PER RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA'

domenica 20 marzo 2011

20 MARZO: RASSEGNA STAMPA


Missili e aerei da guerra occidentali colpiscono obiettivi Libia

domenica 20 marzo 2011 11:06
TRIPOLI (Reuters) - Le forze statunitensi ed europee hanno inviato aerei e scagliato missili contro le truppe del leader libico Muammar Gheddafi nel maggior intervento militare occidentale nel mondo arabo dall'invasione dell'Iraq nel 2003.
La televisione di stato libica ha detto che negli attacchi aerei occidentali sono morte 48 persone e ne sono state ferite 150. La tv ha anche riferito che c'è stata una nuova ondata di attacchi su Tripoli alle prime ore di oggi.
Non c'è alcuna possibilità di verificare queste notizie in modo indipendente.
La Cbs News sul suo sito web ha detto oggi che tre bombardieri americani B-2 hanno sganciato 40 bombe su un "importante aeroporto libico" senza dare ulteriori dettagli. Un portavoce del Pentagono ha detto di non essere informato di un attacco di questo genere.
Gli aerei francesi hanno sparato i primi colpi ieri nel tardo pomeriggio in una campagna per obbligare le truppe di Gheddafi a cessare il fuoco e a porre termine agli attacchi sui civili. Gli aerei da guerra hanno distrutto carri armati e blindati vicino alla roccaforte orientale dei ribelli, Bengasi.
Oggi i ribelli sono tornati ad avanzare verso la strategica città di Ajdabiyah, che avevano perduto la settimana scorsa.
Gheddafi ha definito l'operazione una aggressione "coloniale e crociata".
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Gheddafi: vinceremo, Libia si prepara a lunga guerra

domenica 20 marzo 2011 12:13
 





TRIPOLI (Reuters) - Il leader libico Muammar Gheddafi ha detto oggi che gli attacchi aerei dei paesi occidentali sulla Libia equivalgono al terrorismo e ha annunciato che sconfiggerà i suoi nemici, aggiungendo che la Libia si prepara a una lunga guerra.
In un discorso trasmesso dalla tv di stato, ha detto che tutti i libici si stanno armando per difendere il Paese. Gheddafi, al potere da 40 anni, è apparso provocatorio, dicendo ripetutamente che non sarà costretto ad andarsene da una "alleanza crociata" guidata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
"Non ce ne andremo dalla nostra terra e la libereremo", ha detto. La trasmissione tv ha fatto sentire la voce di Gheddafi, senza mostrare sue immagini.
"Questa è una crociata contro il popolo musulmano, specialmente contro il popolo libico. Credono di terrorizzare il popolo libico. Ci sono solo finalità terroristiche, e solo le truppe sul campo saranno vittoriose".
"Inevitabilmente saranno sconfitti. State combattendo un popolo che non vi ha chiamato. La Libia è diventata un inferno per i nemici. Questa è una aggressione ingiustificata", ha aggiunto.
"Non permetteremo all'America, alla Francia e alla Gran Bretagna e alle forze alleate di prendersi il loro petrolio", ha detto.
"Tutte le città libiche si ribelleranno e noi elimineremo tutti i traditori che collaborano con l'America e l'alleanza crociata. Noi resteremo vivi e voi morirete. Fallirete. Non abbiamo paura. La nostra vittoria è inevitabile. Siamo preparati a una lunga guerra per difendere il nostro onore. Sarete sconfitti e vi ritirerete".
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Libia, il Papa: proteggere i cittadini
Napolitano: "Mai cedere alle paure"








Il Capo dello Stato invita a
evitare inutili allarmismi
Bagnasco: «Speriamo che si
svolga tutto rapidamente»

TORINO
«Nessun allarmismo, né fantasie»: l’«ordine» è quello di evitare allarmismi ingiustificati. «Sono del parere che non si debba mai cedere alle paure, immaginiamoci in questo caso». Da Milano, dove è appena arrivato dopo la due giorni torinese, così Napolitano ha risposto ai giornalisti che gli hanno chiesto se poteva rassicurare gli italiani in relazione alla crisi libica. Mentre proseguono i bombardamenti su Tripoli, sale il timore che la guerra, pericolosamente vicina alle porte dell’Italia, possa sbarcare sulle coste del Paese. Anche nei più ottimisti, fanno pensare al peggio gli attacchi diretti che il Colonnello continua a lanciare dalla tv di Stato, mostrando tenacemente l’intenzione di non cedere alle pressioni dell’Europa, e il via vai inarrestabile tra l’Africa e l’isola di Lampedusa, ormai satura di immigrati e sull’orlo del collasso.

Migliaia di vite rischiano di essere interrotte dalla pioggia di missili che dall’alba tempestano i cieli della capitale libica. A loro è rivolto il pensiero del Papa, che subito dopo l’Angelus ha rivolto un «pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari». Un «grande apprensione» accompagna il Pontefice in questi giorni: «Alla popolazione desidero assicurare la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana».

Anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, da Genova invita a continuare ad alimentare la speranza con la preghiera: «Speriamo che si svolga tutto rapidamente, in modo giusto ed equo, col rispetto e la salvezza di tanta povera gente che in questo momento è sotto gravi difficoltà e sventure. Preghiamo per la salvezza del popolo libico».

E sul dibattito che in questi giorni più di ogni altro ha tenuto banco - l'indecisione di Italia ed Europa nell’intervenire tempestivamente per bloccare la guerriglia tra il raiss e i ribelli e quanto questa scelta di agire sia giusta o meno –, è tornato anche Andrea Ronchi, a margine della prima Assemblea nazionale di Fli a Roma. «Bossi sbaglia. La posizione della Lega sulla Libia è inconcepibile e lesiva della credibilità dell’Italia. Siamo di fronte ad un intervento giusto e sacrosanto - ha detto l’ex ministro - Abbiamo aspettato troppo tempo, l’intervento della coalizione è stato tardivo: l’Onu e l’Europa hanno balbettato». Secondo Ronchi, «l’Italia doveva avere la guida delle operazioni - spiega - Dobbiamo impegnarci non solo con una portaerei ma in prima persona perché questa è una battaglia per le libertà contro le dittature».

Guerra in Libia, la Lega si dissocia dall’intervento



LIBIA: LEGA NON APPROVA INTERVENTO – L’intervento militare internazionale in Libia è iniziato da meno di un giorno e iniziano ad arrivare le reazioni del mondo politico in merito alla partecipazione italiana. Particolamente stizzita la Lega, che non vede con favore la partecipazione del nostro Paese alle azioni. “Il mondo è pieno di famosi democratici – dichiara il leader del Carroccio Umberto Bossi – che sono abilissimi a fare i loro interessi, mentre noi siamo abilissimi a prenderla in quel posto: il maggior coraggio a volte è la cautela”. E poi l’affondo. “Il Consiglio dei ministri – prosegue -  aveva però rallentato l’appoggio con una posizione cauta di non partecipazione diretta. Poi ci sono ministri che credono di essere più del premier e parlano a vanvera”.
Poi, tollerante come sempre, il Senatur lancia l’
allarme immigrati. “Io penso – aggiunge – Io penso che ci porteranno via il petrolio e il gas e con i bombardamenti che stanno facendo verranno qua milioni di immigrati, scappano tutti e vengono qua. La sinistra sará contenta di quel che succede in Nordafrica perchè per loro conta solo portar qui un sacco di immigrati e dargli il voto. È questo l’unico modo che hanno per vincere le elezioni”.
Redazione online


Guerra in Libia: scenari, attacchi e paure

20 March 2011, 12:23
20/03/2011 – ATTACCO A GHEDDAFI - Dopo l’attacco iniziato nel pomeriggio del 19/03/2011 nell’operazione “odyssey dawn” (odissea all’alba) da parte delle forze alleate (Usa,Gb,Francia,Italia e Canada) contro il colonnello Gheddafi, si comincia a delineare una scenario più definito della guerra in nordafrica anche se le strategie militari restano ovviamente un’incognita. Prima Usa e Gran Bretagna e di seguito la Francia hanno attaccato con propri mezzi alcune posizioni strategiche libiche.TRUPPE AEREE E DI MARE – L’attacco che solo nella giornata di ieri ha contato più di 110 cruise lanciati da navi e sommergibili da Stati Uniti e Gb contro il nemico ha fatto capire subito che si tratta di una offensiva massiccia destinata a continuare fino a quando il colonnello Gheddafi non alzerà bandiera bianca.GHEDDAFI - Il colonnello non dà segni di resa però e sulla tv libica in un messaggio audio ha detto di essere pronto ad una lunga guerra che a suo giudizio chi lo attacca non è in grado di sostenere. “Sappiamo che noi vinceremo – ha detto fra le altre cose Gheddafi – e voi morirete”.SITUAZIONE IN CORSO - Al momento non è possibile confermare ufficialmente le notizieche arrivano sugli esiti degli attacchi, ma si parla raid aerei e carrarmati distrutti e soprattutto, anche se senza conferma, sul web si sostiene che sarebbero state sganciate decine di bombe su un importante aeroporto libico da bombardieri americani  B-2.CIVILI ITALIANI BLOCCATI A TRIPOLI - All’equipaggio di un rimorchiatore composto anche da otto italiani e tre membri di altre nazioni è stato impedito da uomini armati di salpare dal porto di Tripoli.APPELLO ALLO STOP DELLE OSTILITA’ – Il comitato dell’Unione africana ha lanciato un appello affinché cessino le ostilità in  Libia. Il comitato denuncia che alcuni suoi membri non hanno ricevuto le autorizzazioni per poter andare a Tripoli dove avrebbero dovuto recarsi.FRANCIA RIPRENDE GLI ATTACCHI - Dopo gli attacchi di caccia Rafale e Mirage 2000 che hanno distrutto diversi blindati libici, la Francia si è fermata per una breve
pausa, quindi ha ripreso i raid aerei. Così come si alternano gli attacchi dal cielo degli Usa e della Gb. Un attacco dunque senza sosta.
ITALIA - L’Italia per il momento sta fornendo solo un appoggio logistico alle operazioni ma non è escluso un intervento diretto di propri mezzi. C’è un certo allarme fra la popolazione anche se  sono subito arrivate rassicurazioni per allontanare timori e paure, che non ci sono le condizioni tecniche perché missili libici possano colpire il territorio italiano. Il Cardinale Bagnasco ha auspicato “che si svolga tutto rapidamente, in modo giusto ed equo, col rispetto e la salvezza di tanta povera gente che in questo momento è sotto gravi difficoltà e sventure”
AGGIORNAMENTI RILEVANTI
ore 13,20 del 20.03.2011 -  Sono atterrati alla base dell’Aeronautica militari di Trapani Birgi, quattro aerei del quarto stormo Grosseto. Si tratta di Eurofighter che sono pronti per essere utilizzati per difendersi nell’eventualità vi siano attacchi.


Libia: è guerra

10:44 dom 20 marzo 2011


Libia: è guerraE' guerra. Dopo il discorso diSarkozy che annunciava l'intervento militare francese inLibiaieri pomeriggio alle17.45 gli aerei Rafale, orgoglio dell'aeronautica d'oltralpe, hanno iniziato a bombardare il paese. Poi sono entrati in azione i missili Cruise statunitensi e i bombardieri inglesi. Un attacco portato alle 2.20 ora locale (l'1.20 in Italia) che, secondo la tv libica, ha causato 48 morti e 150 feriti.
L'operazione, nella migliore tradizione americana che dà un nome a ogni cosa, è stata subito ribattezzata "Odyssey Dawn" - Odissea all'Alba - e comprende una coalizione di sei paesi: Francia, USA, Inghilterra, Italia, Spagna e Canada. Nelle parole degli alleati sarà una guerra lampo e porterà alla liberazione della Libia dal dittatore Gheddafi. Chiarissimo a questo proposito il generale Wesley Clark, che in un'intervista a Repubblica ha dichiarato: "La risoluzione dell'Onu è nettissima riguardo all'obiettivo finale: sbarazzare la Libia del dittatore Muammar Gheddafi. Per questo il Consiglio di sicurezza ha autorizzato il ricorso a ogni mezzo, salvo l'occupazione militare del Paese. In breve tutto è lecito, o quasi".
Ma il raiss non ha nessuna intenzione di cedere e in un messaggio audio ha minacciato esplicitamente ritorsioni militari: "Colpiremo i civili in tutto il Mediterraneo", dando poi immediatamente seguito alle parole con il sequestro di un rimorchiatore italiano della società Augusta nel porto di Tripoli. L'equipaggio al momento sarebbe trattenuto a bordo. Una mossa che rientra nella strategia di Gheddafi di difendersi con scudi umani: già ieri era stata data notizia di civili utilizzati dal dittatore per scoraggiare i bombardamenti della coalizione.
Oggi a Tripoli e Bengasi regna una calma irreale. I bombardamenti sono stati sospesi questa mattina e gli alleati fanno sapere di avere colpito importanti obiettivi militari. Ma tra i ribelli prevale la cautela, così come qui in Italia, il paese geograficamente più esposto a un'eventuale ritorsione libica, serpeggia un inespresso sentimento di pauraBerlusconiassicura che Gheddafi "non ha i mezzi per colpirci" e La Russa conferma che, in caso di attacco, "i nostri aerei pronti in 15 minuti". Ma le loro parole non placano l'ira di Bossi, che non condivide la scelta di dare le basi italiane come appoggio agli aerei della coalizione e teme soprattutto arrivi in massa di profughi. Del resto, nel pomeriggio di ieri, il raiss aveva dichiarato che la Libia non avrebbe più fermato i flussi di migranti.
Intanto dal mondo arrivano le prime reazioni all'operazione Odyssey Dawn. Ferma lacondanna della Russia all'intervento, mentre la Cina esprime "dispiacere" per la scelta della soluzione militare. Il Comitato dell'Unione Africana sulla Libia invece oggi ha chiesto "la fine immediata di tutte le ostilità", invitando anche le autorità libiche interessate a cooperare per "facilitare l'assistenza umanitaria alla popolazione che ha bisogno".
Foto: nytimes.com

GUERRA IN LIBIA, GHEDDAFI AVVERTE: "LA MIA TERRA SARÀ IL VOSTRO INFERNO" 
Il raìs ha minacciato nuovamente la coalizione con un discorso trasmesso dalla tv di stato

20.03.2011 14:52:48
autore: Rosa Scognamiglio

  




E' guerra. Nel tardo pomeriggio di ieri alcuni caccia francesi hanno iniziato a bombardare le postazioni della controarea libica. L'operazione, approvata giovedì sera dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in attuazione della risoluzione ONU 1793, è stata battezzata con il nome di "Odissea all'alba". Il piano d'attaco prevede, al momento, il coinvolgimento di alcune unità della marina statunitense e sottomarini britannici della classe Trafalgar. In allerta Italia e Canada.
IL PRIMO ATTACCOIl primo bombardamento è stato registrato alle ore 17.45 di oggi pomeriggio allorquando un caccia francese ha colpito la contraerea libica nella zona di Bengasi. Stando a quanto riferito dal portavoce della Difesa francese, Laurent Teisseir, nell' attacco "sono stati colpiti e distrutti numerosi veicoli blindati e carri armati" appartenenti alle truppe del colonnello Muammar Gheddafi.
IL BOMBARDAMENTO AMERICANO. Alle 21.30 ora italiana, le unità della marina americana hanno attaccato con 110 missili Cruise 20 basi militari alle porte di Tripoli e nella zona di Misurata, ad ovest del paese. Secondo la tv di stato Al Jazeera, invece, sarebbero stati colpiti numerosi obiettivi civili e, pertano, già si conterebbero decine di morti e migliaia di persone in fugasull'autostrada che collega Bengasi e Al-Baida, 100 chilometri a est del paese.
LA GRAN BRETAGNA ENTRA IN GUERRA. In contemporanea al lancio dei raid americaricani, alcuni sottomarini britannici della della classe Trafalgar hanno sparato missili Tomahawks contro obiettivi militari degli ordini del Raìs. "Guerra necessaria, legale e giusta" ha affermato il primo ministro inglese David Cameron.
 

ITALIA, BERLUSCONI: "PER ORA SOLO LE BASI". "L'Italia non corre il rischio di essere colpita da rappresaglie libiche". Lo ha affermato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi che, con queste parole,rassicura i propri concittadini. "Vorrei tranquillizzare i nostri concittadini - continua il premier -. Le nostre forze armate hanno venerdì fatto un esame approfondito sulla disponibilità delle armi della Libia. La conclusione certa è che non ci sono in questo momento armi in grado di raggiungere il territorio italiano".Berlusconi ha dichiarato, inoltre, di mettere a disposizione della coalizione le sette basi aeree nostrane fissando la base Nato di Napoli come come sede per il coordinamento delle operazioni militari. 
IGNAZIO LA RUSSA: "NON SIAMO DEGLI AFFITTA CAMERE". Meno edulcorata la posizione del Ministro della Difesa Ignazio La Russa che, invece, ritiene opportuna e necessaria una partecipazione attiva dell'Italia alla guerra: "Non limitiamoci a fare gli affittacamere. - afferma - Non ci limitiamo a dare le chiavi delle nostre basi agli amici americani, francesi o inglesi, ma dobbiamo anche essere partecipi delle scelte che si fanno".
GHEDDAFI PRONTO A REAGIRE. Il raìs si prepara al controattacco: "Reagiremo all'aggressione coloniale dei crociatiavverte rivolgendosi alle popolazione africane, arabe, latino-americane e asiatiche sue alleate. "I depositi di armi sono stati aperti per difendere la Libia- prosegue- colpiremo obiettivi militari e civili del mediterraneo". Intanto, nella città di Tripoli, da questo pomerigio, numerosi fedelissimi del colonnello sono già pronti a fargli da scudo umano nell'eventualità di un ennesimo attacco da parte della coalizione.
BOMBARDATA TRIPOLI. Notte di bombardamenti sulla capitale Libica contro le postazioni militari del colonnello Gheddafi. Più di cento missili lanciati dagli aerei francesi e inglesi e dalla flotta USA hanno colpito obiettivi civili e militari. Intanto, il raìs, dal suo bunker, ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu minacciando, altresì, dure rappresaglie contro l'Occidente. Gli altri due membri della coalizione, ovvero, Italia e Canada non hanno ancora preso parte attivamente al raid limitandosi, per ora, a fornire solo un supporto logistico ai propri alleati attraverso la messa a disposizione delle rispettive basi militari.
GHEDDAFI AVVERTE: "LA NOSTRA TERRA SARA' IL VOSTRO INFERNO". Dopo il bombardamento notturno su Tripoli, il raìs ha minacciato nuovamente la coalizione con un discorso trasmesso dalla tv di Stato. "Tutto il mondo vede  che è in corso una crociata contro il mondo islamico e la Libia in particolare. - afferma - Vi sconfiggeremo, non potete nascondervi dietro i vostri missili e dietro le vostre navi, siamo aggrappati alla nostra terraTutto il popolo libico è in armi ed è pronto «a una guerra lunga. Voi non ne avete la capacità, pensateci". Il colonnello ha accusato i paesi occidentali di volere il petrolio libico: "Ma la nostra terra ci è stata data da Dio. E non ve lo lasceremo prendere. - asserisce -  Noi siamo oppressi e colui che è oppresso vincerà, mentre coloro che opprimono saranno sconfittiAbbiamo subito dei raid e questi sono metodi terroristi, se si combatte si combatte sul terreno con una battaglia e non con gli attacchi di questo tipo".
ONU, APPROVATA UNA "NO FLY ZONE" SULLA LIBIA. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, con dieci voti a favore, cinque astenuti (Germania, Cina, Russia, Brasile e India) e nessun voto contrario,  ha approvato la risoluzione che autorizza l'imposizione di una "no fly zone" sulla Libia. Si tratta di un provvedimento volto a proteggere tutti i civili locali contro le truppe di Gheddafi. La notizia è stata accolta con molto piacere dalla popolazione di Bengasi, roccaforte degli insorti che qualche ora fa era stata minacciata dal leader libico.
64 MORTI E 150 FERITI. È di 64 morti e 150 feriti il bilancio provvisorio delle vittime dei raid aerei che ieri hanno colpito diverse zone della Libia. A fornire i dati è una fonte del regime di Tripoli, attrtaverso tv araba "al-Jazeera". Si attendono ulteriori conferme nelle prossime ore.


Guerra in Libia: Cina e Russia contrarie ai bombardamenti. L’Onu è divisa

Il Palazzo di Vetro dell'Onu
GUERRRA IN LIBIA
- Le più importanti nazioni del mondo si sono divisi sulla decisione di attaccare militarmente il regime libico.


Dopo la Russia, stamane anche la Cina ha espresso il suo ”rammarico” per gliattacchi e i bombardamenti della coalizione internazionale contro le truppe del Colonnello Muammar Gheddafi.Pechino, insieme a Mosca, entrambi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con diritto di veto si erano astenute al momento dell’approvazione della risoluzione 1973 che ha dato base legale all’intervento in Libia. A questi due paesi bisogna aggiungere l’astensione dichiarata della Germania dal partecipare alle manovre militari.
Dall’altra parte Stati Uniti, Francia, Inghilterra (con l’appoggio politico e logistico dell’Italia) hanno cercato e voluto con tutte le forze la risoluzione dell’Onu dando il via a massicci bombardamenti contro obiettivi strategici libici.
Redazione Online  

TRIPOLI / 20-03-2011

GUERRA IN LIBIA, ATTACCHI CONTRO GHEDDAFI / ultime notizie guerra in Libia. Video youtube

Piovono missili, partiti i primi attacchi aerei e navali di Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna. In Italia 7 basi militari.



Guerra Libia, attacco contro basi colonnello Gheddafi. In Libia raid aerei Usa Francia, ultime notizie Tripoli, 20 marzo 2011 - Missili sulla Libia dal mare e dal cielo.La Francia ha dato ufficialmente il via all'operazione "Odyssey Dawn" con una serie di incursioni aeree sulla Libia alle 17 e 45 di sabato.  In tutto quattro raid aerei compiuti dall'aviazione francese. in cui sono stati colpiti  diversi veicoli blindati appartenenti alle forze del colonnello. Poco dopo i francesi, sono entrate in azione anche le forze USA e britanniche. Una nave da guerra Usa ha lanciato missili da crociera contro obiettivi libici, secondo quanto riferisce la Cnn. Gheddafi, da parte sua, inizia a tuonare, ma soltanto con le parole al momento. "Il Mediterraneo è diventato un campo di battaglia - ha affermato ieri sera il Colonnello - attaccherò obiettivi civile e militari", ha poi aggiunto. Minacce gravissime, queste di Gheddafi, pronunciate mentre la televisione libica diffondeva notizie secondo le quali i raid americani avrebbero colpito obiettivi civili in diverse zone del Paese.

Il primo obiettivo delle operazioni in corso è mettere fuori uso l'antiaerea libica, per ottenere il controllo dello spazio aereo del Paese. 
Negli USA le ultime news dal Pentagono confermano che una coalizione composta da Stati Uniti e da altre 4 nazioni, Francia, Gran Bretagna, Canada ed Italia. L'azione militare, portata avanti in particolare con missili da crociera lanciati da navi e sottomarini USA e britannici sta cercando di neutralizzare la difesa aerea della Libia vicino alle citta' diTripoli e di Misurata. La missione militare, chiamata 'Odyssey Dawn' è composta da 25 navi della coalizione, compresi 3 sottomarini Usa, e 5 aerei ricognitori Usa.
Sugli obiettivi sono stati lanciati oltre 110 missili da crociera Tomahawk. Ad essere colpite sono state circa 20 installazioni militari, in particolare di difesa aerea "che rappresentavano una minaccia non solo per il popolo libico, ma anche per i piloti della coalizione occidentale.


"Mia sorella è figlia unica"

Riflessioni meridiane e femministe sull’unita’ d’Italia

(19 Marzo 2011)
Il 26 Febbraio Tamar Pitch, docente di filosofia e sociologia del diritto a Perugia, scrive sul Manifesto un breve articolo * che, prendendo le mosse dall’appello promosso dal Comitato "Se non ora quando" in vista dell’otto marzo**, provava a tracciare con esso una profonda discontinuità sul piano del nesso troppo scomodo tra donne e nazione, o meglio, tra appartenenza nazionale e rivendicazione femminile che quell´appello sottolineava, proponendo di legare a doppio mandato la giornata internazionale delle donne alle celebrazioni prevista per il 17 Marzo, anniversario dei 150 anni dell´Unità di Italia.

L’appello in questione, quello che richiamava per l´otto marzo, in continuità con la straordinaria mobilitazione del 13 febbraio, una nuova giornata delle donne, era foriero di 
un punto di vista a nostro avviso inaccettabile e francamente esemplificativo del caos motivazionale che ha sostanziato le rivendicazioni della piazza femminile allarmata dal caso Ruby, quella appunto del 13 febbraio; una piazza sì moltitudinaria e finalmente pienamente costruita da donne e per le donne, ma pure una piazza costruita sulle parole d´ordine del perbenismo di stampo cattolico, una piazza pronta a giudicare e a condannare più di quanto fosse pronta a capire.

Quella convocazione in piazza , caduta onestamente un po´ nel vuoto di una mancata risposta verificatasi poi durante tutta la giornata dell´ otto, mostra la necessità da parte delle
 donne che si riuniscono attorno al comitato "Se non ora quando", di accomodarsi nuovamente nell´alcova del perbenismo, teso a prender per buono tutto quello che si sottrae alla panacea del berlusconismo, e a mettere alla berlina tutto ciò che indigna la larga fetta del ben pensare, nonché ogni forma di ragionamento più complesso.

Dinanzi a questa spaventosa semplificazione la 
Pitch provava a ricordare che ilrichiamo nazionalista ed unitarista, tutto coperto di tricolore e di coccarde, non è certo per la storia femminile e soprattutto femminista di questo paese un fatto neutrale o peggio una scelta tattica. Esso ha in sè piuttosto il pericolo del mescolamento delle carte, della produzione di un senso confuso attorno a un valore (quello nazionalista) colpevole di aver disegnato sempre un profilo femminile subordinato , funzionale al patriarcato, relegato nell’ambito domestico e tutto dedito ad una cura familiare funzionale alla buona riuscita dei figli della stessa nazione.

Pochi giorni dopo, al testo della Pitch risponde, sempre sul Manifesto 
Annamaria Riviello, proprio una delle donne promotrici della manifestazione del 13. Nella risposta *** la Riviello insiste circa la necessità di rimodulare in questa epoca complessa e travagliata un ragionamento che tenga dentro , anche solo per necessità, un punto di vista nazionale, che riesca a raccontare un mondo di donne che in risposta alla corsa ai guadagni facili, alla prostituzione o alla mercificazione del corpo, strumentale alla possibilità di ottenere immediati vantaggi materiali, proponga piuttostoun modello virtuoso di donne instancabili, lavoratrici e mamme, sorelle, o nonne, dedite ancora e sempre alla "cura" familiare e per questo degne, unicamente "degne" del rispetto e dell´ammirazione del proprio genere e del contesto collettivo, quello appunto della "nazione". La Riviello prova, per uscire fuori dall’evidente ambivalenza di questo richiamo alla nazione ed ai suoi valori collettivi, undisperato appello a Gramsci, nei termini di una nazione intesa come luogo dei rapporti tra governanti e governati, luogo necessario alla trasformazione delle passioni singole, in spinte collettive, fondamento della possibilità di ogni convivenza.

Proprio da questo richiamo ad Antonio Gramsci, a nostro avviso voce molto più meridiana che nazionale, fondatore di quegli studi subalterni che hanno fornito la possibilità di una emancipazione prima di tutto teorica dei subalterni dei sud del mondo, vogliamo esprimere
 un punto di vista di donne di Sud, donne militanti, rifiutando anzitutto l’omologazione di convenienza della esigenza di una nuova questione femminile, certamente resa evidente anche (ma non solo) dalla giornata del 13 febbraio, all’opportunistico richiamo a celebrazioni in pompa magna di quell’unità nazionale piena di buchi neri, di faglie, di vuoti di memoria e di strumentali oblii, che la sofferenza del presente nel mezzogiorno di Italia finisce per evidenziare senza riserve. Non crediamo che basti l´appello ad un autore, pure se di grande levatura politico-filosofica come nel caso di Antonio Gramsci, a liberare dalle derive reazionarie che il nesso donne-nazione tiene dentro pericolosamente.

Crediamo piuttosto che sia
 necessario, oggi più che mai, ripartire da dove si è lasciato, o da dove ha lasciato chi è stato protagonista degli avanzamenti in termini di diritti (e non solo) delle donne di questo paese. Crediamo di sapere come non dover fare confusione tra la nostra storia e la storia di chi ci vuole ancora subalterne ed ancora costrette nelle grinfie delle pretese patriarcali. Crediamo che l’educazione ad un pensiero femminile abbia un merito sopra ogni altro, che è quello di aver operato una cesura netta con richiamo all’universale, identificando con questo un prodotto storicamente determinato frutto dell’invasione culturale del maschile.
Il pensiero femminile è pensiero singolare e della differenza perché non ha bisogno di cedere al fascino dei grandi valori universali di patria, famiglia e nazione . Il pensiero femminile insegna a leggere i fenomeni del mondo con la parzialità delproprio punto di vista, fuori dal tatticismo delle scelte di comodo. Ecco perché proprio il pensiero femminile ci costringe a partire dalla terra che abitiamo e dalla vita che viviamo, per decidere in quale direzione essere donne e cosa rivendicare da donne. La terra che viviamo a sud, la città che abitiamo ai margini della periferia della sua stessa periferia meridionale ci ha insegnato che l’unica narrazione che ci appartiene è quella della ribellione necessaria ad una subalternità, che da donne avvertiamo in modo ancora più eclatante, nei confronti di una Nazione che per centocinquant´anni ha costruito sulla nostra pelle i fasti delle sue conquiste, cucendoci addosso profili antropologici volti a giustificare un degrado a cui le speculazioni ci condannavano, gettandoci nel vortice senza ritorno della devastazione dei territori, delle discariche abusive che servono ad inghiottire gli scarichi di aziende che producono altrove, ad ospitare grandi impianti industriali per decenni spacciati come unica medicina per salvare il Sud dalla sua irrefrenabile tendenza all´inedia, e poi rivelatisi invece solo centri di propulsione di tumori di massa.

Ecco 
da Sud, da donne militanti, perché non possiamo cedere al fascino indiscretodella nazionalità come feticcio collettivo auto-assolutorio, non soltanto delle esperienza passata che oggi resta cicatrice indelebile sui nostri corpi nudi, ma di un presente che rincara la dose della nostra subalternità. Ecco perché alla luce di questa subalternità non si arrestano, nonostante la consapevolezza dei rischi, i processi di divisione economia e territoriale come il federalismo fiscale e municipale, ecco perché ancora le risorse artistiche e culturali delle nostre regioni dei sud sono lasciate all´incuria e al clientelismo connivente con i governi nazionali che generano crolli-simbolo come quelli delle domus pompeiane. Così come in nome proprio delle subalternità come applicazione scientifica di un universale antropologico, spesso le terre del sud hanno mostrato di diventare banco di prova dei più reazionari provvedimenti padronali nel mondo dell´industria e del lavoro in generale, così come luoghi della più becera devastazione ambientale e territoriale. In tutti questi casi, alla risposta di chi viene oppresso da questa spoliazione arbitraria di diritti, lo Stato ha risposto sospendendo le norme ordinarie, utilizzando la forza del manganello e del lacrimogeno, calpestando i corpi e le vite, spesso proprio delle donne, che combattevano in difesa dell´ambiente e della salute dei propri figli o del posto di lavoro, la cui assenza pesa a Sud molto più che altrove. Allo stesso modo e nella stessa direzione vanno tutte le forme di austerity a cui strumentalmente la crisi ha costretto e che a Sud si è trasformata in tagli alla spesa pubblica, ai servizi scolastici all´assistenza sanitaria, che in un territorio già devastato, amplificano enormemente la crisi sociale.

Per tutte queste ragioni abbiamo sentito
 la necessità di smarcare il nostro punto divista singolare, collettivamente ragionato, dall´occasione delle celebrazioni unitariste, consce di un rifiuto completo della genitorialità patriottica(Il Padre/Stato o la Madre/Nazione), come figura d´antitesi allo smarrimento di valori, mandato in scena dai video a luci rosse di Ruby, smarrimento a cui non si può rispondere riproponendo il topos insopportabile della donna che imbandisce la tavola nei giorni di festa, che provvede alla cura dei figli, e che provvede pure lavorando alla produttività della Nazione a cui fieramente appartiene. E´ questa la storia di uno spot, lungo il tempo di esser smentito dalla fotografia del Paese reale, quello in cui le contraddizioni schierano le appartenenze molto prima che possa farlo la retorica, che per un giorno almeno ogni 150 anni vuol farci sentire "Sorelle d’Italia" , trattandoci tutti gli altri come figlie uniche
Collettivo Femminista Pachamama





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