul tema dell'unità. Unità di un solo partito? Vedremo, dipende dalle circostanze storiche ma certamente c'é bisogno di più unità e c'é bisogno di fare un movimento in cui possano confluire altri movimenti, partiti, singole personalità, un movimento per cominciare a pensare un futuro per il Paese". Lo ha detto Rocco Buttiglione a margine del convegno "Cattolici e cattolici a confronto" promosso da Paola Binetti a Palazzo San Macuto e a cui hanno partecipato anche Beppe Pisanu e Giuseppe Fioroni. Buttiglione ha spiegato che "si è esaurita la fase storica berlusconiana in cui prevaleva il giudizio che l'unità dei cattolici non dovesse essere, salvo poi fare alleanze trasversali su temi etici come la legge 40, le coppie di fatto, etc.
QUAGLIARIELLO,CENTRODESTRA RIFLETTA SU SCONFITTA - "Dal ballottaggio per le amministrative emerge una sconfitta del centrodestra su cui il centrodestra deve riflettere e dare risposte a partire dalle politiche di governo". Lo ha detto Gaetano Quagliariello del Pdl allo speciale elezioni di 'La 7'.
LATORRE, BERLUSCONI E BERLUSCONISMO VERSO FINE - "Berlusconi ed il berlusconismo sono ormai sul viale del tramonto. C'é una richiesta alla politica di decoro e di occuparsi dei problemi del Paese e una domanda ci cambiamento che non può essere affidata a nessun gioco di palazzo". Lo afferma Nicola Latorre (Pd) allo speciale elezioni di 'La 7'.
'Senza cervello chi vota sinistra', donna querela premier
'Mi offende come cittadina italiana'
29 maggio, 14:42CREMONA - "Una frase infelice, che mi offende come cittadina italiana".
E' questa la motivazione che ha spinto Teresa Paola Cremona di Vailate (Cremona), 75 anni, a querelare Silvio Berlusconi. La frase alla quale la donna si riferisce è quella che il presidente del consiglio ha pronunciato qualche giorno fa a proposito del voto del ballottaggio per le elezioni amministrative di oggi e domani: 'Chi vota a sinistra e' senza cervellò.
La querela è stata presentata dalla Cremona presso il commissariato di polizia di Bonola in via Falck a Milano, città dove la donna ha la residenza. "Querelo il signor Silvio Berlusconi mio presidente del consiglio - si legge nella prima parte della denuncia, contenuta in un foglio scritto a mano - in quanto viviamo in una società democratica, dove ciascuno deve poter esprimere le proprie idee e le proprie volontà senza venire attaccato oppure offeso da chi dovrebbe invece rappresentare la pace e la libertà di pensiero".
"Sono una donna libera - ha scritto ancora l'anziana - e libera voglio rimanere, senza essere condizionata da nessuno. Voglio rispetto da parte di chi è preposto a difendere tutto questo. La frase secondo cui chi vota a sinistra è senza cervello è veramente infelice. Come cittadina italiana mi sento offesa perché questa frase è uno schiaffo alla democrazia e alla libertà di pensiero".