Nel letto del nemico
Foggia – SE qualcuno mi chiedesse di commentare il modo di argomentare della politica italiana, avrei serie difficoltà a compiere una sintesi. Avvertirei uno disagio a comprendere cosa spinge un esponente politico ad attaccare l’avversario non sul campo delle idee, delle capacità, delle promesse mancate o dei finti proclami (sorrido pensando a quanti ne sentiamo quotidianamente, se solo qualcuno avesse il coraggio di raccoglierli per evidenziare il vuoto a perdere che caratterizza chi li pronuncia!). Eppure, ritornando all’interrogativo di partenza, ecco che al centro dell’argomentare non è l’amministrazione della cosa pubblica ma, nel rispetto delle commedie sexy degli anni settanta-ottanta, si indaga sulle abitudini sessuali dell’avversario.
Sia ben chiaro, lo scandalo eterosessuale non fa notizia, siamo abituati ad attempati signori circondati da ragazzine aspiranti starlet. Quindi, il popolo del viagra, al suono del “ce l’ho duro” di memoria leghista, è pronto a scagliarsi sulle scelte di una sessualità diversa. È consapevole di ciò il Presidente della nostra Regione, Nichi Vendola, che da tempo si trova a combattere gli attacchi dagli spalti avversari per la sua dichiarata omosessualità. Un esempio significativo risale al novembre scorso quando il Presidente del Consiglio dei Ministri annuncia che “è meglio amare le belle donne che essere gay“. Mi sembra di poterle collocare quelle parole.
Immagino la piazza di un paese, anche qualcuno dei nostri, un bar, una serie di tavolini e sedie e la frase che squarcia il silenzio. Nella sua leggerezza la parola è pronta a cogliere l’avversario accompagnata da sorrisi, smorfie, gomitate e quel solito alludere all’orecchio. Fa male, un dolore che è il peso del misconoscimento, dell’allontanamento dall’altro. Premesso che le scelte di condivisione del nostro letto dovrebbero appartenere esclusivamente a noi, esattamente come tutto ciò che rientra nella sfera personalissima; l’esternazione scelta è significativa, ma è solo una delle tante. Si pensi che nel giro di qualche giorno, nello scorso mese di febbraio, nel pieno Rubygate (che di squallido non ha da invidiare nulla a nessuno), emergono due poderosi attacchi a Vendola. Il primo proveniente dalle pagine della Padania del 10 febbraio, ove Giuseppe Reguzzoni dichiara: “[…]conati di vomito, impulsi di schifo a pensare che questa sarebbe l’alternativa democratica, uno dei possibili futuri premier di questo sciagurato paese”. Sciagurato paese, appunto. Quelli sono i giorni della grande mobilitazione femminile del “Se non ora quando”, appoggiata dal leader SEL, ecco che il Giornale assolve alla buona azione quotidiana, pubblicando le foto di un Vendola frequentante un campo nudista di oltre trent’anni fa. Che c’azzecca direbbe qualcuno. E io cerco di mutuarlo per capire (senza successo), quale colpa deve pagare una persona che, invece, dovrebbe essere giudicata per meriti o demeriti ottenuti nell’amministrazione della cosa comune. La forza di Vendola va avanti fin dal lontano 1985 da quando, giovane militante, rilasciò una dichiarazione che è stata portata avanti con la valenza dello stillicidio.
Ironia della sorte vuole che il Capezzone della prima ora, quello radicale, bisessuale, venne accostato alle idee del leader pugliese e attaccato dalla medesima stampa. Lo scenario muta quando lo stesso, folgorato sulla strada per Arcore, diviene addirittura estimatore delle veline. Ma le sorprese non sono mai troppe e domenica scorsa è giunto l’ultimo attacco. È stata sicuramente una sorpresa per molti. Durante un comizio a Bologna, Beppe Grillo, sorprende tutti salutando Vendola con l’appellativo “busone”. In bolognese quel termine equivale al più nostrano ricchione. Si, proprio lui, quello dei vaffa… a tutti coloro che non comprendono il popolo, classifica e giudica la sessualità. Nichi Vendola, in modo sobrio e dignitoso, si è limitato a sottolineare il contenitore omofobico e sessofobico di un discorso del genere.
In realtà, già nello scorso mese di novembre vi era stato un attacco tra i due personaggi. In quell’occasione, però, così come era doveroso, il tutto era rimasto nell’ambito della discussione politica. Nell’occasione più recente, evidentemente, il Metodo “Boffo” di feltriana memoria, ha fatto strada e allora giù, tutti ad abbattere il nemico, attaccando il privato. Ma perché non si chiede il conto a un eterosessuale delle sue preferenze, di indagare tra le lenzuola. Ieri come oggi, il sistema riproduce se stesso offrendo stereotipati cliché che generazione dopo generazione hanno accompagnato lacrime, sospiri, sofferenze. E per quante campagne mediatiche si possano fare, spesso non si alza un dito per aiutare chi si legge diverso dai canoni prestabiliti. O forse un dito si muove, ma solo per indicare il pollice verso.
Credo che magistrale sia stata la risposta che Nichi Vendola ha offerto durante una puntata di Annozero di Michele Santoro dello scorso febbraio. Il leader di SEL ha sintetizzato, in risposta alle solite accuse di un vecchio signore di Arcore, di non rimproverarsi nulla, di non doversi vergognare, di essere riuscito a rompere una maledizione che si vuole raccolta in una frase di Oscar Wilde che guarda all’omosessualità come: “l’amore che non osa pronunciare il suo nome”.
(A cura di Gianfranco Meneo)
Comitato Se non ora quando-Vallo di Diano
di Chiara Ribichini
Ha scelto come slogan elettorale un motto della piazza femminile dei nostri giorni. Quel “Se non ora quando” che, lo scorso 13 febbraio, ha portato nelle strade italiane e del mondo milioni di persone in difesa della dignità delle donne e contro il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Si chiama Iris Volante ed è uno dei sei candidati sindaco per Cassino, un comune in provincia di Frosinone ora commissariato dopo lo scioglimento della giunta di centrodestra per mancata approvazione del bilancio di previsione a causa dell'assenza del numero legale. I manifesti con la sua foto e con la scritta “Se non ora quando” campeggiano per le vie della cittadina di quasi 36 mila abitanti. E sulla pagina di Facebook del movimento nato dopo la manifestazione delle donne “offese dal caso Ruby” è stata subito accusata di aver rubato un motto che non le appartiene. “Mi dispiace che qualcuno l’abbia presa male. Io l’ho scelto perché lo trovo uno spot molto bello e che mi calza a pennello. Esprime al meglio ciò che sono e ciò che voglio essere per la mia città. Quel cambiamento che a Cassino non può più essere rimandato. Per questo dico: se non ora quando?”.
Lo slogan di Iris Volante parla dunque di cambiamento e, ovviamente, anche di donne. “Sono una ginecologa e proprio grazie al mio lavoro ho un rapporto molto forte con le donne. Per questo sento di poterle rappresentare nel miglior modo. Conosco le loro esigenze, i loro problemi, la loro forza e debolezza”. Il motto scelto dalla 57enne aspirante sindaco per i suoi manifesti elettorali non ha però alcun collegamento con il caso Ruby, nonostante finisca inevitabilmente per evocarlo. La manifestazione del 13 febbraio scorso era nata infatti proprio per difendere la dignità delle donne, offesa dalle feste di Arcore dettagliatamente riportate sui giornali (qui le foto delle ragazze del Rubygate). “Anche da parte mia sicuramente un po’ di indignazione c’è. Ripeto: sono una ginecologa e per me la procreazione e tutto ciò che ruota intorno a questa hanno un valore molto alto”.
Iris Volante, mamma di tre figlie e nonna di un nipotino, potrebbe essere la prima donna a conquistare la poltrona di primo cittadino di Cassino dal 1946. “Il mio principale avversario è Carmelo Palumbo, che è un medico come me ed è appoggiato da 10 liste civiche più il Pdl”. Lei, invece, è sostenuta da una coalizione decisamente “spericolata” che mette insieme Pd, Fli, Udc e Psi, oltre a due liste civiche. “Posso sembrare il coniglio uscito dal cappello. Ma non è così. Sono la prova, la testimonianza che se c’è un obiettivo comune è possibile mettere da parte le divisioni per dare vita a una grande ed eterogenea coalizione che possa rappresentare l’alternativa”. E assicura: “Ognuno di noi ha rinunciato a qualcosa per andare incontro all’altro in nome del cambiamento. E nessuno ha preteso in cambio poltrone. Insieme, diversi e uniti, siamo la risposta a un centrodestra diviso che approda alle elezioni con quattro raggruppamenti”.
A sostegno di Iris Volante sono sbarcati a Cassino anche i big della politica (guarda le foto su Facebook): dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini al capogruppo Fli alla Camera Benedetto Della Vedova fino al presidente del Copasir Massimo D’Alema, che approderà il 10 maggio all’Iris Garden, un piccolo locale e punto di ritrovo per i sostenitori della 57enne aspirante sindaco. Il programma elettorale della candidata a cavallo tra destra, centro e sinistra “è vario ed eterogeneo come la nostra coalizione. Punta soprattutto ai servizi sociali ma è partito dal basso. Per tre mesi con il mio partito di appartenenza, l’Udc, abbiamo raccolto nei gazebo le richieste dei cittadini”. Cosa desiderano i cittadini di Cassino? Legalità, trasparenza e raccolta differenziata. In fondo la Campania e l’incubo rifiuti non sono così distanti.
Sia ben chiaro, lo scandalo eterosessuale non fa notizia, siamo abituati ad attempati signori circondati da ragazzine aspiranti starlet. Quindi, il popolo del viagra, al suono del “ce l’ho duro” di memoria leghista, è pronto a scagliarsi sulle scelte di una sessualità diversa. È consapevole di ciò il Presidente della nostra Regione, Nichi Vendola, che da tempo si trova a combattere gli attacchi dagli spalti avversari per la sua dichiarata omosessualità. Un esempio significativo risale al novembre scorso quando il Presidente del Consiglio dei Ministri annuncia che “è meglio amare le belle donne che essere gay“. Mi sembra di poterle collocare quelle parole.
Immagino la piazza di un paese, anche qualcuno dei nostri, un bar, una serie di tavolini e sedie e la frase che squarcia il silenzio. Nella sua leggerezza la parola è pronta a cogliere l’avversario accompagnata da sorrisi, smorfie, gomitate e quel solito alludere all’orecchio. Fa male, un dolore che è il peso del misconoscimento, dell’allontanamento dall’altro. Premesso che le scelte di condivisione del nostro letto dovrebbero appartenere esclusivamente a noi, esattamente come tutto ciò che rientra nella sfera personalissima; l’esternazione scelta è significativa, ma è solo una delle tante. Si pensi che nel giro di qualche giorno, nello scorso mese di febbraio, nel pieno Rubygate (che di squallido non ha da invidiare nulla a nessuno), emergono due poderosi attacchi a Vendola. Il primo proveniente dalle pagine della Padania del 10 febbraio, ove Giuseppe Reguzzoni dichiara: “[…]conati di vomito, impulsi di schifo a pensare che questa sarebbe l’alternativa democratica, uno dei possibili futuri premier di questo sciagurato paese”. Sciagurato paese, appunto. Quelli sono i giorni della grande mobilitazione femminile del “Se non ora quando”, appoggiata dal leader SEL, ecco che il Giornale assolve alla buona azione quotidiana, pubblicando le foto di un Vendola frequentante un campo nudista di oltre trent’anni fa. Che c’azzecca direbbe qualcuno. E io cerco di mutuarlo per capire (senza successo), quale colpa deve pagare una persona che, invece, dovrebbe essere giudicata per meriti o demeriti ottenuti nell’amministrazione della cosa comune. La forza di Vendola va avanti fin dal lontano 1985 da quando, giovane militante, rilasciò una dichiarazione che è stata portata avanti con la valenza dello stillicidio.
Ironia della sorte vuole che il Capezzone della prima ora, quello radicale, bisessuale, venne accostato alle idee del leader pugliese e attaccato dalla medesima stampa. Lo scenario muta quando lo stesso, folgorato sulla strada per Arcore, diviene addirittura estimatore delle veline. Ma le sorprese non sono mai troppe e domenica scorsa è giunto l’ultimo attacco. È stata sicuramente una sorpresa per molti. Durante un comizio a Bologna, Beppe Grillo, sorprende tutti salutando Vendola con l’appellativo “busone”. In bolognese quel termine equivale al più nostrano ricchione. Si, proprio lui, quello dei vaffa… a tutti coloro che non comprendono il popolo, classifica e giudica la sessualità. Nichi Vendola, in modo sobrio e dignitoso, si è limitato a sottolineare il contenitore omofobico e sessofobico di un discorso del genere.
In realtà, già nello scorso mese di novembre vi era stato un attacco tra i due personaggi. In quell’occasione, però, così come era doveroso, il tutto era rimasto nell’ambito della discussione politica. Nell’occasione più recente, evidentemente, il Metodo “Boffo” di feltriana memoria, ha fatto strada e allora giù, tutti ad abbattere il nemico, attaccando il privato. Ma perché non si chiede il conto a un eterosessuale delle sue preferenze, di indagare tra le lenzuola. Ieri come oggi, il sistema riproduce se stesso offrendo stereotipati cliché che generazione dopo generazione hanno accompagnato lacrime, sospiri, sofferenze. E per quante campagne mediatiche si possano fare, spesso non si alza un dito per aiutare chi si legge diverso dai canoni prestabiliti. O forse un dito si muove, ma solo per indicare il pollice verso.
Credo che magistrale sia stata la risposta che Nichi Vendola ha offerto durante una puntata di Annozero di Michele Santoro dello scorso febbraio. Il leader di SEL ha sintetizzato, in risposta alle solite accuse di un vecchio signore di Arcore, di non rimproverarsi nulla, di non doversi vergognare, di essere riuscito a rompere una maledizione che si vuole raccolta in una frase di Oscar Wilde che guarda all’omosessualità come: “l’amore che non osa pronunciare il suo nome”.
(A cura di Gianfranco Meneo)
Ancora una volta Striscia la Notizia si scaglia contro Lorella Zanardo, solidarietà da parte del Comitato Se non ora quando - Vallo di Diano
Ancora una volta Striscia la Notizia si scaglia contro Lorella Zanardo e il suo documentario Il corpo delle donne, come riporta la stessa Zanardo nel suo blog. In attesa di vedere il servizio che Striscia la Notizia metterà in onda,il Comitato nazionale Se non ora quando esprime solidarietà a Lorella Zanardo, perchè l’attacco a cui è stata più volte sottoposta è il medesimo che abbiamo subito in occasione della mobilitazione del 13 febbraio. E`un attacco che mostra quanto sia pretestuosa l’accusa di moralismo o elitarismo nei confronti di movimenti e singoli che criticano apertamente i modelli di rappresentazione della donna in Italia.
Come nel caso del 13 febbraio, ribadiamo la differenza tra la critica alla rappresentazione (e manipolazione) del corpo femminile e la critica alle donne inserite in questo sistema di rappresentazione. La confusione tra questi due punti di vista ha alimentato l’accusa di moralizzare e di distinguere tra donne per bene e donne per male. Da entrambe le accuse ci smarchiamo, esprimendo solidarietà a Lorella Zanardo e al suo prezioso lavoro, che per noi, componenti del Comitato- Vallo di Diano, è fonte inesauribile di spunti e riflessioni da mettere in campo ogniqualvolta facciamo visionare il suo video nei confronti pubblici.
Come nel caso del 13 febbraio, ribadiamo la differenza tra la critica alla rappresentazione (e manipolazione) del corpo femminile e la critica alle donne inserite in questo sistema di rappresentazione. La confusione tra questi due punti di vista ha alimentato l’accusa di moralizzare e di distinguere tra donne per bene e donne per male. Da entrambe le accuse ci smarchiamo, esprimendo solidarietà a Lorella Zanardo e al suo prezioso lavoro, che per noi, componenti del Comitato- Vallo di Diano, è fonte inesauribile di spunti e riflessioni da mettere in campo ogniqualvolta facciamo visionare il suo video nei confronti pubblici.
Comitato Se non ora quando-Vallo di Diano
Pd, Udc, Fli e Psi insieme per una donna: se non ora quando?
Si chiama Iris Volante ed è uno dei sei candidati sindaco per il comune di Cassino (Frosinone). E’ appoggiata da una coalizione “spericolata” e ha scelto come slogan elettorale il motto delle manifestazioni femminili contro il premier. L’INTERVISTA
di Chiara Ribichini
Ha scelto come slogan elettorale un motto della piazza femminile dei nostri giorni. Quel “Se non ora quando” che, lo scorso 13 febbraio, ha portato nelle strade italiane e del mondo milioni di persone in difesa della dignità delle donne e contro il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Si chiama Iris Volante ed è uno dei sei candidati sindaco per Cassino, un comune in provincia di Frosinone ora commissariato dopo lo scioglimento della giunta di centrodestra per mancata approvazione del bilancio di previsione a causa dell'assenza del numero legale. I manifesti con la sua foto e con la scritta “Se non ora quando” campeggiano per le vie della cittadina di quasi 36 mila abitanti. E sulla pagina di Facebook del movimento nato dopo la manifestazione delle donne “offese dal caso Ruby” è stata subito accusata di aver rubato un motto che non le appartiene. “Mi dispiace che qualcuno l’abbia presa male. Io l’ho scelto perché lo trovo uno spot molto bello e che mi calza a pennello. Esprime al meglio ciò che sono e ciò che voglio essere per la mia città. Quel cambiamento che a Cassino non può più essere rimandato. Per questo dico: se non ora quando?”.
Lo slogan di Iris Volante parla dunque di cambiamento e, ovviamente, anche di donne. “Sono una ginecologa e proprio grazie al mio lavoro ho un rapporto molto forte con le donne. Per questo sento di poterle rappresentare nel miglior modo. Conosco le loro esigenze, i loro problemi, la loro forza e debolezza”. Il motto scelto dalla 57enne aspirante sindaco per i suoi manifesti elettorali non ha però alcun collegamento con il caso Ruby, nonostante finisca inevitabilmente per evocarlo. La manifestazione del 13 febbraio scorso era nata infatti proprio per difendere la dignità delle donne, offesa dalle feste di Arcore dettagliatamente riportate sui giornali (qui le foto delle ragazze del Rubygate). “Anche da parte mia sicuramente un po’ di indignazione c’è. Ripeto: sono una ginecologa e per me la procreazione e tutto ciò che ruota intorno a questa hanno un valore molto alto”.
Iris Volante, mamma di tre figlie e nonna di un nipotino, potrebbe essere la prima donna a conquistare la poltrona di primo cittadino di Cassino dal 1946. “Il mio principale avversario è Carmelo Palumbo, che è un medico come me ed è appoggiato da 10 liste civiche più il Pdl”. Lei, invece, è sostenuta da una coalizione decisamente “spericolata” che mette insieme Pd, Fli, Udc e Psi, oltre a due liste civiche. “Posso sembrare il coniglio uscito dal cappello. Ma non è così. Sono la prova, la testimonianza che se c’è un obiettivo comune è possibile mettere da parte le divisioni per dare vita a una grande ed eterogenea coalizione che possa rappresentare l’alternativa”. E assicura: “Ognuno di noi ha rinunciato a qualcosa per andare incontro all’altro in nome del cambiamento. E nessuno ha preteso in cambio poltrone. Insieme, diversi e uniti, siamo la risposta a un centrodestra diviso che approda alle elezioni con quattro raggruppamenti”.
A sostegno di Iris Volante sono sbarcati a Cassino anche i big della politica (guarda le foto su Facebook): dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini al capogruppo Fli alla Camera Benedetto Della Vedova fino al presidente del Copasir Massimo D’Alema, che approderà il 10 maggio all’Iris Garden, un piccolo locale e punto di ritrovo per i sostenitori della 57enne aspirante sindaco. Il programma elettorale della candidata a cavallo tra destra, centro e sinistra “è vario ed eterogeneo come la nostra coalizione. Punta soprattutto ai servizi sociali ma è partito dal basso. Per tre mesi con il mio partito di appartenenza, l’Udc, abbiamo raccolto nei gazebo le richieste dei cittadini”. Cosa desiderano i cittadini di Cassino? Legalità, trasparenza e raccolta differenziata. In fondo la Campania e l’incubo rifiuti non sono così distanti.
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