De Magistris chiude la campagna elettorale con le donne di "Se non ora quando?"
Per l'ex magistrato il sit-in dalle 16,30 a Piazza Trieste e Trento, poi una marcia in arancione sul lungomare partenopeo. Infine musica e spettacolo alla Rotonda Diaz. Sul palco anche Enzo Gragnaniello, 99 Posse e Dario Vergassola
di Viviana Graniero - 26/05/2011
Si avvicina la chiusura della campagna elettorale anche per il candidato sindaco Luigi de Magistris. Dopo il concerto di Roberto Vecchioni a piazza Dante, al fianco dell’ex magistrato si schierano le donne del movimento “Se non ora quando?”. Le stesse che il 13 febbraio avevano portato in corteo migliaia di persone per una protesta pacifica contro lo svilimento costante del ruolo e della dignità della donna da parte di certa classe politica.
L’ultima giornata di campagna - che de Magistris ha impostato dall’inizio “con la gente, tra la gente”, come lui stesso ha più volte sottolineato - è prevista per venerdì 27. Si inizierà alle ore 16.30 con un sit-in organizzato dalle donne del movimento a piazza Trieste e Trento, poi, insieme con il candidato sindaco, partirà una marcia da Largo Sermoneta ( in cui tutti i partecipanti indosseranno qualcosa di arancione come segno di riconoscimento e solidarietà) che attraversando via Caracciolo si concluderà alla rotonda Diaz. Alla fine della lunga marcia sul lungomare partenopeo ci sarà ancora una volta la grande musica ad attendere De Magistris e i suoi sostenitori, con un incontro dal titolo “Tutti insieme per Napoli”.
A partire dalle 18.30 si alterneranno sul palco le note dell’Orchestra Napoliopera, il sound inconfondibile di Enzo Gragnaniello con i Sudexpress, il rock targato Scampia degli A67, la musica di protesta sociale dei 99 Posse e la splendida voce di Teresa De Sio. Inoltre interverranno anche grandi nomi del piccolo e grande schermo come Dario Vergassola, Giacomo Rizzo, Lucio Caizzi, Michele Caputo, Francesco Paolantoni, Mario Porfito, Patrizio Rispo, Rosaria De Cicco. Ma gli organizzatori fanno sapere che altri personaggi della musica, della televisione e della cultura stanno in queste ore dando la loro adesione.
"LIBERE" AL TEATRO PER DISCUTERE DI DONNE E FEMMINISMO
Categoria: Attualità
Data: 26/05/2011
La scorsa sera rappresentazione seguita da dibattito sulla scia del movimento “Se non ora quando”. L’allarmante condizione della donna in Italia e le possibili iniziative per invertire la tendenza. Di Mara FortunaFinalmente anche a Napoli è arrivato “Libere”, atto unico di Cristina Comencini, nato a Roma circa un anno fa e rappresentato da allora un po’ ovunque, università oltre che teatri, anche perché “Libere” è senza copyright. A Roma era andato in scena con Lunetta Savino e Isabella Ragonese con la regia di Francesca Comencini, sorella dell’autrice.
A Napoli, in un teatro Sannazzaro stracolmo, è stato rappresentato da Antonella Stefanucci e Chiara Baffi per la regia di Carlotta Cerquetti. L’iniziativa è stata presa dell’associazione culturale Tempolibero, presieduta da Clorinda Irace e dal movimento “Se non ora quando”. I contributi volontari lasciati dagli spettatori sono destinati alla Cooperativa “La Roccia”, una cooperativa sociale che attraverso le attività di una sartoria e di una legatoria aiuta donne e minori in difficoltà.
Chi ha lanciato l’iniziativa a livello nazionale è stata l’associazione romana Dinuovo. In rete si trova il suo documento-manifesto.
Chi ha lanciato l’iniziativa a livello nazionale è stata l’associazione romana Dinuovo. In rete si trova il suo documento-manifesto.
Il punto chiave è una domanda: come è potuto accadere che la grande forza delle donne italiane, che aveva sprigionato tanta soggettività politica e culturale, si sia di fatto adattata a godere di diritti e libertà soggettivi, rinunciando a misurarsi con la sfida della responsabilità politica? Il confronto con gli altri paesi europei fissa questo scarto e ci restituisce l’immagine di un paese fragile in cui le donne sono tenute ai margini dello sviluppo sociale e politico. Mentre in Europa i partiti conservatori e socialdemocratici hanno reagito alla crisi della rappresentanza, esplosa negli anni ‘60 e ‘70, aprendosi alle donne ed attuando un parziale ricambio delle classi dirigenti, in Italia tutto questo non è accaduto. Da noi si discute ancora delle quote rosa.
La proposta di Dinuovo è di creare una rete, tra tutte le associazioni, realtà piccole o piccolissime, singole donne, che concordano sulla necessità di aprire un dibattito su questi temi e sentono l’insostenibilità della situazione presente. Lo spettacolo “Libere” serve anche a questo.
“Libere” parla del femminismo e della situazione delle donne oggi in Italia. Parla di quello che il femminismo e la politica (che non l’ha mai accolto) non sono riusciti a fare. Due donne, una matura, con tre figli ormai grandi e un passato da femminista, e una giovane si incontrano, si capisce poi, nella sala d’aspetto di un ginecologo. La difficoltà di comunicazione iniziale lentamente si scioglie, quando nel dialogo, aperto e sincero, entrambe si riconoscono l’una nell’altra, scoprono le somiglianze, molto più significative delle differenze.
“Libere” parla del femminismo e della situazione delle donne oggi in Italia. Parla di quello che il femminismo e la politica (che non l’ha mai accolto) non sono riusciti a fare. Due donne, una matura, con tre figli ormai grandi e un passato da femminista, e una giovane si incontrano, si capisce poi, nella sala d’aspetto di un ginecologo. La difficoltà di comunicazione iniziale lentamente si scioglie, quando nel dialogo, aperto e sincero, entrambe si riconoscono l’una nell’altra, scoprono le somiglianze, molto più significative delle differenze.
L’opera di Cristina Comencini ha il grande merito di provocare la riflessione e favorire il dibattito, cose diventate ormai molto rare, soprattutto su questi temi. Ogni rappresentazione, infatti, viene seguita da una discussione a cui sono tutti invitati a partecipare. Così, terminati gli applausi e accese le luci, introdotto da una breve ed efficace presentazione della Comencini, in sala sono iniziati gli interventi. Ha parlato la dott.ssa Papa, che ha ricordato come con l’80% dei medici obiettori la legge 194 non è realmente applicata e che con il taglio dei fondi ai consultori, operati negli ultimi anni, queste strutture sono state depauperate e costrette alla chiusura.
È intervenuta la prof.ssa Capobianco, che ha denunciato l’assenza totale a Napoli di luoghi dove è possibile per le donne incontrarsi e riunirsi. E a seguire sono intervenute tante donne, e qualche uomo, che hanno parlato dei problemi delle donne migranti, della violenza sessuale, del lavoro, dell’educazione dei figli, dei diritti che non sono stati acquisiti per sempre e che vanno difesi, mentre negli ultimi anni si è pericolosamente abbassata la guardia.
(Fonte foto: Rete Internet)
(Fonte foto: Rete Internet)
Autore: prof.ssa Mara Fortuna
Altro che giustizia, Berlusconi riduca le tasse
Archiviati i ballottaggi, il premier Berlusconi non potrà più rinviare la messa in atto della ormai necessaria fase due della sua attuale esperienza di governo. Che vinca o che perda i ballottaggi di Milano e di Napoli, infatti, il Cavaliere dovrà giocoforza dare una nuova impronta all’azione del governo e della maggioranza di centrodestra, pena la perdita di ulteriore appeal nei confronti degli elettori e degli operatori economici. Certo, una eventuale vittoria nello spareggio di Milano potrebbe lenire alcune ferite subite nel primo turno, però l’immagine complessiva resterebbe comunque un po’ ammaccata.Che cosa deve fare allora Berlusconi per invertire la rotta? Quale strategia deve mettere in campo per tenere unita la maggioranza e rinsaldare l’azione dell’esecutivo? Per dirla alla Giuliano Ferrara, cosa dovrà contenere il suo piano B?
Ebbene, Berlusconi deve tornare all’antico, alle sue origini di uomo di impresa prestato alla politica. Insomma, il Cavaliere deve tornare ad essere l’outsider della politica italiana, svestendo i panni del politico stile prima Repubblica e indossando quelli del rivoluzionario liberale e antistatalista. Berlusconi, in parole povere, deve fare l’opposto di quanto ha fatto negli ultimi dodici mesi.
Il suo cavallo di battaglia, di sicuro, non potrà più essere la sola giustizia o la necessità di sbarrare la strada ai comunisti, bensì il terreno economico, le imprese, le tasche degli italiani. Su questo tema, quello dell’abbassamento delle tasse, malgrado il Cav. non abbia mai mantenuto pienamente le sue ripetute promesse di abbassamento delle aliquote, può ancora puntare per cercare di essere ancora della partita. Il suo resta pur sempre il governo che ha abolito l’Ici su tutte le prime case e che in un periodo difficile non ha aumentato le tasse, quindi un minimo di credibilità su questo tema è ancora presente fra gli italiani.
Certo, le finanze pubbliche sono quelle che sono, la congiuntura economica non è delle migliori, la crescita stenta, ciononostante si va diffondendo sempre di più la convinzione che su questo fronte sia ormai giunto il momento non più rinviabile di dare un segnale chiaro e forte alle famiglie e alle imprese. Malgrado le difficoltà del quadro economico complessivo, infatti, il mondo politico, del lavoro e delle imprese è sempre più pervaso dalla necessità di fare qualcosa su questo fronte.
In sostanza, dopo avere tenuto i conti in ordine durante la bufera, perché mai Berlusconi e il centrodestra dovrebbero rinunciare a mettere la loro firma sulla tanto attesa riduzione della pressione fiscale? Le tasse, da sempre refrain preferito dal leader del Pdl, potrebbero essere il trampolino di lancio dell’ennesima rinascita di Berlusconi. E proprio sfruttando questo treno il presidente del Consiglio potrebbe rinsaldare il rapporto con la Lega di Bossi che dopo i non entusiasmanti risultati elettorali è anch’essa smaniosa di recuperare la fiducia del cosiddetto popolo delle partite Iva.
In conclusione, la rinascita di Berlusconi non può più passare dalla sola battaglia sulla giustizia o dalla crociata contro i comunisti, ma deve per forza veicolarsi sull’unico terreno davvero caro agli italiani: le tasse. Non si potranno fare miracoli, non si potranno fare tagli epocali, però un margine in grado di permettere una ripresa dell’immagine riformatrice e liberale del centrodestra sicuramente c’è.
Alternative non ce ne sono. E allora, se non ora quando?
David Consiglio
Berlusconi a Obama: pm di sinistra
Gerardo PelosiVerso i ballottaggi. Al G-8 di Deauville blocca il presidente Usa e gli preannuncia la riforma della giustizia, Barack non risponde
DEAUVILLE. Dal nostro inviato
C'era tutto nello sguardo di Barack Obama. L'incomprensione, lo smarrimento, lo stupore. E gli occhi mobili del presidente americano che cercavano di catturare qualche bandolo di logica nel profluvio di quelle "strane" parole del premier italiano, Silvio Berlusconi, che gli aveva appena posato una mano sulla spalla intorno al tavolo del G8. Parole prima sussurrate, poi scandite con l'aiuto dell'interprete. Ma che non avevano come focus né Libia, né le primavere arabe, tantomeno l'economia globale ma la situazione politica italiana, la «nuova maggioranza», i «31 processi che lo hanno visto sempre assolto», la «dittatura dei giudici di sinistra». E il silenzio fin troppo eloquente scelto come risposta da Obama dopo il primo, formale "How are you?" stava a significare: «Va bene, ti capisco, Silvio, ma perché mi stai dicendo questo? Perché proprio qui, al G8? Perché proprio a me?».
E invece una logica c'è. Almeno per Berlusconi, per le sue paure che lo porteranno questa sera da Deauville in Piazza del Plebiscito a Napoli prendere parte al concerto di Gigi D'Alessio per Lettieri sindaco. Il premier sente il rischio che le elezioni amministrative di domenica, in caso di esito negativo, possano dare la stura ad un nuovo attacco concentrico della Procura di Milano e degli altri magistrati politicizzati contro di lui e gli uomini del centrodestra: Verdini, Scajola, forse anche la ripresa dell'inchiesta P4 a Napoli con il coinvolgimento di Gianni Letta. E allora Obama che da stasera sarà a Varsavia dove incontrerà anche Giorgio Napolitano all'incontro dei Capi di Stato dell'Europa centrale e orientale andava avvisato prima, gli doveva essere spiegato per filo e per segno qual è lo scenario che si potrebbe creare in Italia e che, in un quadro mutato, potrebbe anche compromettere la tradizionale "amicizia" tra Roma e Washington.
Non è la prima volta che Berlusconi gioca la carta del "pericolo comunista" con un presidente americano. La usò dieci anni fa nel giugno del 2001 al Consiglio Ue-Usa di Goteborg quando spiegò a George W. Bush che era stato merito suo avere liberato l'Italia dai comunisti. Si era, allora, all'indomani delle elezioni politiche e della vittoria di Forza Italia ma il nuovo Governo doveva ancora accreditarsi come interlocutore affidabile dei partner internazionali, primo fra tutti degli Stati Uniti. Oggi Berlusconi teme la sconfitta alle amministrative. Prefigura cupi scenari e avverte "l'amico americano" che le cose stanno cambiando. Certo, interpretazioni e speculazioni, si dirà, ma difficile spiegare in altro modo quella manovra d'accerchiamento studiata nei minimi particolari da Berlusconi. Manovra registrata dalle telecamere interne che ha coinvolto inconsapevolmente anche il fotografo ufficiale di Palazzo Chigi. Mentre tutti i leader del G8 cercavano il loro posto intorno al tavolo ovale per la prima sessione di lavoro sulla sicurezza nucleare il Cavaliere si sposta rapidamente all'altro lato dove è già seduto Obama. Lo supera e raggiunge il fotografo Livio, gli sussurra poche parole poi, mentre rientra al suo posto, lascia cadere distrattamentre la mano sulla spalla di Obama. Lo saluta e mette in moto il "piano".
Spiega che lui ha «una nuova maggioranza» dopo l'uscita dei finiani, più piccola ma più coesa che non vuole rinunciare a cambiare l'Italia, a fare le riforme promesse. Obama, per sentire meglio fa per alzarsi ma la mano di Berlusconi diventa meno soffice, quasi a volerlo inchiodare sulla sedia ed evitare che sia il presidente americano a guardarlo dall'alto in basso. Obama supera la resistenza e si alza. Il dialogo continua. Accorre il consigliere diplomatico Bruno Archi che capisce subito che non si sta discutendo di temi internazionali e si allontana. Sopraggiunge l'interprete. «Noi – aggiunge Berlusconi – abbiamo presentato una riforma della giustizia che per noi è fondamentale perché oggi abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra». Berlusconi aggiunge anche di avere subito in Italia «31 processi dai quali sono sempre stato assolto». Come a dire: «Caro Barack, ne sentirai dire di tutti i colori su di me ma non ti devi preoccupare, sono menzogne». Passano così due lunghissimi minuti. Tutti i leader del G8 sono già seduti. Il presidente francese Nicolas Sarkozy guarda con fare interrogativo il cancelliere tedesco Angela Merkel. Tamburella il tavolo, poi apre il microfono e da avvio ai lavori costringendo il premier italiano a guadagnare la sua postazione.
Più che scontato il coro di reazioni indignate: dal presidente dell'Anm, Luca Palamara («non ci prestiamo a strumentalizzazioni elettorali, grave danneggiare le istituzionui all'estero») ad Antonio Di Pietro, a Pietro Fassino a Pier Ferdinando Casini a Francesco Rutelli. Tutti concordi nel definire l'episodio come «l'ennesima figuraccia» dell'Italia all'estero.
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