Art.11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
NON POSSO NON RIVOLGERE UN PENSIERO ANGOSCIATO ALLA TRAGEDIA CHE HA SCONVOLTO IL GIAPPONE E IL POPOLO GIAPPONESE ANCHE QUESTA E’ UNA GUERRA UNA GUERRA FRA L’UOMO E LA NATURA E COME NON FOSSE GIA’ ABBASTANZA ARRIVA PREOCCUPANTE L’ALLARME NUCLEARE CHE FA DA MONITO ANCHE ALL’ITALIA….
Le donne del “ se non ora quando, del Comitato “13 febbraio”,che ha portato in Piazza delle Muse un mese fa migliaia di cittadini e cittadine, hanno scelto di leggere l’articolo 11 della nostra Costituzione.
Lo abbiamo scelto perché sentiamo crescere intorno a noi segnali di guerra, si alimentano di continuo, e si autoalimentano in mille modi dentro un clima di aggressione, di violenza e di intolleranza diffusa.. respiriamo un diffuso senso di precarietà….. che ci lascia ammutoliti ..è’ un epoca questa che globalizza le merci ma schiaccia, ghettizza e uccide la condizione umana: finchè ci saranno nel mondo diseguaglianze, le povertà e le ricchezze estreme, la corruzione e le ingiustizie, la guerra sarà sempre dietro l’angolo … le donne vogliono un mondo basato sulla giustizia sociale, sulla solidarietà, sul rispetto reciproco, sul dialogo e su un’equa distribuzione delle risorse perché questa è la base della democrazia, è la base della cultura della pace… così si costruisce la pace…dentro una cultura di pace…
ecco le donne fanno questo lavoro di costruzione paziente lo fanno spessissimo senza clamori finché è possibile, … quando non è più possibile scendono in piazza e dicono basta….
Sentiamo una minaccia incombente…
Se guardiamo a ciò che succede vicinissimo a noi in Tunisia in Egitto in Libia vediamo popoli che si ribellano a regimi dispotici e corrotti, lì le donne sono protagoniste del movimento , chiedono pane e libertà e partecipazione democratica nel loro paese e contemporaneamente, da dentro il movimento quelle donne reclamano la parità dei diritti e la fine di ogni forma di discriminazione e chiedono leggi contro la violenza. In Egitto nella giornata dell’8 marzo gli uomini hanno impedito alle donne di manifestare:…. il loro slogan era “ho un padre e una madre voglio un presidente e una presidente”. Noi sosteniamo la loro battaglia e loro ci danno forza nella nostra battaglia…
Sentiamo una minaccia incombente… a proposito della Libia
Stiamo in campana .. perché la macchina della “guerra umanitaria ha acceso i motori” e fermarli, come dimostrano Serbia e Iraq è più difficile che avviarli.
Si parla da qualche giorno della costituzione della no-fly zone sulla Libia. Le basi Usa di Camp Derby e Sigonella sono già state attivate. Anche qui ritorna la giustificazione dello scopo umanitario.
La propaganda di guerra tende a disinformare e a nascondere le vere cause quasi sempre economiche. Ma come non vedere che una Europa in profondissima crisi economica guarda a quel luogo pensando alla ricchezza de petrolio?
Le donne pensano che ogni popolo ha il diritto assoluto di scegliere da sé. E’ solo al popolo libico che spetta di decidere del proprio futuro, non alle potenze occidentali o alle società petrolifere multinazionali.
Non dobbiamo compiere atti che preparano un’altra guerra.
E' difficile per un cittadino/a qualunque sapere cosa stia succedendo esattamente in Libia, siamo diventate diffidenti perché i media occidentali ci hanno raccontato le bugie, si sono screditati completamente con la loro copertura dei fatti in Iraq, Afghanistan, Libano e Palestina…
Ma sappiamo purtroppo per esperienza che la democrazia non si esporta, che non si fa giustizia con le bombe intelligenti e che le guerre umanitarie non solo non hanno risolto ma hanno reso più difficile la soluzione delle questioni aperte. Questo ci dicono gli interventi militari in Bosnia, in Somalia, in Afhganistan e in Iraq….. per parlare solo delle guerre più conosciute, ma ve ne sono tantissime in corso di cui non si parla perché non interessa ai potenti discutere di terre sulle quali non c’è ricchezza da spartire… ma tutte le guerre, e questo lo sappiamo anche per la nostra storia italiana, lasciano scie di morti e di distruzione e soluzioni di pace lontanissime… un’altra guerra umanitaria cancellerebbe le primavere mediorientali.
La ricerca di una strada non cruenta, è complicata ma nient'affatto impossibile (soprattutto se concordemente promossa dalla comunità internazionale), la paziente negoziazione , atti necessari ad una soluzione, questo chiediamo e pensiamo.
.. qualunque sia il risultato di un conflitto quel conflitto lascerà l’umanità più povera, segnerà un passo indietro nel progresso della civiltà e costituirà un grande ostacolo al miglioramento delle condizioni delle grandi masse e delle persone da cui dipende il reale benessere delle nazioni. ….
Le donne sono insieme ai bambini le prime vittime di maltrattamenti, violenza e stupri
Leggiamo e ascoltiamo le storie delle donne che vivono dove lo scempio della guerra dura da troppo (penso a Israele e Palestina) leggiamo degli stupri, leggiamo dei bambini soldato… e le donne e gli uomini che fuggono e vengono nel nostro paese quale accoglienza trovano? E quale società accogliente trovano i bambini con l’infanzia distrutta che arrivano da paesi in guerra, magari adottati dalle famiglie italiane?
Quando si parla di bambini poi si rischia di cadere nella retorica e non voglio farlo, ma mi piace ora e in questo luogo e su questo argomento rendere omaggio a Teresa Sarti Strada, donna grande che ora non c’è più, e che con Emergency di guerre ne ha viste tante e che alla guerra non si è mai rassegnata, ma di fronte alle brutture che ogni giorno invadevano gli ospedali di Emergency si chiedeva. “E adesso cosa possiamo fare?” E senza retorica, con una immagine diretta ci raccontava dello strazio dei pazienti saltati su una mina. Diceva: “ I bambini, qui, (in Italia) quando hanno finito di giocare a pallone si tolgono le scarpe. I bambini in Iraq, quando hanno finito di giocare a pallone si tolgono le gambe”.
Insomma per dirla con uno slogan ormai caro al movimento del 13 febbraio …. Le donne non sono disponibili…. non sono disponibili ad un ulteriore tradimento dell’art. 11 della Costituzione.
Bertolt Brecht scriveva già diverse guerre fa: “ La guerra che verrà non è la prima: prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima guerra c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente”.
Nessun commento:
Posta un commento