Eravamo rimaste in poche giovedì sera (10-3-2011, ore 21) alla riunione all’Anpi e a me sembrava che si rischiasse di perdere le tante osservazioni/proposte emerse e soprattutto la qualità del dibattito, se non si fosse scritto qualche cosa. E così mi è stato detto “fallo tu”.
Così provo, sull’onda dei miei ricordi, a sintetizzare soprattutto gli aspetti della discussione che a me sono sembrati positivi, senza citare i nomi, perché sarebbe troppo lungo.
Si è iniziato con una riflessione su un conflitto- equivoco emerso tra alcune intervenute su face book:
E’ giusto che a parlare in pubblico e a rappresentare il Comitato in alcune occasioni sia una donna iscritta ad un partito? E nell’immediato sia Loretta Boni a leggere e a commentare l’articolo 11 della Costituzione alla manifestazione del 12 marzo in piazza Roma? E’ stata condivisa quest’ultima decisione?
Le opinioni si sono divise:
• c’è chi pensa che sia meglio che le donne iscritte ad un partito facciano un passo indietro a favore di quelle che si affacciano magari per la prima volta in un’esperienza di movimento;
• chi ritiene che non debbano esserci discriminazioni “ a rovescio” e che il Comitato debba includere e non escludere, che bisogna darsi fiducia e non acuire i conflitti
• chi si appella a questioni di metodo e alla necessità di darsi regole interne
• chi pensa che le donne dei partiti avranno il buon senso di non cercare nel Comitato una visibilità di cui non hanno bisogno, ma di affiancare le cosiddette “nuove” con la propria esperienza mettendo a disposizione le proprie reti per aumentare la partecipazione femminile alle iniziative decise insieme.
Le storie da cui le donne provengono sono diverse, diverse le valutazioni sui partiti e sul futuro del Comitato, ma ci sono tanti elementi che uniscono su cui bisogna riflettere e non disperdere, che hanno fatto ritrovare tante donne alla manifestazione del 13 febbraio con un entusiasmo rinnovato:
• lottare non tanto e non solo contro la persona Berlusconi ma il sistema Berlusconi
• ridare la parola alle donne sulle questioni che le riguardano ma anche “sul mondo”
• non disperdere passioni e competenze ma costruire un percorso politico condiviso.
Bisogna quindi darsi tempo e agio per riflettere anche sulle questioni più spinose e che sembrano dividere, come la valutazione sui partiti. Ci vuole rispetto e riconoscimento di tutte le storie, considerate una ricchezza nella loro differenza, per costruire qualche cosa di nuovo.
Diventa allora fondamentale darsi un’organizzazione ed un metodo: creare un coordinamento e soprattutto una rotazione dei ruoli, in modo che tutte possano cimentarsi, volendolo, negli ambiti più diversi: fare un volantino, parlare in pubblico, pubblicizzare e promuovere le iniziative ecc.
Questo sistema metterebbe in gioco tutte con l’obiettivo di costruire a poco a poco un soggetto politico (da definire), che è altro e oltre i partiti, per cui renderebbe anche “nuova” la partecipazione di chi ha già una militanza alle spalle.
Sulla fiducia reciproca si insiste da più parti come pure sulla necessità di darsi al meglio un sistema di comunicazione: face book va bene per chi non ha un luogo fisico in cui incontrarsi e non si può escludere, ma ci vuole cautela nel suo uso e soprattutto la comunicazione, anche per gli incontri organizzativi o di riflessione, deve tener conto di chi non usa lo strumento virtuale o non lo predilige o non ha il tempo per seguirlo. L’incontro diretto, in cui si mettono in gioco, i pensieri, ma anche le sensazioni, i gesti e l’intera fisicità, rimane fondamentale nel momento della discussione.
A conclusione dell’incontro risulta prevalente il parere che Loretta legga, in rappresentanza del Comitato, alla manifestazione del 12 sulla difesa della Costituzione, organizzata da diversi soggetti, l’art. 11 della Costituzione con un commento che caratterizzi la nostra presenza e con argomentazioni emerse nella discussione sul tema della pace e della guerra (molto in sintesi data l’ora, quasi mezzanotte):
1. La guerra non è mai veicolo di civilizzazione (si ricorda le donne in Egitto ricacciate nelle loro case l’8 marzo, la giornalista americana stuprata, ma anche i periodi successivi alle due guerre mondiali ecc.)
2. Ci sono guerre che implicano interessi economici e che quindi richiamano l’attenzione delle grandi potenze e altre dimenticate e distruttive per i popoli
3. In tutti i casi le donne risultano doppiamente vittime, come pure i bambini, la cui infanzia è per sempre distrutta (valga per tutti l’esempio dei bambini soldato, ma anche di quelli apparentemente più fortunati perché adottati da famiglie di altri paesi, ma che spesso risultano sradicati per la mancanza di sostegni sociali o di una vera trasformazione culturale).
Ciao a tutte
Grazia
Così provo, sull’onda dei miei ricordi, a sintetizzare soprattutto gli aspetti della discussione che a me sono sembrati positivi, senza citare i nomi, perché sarebbe troppo lungo.
Si è iniziato con una riflessione su un conflitto- equivoco emerso tra alcune intervenute su face book:
E’ giusto che a parlare in pubblico e a rappresentare il Comitato in alcune occasioni sia una donna iscritta ad un partito? E nell’immediato sia Loretta Boni a leggere e a commentare l’articolo 11 della Costituzione alla manifestazione del 12 marzo in piazza Roma? E’ stata condivisa quest’ultima decisione?
Le opinioni si sono divise:
• c’è chi pensa che sia meglio che le donne iscritte ad un partito facciano un passo indietro a favore di quelle che si affacciano magari per la prima volta in un’esperienza di movimento;
• chi ritiene che non debbano esserci discriminazioni “ a rovescio” e che il Comitato debba includere e non escludere, che bisogna darsi fiducia e non acuire i conflitti
• chi si appella a questioni di metodo e alla necessità di darsi regole interne
• chi pensa che le donne dei partiti avranno il buon senso di non cercare nel Comitato una visibilità di cui non hanno bisogno, ma di affiancare le cosiddette “nuove” con la propria esperienza mettendo a disposizione le proprie reti per aumentare la partecipazione femminile alle iniziative decise insieme.
Le storie da cui le donne provengono sono diverse, diverse le valutazioni sui partiti e sul futuro del Comitato, ma ci sono tanti elementi che uniscono su cui bisogna riflettere e non disperdere, che hanno fatto ritrovare tante donne alla manifestazione del 13 febbraio con un entusiasmo rinnovato:
• lottare non tanto e non solo contro la persona Berlusconi ma il sistema Berlusconi
• ridare la parola alle donne sulle questioni che le riguardano ma anche “sul mondo”
• non disperdere passioni e competenze ma costruire un percorso politico condiviso.
Bisogna quindi darsi tempo e agio per riflettere anche sulle questioni più spinose e che sembrano dividere, come la valutazione sui partiti. Ci vuole rispetto e riconoscimento di tutte le storie, considerate una ricchezza nella loro differenza, per costruire qualche cosa di nuovo.
Diventa allora fondamentale darsi un’organizzazione ed un metodo: creare un coordinamento e soprattutto una rotazione dei ruoli, in modo che tutte possano cimentarsi, volendolo, negli ambiti più diversi: fare un volantino, parlare in pubblico, pubblicizzare e promuovere le iniziative ecc.
Questo sistema metterebbe in gioco tutte con l’obiettivo di costruire a poco a poco un soggetto politico (da definire), che è altro e oltre i partiti, per cui renderebbe anche “nuova” la partecipazione di chi ha già una militanza alle spalle.
Sulla fiducia reciproca si insiste da più parti come pure sulla necessità di darsi al meglio un sistema di comunicazione: face book va bene per chi non ha un luogo fisico in cui incontrarsi e non si può escludere, ma ci vuole cautela nel suo uso e soprattutto la comunicazione, anche per gli incontri organizzativi o di riflessione, deve tener conto di chi non usa lo strumento virtuale o non lo predilige o non ha il tempo per seguirlo. L’incontro diretto, in cui si mettono in gioco, i pensieri, ma anche le sensazioni, i gesti e l’intera fisicità, rimane fondamentale nel momento della discussione.
A conclusione dell’incontro risulta prevalente il parere che Loretta legga, in rappresentanza del Comitato, alla manifestazione del 12 sulla difesa della Costituzione, organizzata da diversi soggetti, l’art. 11 della Costituzione con un commento che caratterizzi la nostra presenza e con argomentazioni emerse nella discussione sul tema della pace e della guerra (molto in sintesi data l’ora, quasi mezzanotte):
1. La guerra non è mai veicolo di civilizzazione (si ricorda le donne in Egitto ricacciate nelle loro case l’8 marzo, la giornalista americana stuprata, ma anche i periodi successivi alle due guerre mondiali ecc.)
2. Ci sono guerre che implicano interessi economici e che quindi richiamano l’attenzione delle grandi potenze e altre dimenticate e distruttive per i popoli
3. In tutti i casi le donne risultano doppiamente vittime, come pure i bambini, la cui infanzia è per sempre distrutta (valga per tutti l’esempio dei bambini soldato, ma anche di quelli apparentemente più fortunati perché adottati da famiglie di altri paesi, ma che spesso risultano sradicati per la mancanza di sostegni sociali o di una vera trasformazione culturale).
Ciao a tutte
Grazia
Nessun commento:
Posta un commento