Verbale riunione del 14.04.2011, sala ANPI, ore 17.30.
- Questioni organizzative
Giuliana fornisce un aggiornamento sullo stato dell’organizzazione dell’evento sulla guerra in Libia: “Sulla questione della guerra in Libia non c’è stata una presa di posizione unitaria del Comitato ma si è lasciato il discorso aperto. Per questo si è deciso di organizzare un evento pubblico, per dare voce a tutti. Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, abbiamo cercato di contattare qualcuno che possa presenziare come relatore, ad esempio Lidia Menapace, che però il 26/04 non può esserci. E’ da valutare quindi l’opportunità di spostare la data, magari scegliendo un sabato o una domenica, per far sì che partecipi più gente. Siamo ad esempio in contatto con Concetta Contini di Radio Africa che il 15-16-17 aprile sarà presente al Tavolo per la Pace ad Assisi, dove può contattare delle persone interessanti. Inoltre sempre Concetta ci offre di fare un intervento radiofonico su Radio Africa, offerta che ci è arrivata anche da Radio Arancia. Poi ci sarebbe ad esempio anche l’Assessore alle Politiche della Solidarietà e della Pace del Comune di Ancona, Michele Brisighelli. Con Daniela Ciottariello si è pensato per questa iniziativa di coinvolgere anche i ragazzi, ad esempio facendo loro organizzare un flash mob durante l’iniziativa sulla guerra, e sarebbe una sorpresa anche per noi perché non ci direbbero prima cosa hanno intenzione di fare. Comunque sarebbe anche un modo per coinvolgere i giovani su un argomento così importante. Sicuramente un contributo all’iniziativa verrà da Sally, che all’ultima riunione ha detto cose molto interessanti. Dobbiamo pensare ancora a qualche altra persona per i relatori, qualcuno che sia equidistante. L’obiettivo è tenere alto il discorso sulla guerra e sula posizione del’Italia in questa guerra. Da qui si potrebbe partire per fare anche un importante discorso sulla Resistenza. Si tratta adesso di stabilire la data, abbiamo pensato ad esempio al 30 aprile. Un’altra iniziativa che era stata proposta è quella di organizzare un banchetto, come organizzato da altri gruppi.”
Maria Paola: “Io credo che sia importante pensare adesso a cosa ha detto il Presidente Napolitano in questi giorni sul processo breve, dobbiamo scrivere una lettera al Presidente per fargli sapere che vogliamo che intervenga, dobbiamo essere in tanti a fargli sentire la nostra voce.”
Mariangela: “E’ importante che ci facciamo sentire, adesso.”
Lucia: “Parlo come femmina, come donna, come essere umano. Penso alle migliaia di morti in giro per il mondo, vedi ad esempio il Giappone…siamo diventati merce, numeri. Sono andata al cimitero e ho visto dove sono sepolti i morti. Mi chiedo se no donne non dobbiamo mettere davanti la questione dei morti per difendere i vivi…”
Lidia: “Per prima cosa una comunicazione di servizio: lo spettacolo sulla Costituzione è stato fissato per il 31 maggio al Teatro Sperimentale, coorganizzato con Anpi e Associazione degli Studenti. Di sicuro faremo uno spettacolo la mattina per gli studenti. Stiamo preparando una lettera ufficiale da mandare alle scuole per invitarle alla partecipazione, la fascia di età migliore è probabilmente III media e 1° e 2° superiore. Il patrocinio da parte del Comune di Ancona è stato richiesto dall’Anpi, ma al momento non c’è stata risposta. Se mancasse il patrocinio del Comune con conseguente accollo delle spese, i costi di teatro, service e compagnia teatrale (Terra di Nessuno) saranno a carico degli organizzatori. Dobbiamo decidere se vogliamo replicare lo spettacolo anche la sera, bisogna vedere se si riesce ad coinvolgere gli studenti universitari. Adesso vorrei dire invece qualcosa a proposito di “chi siamo”. Ho riletto gli interventi della prima riunione, eravamo in tante, ne ho ricavato dei punti fermi e delle domande aperte. Ciò che ci tiene insieme sono le parole DIGNITA’ e COSTITUZIONE, e poi anche L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER DONNE. Questi temi sono racchiusi sia nell’intervento che era contenuto nel volantino di convocazione del 13 febbraio che nell’intervento di Marina letto alla manifestazione della CGIL del 9 aprile. I contenuti sono quelli. Dove invece abbiamo problemi è sul CHI SIAMO, nel senso cioè di quale forma ci diamo. Già allora ci siamo divise su questo tema. Per semplificare, possiamo dire che ci sono due orientamenti: 1. mettere l’accento sulla trasversalità, presentarsi con un volto neutro, anche nella forma, il 13 febbraio avevamo la sciarpa bianca, il che non significa essere anonime ma nascondere le appartenenze. 2. sabato scorso alla manifestazione della CGIL invece tutte le realtà che hanno partecipato erano ben visibili, c’erano bandiere e striscioni di tante associazioni diverse, tra cui anche noi. Io trovo che sia più bella la varietà, anche perché al di là dei partiti e dei sindacati ci sono molti altri comitati ed associazioni che si muovono, e noi abbiamo un nostro specifico e sulla base di questa nostra specificità dobbiamo agire, senza avere paura di connetterci con gli altri.”
Tamara: “Condivido i contenuti di Lidia e mi ritrovo nell’intervento di Marina, e quindi abbiamo definito la nostra identità. Non vedo l’antinomia tra trasversalità, neutralità e specificità. Dobbiamo condividere la nostra specificità con altri, salvaguardando però la nostra trasversalità. Non do una scadenza alla nostra iniziativa, è importante per riproporre la soggettività delle donne in un contesto politico più ampio. E mi auguro che la nostra iniziativa produca degli effetti. Per tornare alla manifestazione di sabato scorso della CGIL, per me alcune posizioni espresse dal palco erano condivisibili, altre no.”
Giuliana: “Parto da due considerazioni: in Italia ci sono tante cose che ci fanno stare male, ma poi la gente va a votare e vota Berlusconi…Gli operai del Nord votano Lega, le casalinghe stanno in casa, guardano la televisione e votano PDL. Tutte queste persone hanno perso il collegamento con partiti e sindacati. Quando abbiamo raccolto l’istanza del 13 febbraio di manifestare senza simboli e bandiere era proprio per lasciare una porta aperta a tutti, anche a quelli, diciamo, “non di sinistra”. Non vorrei che il Comitato venisse considerato un serbatoio elettorale. E dico: manteniamo un profilo neutrale, che non significa “morbido” , ma semplicemente significa che noi raccogliamo le istanze delle donne, di tutte le donne. Io ho avuto qualche problema a partecipare alla manifestazione della CGIL, perché è uno schierarsi, e schierarsi negli ultimi anni non ha portato più voti o più gente ai partiti. Noi dobbiamo raggiungere chi non è raggiunto dai partiti o dalle associazioni, e che comunque poi va a votare, o non va a votare. Dobbiamo cercare, come Comitato, di orientare queste persone, di restituire loro la fiducia necessaria per uscire allo scoperto e riconnettersi con la vita politica.”
Marina: “Vorrei per prima cosa dire che per me è stata una grande emozione leggere dal palco della manifestazione delle CGIL del 9 aprile l’intervento a nome del Comitato. Era una bellissima piazza, piena di giovani e credo sia stato importante per il Comitato esserci per dimostrare che siamo comunque un interlocutore di cui tener conto. Voglio però osservare che quella era comunque una piazza amica, appena sono andata via ho notato che fuori dalla piazza, in giro per i centro, c’era un sacco di gente che alla manifestazione non era andata e che forse non ci sarebbe mai andata….ecco, noi dobbiamo pensare di rivolgerci a queste persone, cercare di coinvolgerle. A questo proposito leggo adesso il programma di mobilitazione permanente organizzato dal Comitato Se non ora quando di Modena:
Se non ora quando Modena: il programma di mobilitazione permanente
mobilitazione | 6 aprile 2011 at 19:55 | Categorie: se non ora quando | URL: http://wp.me/p1kiiO-t7
"Vogliamo una piazza simbolicamente sempre piena di gente."
Dopo la grande mobilitazione del 13 febbraio il Comitato modenese “Se non ora quando”, rafforzando le motivazioni che già avevano spinto 1 milione di persone in tutta Italia a scendere in piazza, lancia una nuova forma di mobilitazione, quella della “piazza permanentemente convocata” .“Contro i sistematici attacchi sferrati alle donne (dalle volgarità alle barzellette fino alla compravendita nei palazzi del potere) continueremo a farci sentire in una mobilitazione permanente” promettono le promotrici che invitano ogni comitato (sono più di 250 ) presente sul territorio nazionale a fare altrettanto. L’intenzione è quella di non disperdere le energie e l’indignazione che ci ha messo in marcia - aggiungono le donne – e tenere fermo l’obiettivo del 13 febbraio, ovvero contrastare una cultura machista e umiliante che offende le donne e il paese chiedendo le dimissioni del Presidente del Consiglio che questa cultura incarna”. Sarà una piazza che si allarga a tutta la provincia e a tutti i luoghi. Tutti coloro che vorranno simbolicamente testimoniare la loro adesione potranno farlo indossando una spilla, un nastro, o attaccando un adesivo all’auto, alla bicicletta, al computer in ufficio, all’agenda del lavoro o alla borsa della spesa.“Pensiamo che le 5.000 persone in piazza il 13 febbraio potrebbero con questa formula anche raddoppiare (in quanti avrebbero voluto esserci e non ci sono riusciti?)”. Una forma tipica dell’agire multitasking femminile: si sarà in piazza mentre si starà al lavoro, in palestra, a casa, al supermercato. Per un mese a partire dall’8 aprile il presidio fissa un appuntamento settimanale in via Emilia Centro (Portico del Collegio) per informare cittadini e cittadine sui motivi della mobilitazione, per raccogliere nuove adesioni e distribuire i gadget a chi vuole farsi portavoce della protesta. Il primo appuntamento è fissato per venerdì 8 aprile dalle 16.30 – 18.30 sotto ai portici del Collegio San Carlo. Si replica i venerdì successivi (15,22,29 aprile). “Intendiamo nei prossimi mesi insistere anche a livello locale su tre temi di primaria importanza raccogliendo lo stimolo del comitato nazionale: lavoro, maternità e informazione - spiegano le donne - e chiederemo al più presto un incontro con i parlamentari e le parlamentari modenesi per avanzare proposte concrete”. Resta inoltre urgente per il Comitato puntare sulla rappresentanza di genere e farsi promotore di un percorso culturale che garantisca una presenza più consistente all’interno della classe dirigente, nei partiti, nei cda delle aziende, ai vertici delle istituzioni culturali e dei media.
Ecco, secondo me noi dovremmo fare quello che hanno deciso loro, dichiariamo lo stato di mobilitazione permanente, facciamo preparare spille, adesivi, volantini, magliette, shopper con la scritta “Se non ora quando”, organizziamo un banchetto, distribuiamo il materiale, facciamoci vedere… dobbiamo diventare delle “guerriere”! Questa è la mia proposta.”
Patrizia: “Per fare la mobilitazione permanente dobbiamo mettere insieme il nostro bisogno personale di dire quello che pensiamo e sentiamo, un bisogno che da molto tempo la politica non coglie più. E’ il solito problema delle donne sulla scena politica; io ad esempio, che dal ’91 non sono più iscritta ad un partito politico, ho comunque continuato a fare politica nella mia attività quotidiana. Anche se in questo Paese si ha la sensazione di essere impotenti, e penso che questa sia una sensazione che prova anche chi “vive” in un partito. Definire ch siamo è importante, e per farlo bisogna partire dal bisogno di sé, dal bisogno politico della parola femminile autorevole. Ciascuno di noi ha un suo topos personale, anche quello casalingo è un topos, che è in sostanza una rete, di relazioni e contatti. Io non ho bisogno che il Comitato diventi un partito, il partito delle donne. In realtà noi abbiamo squarciato un’immagine di noi donne che si era cristallizzata, e ci scoprono meno peggio di come si pensava che fossimo….Noi siamo un avamposto, facciamo resistenza, dobbiamo fare questo! Partendo dai nostri bisogni, capendo perché veniamo qui, anche riflettendo sul metodo, su un minimo di coordinamento organizzativo. Dobbiamo lavorare su due fronti, perché la politica delle donne ha sempre avuto più tempi. Prendiamoci dunque il nostro tempo. E’ inoltre molto significativo che in diverse occasioni, ad esempio il volantino del 13 febbraio e l’intervento alla manifestazione del 9 aprile, nonostante i testi non fossero stati elaborati collettivamente, noi tutte ci siamo riconosciute in questi contenuti.”
Maria Grazia: “Parto da me. Mi sono trovata il 13 febbraio piena di bisogno-desiderio ed è stato molto bello, con tanta gente e tante donne. Poi strada facendo ovviamente vengono fuori i problemi, i perché, i molti impegni di ciascuna di noi. Per questo dobbiamo selezionare gli obiettivi, per non rischiare di perderci, anche solo per stanchezza. Il Comitato deve darsi uno o due obiettivi forti, e poi c’è comunque il contorno, il connettersi ad altre realtà. Non dobbiamo avere paura delle sigle, la partecipazione include, deve includere. Cosa vuol dire “neutro”? O “trasversale”? Il Comitato non deve essere neutro, perché comunque si esprime su questioni importanti per la difesa della democrazia. Poi c’è la dignità, che non è solo difesa della dignità femminile, è anche etica, etica politica, trasparenza dei rapporti. Con un punto di vista di donne. Non dobbiamo disperdere le forze in tanti rivoli, ma selezionare e sugli obiettivi scelti esserci con forza. Una presenza originale, come quella delle donne di Modena, può essere un’idea. E’ necessario poi un gruppo di coordinamento con funzioni organizzative, a rotazione. Personalmente poi ritengo prioritaria la difesa della democrazia rispetto alo sfascio della giustizia cui stiamo assistendo.”
Paola: “Vorrei partire da due parole: appartenenza e riconoscimento. Io ho bisogno di sentire di “appartenere” per stare dentro un’organizzazione. Come modalità di “costruzione”possiamo ad esempio usare la discussione e la riflessione sulle parole. Siamo comunque nate da una spinta molto connotata, cioè l’antiberlusconismo. E’ questo che ci ha fatto nascere. Però non siamo neppure un comitato, perché per esserlo abbiamo bisogno almeno di una micro-organizzazione, dobbiamo avere una carta d’intenti. Dobbiamo costruirci come soggetto per essere riconosciute, dobbiamo dare ala gente che vuole raggiungerci dei punti di riferimento, di contatto. E poi dentro ci siamo noi, con tutte le nostre idee, anche diverse tra loro. Non dobbiamo diventare un partito politico, e neppure discutere di tutto, diventerebbe “movimentismo”. Personalmente io avrei “bisogno” di affrontare il problema dell’attuale situazione politica nel Comune di Ancona.”
Loretta: “Per quanto riguarda la questione dell’identità del Comitato, penso che le parole chiave siano Dignità, Costituzione, Lavoro. Noi siamo già visibili, lo striscione rosa ci ha dato molta visibilità, siamo intervenuti ad almeno quattro iniziative, e lì ci siamo state. Sono favorevole ai gadgets, shopper, adesivi, magliette, sono favorevole alla mobilitazione permanente. Non dimentichiamo che in questo momento c’è un fermento di questioni, tutte nostre, delle donne: ad esempio il lavoro o le dimissioni in bianco. Anche sulla trasversalità c’è da intendersi. Qual è il mio bisogno in questo momento? Sento l’esigenza della mobilitazione permanente perché in questo momento stanno succedendo avvenimenti in rapida successione, di cui abbiamo già parlato e che sono gravi. Sarebbe importante che quando succede qualcosa di grande, di grave, noi riuscissimo a dar voce a tutte le donne cui abbiamo aperto la porta. A volte ho l’impressione che abbiamo paura di “non riuscire”…”
Adriana: “Io sono venuta qui con l’idea di dire <Ehi, vediamo cosa sta succedendo?> Diamoci da fare, non facciamoci troppe paranoie! Per quanto riguarda l’appartenenza, io penso che noi apparteniamo al Comitato, non abbiamo bisogno di discuterne più di tanto.”
Donata: “13 febbraio, 13 marzo, 13 aprile: questo movimento ha due mesi, è così giovane che forse si devono spendere due parole su che cosa è. Ciascuna di noi ha il suo substrato, le sue lotte, è inutile dire che dobbiamo rimanere neutrali o trasversali, ciò che è davvero importante è conservare l’autonomia! Tutte le volte che le donne si sono mosse in modo autonomo hanno raggiunto obiettivi importanti. Perché sono venuta stasera? Per lo stesso motivo per cui sono venuta il 13 febbraio: allora ero nauseata dal caso Ruby, oggi sono nauseata per quello che successo ieri in Parlamento (n.d.r.: approvazione processo breve). Io credo che sarebbe davvero importante riuscire ad organizzarsi in modo che ad ogni azione, ad ogni avvenimento grave come quello di ieri ci fosse da parte del Comitato un’immediata reazione, una manifestazione in pubblico, anche in poche, ma presenti.”
Sofia: “Buonasera, noi non ci conosciamo. Molte persone che erano venute le prime sere non vengono più, in un altro momento si potrebbe discutere del perché…. Io non mi tormenterei sul “chi siamo”, siamo quelle che hanno fatto queste cose. Però mancano le donne più giovani, e quelle più semplici. Vorrei fare alcune proposte: 1. il Comitato dovrebbe fare qualcosa per i problemi di questa città, dandosi delle priorità, mirando ad ottenere dei miglioramenti dopo un certo periodo di tempo; 2. organizziamoci in modo da avere dei dati statistici nostri su questioni che ci interessano e che siano relative alla nostra Regione; 3. il Comitato dovrebbe, almeno una volta al mese, rendersi visibile in una piazza della città, per esserci.”
Ore 21, siamo alla fine della riunione, Lidia propone di elaborare un volantino nuovo sintetizzando quanto contenuto nell’intervento letto il 9 aprile, con poche frasi importanti.
Viene fissata la prossima riunione. (IN REALTA’ LA DATA E IL LUOGO SONO ATTUALMENTE – 24.04- ANCORA DA DEFINIRE)
LA RIUNIONE E’ CHIUSA.
Sono presenti alla riunione: Lucia, Maria Grazia, Francesca, Mariangela, Patrizia, Sofia, Donata, Marina, Giuliana, Adriana, Maria Paola, Loretta, Lidia, Emanuela, Paola, Tamara, Sally, Aurora, Carla Maria.
Giuliana introduce la riunione di stasera con i seguenti argomenti all’ordine del giorno:
- Cos’è il Comitato 13 febbraio? Che obiettivi, finalità e limiti ha?- Questioni organizzative
Giuliana fornisce un aggiornamento sullo stato dell’organizzazione dell’evento sulla guerra in Libia: “Sulla questione della guerra in Libia non c’è stata una presa di posizione unitaria del Comitato ma si è lasciato il discorso aperto. Per questo si è deciso di organizzare un evento pubblico, per dare voce a tutti. Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, abbiamo cercato di contattare qualcuno che possa presenziare come relatore, ad esempio Lidia Menapace, che però il 26/04 non può esserci. E’ da valutare quindi l’opportunità di spostare la data, magari scegliendo un sabato o una domenica, per far sì che partecipi più gente. Siamo ad esempio in contatto con Concetta Contini di Radio Africa che il 15-16-17 aprile sarà presente al Tavolo per la Pace ad Assisi, dove può contattare delle persone interessanti. Inoltre sempre Concetta ci offre di fare un intervento radiofonico su Radio Africa, offerta che ci è arrivata anche da Radio Arancia. Poi ci sarebbe ad esempio anche l’Assessore alle Politiche della Solidarietà e della Pace del Comune di Ancona, Michele Brisighelli. Con Daniela Ciottariello si è pensato per questa iniziativa di coinvolgere anche i ragazzi, ad esempio facendo loro organizzare un flash mob durante l’iniziativa sulla guerra, e sarebbe una sorpresa anche per noi perché non ci direbbero prima cosa hanno intenzione di fare. Comunque sarebbe anche un modo per coinvolgere i giovani su un argomento così importante. Sicuramente un contributo all’iniziativa verrà da Sally, che all’ultima riunione ha detto cose molto interessanti. Dobbiamo pensare ancora a qualche altra persona per i relatori, qualcuno che sia equidistante. L’obiettivo è tenere alto il discorso sulla guerra e sula posizione del’Italia in questa guerra. Da qui si potrebbe partire per fare anche un importante discorso sulla Resistenza. Si tratta adesso di stabilire la data, abbiamo pensato ad esempio al 30 aprile. Un’altra iniziativa che era stata proposta è quella di organizzare un banchetto, come organizzato da altri gruppi.”
Maria Paola: “Io credo che sia importante pensare adesso a cosa ha detto il Presidente Napolitano in questi giorni sul processo breve, dobbiamo scrivere una lettera al Presidente per fargli sapere che vogliamo che intervenga, dobbiamo essere in tanti a fargli sentire la nostra voce.”
Mariangela: “E’ importante che ci facciamo sentire, adesso.”
Lucia: “Parlo come femmina, come donna, come essere umano. Penso alle migliaia di morti in giro per il mondo, vedi ad esempio il Giappone…siamo diventati merce, numeri. Sono andata al cimitero e ho visto dove sono sepolti i morti. Mi chiedo se no donne non dobbiamo mettere davanti la questione dei morti per difendere i vivi…”
Lidia: “Per prima cosa una comunicazione di servizio: lo spettacolo sulla Costituzione è stato fissato per il 31 maggio al Teatro Sperimentale, coorganizzato con Anpi e Associazione degli Studenti. Di sicuro faremo uno spettacolo la mattina per gli studenti. Stiamo preparando una lettera ufficiale da mandare alle scuole per invitarle alla partecipazione, la fascia di età migliore è probabilmente III media e 1° e 2° superiore. Il patrocinio da parte del Comune di Ancona è stato richiesto dall’Anpi, ma al momento non c’è stata risposta. Se mancasse il patrocinio del Comune con conseguente accollo delle spese, i costi di teatro, service e compagnia teatrale (Terra di Nessuno) saranno a carico degli organizzatori. Dobbiamo decidere se vogliamo replicare lo spettacolo anche la sera, bisogna vedere se si riesce ad coinvolgere gli studenti universitari. Adesso vorrei dire invece qualcosa a proposito di “chi siamo”. Ho riletto gli interventi della prima riunione, eravamo in tante, ne ho ricavato dei punti fermi e delle domande aperte. Ciò che ci tiene insieme sono le parole DIGNITA’ e COSTITUZIONE, e poi anche L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER DONNE. Questi temi sono racchiusi sia nell’intervento che era contenuto nel volantino di convocazione del 13 febbraio che nell’intervento di Marina letto alla manifestazione della CGIL del 9 aprile. I contenuti sono quelli. Dove invece abbiamo problemi è sul CHI SIAMO, nel senso cioè di quale forma ci diamo. Già allora ci siamo divise su questo tema. Per semplificare, possiamo dire che ci sono due orientamenti: 1. mettere l’accento sulla trasversalità, presentarsi con un volto neutro, anche nella forma, il 13 febbraio avevamo la sciarpa bianca, il che non significa essere anonime ma nascondere le appartenenze. 2. sabato scorso alla manifestazione della CGIL invece tutte le realtà che hanno partecipato erano ben visibili, c’erano bandiere e striscioni di tante associazioni diverse, tra cui anche noi. Io trovo che sia più bella la varietà, anche perché al di là dei partiti e dei sindacati ci sono molti altri comitati ed associazioni che si muovono, e noi abbiamo un nostro specifico e sulla base di questa nostra specificità dobbiamo agire, senza avere paura di connetterci con gli altri.”
Tamara: “Condivido i contenuti di Lidia e mi ritrovo nell’intervento di Marina, e quindi abbiamo definito la nostra identità. Non vedo l’antinomia tra trasversalità, neutralità e specificità. Dobbiamo condividere la nostra specificità con altri, salvaguardando però la nostra trasversalità. Non do una scadenza alla nostra iniziativa, è importante per riproporre la soggettività delle donne in un contesto politico più ampio. E mi auguro che la nostra iniziativa produca degli effetti. Per tornare alla manifestazione di sabato scorso della CGIL, per me alcune posizioni espresse dal palco erano condivisibili, altre no.”
Giuliana: “Parto da due considerazioni: in Italia ci sono tante cose che ci fanno stare male, ma poi la gente va a votare e vota Berlusconi…Gli operai del Nord votano Lega, le casalinghe stanno in casa, guardano la televisione e votano PDL. Tutte queste persone hanno perso il collegamento con partiti e sindacati. Quando abbiamo raccolto l’istanza del 13 febbraio di manifestare senza simboli e bandiere era proprio per lasciare una porta aperta a tutti, anche a quelli, diciamo, “non di sinistra”. Non vorrei che il Comitato venisse considerato un serbatoio elettorale. E dico: manteniamo un profilo neutrale, che non significa “morbido” , ma semplicemente significa che noi raccogliamo le istanze delle donne, di tutte le donne. Io ho avuto qualche problema a partecipare alla manifestazione della CGIL, perché è uno schierarsi, e schierarsi negli ultimi anni non ha portato più voti o più gente ai partiti. Noi dobbiamo raggiungere chi non è raggiunto dai partiti o dalle associazioni, e che comunque poi va a votare, o non va a votare. Dobbiamo cercare, come Comitato, di orientare queste persone, di restituire loro la fiducia necessaria per uscire allo scoperto e riconnettersi con la vita politica.”
Marina: “Vorrei per prima cosa dire che per me è stata una grande emozione leggere dal palco della manifestazione delle CGIL del 9 aprile l’intervento a nome del Comitato. Era una bellissima piazza, piena di giovani e credo sia stato importante per il Comitato esserci per dimostrare che siamo comunque un interlocutore di cui tener conto. Voglio però osservare che quella era comunque una piazza amica, appena sono andata via ho notato che fuori dalla piazza, in giro per i centro, c’era un sacco di gente che alla manifestazione non era andata e che forse non ci sarebbe mai andata….ecco, noi dobbiamo pensare di rivolgerci a queste persone, cercare di coinvolgerle. A questo proposito leggo adesso il programma di mobilitazione permanente organizzato dal Comitato Se non ora quando di Modena:
Se non ora quando Modena: il programma di mobilitazione permanente
mobilitazione | 6 aprile 2011 at 19:55 | Categorie: se non ora quando | URL: http://wp.me/p1kiiO-t7
"Vogliamo una piazza simbolicamente sempre piena di gente."
Dopo la grande mobilitazione del 13 febbraio il Comitato modenese “Se non ora quando”, rafforzando le motivazioni che già avevano spinto 1 milione di persone in tutta Italia a scendere in piazza, lancia una nuova forma di mobilitazione, quella della “piazza permanentemente convocata” .“Contro i sistematici attacchi sferrati alle donne (dalle volgarità alle barzellette fino alla compravendita nei palazzi del potere) continueremo a farci sentire in una mobilitazione permanente” promettono le promotrici che invitano ogni comitato (sono più di 250 ) presente sul territorio nazionale a fare altrettanto. L’intenzione è quella di non disperdere le energie e l’indignazione che ci ha messo in marcia - aggiungono le donne – e tenere fermo l’obiettivo del 13 febbraio, ovvero contrastare una cultura machista e umiliante che offende le donne e il paese chiedendo le dimissioni del Presidente del Consiglio che questa cultura incarna”. Sarà una piazza che si allarga a tutta la provincia e a tutti i luoghi. Tutti coloro che vorranno simbolicamente testimoniare la loro adesione potranno farlo indossando una spilla, un nastro, o attaccando un adesivo all’auto, alla bicicletta, al computer in ufficio, all’agenda del lavoro o alla borsa della spesa.“Pensiamo che le 5.000 persone in piazza il 13 febbraio potrebbero con questa formula anche raddoppiare (in quanti avrebbero voluto esserci e non ci sono riusciti?)”. Una forma tipica dell’agire multitasking femminile: si sarà in piazza mentre si starà al lavoro, in palestra, a casa, al supermercato. Per un mese a partire dall’8 aprile il presidio fissa un appuntamento settimanale in via Emilia Centro (Portico del Collegio) per informare cittadini e cittadine sui motivi della mobilitazione, per raccogliere nuove adesioni e distribuire i gadget a chi vuole farsi portavoce della protesta. Il primo appuntamento è fissato per venerdì 8 aprile dalle 16.30 – 18.30 sotto ai portici del Collegio San Carlo. Si replica i venerdì successivi (15,22,29 aprile). “Intendiamo nei prossimi mesi insistere anche a livello locale su tre temi di primaria importanza raccogliendo lo stimolo del comitato nazionale: lavoro, maternità e informazione - spiegano le donne - e chiederemo al più presto un incontro con i parlamentari e le parlamentari modenesi per avanzare proposte concrete”. Resta inoltre urgente per il Comitato puntare sulla rappresentanza di genere e farsi promotore di un percorso culturale che garantisca una presenza più consistente all’interno della classe dirigente, nei partiti, nei cda delle aziende, ai vertici delle istituzioni culturali e dei media.
Ecco, secondo me noi dovremmo fare quello che hanno deciso loro, dichiariamo lo stato di mobilitazione permanente, facciamo preparare spille, adesivi, volantini, magliette, shopper con la scritta “Se non ora quando”, organizziamo un banchetto, distribuiamo il materiale, facciamoci vedere… dobbiamo diventare delle “guerriere”! Questa è la mia proposta.”
Patrizia: “Per fare la mobilitazione permanente dobbiamo mettere insieme il nostro bisogno personale di dire quello che pensiamo e sentiamo, un bisogno che da molto tempo la politica non coglie più. E’ il solito problema delle donne sulla scena politica; io ad esempio, che dal ’91 non sono più iscritta ad un partito politico, ho comunque continuato a fare politica nella mia attività quotidiana. Anche se in questo Paese si ha la sensazione di essere impotenti, e penso che questa sia una sensazione che prova anche chi “vive” in un partito. Definire ch siamo è importante, e per farlo bisogna partire dal bisogno di sé, dal bisogno politico della parola femminile autorevole. Ciascuno di noi ha un suo topos personale, anche quello casalingo è un topos, che è in sostanza una rete, di relazioni e contatti. Io non ho bisogno che il Comitato diventi un partito, il partito delle donne. In realtà noi abbiamo squarciato un’immagine di noi donne che si era cristallizzata, e ci scoprono meno peggio di come si pensava che fossimo….Noi siamo un avamposto, facciamo resistenza, dobbiamo fare questo! Partendo dai nostri bisogni, capendo perché veniamo qui, anche riflettendo sul metodo, su un minimo di coordinamento organizzativo. Dobbiamo lavorare su due fronti, perché la politica delle donne ha sempre avuto più tempi. Prendiamoci dunque il nostro tempo. E’ inoltre molto significativo che in diverse occasioni, ad esempio il volantino del 13 febbraio e l’intervento alla manifestazione del 9 aprile, nonostante i testi non fossero stati elaborati collettivamente, noi tutte ci siamo riconosciute in questi contenuti.”
Maria Grazia: “Parto da me. Mi sono trovata il 13 febbraio piena di bisogno-desiderio ed è stato molto bello, con tanta gente e tante donne. Poi strada facendo ovviamente vengono fuori i problemi, i perché, i molti impegni di ciascuna di noi. Per questo dobbiamo selezionare gli obiettivi, per non rischiare di perderci, anche solo per stanchezza. Il Comitato deve darsi uno o due obiettivi forti, e poi c’è comunque il contorno, il connettersi ad altre realtà. Non dobbiamo avere paura delle sigle, la partecipazione include, deve includere. Cosa vuol dire “neutro”? O “trasversale”? Il Comitato non deve essere neutro, perché comunque si esprime su questioni importanti per la difesa della democrazia. Poi c’è la dignità, che non è solo difesa della dignità femminile, è anche etica, etica politica, trasparenza dei rapporti. Con un punto di vista di donne. Non dobbiamo disperdere le forze in tanti rivoli, ma selezionare e sugli obiettivi scelti esserci con forza. Una presenza originale, come quella delle donne di Modena, può essere un’idea. E’ necessario poi un gruppo di coordinamento con funzioni organizzative, a rotazione. Personalmente poi ritengo prioritaria la difesa della democrazia rispetto alo sfascio della giustizia cui stiamo assistendo.”
Paola: “Vorrei partire da due parole: appartenenza e riconoscimento. Io ho bisogno di sentire di “appartenere” per stare dentro un’organizzazione. Come modalità di “costruzione”possiamo ad esempio usare la discussione e la riflessione sulle parole. Siamo comunque nate da una spinta molto connotata, cioè l’antiberlusconismo. E’ questo che ci ha fatto nascere. Però non siamo neppure un comitato, perché per esserlo abbiamo bisogno almeno di una micro-organizzazione, dobbiamo avere una carta d’intenti. Dobbiamo costruirci come soggetto per essere riconosciute, dobbiamo dare ala gente che vuole raggiungerci dei punti di riferimento, di contatto. E poi dentro ci siamo noi, con tutte le nostre idee, anche diverse tra loro. Non dobbiamo diventare un partito politico, e neppure discutere di tutto, diventerebbe “movimentismo”. Personalmente io avrei “bisogno” di affrontare il problema dell’attuale situazione politica nel Comune di Ancona.”
Loretta: “Per quanto riguarda la questione dell’identità del Comitato, penso che le parole chiave siano Dignità, Costituzione, Lavoro. Noi siamo già visibili, lo striscione rosa ci ha dato molta visibilità, siamo intervenuti ad almeno quattro iniziative, e lì ci siamo state. Sono favorevole ai gadgets, shopper, adesivi, magliette, sono favorevole alla mobilitazione permanente. Non dimentichiamo che in questo momento c’è un fermento di questioni, tutte nostre, delle donne: ad esempio il lavoro o le dimissioni in bianco. Anche sulla trasversalità c’è da intendersi. Qual è il mio bisogno in questo momento? Sento l’esigenza della mobilitazione permanente perché in questo momento stanno succedendo avvenimenti in rapida successione, di cui abbiamo già parlato e che sono gravi. Sarebbe importante che quando succede qualcosa di grande, di grave, noi riuscissimo a dar voce a tutte le donne cui abbiamo aperto la porta. A volte ho l’impressione che abbiamo paura di “non riuscire”…”
Adriana: “Io sono venuta qui con l’idea di dire <Ehi, vediamo cosa sta succedendo?> Diamoci da fare, non facciamoci troppe paranoie! Per quanto riguarda l’appartenenza, io penso che noi apparteniamo al Comitato, non abbiamo bisogno di discuterne più di tanto.”
Donata: “13 febbraio, 13 marzo, 13 aprile: questo movimento ha due mesi, è così giovane che forse si devono spendere due parole su che cosa è. Ciascuna di noi ha il suo substrato, le sue lotte, è inutile dire che dobbiamo rimanere neutrali o trasversali, ciò che è davvero importante è conservare l’autonomia! Tutte le volte che le donne si sono mosse in modo autonomo hanno raggiunto obiettivi importanti. Perché sono venuta stasera? Per lo stesso motivo per cui sono venuta il 13 febbraio: allora ero nauseata dal caso Ruby, oggi sono nauseata per quello che successo ieri in Parlamento (n.d.r.: approvazione processo breve). Io credo che sarebbe davvero importante riuscire ad organizzarsi in modo che ad ogni azione, ad ogni avvenimento grave come quello di ieri ci fosse da parte del Comitato un’immediata reazione, una manifestazione in pubblico, anche in poche, ma presenti.”
Sofia: “Buonasera, noi non ci conosciamo. Molte persone che erano venute le prime sere non vengono più, in un altro momento si potrebbe discutere del perché…. Io non mi tormenterei sul “chi siamo”, siamo quelle che hanno fatto queste cose. Però mancano le donne più giovani, e quelle più semplici. Vorrei fare alcune proposte: 1. il Comitato dovrebbe fare qualcosa per i problemi di questa città, dandosi delle priorità, mirando ad ottenere dei miglioramenti dopo un certo periodo di tempo; 2. organizziamoci in modo da avere dei dati statistici nostri su questioni che ci interessano e che siano relative alla nostra Regione; 3. il Comitato dovrebbe, almeno una volta al mese, rendersi visibile in una piazza della città, per esserci.”
Ore 21, siamo alla fine della riunione, Lidia propone di elaborare un volantino nuovo sintetizzando quanto contenuto nell’intervento letto il 9 aprile, con poche frasi importanti.
Viene fissata la prossima riunione. (IN REALTA’ LA DATA E IL LUOGO SONO ATTUALMENTE – 24.04- ANCORA DA DEFINIRE)
LA RIUNIONE E’ CHIUSA.
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